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Grandine: emozioni, passione e autoproduzione.

Grandine: emozioni, passione e autoproduzione.

| Luca Ortolani

Tra le tante cose che amo fare c’è sicuramente quella di scoprire nuova musica, quella che nasce da fogli sparsi scritti a mano, da momenti di solitudine tra quattro mura e quella che prende vita dalla passione di chi crede in maniera smisurata in ciò che fa, partendo da zero e partendo da solo.

Marco Cappugi, in arte Grandine è senza dubbio uno di quelli.

Mi sono innamorata della sua voce un anno fa, quando per caso (anche se credo che nulla accada per caso) sono “inciampata” nell’unico singolo allora disponibile su Itunes: America.

Chi mi conosce sa bene il mio amore per gli States e la facilità con la quale io riesca ad amare qualunque cosa provenga da lì o abbia a che fare con questa parola.

Così leggo il titolo e in automatico schiaccio play, dando inizio al mio viaggio nella sua America, attraverso il suo concetto di America, come sempre paragonata a qualcosa di grande, al massimo a cui aspirare anche per fare una semplice promessa d’amore.

E’ proprio così che inizio a conoscere meglio questo ragazzo siciliano con il sogno di incidere un album.

Inizio a seguire passo dopo passo il suo lavoro, il suo impegno e le sue registrazioni in studio e quello che vedo mi colpisce, la sua umiltà mi colpisce tanto quanto le prime note di quell’unico singolo disponibile.

Giorno dopo giorno arriva il 18 gennaio, giorno d’uscita di Origami il suo album d’esordio e grazie al mio piccolo spazio su VEZ magazine con la rubrica “VEZ incontra” ho l’opportunità di incontrare Marco e fare in modo che riesca a raccontarsi un po’ e lo fa con il suo carico di umiltà ed emotività in questo modo….

 

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Marco Cappugi in arte Grandine, come nasce la scelta di questo nome e come inizia la tua/ sua storia? 

Il nome Grandine deriva dal mood delle mie canzoni, la mia musica è molto malinconica e si basa sui miei ricordi e le mie emozioni. Ricordi ed emozioni che spesso fanno male dentro e che ti segnano. Anche se sono siciliano, amo il freddo e l’inverno, sono un po’ meteoropatico. Cercavo un nome che descrivesse tutto questo e un giorno guardando un anime giapponese sentì il nome “Grandine”, me ne innamorai subito e decisi di farlo mio.

Per la realizzazione di Origami, il tuo primo album, hai utilizzato la piattaforma Musicraiser, promuovendo l’iniziativa sui social network, hai ottenuto il risultato che speravi? Raccontaci com’è andata. 

Essendo completamente auto-prodotto e non avendo alle spalle un’etichetta discografica o qualcuno che investa sulla mia musica, cercavo un modo per poter affrontare le spese di realizzazione e promozione dell’album. Così decisi di provare la strada del crowdfunding. All’inizio ero scettico, ci speravo ma non credevo che sarei riuscito a farmi finanziare dalle persone che ascoltavano la mia musica, era uscito solo il primo singolo America e pensavo fosse troppo poco per poter coinvolgere tanti fan. Per fortuna mi sono dovuto ricredere. America è arrivata al cuore di tante persone che mi hanno aiutato nella campagna di crowdfunfing su Musicraiser e sono riuscito, grazie a queste persone stupende, a finanziare il disco. Sono molto soddisfatto di come sia andata.

Hai tentato altre strade prima di decidere di auto-produrre interamente il tuo album o è stata una scelta netta, fatta a prescindere dall’eventualità di avere una casa discografica alle spalle? 

Mi piace autoprodurre la mia musica. Ogni canzone è come un figlio per me e mi piace potermi esprimere in libertà senza dover sottostare alle leggi di qualcuno o alle leggi di mercato. Ho sempre fatto quello che mi piace, senza pormi limiti e mi piacerebbe restare libero. Ovviamente sarei un ipocrita se ti dicessi “non voglio una casa discografica alle spalle”, però se mai succederà in un futuro spero che mi lascino la libertà di esprimermi.

 

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I tuoi testi sono ricchi di sentimenti, di vita vera e quotidiana, raccontata con estrema naturalezza, tanto da sembrare appunto “vissuta”. Quanto c’è di Marco nei tuoi testi? 

Direi il 100%. Non sono uno di quegli artisti che si creano il personaggio e raccontano di cose mai avvenute per vendere qualche disco in più. Tutto il mio mondo musicale ruota intorno a quello che sono veramente. Dal mio vestiario alla mia musica. Per me scrivere è uno sfogo, un modo per esternare quello che non riesco a dire nella vita di ogni giorno. Non sono una persona che parla molto, ma nella musica mi sento libero di raccontare tutto quello che sento. Scrivere una canzone è un po’ come fare una seduta da uno psicologo, e una volta conclusa la canzone e averla riascoltata mi emoziono tantissimo quasi al punto di piangere, proprio perché parla di cose che mi sono tenuto dentro per tanto tempo.

La tua musica è un mix perfetto di tanti stili che vanno dal pop al rap all’indie, pensi di esser cambiato in base ai tempi o hai sempre spaziato tra i vari generi? E se ne hai uno, qual è il tuo preferito? 

Come dicevo prima mi piace essere libero. Nella mia vita ho suonato diversi generi e diversi strumenti, dal punk al metal, dalla chitarra alla batteria. Quando ho iniziato a fare musica suonavo in un gruppo punk/rap, poi in un gruppo nu metal dove la componente rap era sempre presente nonostante si trattasse di metal. Ovviamente col passare del tempo la musica si evolve e cambiano i suoni. Io ho sempre suonato quello che mi piace a volte anche fregandomene se quel genere fosse ormai “obsoleto”. Più che un cambiamento credo sia un’evoluzione. Un artista, dal mio punto di vista, deve sempre sperimentare, evolversi e sapersi mettere in gioco. Mi piace ascoltare di tutto, non credo molto nella distinzione di genere nella musica, credo che se una canzone è scritta bene non importa il genere o chi la canti, conta solo quello che ti fa provare.

Il tuo disco è appena uscito e siamo solo all’inizio del 2019, sono previsti appuntamenti durante quest’anno, per ascoltarti dal vivo?

Ancora non c’è niente di ufficiale ma sto lavorando per portare Origami su più palchi possibili, speriamo bene.

Qual è l’augurio che fai a te stesso?

Di non cambiare mai. Di scrivere musica sempre e solo per la gente che come me ha qualcosa da esternare e non ci riesce a parole, mai per vendere qualche disco in più.

 

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Le parole di Marco, che siano all’interno dei suoi testi o all’interno di un’intervista, arrivano.

Arrivano i suoi messaggi positivi e arriva una speranza, cosa rara come questa sua sensibilità che traspare in ogni nota. La musica di Grandine è davvero forte come un chicco di grandine, è in grado di spaccare qualunque cosa volendo oppure semplicemente può rendere tutto più bello, anche solo per un attimo.

 

Claudia Venuti