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Mese: Settembre 2018

Graveyard

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• Graveyard •

Zona Roveri – Bologna // 28 Settembre 2018

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Grazie a The Front Row[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

La naturalezza di EDO (e dei Bucanieri) in Il Futuro in Ritardo

Edoardo Cremonese, in arte EDO, è nato a Padova nel 1986. Attualmente vive a Milano ed è pronto per far conoscere il nuovo album intitolato Il Futuro in Ritardo (in uscita ad ottobre).

EDO non è però nuovo sulla scena musicale. Già dal 2000 infatti si occupa di musica autoproducendo i propri EP e intraprendendo poi dal 2007 una carriera da solista.

Per Garrincha Dischi si occupa anche di comporre pezzi per i Bluebeaters e per Lo Stato Sociale con i quali in seguito collabora per il proprio album di prossima uscita.

Secondo le sue stesse parole, questo album è stato registrato in tre giorni e poi mixato in due, tutto all’insegna della naturalezza.

Una naturalezza che lo ha portato a produrre un album senza ricercare una eccessiva sperimentazione ma seguendo un flusso spontaneo di energie e idee, in continuo scambio con i Bucanieri, la band che lo accompagna dal vivo.

Ad un primo ascolto è facile inserire EDO all’interno di uno stile, quello dell’indie, un genere musicale che è nato in Italia negli ultimi anni (primi anni duemila) e che si sta evolvendo giorno dopo giorno acquisendo con facilità sfumature colorate, stravaganti, dolci e talvolta nostalgiche.

E se le fila del pubblico che si sta “indiezzando” si ingrossano sempre di più, è anche grazie ad una euforia sanremese che ha visto un argento (fortemente sperato da VEZ Magazine) proprio de Lo Stato Sociale (sempre Garrincha).

Sdoganiamolo allora, questo indie che tanto ci fa sorridere e sognare. Scanzonato, impegnato, felice, malinconico. Testi profondi ma leggeri. Testi indie, ecco.

E così EDO non ne sbaglia una, con pezzi degni di nota, più maturi degli album precedenti che suonano freschi e attuali.

 

Vorrei almeno regalarti un fiore / ma so che per farlo dovrebbe morire / e a te non andrebbe bene. 

da Cattive Abitudini

 

Edoardo, tu non lo sai ma hai raccontato un piccolo pezzettino della mia adolescenza. Correva l’anno 1998 e con poco tatto ho rifiutato una rosa di un gentile ammiratore perché in fondo, così strappata, quella rosa non era più viva. Ottima scelta quindi quella di non farlo.

In questo ultimo album si passa da musica e testi dolci e intimi come una serenata di Io ti penso sempre, a dediche d’amore che fanno ballare e sorridere per poi finire a far riflettere in Voglio scriverti una hit perché Lo sai ci sono strade / da cui è meglio non passare / come le nostre gelosie / e le nostre paure.

E quella strizzatina d’occhio al rock con Diamoci un bacio… forse il mio pezzo preferito.

Grazie EDO, un album come questo me lo sto proprio godendo.

 

Sara Alice Ceccarelli

L’indie piacentino dei Flidge

[vc_row][vc_column][vc_column_text]L’indie piacentino dei Flidge

I Flidge sono una delle giovani, e più promettenti band, del panorama musicale piacentino.

Li incontro al termine del loro concerto a Tendenze Festival, una manifestazione che si svolge ogni anno in autunno a Piacenza e che per la prima volta è stata ospitata al Parco Daturi, ai piedi di Palazzo Farnese uno dei simboli della città

Era la prima volta che li vedevo suonare dal vivo, nonostante li conosca ormai da diverso tempo e il loro Ep sia tra i miei preferiti su Spotify.

Nonostante la giovane, anzi giovanissima età (il più piccolo ha 16 anni e il più grande ne ha 20) non hanno nulla da invidiare a band più mature.

Mi fermo a parlare con loro al termine del live in cui hanno presentato, per la prima volta, i loro nuovi inediti scritti in italiano.

Ci sono tutti: Elia Callegari (cantante), Alessandro Landini (chitarra e seconda voce), Francesco Marini (chitarra) Juan Rinaldini (basso) e Luca Maserati (batteria).

Ci fermiamo a fare quattro chiacchiere, in mezzo al campo che ha ospitato il concerto, mentre veniamo assaliti dalle ultime zanzare superstiti e parliamo di loro, della loro musica, della loro evoluzione e dei loro progetti.

 

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Fino al 2016 eravate i “Blue Freedom” poi avete cambiato e siete diventati i Flidge. Questa svolta ha avuto ripercussioni anche nella vostra musica? E che cosa vuol dire Flidge, visto che sembra non avere una traduzione in italiano…

Prima tendevamo a fare cover, sopratutto classici del rock, ora abbiamo cambiato genere e ci scriviamo da soli le canzoni. Ci siamo spinti verso l’onda indie mantenendo comunque un’impronta rock. All’inizio facevamo inediti in inglese e infatti il nostro Ep non contiene tracce in italiano. Ultimamente, invece, stiamo provando a scrivere nella nostra lingua rimanendo sempre sul genere indie, o meglio simil indie diciamo. E comunque Flidge è l’acronimo delle iniziali dei nostri nomi.

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”8705″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”8698″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

A luglio è uscito il vostro primo Ep dal titolo Ep e le tracce sono tutte in inglese. E’ una scelta particolare per una band emergente italiana. C’è una motivazione?

Abbiamo scritto il nostro primo inedito Sweeter in inglese e poi abbiamo seguito l’onda di fare canzoni tutte in quella lingua. La motivazione principale è che scrivere in inglese risulta più semplice rispetto all’italiano. Il testo passa quasi in secondo piano ed è una lingua più facile da mettere in musica. In italiano bisogna stare molto attenti a tanti aspetti: a non dire cose strane, a usare una grammatica corretta e, soprattutto, non si possono tagliare le parole a metà. In inglese invece si è molto più liberi.

Abbiamo pensato a tanti possibili titoli, presi da frasi delle nostre canzoni, ma alla fine nessuno ci piaceva e ci convinceva davvero. Quindi abbiamo detto facciamo una cosa semplice…ed ecco perché Ep.

Nonostante siate così giovani avete avuto numerose esperienze anche al di fuori del territorio piacentino e anche su palchi importanti: Collisioni, San Remo Rock, Fiat Music e Tanta Robba. Cosa ci dite del vostro percorso?

E’ iniziato tutto con Collisioni. Siamo andati li per incontrare Red Ronnie che faceva le audizioni nel suo furgoncino. Subito dopo l’audizione ci ha detto che gli avrebbe fatto piacere averci a suonare la sera stessa sul palco di Collisioni. Non ce lo aspettavamo e ci siamo arrangiati con quello che avevamo: per fortuna ci eravamo portati gli strumenti! Abbiamo suonato un paio di brani che sono poi entrati a far parte dell’Ep. Qualche mese dopo, a dicembre, ci ha chiamati per andare a esibirci sul palco dell’Ariston di San Remo per il suo Fiat Music Tour un contest, anzi per meglio dire un palcoscenico, dedicato ai gruppi emergenti. Abbiamo suonato li, non abbiamo vinto, ma ce la siamo cavata abbastanza bene, penso. Da quell’esperienza ne siamo usciti moralmente vincitori. Abbiamo rincontrato Red Ronnie a maggio di quest’anno a Milano e ci ha dato solo un consiglio: scrivere in Italiano.

“Che tra l’altro è una delle lingue che ultimamente uso più spesso nel parlato” ha aggiunto  Francesco.

 

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Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Un nuovo cd, che ovviamente sarà in italiano. Stiamo scrivendo delle nuove canzoni, due le abbiamo presentate stasera per la prima volta. le altre sono ancora tutte in fase di progettazione.

Il nostro obiettivo è quello di fare un album con almeno una decina di brani e vedere se riusciamo a trovare un’etichetta che ci rispecchi perché indipendenti è bello, ma è anche un po’ stressante. Comunque l’album non lo chiameremo Album, ma magari Lp…anzi forse è meglio di no.

 

Testo: Laura Losi

Foto: Andrea Landini[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

TUTTO MOLTO BELLO 2018

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TUTTO MOLTO BELLO 2018
September 14, 2018
COMA_COSE | M¥SS KETA | SUVARI

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Quando io e Sara Alice, la mia socia, abbiamo iniziato a scervellarci per cercare un nome da dare al magazine, avevamo già chiare le caratteristiche che avrebbe dovuto avere. Doveva unire, fare sentire a casa, doveva colpire per portarti a rileggerlo e farti esclamare “no dai, lo hanno chiamato davvero così?”.
Doveva creare una reazione e, sono sicuro, che anche tu mentre lo stai leggendo, sotto sotto, stia sorridendo.
La stessa cosa l’ho provata la prima volta che ho letto il nome di questo festival: Tutto Molto Bello.“Ma che figata di nome è!” mi sono detto, “devo assolutamente andarci!”.
A quel punto ho iniziato ad informarmi e a leggere i nomi delle band che hanno confermato: Coma_Cose, Myss Keta, Pop X, I Camillas, Mezzosangue, si cazzo dovevo andarci!

Il TUTTO MOLTO BELLO è il primo torneo di calcetto per etichette discografiche, organizzato da Sfera Cubica, Modernista e Locomotiv Club, e si svolge presso il Parco del DLF di Bologna. Non solo Calcio ovviamente ma anche tanta buona musica con i concerti dell’Arena Puccini.

La scaletta del 14 settembre prevedeva i live di Suvari, M¥SS KETA e infine i Coma_Cose.

Inizia tutto con Suvari, che con il suo indie pop elettronico scalda il palco nel modo giusto.
Il progetto Suvari nasce da Luca De Santis, dopo che a causa di una forma rara di neuropatia motoria viene costretto ad una lunga degenza ospedaliera. Segue periodo di riabilitazione casalinga in uno stato di semi paralisi. È proprio a questo punto che decide di rimettersi in gioco, e lo fa con la musica. A marzo di quest’anno è uscito il suo ultimo album, Prove per un incendio. Andatelo ad ascoltare perché è veramente figo.

Se Suvari ha scaldato il palco, M¥SS KETA lo ha incendiato!
Rapper mascherata, senza regole e sempre al limite della volgarità.
Il debutto è nel 2013 con Milano, Sushi & Coca brano che presenta un testo molto diretto:
Mi faccio una tempura/ che notte da paura/ bamba soldi e sesso/ la strada del successo
O ancora: Toccami la gamba/ passami la bamba/ Kyto, Poporoya/ jo sono la tua troia.
Il pubblico del TMB impazzisce letteralmente, cantando a squarciagola tutte le canzoni, da Una Donna Che Conta a Monica, da Botox fino a Milano, Sushi & Coca. Devastante.

È ora di fare spazio al duo di Milano, Fausto e Francesca, in arte Coma_Cose accompagnati da Riccardo Fanara alla batteria.
Li avevo già visti ad aprile al Vidia Club di Cesena, ed ero rimasto sconvolto dalla bravura di questi ragazzi.
Oggi si presentano in jeans e felpa nera con la scritta “MILAMO” fresca dal loro merchandise.
Sparano a raffica, una dietro l’altra, le loro canzoni tenendo il palco come pochi sanno fare. Si muovono molto, intrattengono il pubblico e si scambiano sguardi sorridenti: le occhiate di chi sa di avere vinto.
Metto dentro lo zaino la macchina fotografica e me li godo.
Tutto Molto Bello
Non aggiungo altro.

Grazie a Sfera Cubica per il gentile invito

Foto e testo: Luca Ortolani[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”8676,8688,8669,8679,8667,8680,8668,8692,8690,8691,8689,8678,8677,8687,8675,8686,8674,8685,8673,8684,8672,8683,8671,8682,8670,8681,8666,8665,8652,8663,8651,8662,8664,8650,8649,8661,8658,8647,8654,8646,8656,8645,8657,8659,8655,8653,8660,8648,8644,8642,8643,8640,8641,8639,8638,8637″][/vc_column][/vc_row]

Mercury Rev

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Mercury Rev @ Teatro Moderno – Savignano Sul Rubicone // September 13, 2018

+ Herself

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo avere inaugurato a Milano le quattro date italiane, gli americani Mercury Rev arrivano a Savignano per festeggiare i vent’anni di Deserter’s Songs , a detta di tutti il loro album capolavoro.
Deserter’s Songs è il quarto disco dei Mercury Rev, uscito nel 1998 a sette anni da Yerself Is Steam , il loro disco d’esordio.
Successivamente pubblicheranno tra alti e bassi altri quattro album, varie raccolte ed una colonna sonora, ma Deserter’s Songs rimarrà il picco della loro carriera.
Questo capolavoro “dream pop” è arte. L’inconfondibile voce di Jonathan Donahue, canzone dopo canzone ci guida nel suo mondo, fatto di pura magia.
Un concerto intimo con un meraviglioso Teatro a fare da cornice ad una folla incantata da melodie quasi fiabesche. Canzoni fuori dal tempo, come in un racconto medievale denso di suoni e strumenti.
Erano i primi anni 2000 quando un amico mi fece ascoltare questo disco, chiusi gli occhi, perdendomi in quelle melodie, in quella bellissima Opus 40 , forse la mia preferita.
E questa sera è stato come riaprire gli occhi dopo vent’anni.

Tears in waves minds on fire / nights alone by your side

ed è subito pelle d’oca.

Ringrazio come sempre DNA Concerti ed i ragazzi di Retro Pop Live per l’accoglienza.

Foto e Testo: Luca Ortolani

 

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Opening:

Herself (Gioele Valenti)

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Setlist:

The Funny Bird

Tonite It Shows

Peaceful Night

I Collect Coins

Hudson Line

Here

Endlessly

Delta Sun

Sea Of Teeth

Goddess

Holes

Opus 40

Dark Is Rising

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Tutti Pazzi per Jared

Milano Rocks 2018

Mike Shinoda+ Thirty Seconds to Mars

 

Premessa: Da quando è uscito A Beautiful Lie, nel 2005, mi sono innamorata dei Thirty Seconds to Mars. Ero la tipica ragazzina invaghita di Jared Leto: avevo il poster nella cameretta, il calendario e ovviamente i cd.

Da quel momento ho sempre voluto andare a vedere un loro concerto ma, non si sa bene per quale motivo, non ci sono mai riuscita: biglietti sold out in poche ore, esami in concomitanza, visite in ospedale. Insomma gli astri non mi sono stati favorevoli.

Fino a ieri sera.

Inutile dire che avevo aspettative altissime; voglio dire, in 13 anni di attesa non possono fare altro che crescere in maniera esponenziale.

Bisogna anche dire che tutti quelli che avevano assistito a un loro concerto nell’ultimo periodo mi avevano fatto recensioni tutt’altro che positive del tipo: “Ma sai che lui non canta quasi più? Cioè fa fare tutto al pubblico” oppure “Delle canzoni vecchie fa solo l’intro o il ritornello e poi passa oltre”.

Quindi potete immaginare con quale stato d’animo mi apprestavo a partire alla volta di Milano: ero confusa, un po’ presa male e, a un certo punto, ho pensato ma chi me lo fa fare?

 

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Detto questo non vi annoierò con la storia del mio viaggio della speranza (45 minuti ferma in coda al casello) per arrivare a Milano; né tantomeno con l’epopea della coda infinita per accedere al concerto e passerò direttamente alla parte divertente della serata.

 

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(Questa sarei io in attesa)

 

Il primo ospite che tutti aspettavamo era Mike Shinoda dei Linkin Park, che sta portando avanti un progetto da solista dopo la scomparsa di Chester Bennington.

Una bomba. Non mi vengono mi mente altre parole per descriverlo. L’energia, la carica, la grinta ma soprattutto la dolcezza di Shinoda mi hanno incantata.

Mike ha fatto un discorso da pelle d’oca in cui ha ricordato Chester e ha ringraziato i fan per il supporto che gli hanno dato durante quest’anno lungo e difficile.

Quando ha finito di parlare è partita In the End e Shinoda ha invitato il pubblico a cantare la parte di Chester. Da brividi, non sto scherzando.

Ma non è stato solo un tuffo nel passato ma anche uno slancio verso il futuro. Perché insieme ad alcuni dei successi dei Linkin Park ha presentato le canzoni di Post Traumatic, il suo lavoro d’esordio come solista.

 

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Con il suo carisma è riuscito a stregare tutti: ha creato un mix di emozioni che non avevo mai visto prima in nessun concerto.

Vi dico solo che quando lui e la sua band sono scesi dal palco ho detto “Se anche i Thirty Seconds to Mars dovessero deludere le aspettative solo per Shinoda è valsa la pena venire fino a qui”.

E poi quando è calato il buio sul palco e sono partite le note di Monolith ho capito che era arrivato il momento… proprio quello che aspettavo da quando avevo 16 anni. I Thirty Seconds to Mars stavano per arrivare.

 

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Jared Leto è comparso abbigliato con la sobrietà che lo contraddistingue: pantaloni fucsia zebrati, camicia viola, giacca di pelle con brillantini e occhiali da sole.

In quell’istante è uscita la ragazzina che in qualche modo ero riuscita a tenere a bada.

 

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Dopo tutte le recensioni negative e il terrorismo psicologico che mi avevano fatto ero pronta al peggio e invece… è stata una sorpresa.

Non solo ha cantato tutte le canzoni dall’inizio alla fine, compresi i successi che li hanno resi famosi come From Yesterday e The Kill, ma non ha fatto fare tutto il lavoro al pubblico come mi avevano detto.

 

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Ovviamente in alcune parti, in molte parti, chiedeva il nostro aiuto ma era anche un modo per rendere tutti partecipi allo show.

La sua voce non è più quella di una volta, su alcune note fatica ad arrivare è vero, ma questo secondo me non ha influito eccessivamente sulla riuscita del concerto.

Diciamocelo: Jared Leto è uno showman, sa come stare sul palco e come coinvolgere le persone.

 

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Io non ho mai visto una tale agitazione e una tale foga tra il pubblico, tutti spingevano e si accalcavano per arrivare il più vicino possibile a lui e, quando si è messo tra la folla per cantare The Kill ammetto di essermela vista brutta.

(E probabilmente mi sono giocata i legamenti del ginocchio destro).

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(Questa sarei sempre io. Però post-concerto)

 

Ma in quel momento andava bene così.

Non so se sono stata fortunata a capitare ad un concerto migliore degli altri, non so se il mio giudizio sia stato annebbiato dalla fan sedicenne che ha deciso di risvegliarsi dal suo letargo, ma una cosa posso dirla con certezza: a pochi altri concerti mi sono divertita così tanto.

 

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Credo che i Thirty Seconds to Mars abbiano ancora dei colpi in canna e possano regalarci ancora delle belle sorprese.

Grazie di cuore Milano Rocks, grazie a Mike Shinoda, ai Thirty Seconds to Mars e alle persone che erano con me e con cui ho condiviso una serata per me molto speciale.

 

Laura Losi

Lacuna Coil

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Lacuna Coil @ Festareggio – Reggio Emilia // September 5, 2018

+ Avelion | Break Me Down | One Lag Man

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Provate per un attimo ad immaginare una cosa sconosciuta ai più, ma di assoluto valore per voi.

Quella cosa, per i tanti metallari giunti ieri sera a Reggio Emilia, potrebbero essere i Lacuna Coil. Un prodotto italiano che resta ignoto alla maggior parte dei consumatori di musica del nostro paese.

Sì, perché se è vero che in Italia hanno fatto fatica ad affermarsi nel panorama musicale, è altrettanto vero che all’estero sono considerati una delle band metal più influenti ed un’icona del genere.

Così, ai fan nostrani, non rimane che sfruttare le poche occasioni in cui i tour della band passano per lo Stivale.

Una di quelle occasioni è capitata grazie a FestaReggio che ha permesso ai Lacuna Coil di mostrare come il premio “Best Live Band”, ricevuto ai Metal Hammer Awards, non sia stato frutto del caso.

Lo show è tutto quello che ci si potrebbe aspettare da un concerto Gothic Metal: dall’outfit al trucco, passando per le movenze di Cristina Scabbia e Andrea Ferro.

Le due voci si mischiano perfettamente tra di loro e con gli altri elementi del gruppo, a ripercorrere quei successi che li hanno portati a festeggiare i 20 anni di carriera.

Grazie allo Staff di FestaReggio per la metalllissima serata!

Opening:
– One Leg Man (Reggio Emilia)
– Avelion (Parma)
– Break Me Down (Milano)

 

Foto & Testo: Mirko Fava[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”8577,8576,8575,8574,8573,8572,8571,8565,8568,8570,8566,8569,8567,8564,8562,8563,8560,8561,8559,8558,8557,8555,8556,8554,8552,8553,8551,8547,8545,8546,8548,8544,8549,8550,8543,8542,8541,8533,8540,8534,8535,8536,8537,8538,8539″][/vc_column][/vc_row]