Skip to main content

Tag: La Spezia

Limbrunire e l’innovazione nel cantautorato

Siamo nell’era dell’emulazione, del – tutti copiano tutti – con la convinzione che la stessa formula valga e funzioni a prescindere da quelli che siano i contenuti di ogni singolo individuo.

Siamo nell’era in cui la musica sembra un grosso contenitore, a tratti fin troppo piccolo, incapace di racchiudere così tante note e parole, ma la cosa più difficile è senza dubbio quella di distinguersi ed “emergere” facendo la differenza.

C’è un ragazzo che sa bene come fare, sa bene come farsi riconoscere senza che ci sia neanche lontanamente il rischio di non essere identificato e questo accade per due motivi: il primo riguarda i testi delle sue canzoni, tutti lontani dalla parola “banale” perché ha la straordinaria capacità di descrivere e raccontare in un modo tutto suo ciò che sente e lo fa con estrema cura nella scelta delle parole da usare e accostare l’una all’altra.

Il secondo riguarda la sua persona, il modo in cui percorre la strada che ha scelto “lottando” a mani nude e con la sua chitarra creando musica vera, proteggendo e conservando la sua identità artistica che coincide perfettamente con la sua identità personale e umana.

Il ragazzo in questione si chiama Francesco Petacco, meglio conosciuto come Limbrunire un giovane talento proveniente dal levante ligure che ho scoperto qualche mese fa grazie al suo ultimo singolo “Ho – Oponopono” estratto dal suo primo disco: “La spensieratezza”  uscito a giugno del 2018.

La prima cosa che ho pensato ascoltando quella canzone dal titolo quasi impronunciabile è stata: “Che genio!” e la stessa esclamazione mi ha accompagnata durante l’ascolto di ognuna delle restanti tracce del disco che ho ascoltato e riascoltato fino a conoscerle a memoria.

Limbrunire ormai mi accompagna “all’imbrunire”di molte delle mie giornate, soprattutto durante i viaggi in macchina.

Con la sua musica è un po’ come fare un “viaggio nel viaggio” e ho aspettato prima di chiedergli un’intervista, perché volevo andare a fondo.

Volevo capire bene quali fossero i suoi messaggi e quale fosse la sua linea che si è rivelata ben presto una bellissima linea curva, proprio come la vita di ognuno di noi…

E’ solo che poi c’è qualcuno che ha una sorta di “dono” nel raccontarla e risulta quasi impossibile non rimanerne affascinati.

Ecco alcune delle mie curiosità….

 

image4 2

 

Facciamo subito un passo indietro prima di arrivare ad oggi e all’uscita del tuo primo album: La spensieratezza Chi era e quali erano i sogni di Francesco prima di diventare Limbrunire?

Francesco era ed è un ragazzo come tanti altri con una grande passione diventata nel tempo sostanza vitale e necessità primaria come la testa fuori dall’acqua dopo secondi d’apnea. I sogni di Francesco in realtà sono fiori di un prato che vengono annaffiati costantemente, a volte appassiscono ma poi rinascono più grandi e colorati di prima, alle volte vengono raccolti e regalati ad un sorriso come un battito di ciglia, di stupore. Francesco ha sempre creduto nelle possibilità di ogni individuo e come tale sente il bisogno di mettersi in gioco per lasciare un punto esclamativo su questo interrogativo passaggio! La condivisione per Francesco è un pasto fondamentale così come la curiosità di andare oltre i propri limiti, circoscrivere la temuta drammaticità del tempo a favore del qui ed ora, dell’essere presenti appieno, adesso!

 

L’uscita di un disco è il primo e vero confronto diretto con il grande pubblico, è il traguardo al quale si arriva attraversando vari step che vanno dalla stesura di un testo alla sua registrazione. A distanza di quasi un anno dal giorno di uscita del tuo debut-album e dopo aver avuto modo di portare in giro la tua musica con un bel tour in giro per l’Italia, qual è la parte che hai amato o che ami maggiormente di quello che hai avuto modo di vivere grazie a questa esperienza e in generale del tuo percorso musicale personale?

Chiudere i flight-case, preparare la valigia, salire in auto, fermarsi agli autogrill, le cazzate, i chilometri on the road, le domande, i dubbi, le tensioni, i gradini, il palco, il sound-check, il riscaldamento, il bicchiere di vino, l’ultimo briefing e l’abbraccio con la band, l’ok, 3..2..1, la sensazione d’infinito! Turbinio d’emozioni e lacrime trattenute a stento, nastri riavvolti.

 

C’è un tuo brano che amo in particolar modo e che ad ogni ascolto mi regala una riflessione in più perché riesco a cogliere sempre qualche dettaglio che la volta prima mi era sfuggito ed è Non è allarmante. Prendendo spunto proprio dal suo testo, per te di cos’è fatta quella bellezza (da tramandare) e come inganni le forze contrarie?

La bellezza da tramandare risiede dentro di noi, nella nostra anima, nella fratellanza e riconoscenza, nella mano allungata e non nel pugno in faccia, nei piccoli gesti e negli spazi grandi, negli abbracci sinceri, nella presenza! Il mondo è pregno di bellezza ma l’odio, la brutalità, la malvagità ahimè fanno più notizia, hanno maggiore appeal mediatico e catalizzano maggior interessi, e tutto ciò che si ripete ciclicamente se viene servito come unico pasto quotidiano alla fine diventa paradossalmente buono, l’alibi sul quale addossare un nemico. Io credo che l’impegno di ognuno possa risiedere nel tramandare i flussi positivi e non considerare quelli negativi, nell’ignorarli completamente. Martin Luther King affermava:

“L’odio genera l’odio, la violenza genera la violenza, un conflitto genera conflitti ancora più grandi”.

Io credo che la bellezza possa generare solo bellezza, la non violenza la pace, la gratitudine e riconoscenza solo un mondo migliore. Gli esempi sono fondamentali perché noi un giorno saremo gli antenati di coloro che verranno! La mia missione risiede in questo, nell’essere ricordato come “artista” ma ancor prima come persona.

 

image2 4

 

Seguendoti molto sui social, ho avuto modo di vedere che hai fatto da poco un viaggio a Praga e da lì hai pubblicato la foto di un foglio pieno di parole, ci sono nuovi progetti in cantiere? E a proposito di viaggi, se avessi la possibilità di teletrasportarti in questo istante da qualche parte, dove andresti e perché?

Ci sono sempre nuovi progetti in cantiere, vivo di progetti, mi aiutano ad essere intenso e costantemente stimolato, ad essere proiettato sempre sul prossimo step da compiere! Nell’immediato uscirà un nuovo singolo con relativo videoclip e dopo… Chissà. Se avessi la possibilità di teletrasportarmi adesso sarei in Islanda o in Nuova Zelanda, comunque sia agli antipodi di dove sono adesso, per immergermi totalmente nell’ambiente selvaggio, lasciarmi rapire da scenari unici e creare un tutt’uno con gli elementi per ridimensionare l’ego e riconsiderare me stesso.

 

Se dovessi descriverti con uno stato d’animo, quale sceglieresti e perché?

Nostalgico perché ho la sensazione che qualcosa ci sia sfuggito, che qualcosa ci manchi.

 

Ultima domanda: quali sono gli elementi fondamentali della tua felicità? Li hai tutti in questo momento o c’è qualcosa che ti manca?

Non so cosa sia realmente la felicità, ci sto lavorando. So cos’è l’altopiano della serenità, il benessere psico-fisico e quello che mi permette di essere allineato. Mi manca sempre e comunque una cosa ma non la dirò per scaramanzia, la sto cercando da anni!

 

image5

 

 

Ringrazio Francesco per aver condiviso un pezzettino del suo mondo raccontando qualcosa in più di sé stesso e vi consiglio di ascoltare il suo album (disponibile su tutte le piattaforme online) per intraprendere uno di quei viaggi di cui vi parlavo poco fa, in grado di far guardare tutto quello che ci circonda ogni giorno da una prospettiva diversa da quella a cui siamo abituati.

Se a scuola durante l’ora di musica ci fosse la possibilità di studiare i testi delle canzoni, proporrei senza dubbio di analizzare alcune delle sue.

Chi mette attenzione in quello che fa, poi quella stessa attenzione la merita ed automaticamente l’attira.

Limbrunire in questo è un fuoriclasse.

 

Claudia Venuti

Quando la musica elettronica incontra la poesia: da Spezia il progetto dei Mitilanti

Vengono da La Spezia, sono giovani e affamati di poesia (e di musica): si chiamano Mitilanti e sono un collettivo di poeti performativi. Da qualche tempo i loro testi sono entrati in contatto con una nuova realtà, la musica elettronica di Michele Mascis, dando vita ad un progetto innovativo di poesia sonorizzata che si è tradotto in un concept album intitolato Casa Dentro. Un prodotto che vuole raccontare il tema del viaggio e della marginalità nell’epoca della globalizzazione.

“Casa dentro contiene 6 brani inediti – ci spiegano – un progetto nato nella periferia della provincia della Spezia, in una mansarda di un borgo, San Venerio, che si affaccia sulla centrale elettrica a gas e carbone Eugenio Montale.

La nostra fonte di ispirazione – continuano – è stato “Il bestiario” di Maria Monti con Aldo Braibanti, oltre a performer come Luigi Nacci, Lello Voce, Gabriele Stera, ed esperienze come quella di Max Collini, (Spartiti, Offlaga Disco Pax), Pierpaolo Capovilla e Massimo Volume”.

Noi di Vez abbiamo fatto due chiacchiere con Michele, che ci ha raccontato della sua collaborazione con i poeti e di come la musica elettronica si sia adattata perfettamente alla loro forma d’arte. Un progetto nuovo e originale che ci auguriamo di sentire presto dal vivo.

Ecco l’intervista!

 

Ciao Michele! Raccontaci un po’ di te…

Ciao Vez! Sono Michele Mascis e sono un musicista…per hobby! Si può dire che la musica sia il mio passatempo preferito che mi distrae dalla vita di tutti i giorni. Mi sono avvicinato a lei piuttosto tardi, intorno ai 18 anni e per questo mi manca tutta la fase tipicamente adolescenziale dei primi gruppi rock liceali. Le cose si sono fatte un po’ più serie dopo l’università, quando iniziai a interessarmi di produzione e di musica elettronica grazie ad un’amica. Piano piano cominciai a produrre la musica in autonomia e le cose cambiarono.

 

Negli anni subentrarono poi alcuni progetti…

Sì, nacquero alcuni progetti paralleli di cui faccio tuttora parte: prima di tutti i Frequenza, poi i Palmaria e infine i Mitilanti. A proposito di quest’ultimo, si tratta di un collettivo di poeti performanti che recitano poesie moderne. Qualche tempo fa mi chiesero di unire le forze per creare un qualcosa di originale facendo incontrare la musica elettronica alla poesia. Da questa collaborazione è nato il tema del disco, cioè il viaggio, che accomuna tutti i lavori.

 

Dai Frequenza, ai Palmaria fino ai Mitilanti: quali sono le differenze tra i progetti a cui hai aderito?

Frequenza e Palmaria sono due progetti molto vicini, soprattutto perché alcuni dei componenti sono gli stessi. I Mitilanti, come dicevo, sono invece un progetto diverso e originale per il quale mi sono messo a disposizione. Frequenza e Palmaria sono due realtà creative dove si mettono insieme le idee, mentre con i Mitilanti sono sostanzialmente due mondi differenti che si incontrano, si tratta di un progetto eterogeneo.

 

In che modo un musicista e dei poeti riescono a collaborare?

È molto semplice in realtà: loro mi mandano i loro testi tramite WhatsApp e io creo la musica lasciandomi ispirare dalle loro parole. Ma non è mai un processo unilaterale: una volta creata la melodia si discutono sempre i dettagli insieme in base alle esigenze e ai gusti del gruppo. Si parte sempre dalle parole e da alcuni riferimenti musicali, come possono essere i Massive Attack o altra musica elettronica. La cosa interessante è che non sono mai costretto a seguire uno schema preciso “strofa-ritornello-strofa” come nelle canzoni, ma il processo creativo è molto più libero e senza vincoli di tempo e durata.

 

L’album prende il nome di Casa Dentro, perché?

Si tratta di un concept album sul tema del viaggio – tema scelto da loro – dove si fa riferimento, in antitesi, alla casa come punto di riferimento nella vita. Sentirsi a casa dentro se stessi inteso come viaggio spirituale/mentale, ma anche il viaggio fisico fatto di movimenti e spostamenti. Uno dei suoni che ho proposto, infatti, è stato proprio quello dei passi di chi affronta il viaggio a piedi.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri in ambito musicale?

Sicuramente con i Frequenza e con i Palmaria c’è in progetto di continuare a suonare e fare uscire dei nuovi singoli. Mentre con i Mitilanti sarebbe interessante partecipare a qualche festival e suonare insieme dal vivo per l’Italia per far conoscere questa commistione di generi artistici.

 

Giovanna Vittoria Ghiglione

L’arte “perfettamente inutile” dei Pixel, la band spezzina tra Indie Rock e New Wave

Si chiamano Pixel, ma se pensate all’informatica siete completamente fuori strada.

Il gruppo spezzino tra Indie Rock e New Wave, per autodefinirsi, infatti, ha preso in prestito una canzone dei Verdena, ma con l’aggiunta dell’articolo.

Nati nel 2013, lo scorso 2018 hanno lanciato il loro primo LP intitolato “Perfettamente Inutile”. Un titolo – si potrebbe pensare – che si presta a giochi di parole e possibili strategie marketing, ma che invece – molto semplicemente – punta il dito al romanzo Il ritratto di Dorian Gray e la sua definizione di arte.

Ogni artista – dicono – quando crea, deve farlo in modo perfetto, al meglio delle sue possibilità; ma al tempo stesso deve rendersi conto che tutto quello che sta facendo potrebbe essere, per certi versi, inutile: se a quel punto vuole comunque continuare a creare, per il puro gusto di farlo e per esprimere veramente se stesso, allora sta creando arte”.

Una definizione che i ragazzi, fin da subito, si sono sentiti tatuati addosso come una seconda pelle e che hanno deciso di traslare sul loro modo di concepire e fare musica.

E che dire sul loro repertorio? Un vasto background che fa capo a diversi generi a cui la band fa inevitabilmente riferimento. Gusti personali, spunti, nuove tendenze e reminiscenze del passato: I Pixel sono curiosi, amano ficcare il naso ovunque e prendere ispirazione da elementi differenti.

Ma poi, quando arriva il momento di creare, fanno sul serio.

Da quei suggerimenti che la musica riesce a dare – in tutte le sue forme, dimensioni e generi – la band riesce sempre a trarre le sfumature necessarie a rendere la propria musica ricca e maledettamente attraente, pur mantenendo il proprio stile.

Conosciamoli un po’ meglio.

 

 Ciao Pixel! Chi siete? Raccontateci un po’ di voi!

Ciao Vez! Come data di formazione del gruppo ci riferiamo sempre al giorno in cui si sono svolte le prime prove con la nostra formazione iniziale, ovvero il 6 dicembre 2013. Andrea e Alex sono i componenti da cui è nata l’idea di creare questo progetto. Nicola è entrato a far parte della band in un secondo momento: ci aveva sentiti al concerto di presentazione di Niente e Subito ed era venuto a dirci che gli sarebbe piaciuto suonare con noi, quando poi c’è stata la necessità di trovare un nuovo bassista, abbiamo saputo subito a chi chiedere! Marco suona con noi dal 2017, da dopo le registrazioni di Perfettamente Inutile. Lo abbiamo contattato su consiglio del suo insegnante, alla prima prova sapeva già suonare alcune nostre canzoni alla perfezione e ci ha subito gasati.

Come luogo che ha avuto un’importanza fondamentale per noi, ti diciamo la cameretta di Alex, dove Andrea ha suonato per la prima volta una chitarra elettrica. Da lì è nata questa passione, iniziata col riff di Where Is My Mind dei Pixies suonato all’infinito nella sala musicale del nostro liceo, insieme ad altri ragazzi. Epica la frase “Brise, smettila con quella sirena dell’ambulanza!” urlata dal metallaro di turno.

 

Perché “I Pixel”? Siete un po’ nerd dentro? Da cosa nasce questo nome?

No, no, il nome non ha niente a che fare con l’informatica! Durante i primi tempi di attività del gruppo abbiamo proposto diversi nomi prima di arrivare a quello definitivo. Per un certo periodo eravamo propensi per “Astoria”, da un famoso teatro londinese (ora demolito) che avevamo conosciuto tramite il video di un concerto degli Arctic Monkeys, mentre il nostro primo concerto lo abbiamo fatto suonando con un nome proposto dal nostro bassista iniziale 5 minuti prima di salire sul palco: Eleanor, per la canzone dei Beatles, Eleanor Rigby… Ricordo che lo avevamo annunciato sul palco senza troppo entusiasmo. Il nome definitivo è poi arrivato su proposta del primo batterista e deriva da una canzone dei Verdena. Ci piace semplicemente come suona e il connubio che forma con l’articolo rispetta perfettamente il fatto che abbiamo sonorità internazionali, ma cantiamo in Italiano.

 

Parlatemi del vostro genere: a chi vi ispirate e come nasce la vostra musica?

Ognuno di noi ascolta generi più o meno disparati, ma nel momento in cui componiamo le canzoni che costituiscono il nostro repertorio cerchiamo di mettere d’accordo le nostre influenze, di farle sfociare in quello che poi è diventato il nostro sound, che credo sia piuttosto riconoscibile.

Alex è più indirizzato sull’Indie, ma in quanto pianista ascolta spesso anche musica classica; Marco è più improntato sul Punk e sul Britpop, mentre Nicola ascolta davvero un po’ di tutto: gli piacciono molto gruppi tecnici come i Tool, influenza riscontrabile nei suoi giri di basso. La nostra musica rispecchia soprattutto i gusti musicali di Andrea, in quanto è lui a elaborare e strutturare le idee che ogni componente porta in sala prove. I suoi ascolti spaziano molto tra l’Indie Rock, la New Wave e diversi artisti italiani. Ascolta davvero un po’ di tutto, l’importante è che ci siano bei testi e intrecci strumentali che ti smuovano qualcosa dentro. Il nostro ultimo pezzo, per esempio, è stato influenzato dai Blur, quello prima ancora da un brano dei Wire, ma non è detto che queste influenze siano riconoscibili quando ascolti le canzoni in questione (che saranno nel prossimo album).

 

Nel 2016 avete realizzato il vostro secondo EP con il quale avete intrapreso il vostro primo tour: che esperienza è stata e quali difficoltà avete incontrato? Avete qualche aneddoto simpatico da raccontarci?

Mondo Vuoto è il disco che ci ha permesso finalmente di uscire a suonare anche fuori dalla nostra Liguria. Lo abbiamo portato in diverse regioni e locali, tra cui l’Hard Rock di Firenze e il Samo di Torino, ed è stato bello vedere per la prima volta la reazione di gente con cui non hai mai parlato in vita tua che ballava e si muoveva sulla nostra musica. Ti fa capire che magari i tuoi amici che ti dicono “Questo pezzo ci sta” forse non lo fanno solo per metterti a tuo agio. Aneddoti simpatici? Così su due piedi, ti diremmo una cena offerta da un locale in cui siamo stati a suonare, di cui non faremo il nome, a base di patate lesse e fagioli. Tre di noi praticamente quella sera non hanno cenato, mentre Alex continua tuttora a dire che è stata una delle cene più buone che aveva fatto in quel periodo. Da lì in poi, ci siamo sempre fatti delle domande sulle papille gustative di Alex.

 

Il 5 marzo scorso è uscito il vostro primo LP “Perfettamente Inutile” per La Clinica Dischi: raccontateci qualcosa di questo disco.

Se pensiamo alla genesi di Perfettamente Inutile, ci viene in mente prima di tutto un periodo molto prolifico. L’EP precedente era uscito a dicembre 2016 e l’estate dopo eravamo già in studio a registrare le 9 canzoni che poi sono andate a far parte del nuovo disco. Andrea allora studiava ancora a Firenze, e ogni settimana entrava in sala prove con un’idea su cui poi lavoravamo tutti insieme, eravamo particolarmente ispirati anche se, pensandoci, anche ora siamo in un bel periodo da questo punto di vista. L’idea e il concept del disco sono totalmente racchiusi nel titolo: dopo aver letto Il ritratto di Dorian Gray, Andrea è rimasto colpito dalla frase contenuta nella prefazione “Tutta l’arte è perfettamente inutile” o qualcosa del genere, e ha deciso di usare questa parte come titolo dell’album collegandola al modo in cui noi Pixel concepiamo la musica. Ogni artista, quando crea, deve farlo in modo perfetto, al meglio delle sue possibilità; ma al tempo stesso deve rendersi conto che tutto quello che sta facendo potrebbe essere, per certi versi, inutile: se a quel punto vuole comunque continuare a creare, per il puro gusto di farlo e per esprimere veramente se stesso, allora sta creando arte.

 

Quanto della vostra terra c’è nella vostra musica?

Tutti e quattro viviamo e siamo nati in provincia di Spezia (tranne Nicola, che è nato in Emilia-Romagna) e siamo tutti molto legati alla nostra terra. Andrea e Nicola abitano a Santo Stefano di Magra, un piccolo paese di provincia dove abbiamo anche la sala prove, Alex abita proprio in città mentre Marco vive nelle Cinque Terre, a Riomaggiore. L’unico che non vive fisso qui è Andrea, che ha studiato prima a Firenze e ora a Milano, ma torna ogni fine settimana nella madre patria. Tuttavia, nella nostra musica non ci sono riferimenti espliciti a Spezia o alla Liguria in generale, ma sicuramente il posto in cui vivi influenza, in modo o diretto o indiretto, il tuo pensiero e quindi le cose che scrivi quando componi. Quindi si potrebbe dire che almeno a livello inconscio, la nostra musica è influenzata dal nostro essere spezzini. Belina!

 

Quali sono i vostri progetti futuri?

Siamo a buon punto con la composizione di nuove canzoni e abbiamo in mente di pubblicare un nuovo album. Quest’estate entreremo in studio per registrare il nuovo materiale che avremo composto fino a quel punto e a momento debito lo pubblicheremo. Nei nuovi brani, stiamo mantenendo una linea col nostro stile, ma al tempo stesso stiamo introducendo molte idee che fino a ora non avevamo preso in considerazione in fase di composizione. Siamo molto contenti di quello che sta venendo fuori e delle demo che stiamo realizzando, noi stessi non vediamo l’ora di ascoltare il lavoro finito.

 

Formazione

Andrea Briselli (voce e chitarra)

Alex Ferri (chitarra e tastiera)

Nicola Giannarelli (basso)

Marco Curti (batteria)

 

Singoli estratti da Perfettamente Inutile.

I Sogni degli Altrihttps://www.youtube.com/watch?v=62FGRgWzi94

Carosellohttps://www.youtube.com/watch?v=CXGFUzZdrNM

 

Giovanna Vittoria Ghiglione

 

I Palmaria e quella melodia così fresca… Così anni ’80.

Palmaria è un progetto musicale nato a fine 2017 dall’idea di Michele Mascis e Nicolò Zarcone, amici e colleghi, con l’intento di creare una melodia pop con molte influenze elettroniche. Michele però non è nuovo del mondo musicale, già voce e chitarra del gruppo elettrorock alternativo Frequenza.

Un gruppo, i Frequenza, formatosi nel 2011 con all’attivo un album NIHIL EST (2015) e la partecipazione alla colonna sonora originale della fiction Rai-Cattleya Tutto può succedere con il brano Matrice. A questo proposito Michele ci racconta che stanno ultimando il nuovo album (uscita prevista per maggio 2018, ndr) che ha una forte componente elettronica.

Oggi noi di VEZ incontriamo Michele durante le riprese le riprese del video Amore anni ’80, in Liguria, la terra di origine di questo progetto e dei ragazzi che l’hanno ideato. Sono le 11:30 di domenica mattina, ancora è inverno e il sole che si fa largo tra le nuvole non riesce a scaldare l’aria. Ma qui in Liguria basta guardare il mare, i piccoli golfi e le insenature che con un po’ di immaginazione senti il profumo di agrumi e le risate dei bambini che giocano sulla battigia.

A casa di Michele ci sono tante persone oggi, perché una troupe sta registrando il nuovo video di Palmaria. La prima cosa che sento è il timido miagolio di un bellissimo gattone grigio, un po’ spaventato dalle telecamere ma anche dalle tante persone nuove che affollano la casa. Il dolce gattone è Gastone, timido attore nel video.

1

 

 

Michele, puoi dirci qualcosa di questo progetto? A partire dal nome: ha un significato particolare?

Questo nome è in realtà un po’ una casualità. È un nome che ha una connotazione molto locale, infatti Palmaria è il nome di una bellissima isola sita nel golfo di La Spezia. Tuttavia abbiamo pensato che anche il rimando alla parola “palma” fosse carino. Diciamo che è un po’ una commistione tra le due cose. Inoltre volevamo fosse una cosa nuova, fresca, in stile pop con molte influenze elettroniche. Tutto però di un livello qualitativo alto. Come primo singolo abbiamo scelto Amore anni ’80 perché la riteniamo molto espressiva e significativa rispetto al tema predominante del progetto musicale: un pop elettronico che tratta di una “malinconia dolce”. Questa canzone racconta la fine di una storia, quel momento in cui la comunicazione viene meno e le parole lasciano il posto ai silenzi. Abbiamo girato il videoclip in casa mia, utilizzando sacchetti di carta che coprissero il volto. Il sacchetto di carta, il volto coperto, simboleggiano proprio questa mancanza di comunicazione che predomina nella coppia nel momento del distacco, quando ci si sta avviando verso la fine della relazione.

 

2

 

 

 

Dato che tu sei anche la voce dei Frequenza, non hai pensato di cantare tu stesso le parole che hai scritto?

Sì all’inizio è così che l’avevamo pensata. Abbiamo anche iniziato a cantare le parole della canzone ma c’era qualcosa che non ci convinceva. Una voce femminile sarebbe stata molto più adatta a cantare testi che affrontano il tema della nostalgia (e un po’ anche della malinconia). Una nostalgia però dolce, non disperata. Per questo una voce femminile, delicata, ci è sembrata molto adatta per esprimere questo concetto di “nostalgia dolce”. Abbiamo proposto le nostre canzoni a Rachele Acciavatti cantante e corista originaria di Pistoia conosciuta ad un festival musicale nell’estate del 2016. Rachele ha accolto il progetto con entusiasmo e così Palmaria ha iniziato a prendere forma durante l’inverno del 2017.

 

3

 

Prima mi dicevi che l’obiettivo di Palmaria è stato fin da subito produrre delle canzoni con un livello qualitativo alto. Ed è per questo quindi che  dopo poco tempo dalla nascita del Progetto hai pensato di coinvolgere Nicolo Spinatelli ed Elia Martorini?

Esatto. Infatti Nicolò, membro dei Frequenza, è un mago dell’elettronica ed è anche un fonico esperto della fase del mixing e master delle canzoni. Ha uno studio di sua proprietà “NK STUDIO”,  in cui collabora anche Elia. Elia, altri non è che D.E.L.I, il rapper che si è occupato della parte di featuring. Proprio poco tempo fa, Elia e Nicolò hanno fondato l’etichetta discografica BeatGarden, che ha quindi messo il suo marchio sulla produzione Palmaria. Inoltre i Frequenza avevano già collaborato con Elia durante l’estate, producendo la canzone 0187, brando che parla in maniera ironica della città di La Spezia. è una canzone che ha avuto un discreto successo nella nostra città, con numerosi passaggi in radio (Radio Nostalgia) e una notevole distribuzione sui social Network.

Al momento della nostra conversazione, il video ha raggiunto le 7,000 visualizzazioni, 1,000 solo durante il primo giorno di pubblicazione. Questo progetto non solo ha già preso forma nonostante sia relativamente giovane, ma sta anche riscuotendo un certo successo.

Ha preso forma giorno dopo giorno. All’inizio eravamo in due, e ora è diventato un progetto “collegiale”, un team nel quale io e Nicolò Zarcone ci siamo occupati della fase autorale e compositiva mentre Elia Martorini e Nicolo Spinatelli della fase di produzione e mixaggio. E Rachele Acciavatti, ovviamente, è la “voce”. Palmaria è un progetto totalmente indipendente con un budget praticamente pari a zero: abbiamo fatto tutto unicamente con le nostre forze, registrando la canzone, mixandola, masterizzandola e girando il videoclip. Un budget molto limitato che quindi ha visto la necessità di unire le forze. Ci abbiamo davvero messo tutte le nostre energie e speriamo raggiunga quante più “orecchie” possibile.

 

 

4

 

Che differenza c’è tra questo tipo di esperienza e l’esperienza che hai fatto in precedenza con il gruppo? 

Beh, i Frequenza sono una band vera e propria, nel senso “classico” del termine, con un chitarrista, un bassista, un cantante e così via. Palmaria invece non lo è. Poi c’è anche la fondamentale differenza che Palmaria è un progetto essenzialmente online. Abbiamo scelto di uscire solo su canali Social e in Streaming, uscendo con tre videoclip consecutivi e poi, successivamente, fare uscire l’album. Anche l’album solo in streaming su Spotify.

Per il futuro avete già in mente qualcosa di nuovo?

Abbiamo in cantiere 6-7 canzoni. il nostro obiettivo è quello di uscire dai confini di La Spezia. A fine maggio uscirà il nuovo videoclip con il secondo brano: Venditti Beach. La “malinconia dolce” sarà protagonista anche questa volta. Ma se prima gli interni e claustrofobici (talvolta) muri di casa erano lo scenario del video, questa volta la protagonista sarà LA SPIAGGIA.

La spiaggia con le palme di Palmaria 🙂

Sara Alice Ceccarelli