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Tag: Bologna

NOVA 2023 Bologna, Altrove

Ritorna Nova, la rassegna co-ideata e realizzata da Covo Club, Dumbo, Estragon, roBOt festival e TPO
 

 SEUN KUTI & EGYPT 80 + C’MON TIGRE, THE COMET IS COMING, OUMOU SANGARÉ, KIM GORDON, BOY HARSHER e BLACK COUNTRY NEW ROAD

Sei concerti – tra Dumbo e BOtanique – alla ricerca di un “altrove” fatto di suoni, luoghi e tempi che intrecciano passato, presente e futuro.

NOVA 2023 va ALTROVE. 
Dall’idea di riunione e collaborazione di cinque tra i principali attori di produzione di eventi di musica dal vivo bolognese, NOVA diventa rassegna di un mese e si apre a nuovi luoghi.  
Covo Club, Dumbo, Estragon, roBOt Festival e TPOdanno vita a un’unione progettuale, nata nell’emergenza pandemica, che al suo terzo anno di proposta si arricchisce diffondendo gli eventi sul territorio cittadinooltre all’allestimento dell’Arena Dumbo – la location iconica delle prime due edizioni – quest’anno Nova amplia i suoi confini geografici e temporali, portando l’esperienza anche nei Giardini di Filippo Re, negli spazi di BOtanique.

Si parte il 21 giugno all’Arena Dumbo per terminare il 15 luglioSei appuntamenti con grandi nomi della musica contemporanea e internazionale: Sean Kuti & Egypt 80 (21 giugno) che calcheranno il palco con iC’mon TigreThe Comet is coming (28 giugno) recentemente sul palco di Coachella con le loro sonorità avveniristiche; la rivoluzionaria regina della musica africana Oumou Sangarè (2 luglio); Kim Gordon (7 luglio) con il suo debutto con una band totalmente femminile, lo spiazzante duo transpop Boy Harsher (13 luglio) e i giovanissimi Black Country New Road (15 luglio), rivelazione del 2022 per Picthfork. 

Artistǝ che con le loro peculiarità, danno vita a un cartellone alla scoperta dell“altrove”, anche rispetto alle barriere dei generi: musicali e non solo. Proponendo contaminazioni, attraversando le sonorità e i battiti dell’oggi, in un viaggio che abbraccia le innovazioni e le nuove tradizioni della fine del secolo scorso e i linguaggi musicali e visivi dell’inizio di questo nuovo millennio
Dall’elettronica alla musica diasporica africana, dai suoni del Malì alle suggestioni sonore dell’indie internazionale.A cucire il tutto, il lavoro, le competenze e il know how di un gruppo di operatori del territorio che delle loro diversità fanno elemento di forza e mai di distanza, per accogliere un pubblico di pubblici, che oltre alla buona musica metta al centro le occasioni di scambio e contaminazione anche attraverso momenti di socialità condivisa, prendendo parte al percorso che Nova dal 2021 ha voluto fortemente aprire alla città. 

Appuntamenti NOVA 2023
21/06  Seun Kuti & Egypt 80 + C’Mon tigre – Arena Dumbo
28/06  The Comet is Coming – BOtanique
02/07 Omou Sangaré – BOtanique
07/07 Kim Gordon – BOtanique
13/07 Boy Harsher – BOtanique
15/07 Black Country New Road – La Baia Dumbo

CONTATTI
Sito web https://novabologna.it/ 
Instagram https://www.instagram.com/nova___bologna/
Facebook https://www.facebook.com/novabologna21

Dal 26 giugno al 24 luglio torna BOnsai Garden! La rassegna musicale del Parco delle Caserme Rosse di Bologna

BOnsai Garden giunge alla sua seconda edizione. La rassegna musicale estiva del Parco delle Caserme Rosse a Bologna inizierà il 26 giugno e si concluderà il 24 luglio. Sul palco: Gianluca Grignani, Emis Killa, Colle der Fomento, Mara Sattei, Galeffi, The Driver Era, Mostro, Nayt, Santi Francesi, una tappa del rap festival itinerante Slam! (con Silent Bob & Sick Budd, Johnny Marsiglia, Mattak e Egreen),lo spettacolo di Mammadimerda e tanti altri artisti ancora da annunciare.

BOnsai Garden è una rassegna che vuole connettere la musica con l’ambiente. Il focus è tematizzare il legame tra l’ambiente e la cultura musicale, mettendo in risalto gli aspetti della sostenibilità ambientale connessa agli eventi. La rassegna mira a diventare un appuntamento cittadino riconosciuto per il valore e per l’offerta qualitativa della proposta musicale e per la trasversalità del pubblico.

Il programma annunciato ad oggi:
– 30 giugno: Mammadimerda – Uno spettacolo esecrabile al sole
– 5 luglio: Slam! (Silent Bob & Sick Budd, Johnny Marsiglia, Mattak, Egreen)
– 6 luglio: Mostro + Nayt
– 9 luglio: Gianluca Grignani
– 12 luglio: The Driver Era
– 15 luglio: Mara Sattei
– 16 luglio: Galeffi
– 19 luglio: Santi Francesi
– 20 luglio: Emis Killa
– 23 luglio: Colle der Fomento

Link Prevendite: https://www.boxerticket.it/locali/bonsai-garden/

Info
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Molchat Doma @ Arena Puccini

Il lunedì non fa poi così schifo se la sera ti aspetta un live colmo di synth e darkwave della risposta bielorussa ai Depeche Mode

Sto parlando ovviamente dei Molchat Doma da Minsk, che con soli tre dischi alle spalle e un brano virale sul social dei giovani e dei balletti (ovviamente parlo di TikTok), sono diventati una band di rilievo mondiale. 

Il trio composto da Egor Skutko, Roman Komogorcev e Pavel Kozlov non ha deluso le attese e ha regalato ai numerosi fan giunti all’Arena Puccini di Bologna per la prima data del Diretto Live Festival (che proseguirà in questi giorni con Cavetown e The Voidz di Julian Casablancas) uno spettacolo intenso ed oscuro.

La band sale sul palco e attaccano senza tanti fronzoli con Kommersanty, dal loro secondo lavoro Ėtaži, e subito una pioggia di synth ci travolge e trascina tutti negli anni ’80. Il pubblico balla e prova a cantare con una certa goffaggine i testi in russo. Lo sguardo di Egor è fiero, scruta gli spettatori con un’espressione dura e parla pochissimo con i fan, dicendo a malapena due parole rigorosamente nella sua lingua madre. Si scioglie notevolmente, però, durante le canzoni: sferzanti giri di basso rendono impossibile stare fermi così si lancia in movimenti sinuosi e acrobatici balletti stile Thom Yorke. La scaletta è perfetta: brani da tutti e tre i loro dischi che mettono d’accordo sia i fan più attempati che i giovani. Ottima interpretazione di Diskoteka in classico stile New Order a Filmy e Zvezdy che ricordano tantissimo lo stile di Robert Smith, passando per Toska che potrebbe tranquillamente portare la firma dei Joy Division. Dopo il finto finale il trio torna sul palco per gli ultimi balli scatenati e concludendo con la canzone che li ha resi famosi su TikTok Sudno (Boris Ryzhyi).

Avevo già assistito ad un concerto di questa band nel lontano febbraio 2020, ultimo concerto pre pandemia, e devo dire che hanno fatto passi da gigante. Cresciuti tantissimo a livello tecnico senza perdere il loro piglio gelido e cupo. Paverl Kozov maneggia perfettamente basso e sintetizzatori, Roman Komogorcev è ormai un virtuoso dei synth e la voce di Egor Skutko è profonda e cavernosa, perfetta guida nella loro oscurità musicale.

Avevo molte remore riguardo la location, dato che alle 21 in estate in un’arena all’aperto ci sarebbe stata troppa luce che avrebbe cozzato notevolmente con le atmosfere siberiane del live. Fortunatamente, però, un lieve temporale ha aiutato a creare il giusto ambiente nuvoloso e oscuro per un concerto del genere. 

Alessandra D’Aloise

Setlist

Kommersanty
Filmy
Toska
Zvezdy
Udalil Tvoy Nomer
111
Obrechen
Son
Volny
Doma Molchat
Tantsevat’
Diskoteka
Na Dne

Encore
Kletka
Sudno (Boris Ryzhyi)

Lazza @ Unipol Arena

L’Unipol Arena di Bologna stasera è praticamente tutta tinta di bianco per il colore delle magliette dell’album Sirio, del rapper milanese Lazza. Il pubblico è composto quasi esclusivamente da fedelissimi e giovanissimi: i ragazzi si rivedono nel cantante, cercano libertà, a volte sono spocchiosi, a volte malinconici e romantici. Respiro un’aria fantastica: forse è l’aria di rivalsa del rap italiano, che dopo tantissimi anni riesce a vedere diversi artisti che riempiono i palazzetti di tutta Italia.

Il pubblico è già caldissimo, ma viene caricato ulteriormente da un breve DJ set che riproduce le hit rap italiane più famose, come Non Lo Sai di Shiva e Blauer di Paky, poi si spengono le luci. Una volta riaccese, si notano, sul palco, un quartetto d’archi, la band (composta da tastierista, batterista, chitarrista e bassista) e un pianista, quasi al centro.

Lazza inizia a cantare Ouverture prima di salire sul palco e, chiaramente, una volta entrato fa impazzire il pubblico. Prosegue con altri due banger, poi si interrompe per un breve discorso, una piccola intro per la canzone successiva, poi riparte a cantare.

Il live non ha difetti. L’artista non sbaglia un colpo, né nei ritornelli più melodici, né nelle strofe più aggressive (tipo ZONDA). Tiene bene il palco, cavalca come un cavallo pazzo, salta, urla, scherza e gioca con gli altri musicisti. A buon proposito, sia la band che la strumentale classica è di altissimo livello. Vedere (come ha sottolineato lo stesso Lazza) dei violini dal vivo ad un concerto rap è effettivamente inusuale, ma riesce a regalare dinamicità e freschezza al live, unendo l’autenticità degli strumenti suonati dal vivo.

Certo, il rap è evoluto tantissimo negli ultimi anni, ed è cambiato altrettanto. Oltre ai brevi spezzoni che fanno da ponte fra un pezzo e un altro (tipo il rapper che firma un pallone Super Santos portato da un fan) , il concerto vede presenti diversi ospiti, consueto in un live di Lazza; inutile dire che con artisti del calibro di Capo Plaza e Fred De Palma siano state messe a dura prova le strutture antisismiche dell’Unipol Arena.

Un live davvero speciale, per chiudere il tour di Lazza, che ancora una volta si è imposto come uno dei migliori rapper nella scena nazionale. Ma d’altronde, è vero che “se scrivi Zzala leggi garanzia”.

Riccardo Rinaldini

 

Grazie a Goigest | Studio’s

Maria Antonietta @ Locomotiv Club

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• Maria Antonietta •

+

Vipera

Locomotiv Club (Bologna) // 28 Aprile 2023

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VIPERA

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Roger Waters @ Unipol Arena

Bologna, 28 Aprile 2023

 

Stamattina mi son svegliato relativamente presto, considerato che ieri sera sono rientrato da Bologna quasi alle tre. Sbrigata una rapida colazione ho sentito l’urgenza di mettere su le cuffie ed ascoltare Brain Damage e in obbligata successione Eclipse.

Avevo bisogno di tornare a qualche ora prima, agli spalti dell’Unipol Arena di Bologna, necessità di metabolizzare le quasi due ore di concerto di Roger Waters, forse semplicemente di non interrompere quel flusso, apparentemente non esplicabile in maniera universale, anzi molto personale.

Che poi è forse quella la grandezza della musica, della grande musica, dei grandi musicisti, quella di saper creare migliaia di univoci sinceri rapporti.

Soprattutto, ma non solo, umani.

In una serata come quella appena vissuta, spesso ciò mi che resta di quel turbinio di emozioni contrastanti, slanci emotivi, momenti estatici, poche pause e diffuso senso di beatitudine, almeno personalmente, si riduce a pochi frammenti, pochi istanti.

Mi capita di continuo. 

Ancora non ho capito se sia la mia psiche, il mio cervello meglio, che necessita di fare “pulizia” e fissare pochi indelebili fotogrammi a imperitura memoria. 

Forse un pò come i ricordi base, se avete visto Inside Out, il film d’animazione della Pixar di qualche anno fa.

Personalmente (e per certi versi colpevolmente per aver tardato tanto) ero al mio primo, e con ogni probabilità unico, concerto di Roger Waters. Sapevo grossomodo a cosa andavo incontro, pur essendomi tenuto in questi mesi con ogni forza lontano da video, foto, recensioni, polemiche, setlist, per arrivare quanto più vergine possibile di fronte ad uno dei miei grandi numi tutelari in campo musicale, e le attese sono state ripagate. Abbondantemente aggiungerei.

Lo show messo su dal prossimo ottantenne (!) proveniente da Great Bookham si è rivelato da subito (l’apertura affidata a Comfortably Numb ha rappresentato in tal senso una dichiarazione d’intenti chiara) abbacinante, non solo dal punto di vista visivo, e travolgente, non solo dal punto di vista musicale. 

Il palco a forma di croce al centro del palazzetto, almeno sulle prime, ti lascia una sensazione di distacco, di lontananza, specie per chi come il sottoscritto sedeva sulla tribuna opposta rispetto a quella verso la quale era rivolto Waters, ma la resa in primis sonora dell’impianto e in secundis dei giganti led wall che riprendevano la scena, permetteva di azzerare la distanza e di compattare le quindicimila (stima mia spannometrica) presenze attorno ai nove musicisti al centro della scena.

Mi pare inutilmente retorico soffermarsi sulla perizia e maestria dei vari Wilson, Kilminster, Waronker, il sax di Seamus Blake (mio personale MVP comunque della serata, un paio di assoli cla-mo-ro-si), la band funziona a meraviglia e lo show non ha pecche, sia come ritmo, che come setlist, non banale, specie nell’ordine dei brani, con un paio di momenti (ecco i famosi ricordi base di cui sopra) di immane bellezza: l’accoppiata Wish You Were Here / Shine On You Crazy Diamond, accompagnata dal racconto di Waters e Barrett ad un concerto degli Stones, e la conclusiva Brain Damage ed Eclipse, dove migliaia di ghiandole lacrimali sono state messe a dura prova.

Il finale in acustico affidato ad Outside The Wall, con la band stretta in cerchio attorno a Waters seduto al piano, quasi fossero al bancone del bar spiega il nostro durante la serata, è un finale davvero centrato, azzeccato, quasi intimo per quanto la situazione potesse permettere, spoglio, in netta – e riuscita – contrapposizione con la maestosità e ricchezza che lo precedeva. 

È più o meno tutto qui. 

Ah già, ci sarebbe l’aspetto politico del concerto, quasi preponderante dato il numero di messaggi e input e riferimenti, più o meno espliciti, lanciati dai primissimi vagiti fino al crepuscolo della serata. 

Si svaria sui più diversi fronti, dal conflitto palestinese alla questione mediorientale, dalle guerre targate Stati Uniti ai diritti delle minoranze, passando per Chelsea Manning, Assange e i più crudeli ed efferati crimini di guerra, e l’impressione che ho, conoscendo in maniera superficiale e indiretta l’impegno e l’attivismo che Waters profonde da anni, è quella di un nobile intento forse non del tutto a fuoco. Senza dubbio ciò è ovviamente dovuto alla necessità di concentrare tante “missioni” in un tempo relativamente breve. E per questo, parer mio, va bene così.

E dopotutto è lo stesso Waters ad ammonire ad inizio spettacolo, con queste parole che tradotte suonano all’incirca così: “Se vi piace la musica dei Pink Floyd ma avete da ridere con la visione politica e i messaggi di Roger, beh potete tranquillamente andarvene a fanculo al bar”.

 

Alberto Adustini

Coma Cose Club Tour 2023

 

• Coma Cose Club Tour 2023 •

 

17 Marzo – 25 Aprile 2023

Padova – Bologna – Firenze – Napoli – Modugno – Londra –  Roma – Torino – Milano – Senigallia – Parma

 

In questo tour ho avuto l’ennesima conferma che le piccole cose ti migliorano la vita.
Ho capito che sentirsi liberi è bellissimo, che tornare in van con la band dalla location all’hotel con sotto Domination dei Pantera è la cosa più bella che mi possa capitare, che se vuoi una cosa devi chiederla, ho imparato a dire di no, che dire una parola in più o una in meno molte volte può far male, che se a Bari ordini un crudo di pesce te ne portano due, che un abbraccio ti cambia la giornata, che il romagnolo sta simpatico a prescindere, che basta una donna per sciogliere un uomo, ho imparato a mentire, ho imparato a lasciare andare ma anche non mollare, che la gente ti vuole bene, che i tecnici e i tour manager pensano che il fotografo non faccia un cazzo (scherzano ovviamente, credo), ho imparato che l’apparenza inganna, che è bello stare in giro ma ancora di più tornare a casa, ho imparato a riposarmi, ho capito che sono vecchio per fare serata, che se post concerto non saccheggi il camerino di Fausto e Francesca in tempo lo fa qualcun’altro, ho imparato a rispondere su whats….no dai scherzo, che i Gin Tonic mi vengono bene, che Agosto Morsica, che dire grazie è sottovalutato, che se desideri una cosa con tutto il cuore prima o poi arriverà, che i momenti più belli non hanno foto, che la gente è invidiosa, che il pubblico dei Coma Cose è il migliore, che è bello fotografare Mancarsi ma ancora di più cantarla a squarciagola stando abbracciato a qualcuno, ho imparato che ne vale sempre la pena. Ho imparato.

Un grazie di cuore a Fausto e Francesca, alla band (Riccardo, Fabio, Carlo, Gregorio, Giulia), a Filippo, Ambra, Francesca, Michele e tutta Asian Fake, Palace Agency, William, Claudia, Fulvio “Muf”, Lucia, Ciko, Sam e tutti i tecnici.

Mezzosangue @ Estragon Club

Bologna, 21 Aprile 2023

 

Finalmente, dopo tanti anni di silenzio musicale, ritorna sul palco Mezzosangue, all’Estragon di Bologna. Il pubblico è esattamente come mi aspettavo. Sono fedelissimi: poco prima dell’inizio del live si scaldano e gridano in coro “Mezzo – Sangue!”, motto proveniente dalla canzone Sangue, uscita nell’album Soul of a Supertramp del 2016. L’età varia di poco, sono tutti poco più che ventenni, e vestono con felpe larghe, jeans attillati o tuta cargo e scarpe da ginnastica basse. È come se stessero aspettando un amico che è stato in trasferta, lontano, per tantissimo tempo. Hanno voglia di abbracciarlo, parlargli, vedere come sta e com’è cambiato, confidando tanto nello scorrere del tempo, quanto nell’immutevole natura umana del carattere.

Il live è quasi una performance teatrale: diviso in atti, ognuno dei quali anticipato da un piccolo monologo con una maschera dorata che approfondisce temi da sempre cari all’artista, come la decadenza sociale, la debolezza che affligge l’ego e la voglia di rinascita. Gli effetti visivi lasciano a bocca aperta: la scenografia alle spalle dell’artista viene completata, o talvolta addirittura sostituita, da proiezioni su un sipario trasparente poste fra il pubblico e il cantante, in modo da creare un effetto visivo olografico spesso tridimensionale, grazie a disegni caleidoscopici o ritratti naturali o simbolici, come l’albero del disco Tree – Roots and Crown. 

Effetti visivi a parte, la performance è resa viva anche grazie ai musicisti (oltre al rapper) che suonano dal vivo, per cui è necessario scrivere una nota di merito al batterista: folle, geniale, lancia in aria le bacchette e le riprende al volo, pesta sul rullante come se fosse un’incudine, si alza in piedi durante i cambi più impegnativi.

Alcuni brani vedono anche la collaborazione di ballerini, che attraverso la coreografia riportano, danzando, l’anima e il significato del brano.

Il pubblico è coinvoltissimo sempre: canta a squarciagola, balla quando si alzano i BPM e si ferma quando è il momento di un brano più intimo, più emotivo. L’artista è stato capace di trasportarlo in un mondo alternativo, quello dei mezzosangue, dove amore e paura si fondono, dove prevale la voglia di rivalsa nei confronti di un mondo e, spesso, di uno stato che non li ha mai riconosciuti come figli.

È grazie alla scenografia che Mezzosangue fa capire cosa intende per arte: non conta l’artista, quanto il concetto che trasmette. Anche perché, come suggerisce sia la canzone che la scena del concerto, non siamo forse nient’altro che ologrammi?

 

Riccardo Rinaldini

foto di copertina Nino Saetti

 

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