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Ponzio Pilates “Sukate” (Brutture Moderne, 2019)

Ponzio Pilates “Sukate” (Brutture Moderne, 2019)

| Francesca Garattoni

“Una band di avventurieri dell’elettrosamba, improvvisatori carichi di effetti speciali” così si definiscono questi eterogenei e colorati filibustieri romagnoli dagli abiti sgargianti.

I Ponzio Pilates, parlando del loro nuovo album Sukate, pubblicato da Brutture Moderne grazie ad una campagna di crowdfunding su Musicraiser, dicono:

“Non c’è un genere in grado di definire tutto il disco Sukate, non c’è nemmeno una frase che possa dare un’idea che sia condivisa in ogni brano. Ogni brano è indissolubilmente legato agli altri, ma ha totalmente un’identità e forse anche un genere diverso, se vogliamo parlare di generi.

Quello che abbiamo fatto è riprodurre le nostre improvvisazioni furiose e istiganti alla danza ferina, ancora, ancora, e ancora fino a che non si sono plasmate in una forma più definita e concreta”.

Il disco è stato registrato in totale isolamento dal mondo moderno, in una villa sperduta nella campagna Romagnola (loro patria natia) durante l’autunno e l’inverno del 2017, di ritorno da un’estate “caliente” per lo sconvolgente “Pizza e Vongole tour” e per la partecipazione al Pflasterspektakel a Linz (Austria) dove hanno esportato la tipica sventatezza romagnola.

L’album, in totale 33 minuti e 15 secondi di sfrenatezza e goliardia, conferma nettamente la loro visione e interpretazione di musica che non si allontana molto da quello presente in “Abiduga”, loro primo disco uscito nel 2016 (un singolare crossover musicale sicuramente unico nel loro genere).

Mescolanza di stili (afrobeat/samba/elettronica), testi provocatori e irriverenti, ad un primo ascolto sembrano nonsense, scritte e pensate al solo scopo ludico. 

L’ecletticità di questa band, però, si percepisce anche per il suo intento involontario nell’abbattere i confini culturali e musicali, portando scompiglio e disagio, intervenendo nei processi di globalizzazione sociale, oltre che musicale.

Sprezzanti del comune senso del pudore, il disco contiene pezzi sarcastici, quasi beffardi, come L’Insalata: pungente attacco verso i vegetariani o critica contro l’abuso di carne nella società moderna?

Vogliono sconcertare, usando ogni mezzo in loro possesso, non solo con la melodia ma anche attraverso i nomi dei brani, come Disagio e Camagra (Kamagra, il noto farmaco generico del Viagra), il quale ha il solo scopo di raddrizzare la nostra voglia di ballare e liberare il nostro lato più primordiale.

Il loro traguardo è slegare la parte inconscia di ognuno di noi, e per fare ciò si servono di pezzi come Bagarre o Salomone, che presentano intro plagiate dall’elettropop, passando per il funk carioca con chiarissimi cenni alla mazurka romagnola.

L’album è impregnato di multiculturalità, dall’Africa al Giappone, passando per il Brasile e approdando nella Riviera Romagnola., quasi ad affermare che la diversità non riguarda la musica, che essa deve unirci e stringerci in un abbraccio materno e corale.

Un giro del mondo in 9 brani, destinato a far ballare tutti, dai grandi ai piccini, e non solo. Per chi possiede un’anima questo album rappresenta l’umanità e il bisogno di sentirci tutti appartenenti allo stesso Mondo.

 

Ponzio Pilates

Sukate

Brutture Moderne, 2019

 

Marta Annesi