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Ghemon @ Orvieto Sound Festival 2021

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• Ghemon •

 

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Orvieto Sound Festival 2021

Orvieto // 21 Luglio 2021

 

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Ghemon @ Pistoia Blues

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• Ghemon •

 

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Pistoia Blues 2021

Pistoia // 11 Luglio 2021

 

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Il realismo positivo di Ghemon

È uno degli artisti più eclettici del panorama musicale italiano, in grado di unire il cantautorato al rap e al soul. A tre anni dall’uscita di Mezzanotte e con una partecipazione al Festival di Sanremo nel frattempo, Ghemon ha da poco pubblicato il suo ultimo lavoro, Scritto Nelle Stelle. 

Abbiamo fatto due chiacchiere al telefono per parlare dell’album, ma anche di concerti drive-in e stand-up comedy.

 

Ciao! Bentornato sul nostro magazine e grazie per averci concesso quest’intervista.

“Grazie a voi!”

 

Scritto nelle Stelle ha avuto un’uscita un po’ travagliata: prima il 20 marzo e poi il 24 aprile, sempre in periodo di lockdown. Com’è stato il lancio in questo momento così complicato?

“È stato particolare, sicuramente un lancio che non dimenticherò. Abbiamo preso la decisione di rimandare l’uscita del disco a inizio marzo, quando ancora il lockdown era parziale, ma già si sentivano umori piuttosto oscuri. Alla fine è uscito il 24 aprile, durante la fase discendente e quando si iniziava a percepire un po’ più di fiducia. Sono comunque fiero della scelta che abbiamo fatto, anche se va contro ogni logica commerciale, perché l’accoglienza è stata buona e ho ricevuto molti messaggi in cui le persone mi ringraziavano per averle aiutate con questo disco a trascorrere un po’ meglio la loro quarantena.” 

 

Si è parlato anche dell’ipotesi dei concerti stile drive-in per venire incontro al settore in crisi. Tu cosa ne pensi: meglio aspettare tempi migliori o provare a portare la musica in giro in questo modo?

“Penso che sia meglio aspettare. Non è per una questione di snobismo, ma perché è comunque difficile da organizzare: bisogna tenere conto degli spazi, della logistica e di eventuali assembramenti anche dentro le macchine. Però non credo che questa sia l’unica soluzione. Ad esempio, si è parlato di fare concerti sempre sullo stile drive-in, ma con le biciclette al posto delle macchine. Ad ogni modo, noi continuiamo a guardarci attorno e a cercare più alternative possibili.” 

 

Parlando del nuovo album, fin dalla citazione scritta sulla copertina si capisce che Scritto nelle Stelle è un album diverso, più sereno. Cos’è cambiato dal Ghemon di Mezzanotte?

“Sono io ad essere cambiato [ride]. Alla fine sono passati tre anni dall’uscita di Mezzanotte e per certe cose tre anni significano davvero un’era geologica. Sono cambiate le mie relazioni, il mio stato d’animo, il mio umore e ho fatto esperienze diverse, quindi avevo bisogno di raccontare questo posto nuovo in cui sono arrivato, di raccontare una sorta di nuova primavera, invece che rimanere ancorato alla nostalgia di una stagione passata.” 

 

I tuoi testi sono sempre molto sinceri. C’è uno sforzo dietro o ti viene naturale?

“È una cosa naturale. O meglio, all’inizio c’era sicuramente uno sforzo maggiore dietro, ma con la forza dell’abitudine questa sincerità è diventata la normalità. Volevo abbandonare la divisa da supereroe per cercare di cantare canzoni che dicessero la verità e mi rendo conto che è stata una scelta che ha dato i suoi frutti.” 

 

C’è una canzone di Scritto nelle Stelle a cui ti senti particolarmente legato?

“Non è una domanda facile. Sono molto legato a tutto il disco perché dentro c’è tutta una serie di cose che volevo fare e dire e che non ero sicuro se dire proprio in questo modo o meno. Ci sono soprattutto riflessioni che prima non avevo mai avuto modo di esprimere, come in In Un Certo Qual Modo oppure in Un’Anima, che tra l’altro è la mia prima ballad con solo voce e pianoforte. In generale in quest’album c’è un realismo positivo in cui mi rispecchio molto, quindi, nonostante le novità, non direi che si è trattato un esperimento, anzi mi ci rivedo parecchio. Però non c’è una canzone a cui sono più legato di altre, voglio bene a tutte allo stesso modo.” 

 

Sui vari social, soprattutto su Twitter ma anche nei video promozionali su Instagram, sembra che tu abbia sempre la battuta pronta. Qual è il tuo rapporto con l’ironia?

“Credo faccia parte del mio DNA familiare, da parte di mio nonno e di mio padre. Mi piace quel tipo di ironia fatto di battute ghiacciate ma dette con la faccia da poker, come se non stessi davvero scherzando, ed è una bella sensazione quando gli altri ridono per una battuta che ho fatto. Sono un fan della stand-up comedy e qualche volta ho anche provato ad esibirmi. Nelle canzoni tendo a non essere ironico, quindi questo è un modo per esprimere un qualcosa, un altro lato che di solito non traspare quando canto.” 

 

Francesca Di Salvatore

Ghemon “Scritto Nelle Stelle” (Carosello Records/Artist First, 2020)

Ci sono artisti che è più facile inquadrare, attorno ai quali — volenti o nolenti — si creano determinate aspettative e quindi rischiano di sentirsi ripetere la solita solfa del “eh ma non è più quello di una volta” ad ogni tentativo di cambiare rotta. E poi ci sono quelli che sfuggono ad ogni classificazione tradizionale e dai quali non si sa mai cosa aspettarsi. Gianluca Picariello, in arte Ghemon, è sicuramente uno di loro e con il suo ultimo disco ne ha dato ulteriore conferma.

Uscito tre anni dopo il suo ultimo lavoro e anticipato dai singoli Questioni Di Principio, In Un Certo Qual Modo e Buona Stella, Scritto Nelle Stelle fa sentire tutta questa distanza temporale. È un album più sereno, più consapevole e, se la vita fosse un film, sarebbe il naturale sequel di Mezzanotte, quello in cui il protagonista riconosce l’importanza del passato, se lo lascia alle spalle e approda così alla serenità. 

Champagne, terza canzone del disco, parla proprio di come ormai siano stati regolati i conti con il passato e il ritornello recita “Stappo una boccia di champagne / Per il pericolo scampato / Chissà se non mi fossi fermato, dove sarei a quest’ora”. Anche in Inguaribile e Romantico si prende consapevolezza di ciò che si era e si è, ma c’è una persona importante accanto che capisce, sostiene e incoraggia quando sembra di non farcela.

I toni quindi sono più chiari rispetto al passato, ma non mancano la sincerità e la genuinità che contraddistinguono la sua discografia. Anche i momenti della quotidianità più banali, quelli che meno si prestano a diventare canzoni, vengono fissati in una traccia da 3 o 4 minuti. È questo che si vede ad esempio in Due Settimane, che inizia con “Spero che tu non abbia niente in programma stasera / Perché io appena metto il culo sul divano sverrò”. 

Non di soli eccessi vive la musica, evidentemente…

L’onestà dei testi si inserisce su musiche molto diverse tra loro, che vanno dal cantautorato al rap, dal soul all’hip hop, passando per sonorità quasi anni ’80 come in Io e Te oppure per il bellissimo connubio tra pianoforte e voce in Un’Anima, un pezzo incentrato sulla sindrome dell’impostore, quell’autosabotaggio a cui si tende quando non ci si sente all’altezza di una situazione. 

Sicuramente Scritto Nelle Stelle esce in un periodo non esattamente luminoso per nessuno, nemmeno per il mondo della musica. Però, in questi giorni più che mai, sono proprio la musica e l’arte in senso lato ad avere il privilegio – e forse anche un po’ l’onere – di farci sentire meno soli. 

 

Ghemon

Scritto nelle Stelle

Carosello Records/Artist First, 2020

 

Francesca Di Salvatore

Indimenticabile Festival: ce ne parlano i direttori artistici

Questa calda estate 2019 porta con se tante novità.

Una novità importante è proprio Indimenticabile Festival che si terrà il 12 e il 13 luglio nella ormai nota cornice dell’Arena Parco Nord di Bologna, già teatro di grandi concerti e palcoscenico di artisti internazionali.

Il 12 luglio sarà la Serata degli Ex-Otago, Gazzelle, Eugenio in via di Gioia, Postino, le Larve e Cecco e Cipo, mentre il 13 luglio calcheranno il palco Gemitaiz, Coma_Cose, Ghemon, Ketama126, Masamasa e Puertonico.

Abbiamo fatto qualche domanda a Marcello e Roberto, i direttori artistici di questo bellissimo festival per conoscerli meglio e per sapere qualcosa di più di questo Festival che tanto attendiamo.

 

1) Quest’anno a Bologna si terrà la prima edizione di un Festival che ha tutte le carte in regola per diventare un punto di ritrovo e un appuntamento fisso per gli amanti della nuova scena musicale italiana fatta di tanti artisti che hanno contribuito in maniera importante alla sua formazione. Com’è nata questa collaborazione tra di voi e da quale realtà venite, insomma il vostro background.

Indimenticabile è un festival di 2 giorni inserito all’interno di Bologna Sonic Park, una rassegna che occuperà per gran parte del mese di Luglio la storica Arena Parco Nord. E’ il primo anno che Vertigo organizza una rassegna a Bologna. Ci è sembrato doveroso, in un cartellone con grandi nomi Italiani e Internazionali (Salmo, Afterhours, Greta Van Fleet, Weezer), dare spazio a quella nuova scena musicale Italiana che si è imposta negli ultimi anni nel nostro paese. Così è nata l’idea di Indimenticabile. Un festival “nel festival” che celebra la nuova musica Italiana.

 

2) La scelta del nome da dare a questo progetto è collegata all’ormai famosissima parola INDIe o semplicemente dalla volontà di rendere indimenticabile quello che poi effettivamente sarà “Indimenticabile”?

In effetti l’assonanza tradisce un po’ l’ormai diffusa tendenza a giocare con la parola indie e tutto sommato non ci dispiace. L’idea originale, però, è nata durante la visione di un film: il Pianista di Polanski. A un certo punto Adrien Brody dice languido a Emilia Fox: “mi creda, conoscerla in quel modo è stato meraviglioso”, “davvero?”, “sì, è stato… indimenticabile”. Ecco, la volontà è che il festival possa essere un’esperienza meravigliosa, un’opportunità per conoscere persone, amanti dello stesso genere musicale, delle stesse passioni. Insomma… un’esperienza indimenticabile 😉

 

3) Gli artisti che si alterneranno sul palco nelle due giornate del 12 e 13 luglio, hanno una sorta di denominatore comune: sono partiti da zero e hanno fatto leva sui social per diffondere la loro musica ottenendo grandissimi risultati. Quanto è cambiato il modo di fare musica negli anni e quanto ad oggi avere un buon profilo su una piattaforma online è più importante dell’avere una grande etichetta discografica alle spalle?

Diciamo che a Indimenticabile Festival si celebra un po’ anche quello: la rinascita di una scena musicale genuina, non dopata, sgorgata naturalmente e apprezzata altrettanto naturalmente. Sicuramente è l’avvento dello streaming ad aver rivoluzionato totalmente il mercato musicale; ha sovvertito gli equilibri e ha fatto un threesome perfetto con le piattaforme di video sharing e i social networks. Le armi sono queste e alcune piccole crew di giovani in gambissima, le hanno sapute usare alla perfezione; mi riferisco a quelle piccole etichette-movimenti che negli ultimi anni sono cresciute a tal punto da sedersi allo stesso tavolo delle major, hanno spiegato loro come si fa ed effettivamente hanno rilanciato un settore i cui toni erano eufemisticamente grigi.

 

4) Siete partner dell’Indie Pride che si terrà proprio a Bologna il 22 giugno ed è sicuramente una risposta importante al periodo che stiamo vivendo per allontanare ogni forma di discriminazione e razzismo. La musica ha un ruolo fondamentale in questo. Qual è il messaggio che l’INDIMENTICABILE FESTIVAL vuole lanciare facendo da supporto a questa bellissima iniziativa targata Indie Pride? 

Nella musica e con la musica non c’è, non ci deve essere e mai ci sarà posto per le discriminazioni di ogni tipo. Così sarà a Indimenticabile, e così deve essere in ogni angolo di mondo. Questo è il messaggio, semplice e limpido, e per questo siamo felici di avere Indie pride come partner. 5) Per concludere, cosa vi augurate per questo INDIMENTICABILE e per i prossimi a venire? Ci auguriamo che ogni singola persona presente viva un’esperienza serena, si senta a proprio agio, si diverta, si senta libera, possa conoscere altre persone, perchè no, possa innamorarsi, possa limonare, anche senza innamorarsi, possa lasciare fuori dal Festival i piccoli o grandi problemi quotidiani per vivere un esperienza immersiva fatta di buona musica, buon cibo, bella gente e “good vibes”!

 

Appuntamento quindi il 12 e il 13 luglio con tanta energia positiva e belle situazioni.

Noi ci saremo. E voi?

 

Sara Alice Ceccarelli

Ghemon e i suoi 36 anni a MEZZANOTTE

 

 

Ore 24:00

Auguri Ghemon!

Buon Compleanno!

 

Si perché Ghemon ha festeggiato in Romagna il proprio compleanno, il 31 marzo sul palco del Vidia Club di Cesena. Assieme a tutti noi a Mezzanotte, come il titolo del suo ultimo album. E proprio a mezzanotte un boato di auguri dal pubblico e la sua commozione sono stati i protagonisti per 60 secondi. Lo abbiamo intervistato qualche giorno prima del concerto, e già da quello scambio di battute eravamo emozionate e ansiose di assistere per la prima volta al suo live.

Ciao Ghemon. Siamo Sara Alice Ceccarelli e Claudia Venuti di VEZ Magazine. Grazie per aver accettato la nostra richiesta di intervista.

Ma grazie a voi! Mi piaceva tanto il nome quando l’ho letto sul calendario. Ero davvero curioso di parlare con voi.

Il tuo genere musicale è un genere al quale si associano, spesso superficialmente, sempre gli stessi temi. Temi come la droga, la vita di strada, il vivere di espedienti. Il tutto condito da una sorta di autocelebrazione. È un genere nel quale nessuno si mette mai veramente a nudo, mentre tu lo fai ed è un tratto distintivo della tua musica. Quanto è intenzionale questa cosa e quanto ti viene spontanea?

È estremamente spontanea, da subito è stato così, da subito non ne ho potuto fare a meno e ho proseguito su quella strada. Quello che dite è vero. So bene quali sono alcune caratteristiche che riguardano la scrittura del rap o i personaggi che vengono descritti. In qualche modo, tra virgolette, ci sono pure affezionato a livello di utente, perché so come e perché è nato il rap e certe cose hanno fondamenti e basi storiche e artisticamente parlando hanno un senso se vengono scritte in quel modo. Il problema nasce quando chi le scrive e le canta talvolta non è del tutto consapevole di questo background. È un peccato, perché poi si perde l’autenticità. Quindi ho semplicemente pensato di essere me stesso, senza dovermi adattare agli stilemi del genere rap o alle aspettative che si hanno sui temi che di solito vengono trattati. Mi sono detto “questo sono io, con tutti i miei difetti, ed è questo che voglio scrivere” ed è venuto tutto in maniera molto naturale. Se è questo quindi quello che traspare, vi ringrazio di avermelo detto. È un complimento.

In una tua intervista di qualche tempo fa avevi dichiarato di aver vissuto un periodo di isolamento, una sorta di distacco dalla realtà. L’hai fatto per ritrovarti e che impatto ha avuto sulla tua scrittura?

Un ritiro di questo tipo non è facile da vivere, ma lo si fa con le migliori intenzioni, per una crescita. Sicuramente ha avuto un grande impatto sia su di me che sulla mia scrittura, anche perché quando mi prendo del tempo lo faccio appunto tentando di evolvermi, di migliorare la situazione presente nei limiti del possibile, ovviamente. È stata una necessità perché venivo da due anni e mezzo di tour nel quale ho cantato, conosciuto tanta gente, parlato tanto e viso tante cose. Avevo come la necessità di andare in “cantina”, diciamo, di ritirarmi per conto mio. Ogni tanto ho bisogno di silenzio, di partire, e delle volte le persone me lo chiedono se sono vivo o se sono morto.

Abbiamo letto tanto di te. E’ bellissimo l’atteggiamento con cui racconti la tua depressione. Molto spesso noto che si fa fatica a parlarne, invece tu non fai fatica. Tu pensi che parlarne possa servire, utilizzando quindi la propria malattia in maniera propedeutica? 

Ne ho iniziato a parlare perché ho visto che su di me funzionava. Mi spiego meglio. Seguo le TV di tutto il mondo, sopra ogni cosa quelle anglosassoni e mi interesso di svariate cose, non solo di musica. A me piace tanto anche lo sport e sui media stranieri ho quindi notato che ormai è una questione di cultura generale parlare di certe problematiche come la depressione. Gli sportivi, i comici, gli attori, i cantanti parlano approfonditamente della propria malattia e sempre senza vittimismi. Da utente quindi ho tratto molto giovamento da questa opera di sensibilizzazione da parte dei media stranieri. Questo, che all’estero ormai avviene da qualche tempo, ha aiutato tanto anche me che li ascolto da lontano, seppur io fossi già ad uno stadio avanzato con la mia terapia con una diagnosi già fatta ormai da tempo. Siccome è stato utile su di me ho pensato che avendo anche io un megafono avrei potuto farlo a mia volta per poter aiutare gli altri. È importante che gli altri capiscano che genere di emozioni si provano e che la accolgano la malattia perché non è una cosa di cui vergognarsi.

Cosa diresti quindi a chi ne soffre e ha paura di affrontarla?

Gli direi che non è un male oscuro. Non è un male da nascondere per mantenere le apparenze, perché altrimenti mostrarsi per come realmente si sta sarebbe sintomo di debolezza. A me questa cosa del mantenere le apparenze rompe particolarmente le scatole. Una volta lo psichiatra mi ha detto “Se una persona ha il diabete non è colpa sua” allo stesso modo quindi, non ci si deve sentire in colpa se si è malati di depressione. Bisogna affrontare la depressione, curarla e imparare a conviverci con tutte le difficoltà del caso e con l’aiuto necessario. La realtà è che la depressione rimane con noi e ci accompagna ogni giorno, tanto vale usarla a nostro favore, per conoscere meglio noi stessi, con impegno. Può essere una risorsa quindi, come dicevate prima, se viene utilizzata in maniera propedeutica. Questa cosa mi sembra che stia molto aiutando. Mi arrivano tantissimi messaggi da persone di tutte le età che mi ringraziano di aver toccato l’argomento. Mi fa piacere perché ho capito di aver toccato una cosa importante. Talvolta mi dicono che ho molto coraggio a espormi in questo modo. In realtà non è così, perché è stato molto più difficile affrontare la depressione e uscirne. Questo non è niente. Parlarne non è niente.

Possiamo venirti a trovare sabato dopo il concerto?

Certamente, non ci sono problemi anzi dovete! Quella di Cesena la prendo come una serata di festa. Per prima cosa perché è la seconda serata quindi la tensione è svanita e poi perché a mezzanotte sarà il mio compleanno. Siete proprio le benvenute. Venite che ci diamo un abbraccio e brindiamo insieme nei camerini del Vidia Club!

 

Grazie mille Ghemon. Per la tua musica, le tue parole e la tua umanità.

E per l’abbraccio.

 

Sara Alice Ceccarelli & Claudia Venuti

 

Ghemon VEZ 19

 

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Ghemon

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Ghemon  @ Vidia Club – Cesena // March 31, 2018
M E Z Z A N O T T E  T O U R

 

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