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VEZ5_2022: Francesca Garattoni

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Spoon Lucifer on the Sofa

Uscito a Marzo e in cuor mio già sapevo sarebbe stato il mio disco dell’anno. Così corposo, solido e pieno, non riuscivo a smettere di ascoltarlo perchè ogni volta che premevo play ero rapita in una dimensione parallela, un misto di ricordi, nostalgia e un’eterea sensazione di fresca leggerezza.
Gli Spoon sono tornati ai gloriosi vecchi fasti e hanno dato riprova di essere dei maestri dell’indie rock.

Traccia da non perdere: Astral Jacket

 

Manuel Agnelli Ama il Prossimo Tuo Come Te Stesso

Strano da parte mia inserire un disco italiano nella mia top 5 dell’anno e addirittura in seconda posizione, ma anche quello di Manuel Agnelli è un disco che ho fatto fatica a togliere dallo stereo. Ben costruito, si va da classiche tracce “Agnelliane” con il loro tipico essere sporche e graffianti alla dimensione splendidamente cinematografica di Pam Pum Pam e La Profondità degli Abissi, passando per pezzi grigio nebbia milanese di una bellezza struggente.

Traccia da non perdere: Milano con la Peste

 

Father John Misty Chloë and the Next 20th Century

Sebbene l’ultimo God’s Favorite Customer non avesse entusiasmato e mi avesse fatto pensare che il caro Josh si fosse un po’ prosciugato creativamente, questo Chloë and the Next 20th Century sorprende (e piace) parecchio: le atmosfere anni ’20, l’eco di cristalli tintinnanti, bicchieri da cocktail e il fruscio di abiti di seta sono evocati da un sound inaspettatamente retrò che però funziona, cavolo se funziona! Chloë and the Next 20th Century è un album tenero e piacione, da ascoltare languidamente, da ballare addirittura, con la compostezza e il garbo del secolo scorso.

Traccia da non perdere: Kiss Me (I Loved You)

 

Interpol The Other Side of Make Believe

Quando si parla di Interpol quello che viene in mente è eleganza e stile e The Other Side of Make-Believe è l’ennesima conferma che anche se passano gli anni la sostanza rimane quella. Forse sono di parte, perchè Paul Banks potrebbe anche leggere l’elenco telefonico e lo troverei comunque affascinante, ma questo non toglie che insieme alla chitarra pungente di Daniel Kessler e al pestare preciso di Sam Fogarino, le canzoni assumano il loro sound distintivo che è tipico ma allo stesso tempo lontano anni luce dall’essere stagnante, danno il conforto del conosciuto spingendo però l’ascoltatore verso nuovi orizzonti tutti da esplorare.

Traccia da non perdere: Fables

 

The Afghan Whigs How Do You Burn?

Greg Dulli sa come fare rock, è questa la certezza che viene confermata dal nuovo album de The Afghan Whigs: un rock potente ma composto, che va dritto al punto, cioè al cuore. Ed è un pezzo di cuore quello che c’è in questo How Do You Burn?, a partire dal titolo suggerito dal compianto Mark Lanegan, che da queste tracce ci canta le sue ultime note.

Traccia da non perdere: I’ll Make You See God

 

Honorable mentions 

Arctic Monkeys The Car – Fuori cinquina per un soffio, il nuovo corso di Alex Turner e soci è una piacevolissima (ri)scoperta. Cinematografico e piacione.

Band of Horses Things Are Great – Un po’ come per gli Spoon, anche i Band of Horses ritrovano la strada di casa, e tornano a fare un album degno di nota.

Marlene Kuntz Karma Clima – C’è bisogno di colta bellezza e questo è il disco giusto per soddisfarlo.

Editors EBM – Un disco un po’ strano al primo ascolto, ma che alla lunga prende e si fa ascoltare ancora e ancora.

Pinegrove 11:11 – Il disco sconosciuto\novità dell’anno, ascolto piacevolissimo.

 

Francesca Garattoni

VEZ5_2022: Marta Massardo

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Cara Calma Gossip!

Per me è passata un’eternità dall’inizio del 2022 e mi sembra di potermi separare dal mio corpo e osservare i miei primi mesi dell’anno da spettatrice esterna. Un periodo strano e determinante, che ho vissuto sulle note dei Cara Calma, una colonna sonora che si è presentata al tramonto del 2021 e mi accompagna ancora adesso. È stato come tornare ai miei quindici anni e camminare per le vie del centro con i My Chemical Romance nelle cuffie: un dolore velato e quasi romantico. Mi servono gli schiaffi in faccia, sempre. 

Traccia da non perdere: Consumarci

 

Balto Forse È Giusto Così

È nella mia lista per il percorso personale che ho affrontato da quando ho recensito l’album su queste pagine a oggi. Avevo scritto: “Poi i primi anni di lavoro irrompono con le loro difficoltà e ci chiediamo quando scompariranno l’angoscia e il senso di inadeguatezza […]” Adesso mi sento molto vicina alla risposta e capisco che le emozioni che vorrei mi stanno cercando e devo farmi trovare.

Traccia da non perdere: I tuoi vent’anni

 

Ministri Giuramenti

Non c’è molto da dire: finché uscirà un album dei Ministri, ci saranno altissime probabilità che io vi dica di ascoltarlo, perché la musica è anche uno strumento di lotta politica e sociale.

Traccia da non perdere: Numeri

 

Editors EBM

È un album che unisce diverse generazioni, eterno come lo stile degli Editors ed è una consapevolezza che si è consolidata dopo essere stata al loro concerto al Balena Festival di Genova. Quando ho bisogno di sentirmi a casa e riconoscermi anche nella totalizzante frenesia quotidiana, so che l’indie rock britannico mi accoglierà sempre.

Traccia da non perdere: Heart Attack

 

Elephant Brain Canzoni da Odiare

Lo ammetto: sono entrata in un loop tremendo da cui non riesco a uscire. Canto a squarciagola la scena rock alternativa italiana perché sono del segno dei gemelli, ho le fisse periodiche e non riesco a dosarmi. E perché vorrei urlare al mondo che c’è molto di meglio dell’aura snob dell’indie italiano del 2016 (altrimenti chiamata Completamente Sold Out dei Thegiornalisti), che non si addice più alla mia personalità. Chissà cosa si direbbero i miei “Spotify wrapped” degli ultimi anni se si potessero parlare tra di loro. Forse ho bisogno di essere salvata, ma è anche vero che il 2022 non mi ha completamente soddisfatta nelle novità musicali. A ogni modo, gli Elephant Brain sono davvero forti e sono di Perugia come i Fast Animals And Slow Kids: speriamo che porti fortuna.

Traccia da non perdere: Calamite

 

Marta Massardo

Editors @ Unipol Arena

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• Editors •

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The Kvb

Unipol Arena (Bologna) // 21 Ottobre 2022

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Lucia Adele Nanni

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THE KVB

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Editors “EBM” (PIAS, 2022)

Il confine sottile tra malinconia e piacere

Completamente immobile su una panchina, assisto alla danza malinconica delle gialle foglie. Si tratta di un duetto, il vento le sospinge, le accompagna in questo loro ultimo viaggio che è unico, non esistono due foglie che ballano allo stesso modo.
E la loro fine non è solitaria, anzi, entrano a far parte di un collettivo, un infinito tappeto dalle sfumature cromatiche eccezionali. Ogni tappeto emette un suono, una musica tutta particolare. Ci sono tappeti secchi, che scricchiolano come vecchie porte arruginite; vi sono tappeti morbidi e accoglienti, come l’abbraccio di un’amica cara, oppure ci sono tappeti umidi, di foglie bagnate, scivolosi e precari.
Sto lì, persa in questo infinito danzare di colori che mi circonda. Il sapore agrodolce della nostalgia estiva, di occasioni perse e vacanze terminate rende l’autunno una stagione che tutti percepiscono come transitoria e malinconica.
Il grigio velo del ritorno alla vecchia e stantia routine cala inesorabile, accompagnato dalle prime battenti piogge dà la percezione alle persone che non possa esistere gioia, che tutto sia fermo.
Eppure il mondo si sta preparando.

In attesa dell’inverno tutto si trasforma e mi assale la voglia di fare anche io parte di questo mutamento, un’insolita voglia di alzarmi e ballare.

Questo mio sfrenato bisogno è soddisfatto dalla nuova uscita degli Editors, con EBM.

Il gruppo che fu additato come gli Interpol Inglesi, che dai primi anni 2000 calca la scena new wave, dalle sonorità fortemente influenzate dai Joy Division, sforna un disco autentico, decisamente in linea con il loro stile, ma con sferzate pop e elettroniche. Le tonalità dark dei primi anni vengono riscontrate anche in EBM, la loro vena drammatica è sempre presente, anche se ravvivata da sound innovativi per il loro genere.

La loro natura londinese, fumosa e malinconica, contribuisce alla particolarità del loro stile; una personale rielaborazione di gruppi inglesi (e non solo) come i sopracitati Joy Division (anche se il gruppo nega somiglianze), gli U2, Snow Patrol e Radiohead.

L’ottava meraviglia degli Editors ci viene presentata con l’uscita del signolo Heart Attack, in cui realmente il nostro cuore viene messo a dura prova dall’intro elettronica e con sonorità anni ‘80. La voce di Tom Smith ci conduce in un universo di ossessione, in un amore tossico e morboso.

Il secondo singolo sparato sul mercato è Karma Climb, dal testo disperato che si scontra con il suono ritmato del pezzo.

Con l’ingresso ufficiale di Benjamin John Power (Blanck Mass) si dà il via ad una nuova era per il gruppo, e tutto l’album è incentrato sul creare un rapporto fisico con il pubblico, servendosi di un sound elettronico anni ‘80 che divampa nei nostri cuori portandoci a chiudere gli occhi e a smarrirci nella tristezza dei testi.

L’epicità data dai synth è qualcosa che ci riporta indietro nel tempo come in Kiss, quarto brano dell’album. In Silence i toni si abbassano, e la voce profonda di Tom si trasforma in un’emergenza emotiva, una ballad romantica e memorabile, piena di malinconia. Strawberry Lemonade, Vibe ed Educate sono i pezzi che più rappresentano il concept del disco, ossia la voglia di instaurare un collegamento emozionale e fisico con i fans. 

EBM è sconcertante proprio per questo motivo: hanno architettato un album che è in grado di farti ballare grazie al sound molto anni ‘80, ma nel momento in cui ti soffermi sul significato di ogni singola parola puoi assaporare la disperazione e la malinconia tipica degli Editors. 

Come l’autunno, sono qualcosa che sembra immutabile, statico, ma in realtà in continua evoluzione. Nostalgici e sognatori, depressi ma con una sfrenata voglia di passionalità.

 

Editors
EBM
PIAS

 

Marta Annesi

Editors @ Balena Festival

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• Editors •

 BALENA FESTIVAL

Arena del Mare (Genova) // 19 Luglio 2022

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Inizio anni Duemila: un cuore rotto e un meraviglioso rock inglese. Ho viaggiato nel tempo e nello spazio? No, sono andata al concerto degli Editors, che per la loro unica data italiana del tour estivo hanno scelto Genova e il Balena Festival. La rassegna musicale è nata nel 2019 in Piazza delle Feste e in pochi e difficili anni è riuscita a crescere e diventare un punto di riferimento per il capoluogo ligure, arrivando all’Arena del Mare per essere protagonista dell’estate con artisti di fama internazionale e – quest’anno – sotto un unico e grande tema: “Solo amore”. 

L’apertura della serata è stata affidata a quattro band: Atlante, Ada, Coach Party e Post Nebbia, che si sono alternate sui due palchi dell’Arena del Mare. I Coach Party, sul loro sito ufficiale, si definiscono “i quattro pezzi dell’Isola di Wight, con canzoni contagiose e testi spiritosi che vanno ben oltre i loro anni” e annunciano che stanno per entrare a fare parte delle nostre vite. Alla piacevole scoperta del gruppo inglese, devo aggiungere quella dei Post Nebbia, la band padovana che esplora sonorità psichedeliche con la voce di Carlo Corbellini, classe 1999. Lui era quasi ipnotico, con l’aspetto, l’atteggiamento e lo sguardo serio e malinconico che sembravano frutto di una fusione tra Kurt Cobain e Ian Curtis, anche se è troppo difficile competere con loro due. Lo stampo della band, quindi, non è nulla di nuovo, ma la loro interessante performance è qualcosa di cui abbiamo bisogno nella nuova scena musicale italiana. Speriamo che riescano a sfruttare al meglio il loro potenziale.

Subito dopo i saluti dei Post Nebbia, il pubblico ha iniziato a spostarsi emozionato e in massa verso il palco principale: le luci erano calate e nella penombra si vedevano Tom Smith, Russell Leetch, Edward Lay, Justin Lockey, Blanck Mass ed Elliot Williams che si preparavano a una delle serate musicali più memorabili per Genova. “We were always meant for this/Shot through the dark my reason to exist/Why?/No one will love you more/than I do/I can promise you that/And when your love breaks I’m inside you/Like a heart attack.” Sulle note di Heart Attack, siamo stati catapultati violentemente in una serata pazzesca. 

L’atmosfera era magica: giochi di luci e colori, sguardi fissi verso il palco, balli improvvisati, mani al cielo e pochi telefoni in aria. Il pubblico era eterogeneo, un’armonia tra persone di tutte le età che si godevano una performance incantevole e necessaria, che mi ha ricordato che cosa significhi ascoltare e amare la buona musica. Tom Smith è stato una guida perfetta, capace di coinvolgere le persone intorno a lui ed era visibilmente felice di occupare il suo posto. Le sue facce e i suoi movimenti sciolti e scenografici accompagnavano la sua voce potente e quel rock indie, punk e alternativo capace di farci innamorare da decenni e renderci uguali, nonostante le età diverse. 

In una delle sere più calde di tutta l’estate, mi sono mossa con coraggio verso la calca delle prime file, conquistandomi un piccolo spazio dietro a una signora munita di un preziosissimo ventaglio. Mentre rubavo un po’ di aria fresca, gli Editors hanno iniziato a intonare un brano accolto con urla di gioia e salti. “How can you always be late for your arrival?/You know I forgive you every single time/Retreat, retreat/I’ve fallen at the low tide.” Era Bones, una canzone devastante, da ascoltare a occhi chiusi mentre si balla.

Ho vissuto il concerto da varie angolazioni, godendomi i musicisti felici di caricare il pubblico e, sicuramente, le valutazioni più interessanti le ho fatte quando mi sono messa in fondo a contemplare tutto il parterre. Spesso, ci soffermiamo a parlare di chi si mette nelle prime file e, magari, arriva ore prima nella location di un concerto solo per avere la migliore visuale del palco. Ma avete mai guardato le persone che stanno in fondo, dove il pubblico si è diradato? Loro sono gli inconvenzionali. Se ne fregano della legge dell’arrivare presto, del comparire nelle fotografie sotto il palco: loro ballano e cantano, liberano il loro corpo negli spazi più vuoti e non si preoccupano di nulla. Nessuno li osserva, nessuno interrompe le loro danze con le gomitate. Le persone delle ultime file sono sole con la musica.

Dopo alcuni grandi e attesi successi come Magazine, Karma Climb e Violence, è arrivata la quota romanticismo: Kiss, un inedito del prossimo album che ha scaldato l’atmosfera e acceso la voglia di baci tra le coppie di un pubblico che iniziava a essere stanco, ma sempre sorridente.

“Say goodbye to everyone/You have ever known/You are not gonna see them ever again/I can’t shake this feeling I’ve got/My dirty hands, have I been in the wars?/The saddest thing that I’d ever seen/Were smokers outside the hospital doors/Someone turn me around/Can I start this again?” Smokers Outside the Hospital Door: la aspettavamo ed è stata, come prevedibile, uno schiaffo in faccia. Un testo meraviglioso arricchito dalla potenza della voce di Smith e dalla musica.

Sulle note di No Sound but the Wind e il fragore degli applausi, gli Editors ci hanno lasciati con un elegante inchino e la malinconia di un appuntamento fugace, meraviglioso e struggente che solo una band duratura ed eccezionale può regalarci. Inizio anni Duemila: un cuore rotto e un meraviglioso rock inglese. Ho viaggiato nel tempo e nello spazio? Sì.

 

Marta Massardo

foto di Ingrid Zambrano

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”25225″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25234″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25231″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”25236″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”25227″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”25235″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”25224″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”25226″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”25232″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25230″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25237″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”25228″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25229″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25233″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1551661546735{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”25238″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row]

VEZ 2020: riflessioni di fine anno

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Il 2020 è stato un anno difficile per l’industria musicale: il Covid-19 ha condizionato la nostra vita da qualsiasi punto di vista.

Questo si prospettava un anno dalle grandi emozioni: doveva essere l’anno dei Pearl Jam a Imola, quello del gran ritorno dei Deftones a Bologna, sicuramente quello del ritorno del Boss Bruce Springsteen in Italia, i soliti grandi festival nazionali ed internazionali con nomi da leccarsi i baffi, invece è saltato tutto. Annullato e Riprogrammato sono state le due parole affiancate a quelli degli eventi. Sopravvivere e Reinventarsi invece sono state quelle cucite addosso agli addetti ai lavori, band e anche ai magazine di musica.

VEZ Magazine è nato principalmente come magazine fotografico ed è sempre contata tantissimo la qualità delle nostre immagini: negli anni passati quindi si è data sempre più importanza ai fotografi di live e ai loro contenuti, anche perché quasi ogni giorno c’erano concerti, eventi e materiale per galleries fotografiche.
A Marzo, quando abbiamo capito come si sarebbero messe le cose, non ci siamo dati per vinti e, sostenuti dai nostri giornalisti che si sono rimboccati le maniche, abbiamo spostato l’attenzione sui contenuti scritti per cercare di mantenere comunque vivo il magazine e continuare ad offrire la qualità a cui i nostri lettori sono stati abituati.
Alberto Adustini, Andrea Riscossa, Francesca Di Salvatore, Marta Annesi – il nostro quartetto delle meraviglie – insieme agli altri giornalisti, sono diventati i punti fermi di VEZ: grazie ai loro articoli, alle loro recensioni ed interviste, infatti, abbiamo comunque potuto apprezzare il meglio che questo 2020 poteva offrirci musicalmente parlando, in attesa di poter tornare sotto al palco ad imprimere in parole ed immagini le emozioni dei live.

Con l’avvicinarsi della fine di questo 2020 bisesto e decisamente funesto, abbiamo guardato indietro e per cercare di ricordarci com’era la musica prima della pandemia abbiamo fatto una selezione delle migliori immagini dei nostri fotografi, che fino a quando hanno potuto, si sono lanciati sotto palco ad immortalare i vostri cantanti preferiti.

Luca Ortolani

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Dall’alto, da sinistra a destra, foto di:

Editors – Elisa Hassert
Pubblico – Simone Asciutti
Max Gazzè – Siddharta Mancini
Melanie Martinez – Maria Laura Arturi
Soviet Soviet – Siddharta Mancini
Gazebo Penguins – Simone Asciutti
Big Thief – Francesca Garattoni
Zebrahead e pubblico – Luca Ortolani
Niccolò Fabi – Simone Margiotta
The Comet Is Coming – Siddharta Mancini
Kaiser Chiefs – Elisa Hassert
Gio Evan – Luca Ortolani
The Maine – Luca Ortolani
Milky Chance – Annalisa Fasano
Francesca Michielin – Luca Ortolani
Mecna – Alessandra Cavicchi
Calibro 35 – Isabella Monti[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Editors @ Alcatraz

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• Editors •

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Alcatraz (Milano) // 11 Febbraio 2020

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Foto: Elisa Hassert

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Junodef

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SETLIST EDITORS :

WhatsApp Image 2020 02 11 at 21.01.05

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Grazie a DNA Concerti

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Editors @ Paladozza Bologna

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• Editors •

Paladozza (Bologna) // 29 Novembre 2018

 

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo il sold out di Torino all’interno del ToDays Festival, la band inglese torna in Italia per un’unica data a Bologna il 29 novembre.

La band, oltre ai successi degli album pubblicati sino ad oggi, presenta l’ultimo bellissimo lavoro Violence, pubblicato a marzo in Play It Again Sam e acclamato dalla critica internazionale.

Gli Editors sono una delle band più amate del rock indipendente mondiale, e stasera, salgono sul palco di Bologna con la formazione completa:

Tom Smith: voce,chitarra, piano

Russell Leetch: basso, sintetizzatore

Ed Lay: batteria

Justin Lockey: chitarra solista

Elliot Williams: tastiere, sintetizzatore, chitarre

Il concerto si apre con Andy Burrows che porta sul palco un terzetto di sole corde, basso, chitarra acustica e mandolino.

Burrows suona un rock classico, senza effetti speciali, fino a quando il pubblico si scalda per l’entrata in scena di Tom Smith per un duetto inaspettato, ma non troppo (i due in realtà hanno già collaborato bel progetto Smith & Burrows, ndr).

Ma si viene al sodo quando la formazione di Stafford sale sul palco.

Il suono diventa subito potente e caldo ed il pubblico è già con gli occhi incollati sul frontman.

Tom Smith è un leader carismatico e capace di attirare su di se l’attenzione per ogni istante del concerto con una presenza scenica permeante.

La voce riconoscibilissima, è più che mai capace di adattarsi ai ritmi dello show e a nuovi arrangiamenti di qualche successo.

L’ultimo album Violence, uscito a marzo 2018, non ha più bisogno di presentazioni dopo il grande successo ottenuto e quindi la band può permettersi di ripercorrere il suo passato per la gioia, mia e del pubblico, tra sessioni acustiche ed uso spinto dei sintetizzatori.

Una menzione speciale va all’ottimo show di luci che sono in grado di far sentire la platea parte integrante dello spettacolo, creando un’atmosfera coinvolgente di colori che ti porta direttamente sul palco.

 

SET LIST.

The Boxer

Sugar

Hallelujah (So Low)

All Sparks

An End Has a Start

Fingers in the Factories

Darkness at the Door

Salvation

Violence

No Harm

Bullets

A Ton of Love

Formaldehyde

Nothing

Nothingness

Ocean of Night

Blood

Papillon

Magazine

Encore:

The Weight (Acoustic)

Cold

The Racing Rats

Munich

Smokers Outside the Hospital Doors

 

Testo: Alessio Bertelloni

Foto: Carlo Vergani

 

Grazie a DNA Concerti[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9752,9753,9754,9755,9756,9757,9758,9759,9760″][/vc_column][/vc_row]

Tinderbox • Day 3

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Tinderbox 2018 @ Tusindårsskoven, Odense – Denmark // June 28-30, 2018
D A Y  3

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Jack White

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Editors

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Madness

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Tiësto

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Editors

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Editors live in Milano @ Mediolanum Forum // April 22, 2018
VI OLENCE TOUR

+ October Drift

 

 

 

 

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Se non avessimo tardato, se non avessimo corso e sudato nemmeno fosse luglio in Riviera, probabilmente non saremmo stati in grado di fare una Instagram Story come quella fatta durante il nostro arrivo, aprendo la porta con lo show appena iniziato davanti ai nostri occhi (da questo episodio credo ne nascerà un filone di video all’entrata, di conseguenza arriveremo appositamente in ritardo).

Nel video sto correndo verso la porta di accesso al parterre, la spalanco e Alessio doc.trip Bertelloni riprende le mie spalle e la mia faccia stupita e illuminata dalle bellissime luci bianche del palco, moltiplicate da una scenografia post industriale e psichedelica alle spalle del gruppo.

Spesso mi viene chiesto come mai insisto nel chiedere sempre il parterre in accredito stampa e non le tribune dove potrei vedere meglio lo show per poi scriverne. E avrebbe anche senso, se non fosse che a mio parere dello show fanno parte anche le persone, quelle che hanno comprato il biglietto e atteso anche mesi per poterci essere e goderne.

Tom Smith è uno di quei cantanti, musicisti, che mentre cantano “ci sono” proprio come se fosse l’unica data del tour, non solo l’unica data italiana. E quando canta Magazine è ancora più presente, quasi come se averla scritta 5 anni prima e finalmente portarla sul palco legittimata dalla sua presenza all’interno di un album, fosse quasi un atto di liberazione. Un concerto intenso e carico di vibrazioni potenti. Ci si sente ricaricati a fine serata, perché tra vecchi successi e nuovi pezzi tratti dall’ultimo album Violence, quello che rimane è l’aver partecipato ad una seduta collettiva di positività.

Davvero grandi (ndr).

Vorrei proprio vedere un altro concerto degli Editors un giorno, perché come più volte detto dalla band e dimostrato album dopo album, non amano ripetersi. Amano l’originalità e la ricerca musicale, perché la ridondanza non è amica dell’arte e non lo è nemmeno degli show. Peccato però se nemmeno un briciolo di quelle bellissime luci viola si ripeterà mai, perché hanno creato un alone di magia attorno ad un gruppo che, canzone dopo canzone dopo canzone, ha cantato e suonato con il sorriso e la felicità di chi appunto, ha amato esserci.

Anche noi abbiamo amato altrettanto essere lì.

Nello stesso posto.

Con loro.

Tengo particolarmente a ringraziare DNA Concerti, perché questa è stata un’esperienza che attendevo da tempo. Non ero mai riuscita ad essere nello stesso posto degli Editors, nello stesso momento, faccia a faccia. E nello specifico, sentendoli anche cantare.

E una menzione speciale va allo staff (tutto lo staff) del Mediolanum Forum. Non è scontata tale disponibilità e gentilezza. Men che meno la simpatia.

 

Testo: Sara Alice Ceccarelli

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October Drift

 

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Setlist Editors:

Hallelujah (So Low)
A Ton of Love
Formaldehyde
Darkness at the Door
Violence
No Harm
Blood
Munich
An End Has A Start
In This Light and on This Evening
Eat Raw Meat = Blood Drool
Nothingness
Belong
Sugar
The Racing Rats
Ocean of Night

Bis:
No Sound But the Wind
Cold
Magazine
Papillon
Marching Orders

 

 

 

 

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Foto: Luca Ortolani

 

 

 

 

 

 

 

 

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