Skip to main content
Bruce Springsteen on Broadway: lo spettacolo del Rock ‘n’ Roll che scuote le anime

Bruce Springsteen on Broadway: lo spettacolo del Rock ‘n’ Roll che scuote le anime

| Luca Ortolani

Fuori lo sfavillio di Broadway, il traffico di New York, la frenesia dell’America di oggi. Dentro l’eleganza di un teatro, 975 poltroncine, un palco, una chitarra e un pianoforte. E un uomo, vestito di nero. Un grande uomo, un artista inarrivabile.

Bruce Springsteen.

Non va in scena uno spettacolo, non ci sono maschere, né scenografie, né metafore, né giochi di luce. La luce è soltanto una, a tratti soffusa, a tratti decisa ad illuminare l’unico protagonista.

Commedia e tragedia umana che si mescolano, il magic trick del cinismo e dell’illusione, svelato nelle battute finali, per giungere ad una visione di speranza, di presa di coscienza, di responsabilità.

Egli racconta, si racconta e scava così tanto a fondo da toccare le tre molecole fondamentali del suo DNA. La famiglia.

La madre Adele, instancabile lavoratrice, la Legge della casa, lo sguardo della benedizione divina, la donna con la grande passione del ballo, perché quando la vita si fa difficile “troveremo un piccolo rock ‘n’roll bar e ci metteremo a ballare”.

Il padre Douglas, il lavoratore dalla tuta verde, l’uomo che abitava la doppia dimensione, quella della casa e quella del bar… e, quando sedeva al bancone, non voleva essere disturbato. Lui che aveva ribattezzato la chitarra “the fucking guitar”, mai d’accordo sul percorso intrapreso dal figlio.

Il meccanismo inconscio dell’emulazione: << Emuliamo coloro il cui amore desideriamo ma non otteniamo. Scelsi la voce di mio padre perché alle mie orecchie aveva qualcosa di sacro. Mio padre, il mio eroe e il mio peggior nemico. “Vedi quell’uomo sul palco, papà? Sei tu, quello è come ti vedo io” >>.

Il fantasma che per anni ha continuato ad aleggiare sull’esistenza di Bruce uomo e musicista e che si è trasformato in antenato nel momento in cui, alla vigilia della nascita del suo primo nipote, ha confessato le proprie colpe, liberando un futuro padre dalle catene, permettendogli di intraprendere l’avventura di genitore lontano da demoni e rimorsi, suggellando il momento più bello nell’album dei loro ricordi.

Famiglia che sale fisicamente sul palco nella figura di Patti Scialfa, moglie del cantante. La rossa delle cui gambe e della cui voce Springsteen si innamorò quando la vide esibirsi sulle note di Tell Him degli Exciters allo Stone Pony, nel 1984.

Lei ispirazione costante, compagna di vita e di musica. Lei sigillo della fiducia, l’unico valore che conta nella fragilità dell’essere umano e delle relazioni. La resistenza di un legame costruito solidamente, con il tempo e nel tempo.

E poi c’è il Rock ‘n’ Roll che ha scosso l’anima di un bambino di Freehold, nel New Jersey, durante una tranquilla domenica estiva del 1956. La routine di casa-compiti-chiesa… e fagiolini, fagiolini e i cazzo di fagiolini… è stata spezzata dalle movenze di un Adone che si agitava in TV, abbracciando una chitarra. Un nuovo genere di uomo che spaccò il mondo in due, “quello sotto la tua cintura e quello sopra il tuo cuore”.

La magia di Elvis Presley, colui che permise di ricavare dal buco nero di Freehold una pagina bianca con un futuro da scrivere. Un destino, quello di chi rischia e mostra il vero se stesso. Da lì, un lavoro continuo: la prima chitarra in affitto, lo show d’esordio a sette anni di fronte ai bambini del quartiere che ridevano di lui perché in realtà faceva tutto tranne che suonare.

Non aveva imparato nulla in due settimane di noiose lezioni. Tuttavia agitava in aria la chitarra, si metteva in posa: << È stata la prima volta in cui sentii l’odore del sangue>>. Da lì, una corsa continua.

Fino al 1971, anno in cui aveva esaurito le esperienze possibili per un musicista nel New Jersey. Aveva suonato a matrimoni, funerali, battesimi, nei bar, nei licei, nelle prigioni, all’ospedale psichiatrico.

No, non poteva fermarsi. Lui era la next big thing. Il tipo che passava la radio non era più bravo di lui, lo sapeva.

E allora imboccò la strada che lo portò lontano da Freehold, la Thunder Road, per seguire, per realizzare il sogno americano. Ma non si fa Rock ‘n’ Roll senza una band. Senza la sua E Street Band, dietro cui è celato un segreto.

Lo confessa, Bruce, in questa occasione privilegiata: << Nel rock esiste un’equazione per cui, quando tutto va bene, 1+1=3. La grandezza del rock dipende dalla grandezza dalla band, è una comunione di anime, è una fratellanza. Non deve essere composta dai migliori musicisti ma dai musicisti giusti. 1+1=2 è l’ordinario, 1+1=3 è quando la tua vita cambia, quando sei folgorato da una visione e ti senti benedetto >>.

La frazione di un istante di silenzio e vola sul palco un altro fantasma, quello del sassofonista Clarence Clemons, scomparso nel 2011. Il Big Man a cui l’artista è stato legato da un’indissolubile amicizia, l’uomo dalla grande risata, dalle grandi mani, dal grande suono che proveniva dal suo strumento.

Una perdita incolmabile. << Perdere lui è stato come perdere la pioggia >> – e aggiunge – << Se credessi nel misticismo, direi che Clarence e io siamo stati compagni di viaggio in vite precedenti. Ci vediamo nella prossima vita, Big Man! >>.

E poi c’è l’America, oggi minacciata da uno spettro pericoloso, dalle tenebre della divisione, dell’odio, della censura della libera stampa.

<< Una situazione che credevo morta e sepolta e pensavo di non rivivere mai più durante la mia esistenza. Troppe vite, troppi uomini giusti si sono sacrificati in nome della democrazia americana >>.

Se per il tema politico vengono intonate The Ghost of Tom Joad e una delle versioni più intense mai eseguite di The Rising come inno alla rinascita, ogni canzone in scaletta è la perfetta colonna sonora degli aneddoti, dei racconti e delle parole pronunciati da quella voce così solenne, così profonda, così spezzata, in alcuni istanti, dall’emozione.

I brani sono quasi “parlati” sulla scia dei monologhi che li introducono. La musica, riarrangiata in chiave acustica, è essenziale, nuda, spogliata di qualsiasi artificio e accompagna le singole tappe del viaggio esistenziale di Bruce Springsteen.

Un viaggio di andate e di ritorni.

Sì, perché oggi la sua casa di trova a dieci minuti da Freehold, nel New Jersey. Una notte è tornato a passeggiare proprio lungo la strada natia. Il grande albero sotto il quale, da piccolo, egli trascorreva l’estate non c’è più. Ricorda che, all’epoca, era stato l’unico fra i suoi coetanei ad arrampicarsi fino alla cima, scorgendo per la prima volta il mondo oltre la città.

Di quell’albero restano le radici ben piantate a terra. Terra fatta scorrere tra le dita mentre, quella notte, si fermò ad ascoltare i suoni, i rumori, ad odorare gli stessi profumi di sempre. Ci sono cose che rimangono intatte. Ci sono anime che vivono in eterno.

C’è Douglas Springsteen a cui il figlio fa visita ogni sera.

C’è la sua mancanza e il desiderio che fosse seduto in quel teatro e vedere tutto ciò.

C’è l’amore per il ballo di Adele, più forte della sua perdita di memoria.

C’è il valore del Rock ‘n’ Roll che è quello di scuotere le anime nello scambio vitale tra l’artista e il pubblico.

Infine, c’è una preghiera che gli torna in mente, quella noiosa che era costretto a recitare più volte al giorno da bambino e che oggi acquista un nuovo significato.

Bruce Springsteen on Broadway si chiude con il Padre Nostro. Una benedizione.

Il recupero di una dimensione quasi ultraterrena, di totale trasporto emotivo in cui è impossibile non immedesimarsi, rintracciando alcuni frammenti della propria storia, sentendosi chiamati in causa, per intraprendere lo stesso viaggio, a ritroso, di recupero dell’Io più autentico.

E non averne paura. Redimere il passato per costruire il futuro, prendendo sul serio il presente.

Su quel palco, in oltre 230 shows dallo scorso 12 ottobre 2017, Bruce Springsteen l’ha fatto, per tutti noi.

(Springsteen on Broadway disponibile ora su Netflix ndr).

 

Testo di Laura Faccenda

Fotografia di copertina di Henry Ruggeri

 

Show Setlist

Growin’ Up
My Hometown
My Father’s House
The Wish
Thunder Road
The Promised Land
Born in the U.S.A.
Tenth Avenue Freeze-Out
Tougher Than the Rest
Brilliant Disguise
The Ghost of Tom Joad
The Rising
Dancing in the Dark
Land of Hope and Dreams
Born to Run