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Tag: d’alessandro & galli

Lenny Kravitz @ Unipol_Arena

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• Lenny Kravitz •

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Unipol Arena (Bologna) // 12 Maggio 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Si presenta sul palco dell’Unipol Arena di Bologna con gli immancabili pantaloni a zampa, kimono di seta, occhiali a specchio e capelli assurdi. 

Eccentrico, stiloso e stravagante, l’ormai 55enne Lenny Kravitz guadagna il sold-out con il suo Raise Vibration Tour, attirando persone da ogni parte d’Italia. 

Il live inizia alle 21.20 con We Can Get It All together seguita da Fly Away, in assoluto la mia preferita, che fa esplodere una festa di cori e canti scatenati a cui ho contributo attivamente traumatizzando con le mie urla il ragazzo seduto accanto a me! 

Dopo Dig In e Bring It On le note di American Woman sfumano nel ritmo reggae di Get Up, Stand Up tributo al cantautore jamaicano Bob Marley deceduto proprio l’11 maggio di 38 anni fa. 

Quando si avvicina alle transenne per salutare i fans è subito strage di cuori, il pubblico femminile intorno a me è in delirio, lo definisce “illegale”, grida “nudo” e “ti amo” sperando che prima o poi si tolga quel kimono… 

Impossibile dar loro torto, il suo sex-appeal regna su tutto e tutti, si muove e gesticola in maniera estremamente affascinante, è completamente padrone del palco, una vera rockstar! 

Dopo una serie di pezzi più recenti arrivano i cavalli di battaglia: con I Belong To You e Mr. Cab Driver è impossibile non cantare e ballare insieme a lui che ci incita a battere le mani e decide di fare un giro nel parterre in mezzo alla folla scortato dalla security, muovendo onde di persone in estasi che si fiondano nella sua direzione sperando di riuscire a raggiungerlo per poterlo almeno sfiorare. 

Sugli spalti tutti si alzano in piedi, Lenny si ferma qualche minuto sulla pedana rialzata al centro del palazzetto per poi tornare sul palco e concludere la sua performance con Again, salutando infine il suo pubblico con autografi su CD e magliette dei più fortunati. 

Ho avuto occasione di essere sua spettatrice già 3 volte, di cui la prima ben 10 anni fa, e ho constatato che vederlo dal vivo è sempre un’esperienza strepitosa, è impeccabile e sa fare tutto, amalgama rock, soul e blues sfoderando un mix di tecnica ed esperienza, supportato da una band di tutto rispetto che completa, insieme alla sua voce inconfondibile, un coinvolgimento emotivo a mio avviso davvero speciale. 

Credo che nessuno sia rimasto deluso, in questa domenica piovosa come alternativa a divano e TV direi che non è affatto male! 

Mi ha lasciato la voglia di riascoltarlo in auto durante tragitto di rientro a casa e sono certa che da domani avrò la sua playlist in loop su tutti i miei dispositivi, in attesa di un suo nuovo tour a cui di sicuro non mancherò! 

 

Testo: Silvia Gardelli

Foto: Luca Ortolani

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Grazie a D’Alessandro & Galli

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Roger Waters

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Roger Waters live in Bologna @ Unipol Arena // April 21, 2018
Us and Them Tour

 

 

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Sullo schermo la ragazza guarda il mare, guarda l’orizzonte, guarda l’infinito. Una proiezione alle spalle del palco durata almeno due minuti e accompagnata dal suono delle onde, per preparare la strada ad un viaggio, ad un sogno. Waters è sul palco con un look da attore di teatro, un total black di chi non vuole attirare l’attenzione su di sé ma solo sulla propria musica. La prima parte del concerto vola via tra atmosfere oniriche e lunghe performance strumentali che fanno quasi credere di aver fatto un salto nel tempo e di assistere ai Pink Floyd al completo. L’apice viene toccato quando in scaletta si arriva a Hey You incalzata da un pubblico che in coro accompagna ogni nota. E gli applausi non fanno in tempo a svanire che un elicottero sorvola l’Unipol Arena e dodici carcerati di Guantanamo salgono sul palco, vestiti appunto con una divisa arancione e cappuccio nero. E questo è finalmente il momento di Another Brick in the Wall. Brividi e anticonformismo esaltati dal suono distorto della sua chitarra e dal suono di una sirena allarmante che scende dal soffitto sul pubblico, che portano lo show al passo successivo: la denuncia sociale. Waters si sa, era il membro impegnato per eccellenza dei Pink Floyd e il pacifismo esce palesemente con la proiezione di immagini contro la guerra, come quella di un bambino davanti ad un carro armato. Poi naturalmente la posizione anti Trump non tarda ad arrivare, proiettandone le frasi più salienti.

 

A Nation without borders is not a nation at all.

We must have a wall.

I too have a nuclear button,

but it is a much bigger and more powerful one than his,

and my button works.

Fino a toccare l’assurdità dell’infelice frase

If Ivanka were not my doughter,

perharps i would be dating her.

 

Scenografie magnificenti richiamano le copertine dei Pink Floyd: la Battersea Power Sation di Londra sovrasta tutto il pubblico, la sfera di Pulse vola libera nell’aria, il maiale di Pigs con la scritta “Piggy Bank of War” e per finire la piramide di laser fa sentire il pubblico in un luogo mai visto, sul lato oscuro della luna. Uno spettacolo coinvolgente che porta il pubblico in una realtà parallela dove il tempo non segue le leggi della fisica e tre ore sono un secondo e la musica dei Pink Floyd è più attuale che mai nonostante siano passati 33 anni dal loro scioglimento, che poi è la mia età, come fosse quasi destino. Se dovessi descrivere lo show con un unico aggettivo, lo definirei visionario.

È stato un continuo salire di livello, di emozioni e di ritmo. È stato un lungo show che non ha avuto alcun momento morto dove la prima emozione non trovava il tempo di finire subito sopraffatta dalla seconda e poi dalla terza e così via. È stata un’esperienza più che un concerto.

Sono passati due giorni dall’evento. Sto scrivendo questo articolo dopo aver raccolto i miei messaggi inviati durante e post concerto alle persone, perché è da quelli e dalle espressioni sui volti di chi mi ascoltava dal vivo che ho capito di aver testimoniato ad una sorta di “Evento definitivo” tra i possibili eventi unici che un individuo può vedere.

Alla mia ragazza non ho fatto altro che scrivere “Non puoi capire”, perché su due piedi, con Waters sul palco, altro non ero in grado di scrivere.

 

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Testo: Alessio “doc.trip” Bertelloni

 

Thanks to D’alessandro & Galli

 

 

 

 

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