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Tag: liguria

Da Savona ai tour internazionali, ecco chi sono i Maximals

Un promettente duo della musica Electro-Nu Funky

 

Partire dalle quattro mura della propria cameretta per arrivare a calcare palchi di una straordinaria importanza come quello dell’Holi Fusion di Torino o quello dell’Amsterdam Dance Event. Sembra la classica storia di chi ce l’ha fatta o ce la sta facendo, ma – vi assicuro – non è mai così “classica”. Quella luce negli occhi di chi, ogni giorno, cerca di portarsi a casa una soddisfazione, non è mai qualcosa di scontato, e mi emoziona sempre.

Si chiamano Riccardo Patruno e Davide Alpino, in arte Maximals, e nella vita producono e suonano (perché sì, si può dire che un dj suona) la propria musica per l’etichetta discografica Protocol di proprietà del nientepopodimeno che il signor Nicky Romero in persona. E ho quasi detto tutto.

Quasi perché su di loro, di cose, ce ne sarebbero moltissime da dire. Partiamo con una precisazione. In un mondo dove la grande borghesia dell’Indie e della Trap sta avendo la meglio sul mercato musicale italiano, esistono tantissime “piccole” realtà che lavorano e producono musica di qualità ma che oggi, spesso, tendono a essere sovrastate dalla grande onda mediatica che sta elevando la musica italiana. Da un lato, per fortuna, ma dall’altro – mi verrebbe da dire – anche meno.

Maximals non solo come nome e brand ma anche come genere. Quando domando se ci sia un’etichetta precisa per le loro produzioni, mi spiegano che: “EDM è una sigla troppo generica per noi. Electro-Dance-Music vuol dire tutto e niente. Preferiamo attingere da diverse dimensioni musicali e creare il nostro stile; miriamo a diventare noi stessi un genere a cui le persone possano ispirarsi. In due parole: Maximals style!”.

Grandi aspirazioni, voglia di fare e di farsi sentire, di far divertire la gente durante gli show. Questo giovane duo savonese gioca con il proprio entusiasmo e da una passione nata in adolescenza sta tirando fuori il meglio di sé. Tanti progetti, di cui poco mi accennano – forse per scaramanzia – tantissime idee e un laboratorio di creatività in continuo fermento. L’X-Studios, infatti, nato da non molto nel centro di Savona, è il loro rifugio e coperta di Linus insieme: un luogo dove tutto comincia e dove i pensieri prendono forma.

Ma non voglio spoilerare troppo. Ascoltate che cosa mi hanno raccontato.

 

Servizio di Giovanna Ghiglione

 

L’arte “perfettamente inutile” dei Pixel, la band spezzina tra Indie Rock e New Wave

Si chiamano Pixel, ma se pensate all’informatica siete completamente fuori strada.

Il gruppo spezzino tra Indie Rock e New Wave, per autodefinirsi, infatti, ha preso in prestito una canzone dei Verdena, ma con l’aggiunta dell’articolo.

Nati nel 2013, lo scorso 2018 hanno lanciato il loro primo LP intitolato “Perfettamente Inutile”. Un titolo – si potrebbe pensare – che si presta a giochi di parole e possibili strategie marketing, ma che invece – molto semplicemente – punta il dito al romanzo Il ritratto di Dorian Gray e la sua definizione di arte.

Ogni artista – dicono – quando crea, deve farlo in modo perfetto, al meglio delle sue possibilità; ma al tempo stesso deve rendersi conto che tutto quello che sta facendo potrebbe essere, per certi versi, inutile: se a quel punto vuole comunque continuare a creare, per il puro gusto di farlo e per esprimere veramente se stesso, allora sta creando arte”.

Una definizione che i ragazzi, fin da subito, si sono sentiti tatuati addosso come una seconda pelle e che hanno deciso di traslare sul loro modo di concepire e fare musica.

E che dire sul loro repertorio? Un vasto background che fa capo a diversi generi a cui la band fa inevitabilmente riferimento. Gusti personali, spunti, nuove tendenze e reminiscenze del passato: I Pixel sono curiosi, amano ficcare il naso ovunque e prendere ispirazione da elementi differenti.

Ma poi, quando arriva il momento di creare, fanno sul serio.

Da quei suggerimenti che la musica riesce a dare – in tutte le sue forme, dimensioni e generi – la band riesce sempre a trarre le sfumature necessarie a rendere la propria musica ricca e maledettamente attraente, pur mantenendo il proprio stile.

Conosciamoli un po’ meglio.

 

 Ciao Pixel! Chi siete? Raccontateci un po’ di voi!

Ciao Vez! Come data di formazione del gruppo ci riferiamo sempre al giorno in cui si sono svolte le prime prove con la nostra formazione iniziale, ovvero il 6 dicembre 2013. Andrea e Alex sono i componenti da cui è nata l’idea di creare questo progetto. Nicola è entrato a far parte della band in un secondo momento: ci aveva sentiti al concerto di presentazione di Niente e Subito ed era venuto a dirci che gli sarebbe piaciuto suonare con noi, quando poi c’è stata la necessità di trovare un nuovo bassista, abbiamo saputo subito a chi chiedere! Marco suona con noi dal 2017, da dopo le registrazioni di Perfettamente Inutile. Lo abbiamo contattato su consiglio del suo insegnante, alla prima prova sapeva già suonare alcune nostre canzoni alla perfezione e ci ha subito gasati.

Come luogo che ha avuto un’importanza fondamentale per noi, ti diciamo la cameretta di Alex, dove Andrea ha suonato per la prima volta una chitarra elettrica. Da lì è nata questa passione, iniziata col riff di Where Is My Mind dei Pixies suonato all’infinito nella sala musicale del nostro liceo, insieme ad altri ragazzi. Epica la frase “Brise, smettila con quella sirena dell’ambulanza!” urlata dal metallaro di turno.

 

Perché “I Pixel”? Siete un po’ nerd dentro? Da cosa nasce questo nome?

No, no, il nome non ha niente a che fare con l’informatica! Durante i primi tempi di attività del gruppo abbiamo proposto diversi nomi prima di arrivare a quello definitivo. Per un certo periodo eravamo propensi per “Astoria”, da un famoso teatro londinese (ora demolito) che avevamo conosciuto tramite il video di un concerto degli Arctic Monkeys, mentre il nostro primo concerto lo abbiamo fatto suonando con un nome proposto dal nostro bassista iniziale 5 minuti prima di salire sul palco: Eleanor, per la canzone dei Beatles, Eleanor Rigby… Ricordo che lo avevamo annunciato sul palco senza troppo entusiasmo. Il nome definitivo è poi arrivato su proposta del primo batterista e deriva da una canzone dei Verdena. Ci piace semplicemente come suona e il connubio che forma con l’articolo rispetta perfettamente il fatto che abbiamo sonorità internazionali, ma cantiamo in Italiano.

 

Parlatemi del vostro genere: a chi vi ispirate e come nasce la vostra musica?

Ognuno di noi ascolta generi più o meno disparati, ma nel momento in cui componiamo le canzoni che costituiscono il nostro repertorio cerchiamo di mettere d’accordo le nostre influenze, di farle sfociare in quello che poi è diventato il nostro sound, che credo sia piuttosto riconoscibile.

Alex è più indirizzato sull’Indie, ma in quanto pianista ascolta spesso anche musica classica; Marco è più improntato sul Punk e sul Britpop, mentre Nicola ascolta davvero un po’ di tutto: gli piacciono molto gruppi tecnici come i Tool, influenza riscontrabile nei suoi giri di basso. La nostra musica rispecchia soprattutto i gusti musicali di Andrea, in quanto è lui a elaborare e strutturare le idee che ogni componente porta in sala prove. I suoi ascolti spaziano molto tra l’Indie Rock, la New Wave e diversi artisti italiani. Ascolta davvero un po’ di tutto, l’importante è che ci siano bei testi e intrecci strumentali che ti smuovano qualcosa dentro. Il nostro ultimo pezzo, per esempio, è stato influenzato dai Blur, quello prima ancora da un brano dei Wire, ma non è detto che queste influenze siano riconoscibili quando ascolti le canzoni in questione (che saranno nel prossimo album).

 

Nel 2016 avete realizzato il vostro secondo EP con il quale avete intrapreso il vostro primo tour: che esperienza è stata e quali difficoltà avete incontrato? Avete qualche aneddoto simpatico da raccontarci?

Mondo Vuoto è il disco che ci ha permesso finalmente di uscire a suonare anche fuori dalla nostra Liguria. Lo abbiamo portato in diverse regioni e locali, tra cui l’Hard Rock di Firenze e il Samo di Torino, ed è stato bello vedere per la prima volta la reazione di gente con cui non hai mai parlato in vita tua che ballava e si muoveva sulla nostra musica. Ti fa capire che magari i tuoi amici che ti dicono “Questo pezzo ci sta” forse non lo fanno solo per metterti a tuo agio. Aneddoti simpatici? Così su due piedi, ti diremmo una cena offerta da un locale in cui siamo stati a suonare, di cui non faremo il nome, a base di patate lesse e fagioli. Tre di noi praticamente quella sera non hanno cenato, mentre Alex continua tuttora a dire che è stata una delle cene più buone che aveva fatto in quel periodo. Da lì in poi, ci siamo sempre fatti delle domande sulle papille gustative di Alex.

 

Il 5 marzo scorso è uscito il vostro primo LP “Perfettamente Inutile” per La Clinica Dischi: raccontateci qualcosa di questo disco.

Se pensiamo alla genesi di Perfettamente Inutile, ci viene in mente prima di tutto un periodo molto prolifico. L’EP precedente era uscito a dicembre 2016 e l’estate dopo eravamo già in studio a registrare le 9 canzoni che poi sono andate a far parte del nuovo disco. Andrea allora studiava ancora a Firenze, e ogni settimana entrava in sala prove con un’idea su cui poi lavoravamo tutti insieme, eravamo particolarmente ispirati anche se, pensandoci, anche ora siamo in un bel periodo da questo punto di vista. L’idea e il concept del disco sono totalmente racchiusi nel titolo: dopo aver letto Il ritratto di Dorian Gray, Andrea è rimasto colpito dalla frase contenuta nella prefazione “Tutta l’arte è perfettamente inutile” o qualcosa del genere, e ha deciso di usare questa parte come titolo dell’album collegandola al modo in cui noi Pixel concepiamo la musica. Ogni artista, quando crea, deve farlo in modo perfetto, al meglio delle sue possibilità; ma al tempo stesso deve rendersi conto che tutto quello che sta facendo potrebbe essere, per certi versi, inutile: se a quel punto vuole comunque continuare a creare, per il puro gusto di farlo e per esprimere veramente se stesso, allora sta creando arte.

 

Quanto della vostra terra c’è nella vostra musica?

Tutti e quattro viviamo e siamo nati in provincia di Spezia (tranne Nicola, che è nato in Emilia-Romagna) e siamo tutti molto legati alla nostra terra. Andrea e Nicola abitano a Santo Stefano di Magra, un piccolo paese di provincia dove abbiamo anche la sala prove, Alex abita proprio in città mentre Marco vive nelle Cinque Terre, a Riomaggiore. L’unico che non vive fisso qui è Andrea, che ha studiato prima a Firenze e ora a Milano, ma torna ogni fine settimana nella madre patria. Tuttavia, nella nostra musica non ci sono riferimenti espliciti a Spezia o alla Liguria in generale, ma sicuramente il posto in cui vivi influenza, in modo o diretto o indiretto, il tuo pensiero e quindi le cose che scrivi quando componi. Quindi si potrebbe dire che almeno a livello inconscio, la nostra musica è influenzata dal nostro essere spezzini. Belina!

 

Quali sono i vostri progetti futuri?

Siamo a buon punto con la composizione di nuove canzoni e abbiamo in mente di pubblicare un nuovo album. Quest’estate entreremo in studio per registrare il nuovo materiale che avremo composto fino a quel punto e a momento debito lo pubblicheremo. Nei nuovi brani, stiamo mantenendo una linea col nostro stile, ma al tempo stesso stiamo introducendo molte idee che fino a ora non avevamo preso in considerazione in fase di composizione. Siamo molto contenti di quello che sta venendo fuori e delle demo che stiamo realizzando, noi stessi non vediamo l’ora di ascoltare il lavoro finito.

 

Formazione

Andrea Briselli (voce e chitarra)

Alex Ferri (chitarra e tastiera)

Nicola Giannarelli (basso)

Marco Curti (batteria)

 

Singoli estratti da Perfettamente Inutile.

I Sogni degli Altrihttps://www.youtube.com/watch?v=62FGRgWzi94

Carosellohttps://www.youtube.com/watch?v=CXGFUzZdrNM

 

Giovanna Vittoria Ghiglione

 

SEM, l’Indie-Inspired-Pop che ci porta su un “Altro pianeta”

Solo vent’anni ma un talento da vendere.

Si chiama Samuele Puppo, ma per gli amici è solo SEM – rigorosamente tutto maiuscolo. Un ragazzo che fa della semplicità la sua arma vincente, ingrediente segreto di ogni suo brano e personale peculiarità caratteriale.

Di recente ha firmato per “La Valigetta”, un’etichetta cremonese che fin da subito ha dimostrato interesse nei suoi confronti, dandogli fiducia nonostante quattro chiacchere…su Instagram. (Ebbene sì, i social servono anche a questo!)

Attualmente sta lavorando al suo primo disco che, tra non molto – mi promette – verrà anticipato da un nuovo singolo prodotto da, nientepopodimeno che Erik Thorsheim, produttore del già affermatissimo Boy Pablo.

 

Abbiamo fatto quattro chiacchiere, ecco di cosa abbiamo parlato.

 

Ciao Samuele! Raccontaci un po’ di te.

Ciao VEZ! Io sono Samuele, ho 20 anni e vengo da Celle Ligure. La mia passione per la musica nasce grazie a mio papà: vederlo suonare, anche solo per diletto, mi ha spinto a studiare chitarra prima e canto poi, all’età di 15 anni. I miei primi testi e le mie prime demo sono state in lingua inglese, forte delle mie influenze artistiche che affondavano – e affondano tuttora – le radici nella musica anglosassone, soprattutto nel Pop americano.

Dopo il primo EP ufficiale, registrato ormai tre anni fa, io e il mio batterista Nicola Arecco, abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo progetto che è quello attualmente stiamo portando avanti con il nome di SEM.

 

Nella tua biografia, nel genere musicale, è indicato “Indie Inspired Pop”: ce lo spieghi?

Indie-Inspired-Pop è un’etichetta che mi piace molto e che mi è stata attribuita da Erik Thorsheim, il produttore del mio ultimo singolo. “Indie”, oggi, specialmente in Italia, è un termine molto ambiguo e talvolta pericoloso: vuol dire tutto e non vuol dire niente. Ciò che erroneamente pensa la gente dell’Indie è che sia un genere con delle caratteristiche ben precise; in realtà è più un’idea che un sistema di regole: basti pensare ad artisti come Calcutta e Carl Brave, due tipologie di musica differenti che però vengono collocate sotto lo stesso nome.

Io, come dico sempre, scrivo canzoni Pop. Tuttavia sono ispirato dall’Indie estero, che inserisco all’interno dei miei brani in base a ciò che mi piace”.

 

E oggi cosa ascolti?

La musica inglese e americana rientra tuttora nei miei ascolti principali ma, rispetto al passato, ho deciso di aprirmi maggiormente verso le nuove uscite e i nuovi artisti del momento. Ci sono stati diversi musicisti che mi hanno colpito e dai quali ho cercato di carpire il più possibile, come Rex Orange County, nel quale mi sono rispecchiato molto. Oltre all’Indie-Pop straniero coltivo una grande passione per la Black Music e il Soul in particolare. E poi c’è la musica italiana, di cui sto approfondendo solo ora il cantautorato.

 

È bello che tu prenda spunto dalla musica straniera per poi renderla tua in italiano…

La scelta di usare l’italiano è dettata dall’esigenza di voler comunicare determinate cose in un determinato modo: solo in italiano ci riesco perfettamente. Non è stato un modo per prendere parte alla scena italiana perché – come dicevo – è poca la musica italiana che ascolto e che mi piace davvero. Cerco però di mischiare i miei gusti per tirare fuori il meglio.

 

Dal 2015 al 2017 hai partecipato a numerosi festival: qual è il tuo ricordo più bello?

Una bellissima esperienza è stata sicuramente l’aver partecipato all’Acoustic Guitar Meeting nel 2015 a Sarzana. Ricordo di aver preso parte molte volte a questo festival come spettatore e ogni volta era un’emozione. Aver avuto l’occasione di salire su quel palco non più come spettatore ma come musicista è stata una grande soddisfazione.

Anche il Pistoia Blues è stato particolarmente emozionante: è stato il primo festival a cui ho partecipato, insieme a mio padre, quando avevo 9 anni. Potermi esibire in quella cornice, anche solo per 10 minuti, è stato incredibile.

 

Il 27 luglio scorso è uscito il tuo primo singolo Anche se: come sta andando?

Il pezzo sta andando bene. Nicola ed io siamo rimasti piacevolmente sorpresi da questo successo, non ce lo aspettavamo. Avevamo realizzato diversi pezzi ma abbiamo pensato a questo come singolo dell’estate; non avevamo molto tempo ma abbiamo comunque rispettato le tempistiche. L’aspettativa non era molto alta ma il singolo è andato decisamente meglio e questo mi fa venire voglia di tirar fuori cose nuove.

 

Attualmente stai lavorando a nuovi pezzi? Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sì, sto lavorando al nuovo disco che verrà realizzato per La Valigetta, un’etichetta cremonese che ha da subito creduto in me pur non conoscendomi di persona. Tra non molto il disco verrà anticipato da un nuovo singolo.

 

Di recente hai collaborato con Zibba: che esperienza è stata?

Ho la fortuna di conoscere Zibba da tanto tempo – siamo addirittura quasi vicini di casa – ed è stato il primo artista italiano che ho ascoltato davvero sin da bambino. Nel momento in cui ho iniziato a cimentarmi nella scrittura ho pensato subito a lui come punto di riferimento, una persona che potesse darmi i giusti consigli, data la sua esperienza nella musica. Tra un brano e l’altro è nata così la collaborazione che ci ha portati a lavorare insieme sui testi dei due singoli Anche se e Altro pianeta. Una bellissima collaborazione.

 

Che cosa pensi dei talent show? Parteciperesti mai?

Questa è una domanda che ritorna spesso. Ma no, non parteciperei ai talent. Mi trovi scettico a riguardo e non è perché io mi senta migliore di qualcuno. Ho avuto l’occasione di prenderne parte, più volte, ma alla fine ho sempre rifiutato in modo istintivo. Penso che i talent siano e restino sempre dei programmi realizzati per la tv: che ci siano o che non ci siano, in fondo, non importa. Inoltre, ciò che ne esce è spesso ingigantito e per questo non li ritengo una fedele fotografia della realtà; finché ci divertono va bene ma stiamo attenti a dargli la giusta importanza.

 

Giovanna Vittoria Ghiglione