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Mese: Dicembre 2019

Le Larve è un nome da tenere d’occhio

Le Larve è un cantautore in grado di spiccare decisamente nel mercato attuale: irriverente, diretto, fresco e con un personalissimo sguardo sulla realtà. Jacopo Castagna (questo il suo nome di battesimo) ha pubblicato su etichetta Polydor/Universal Music il suo ultimo singolo Ho Visto la Madonna l’8 dicembre scorso, una data sicuramente non casuale. Nel brano Le Larve racconta storie di vita quotidiana con un linguaggio di grande impatto, ben supportato da sonorità in bilico fra l’indie pop e il punk rock. 

Dopo i vari singoli usciti negli scorsi mesi, l’autore si conferma un nome da tenere d’occhio. Partendo da stilemi cantautorali molto contemporanei, esplora un sound che ricorda I tempi d’oro del pop punk, con una precisa attenzione alle parole e alla linea melodica. 

Per capire meglio il suo originale approccio alla musica abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui, parlando del nuovo pezzo e di molto altro. Ecco cosa ci ha raccontato. 

 

Ciao! Vorrei partire parlando un po’ delle sonorità presenti nei tuoi brani e in particolare nell’ultimo singolo, in cui convivono cantautorato, indie pop e rock. Come lavori in fase di scrittura e produzione? 

“In genere durante la fase di scrittura nella mia testa concepisco anche uno scheletro di arrangiamento, o comunque mi immagino il sound; in fase di pre-produzione lavoro con il mio braccio destro Stefano Maura e insieme arrangiamo il brano, dandoci prima dei riferimenti. Il nostro sound ha una linea di coerenza per quanto la proposta tra i brani sia differente.”

 

Mi ha colpito molto il testo: ironico e dissacrante, con numerose immagini prese dalla vita quotidiana e di immediato impatto. Cosa ti ha ispirato per scriverlo?

“Dentro i tre personaggi protagonisti di questa canzone ci siamo un po’ tutti, nello specifico poi si tratta di un riassunto di una serata realmente accaduta, romanzato, certo, ma non troppo.”

 

Anche il video non lascia indifferenti, ha un aspetto vintage e ben si sposa con le liriche: svelaci qualcosa di più sulla sua realizzazione. 

“Ammetto di aver avuto ansia durante la scena della rapina, perché avevo il passamontagna e una scacciacani in una zona dove sarebbe stato plausibile potesse accadere davvero. Durante le riprese sono passate due volanti, per fortuna non mi hanno visto, si sarebbe creato disagio.”

 

Raccontaci un po’ qual è stato il tuo percorso artistico finora e cosa ti ha spinto a fare il cantautore. 

“Ciò che mi ha spinto e che continuerà a spingermi a farlo, finché lo farò, è l’esigenza comunicativa. Ho iniziato a scrivere ormai otto anni fa e sin da subito ho iniziato ad esibirmi. Ciò che è cambiato in me, e quindi nella mia scrittura, è che prima vedevo la musica come un mezzo per arrivare agli altri, ora la vedo come un modo per tirarsi fuori.”

 

Ci sono degli ascolti che ti hanno particolarmente segnato?

“Certo, tra i miei album di riferimento Transformer di Lou Reed, Californication dei Red Hot Chili Peppers e in Italia, per esempio, Il padrone della festa di Silvestri, Fabi e Gazzè.”

 

Musicalmente parlando, come valuti il fermento attuale in Italia e come ti poni nei confronti della scena?

“Sono contento di vedere che sempre più gente si interessa alle nuove proposte; io per primo da sempre vado a cercare progetti inediti che possano piacermi. C’è bisogno di musica e, anche se ammetto che non tutto ciò che sento mi piace, penso che farla o ascoltarla non sia mai cosa sbagliata.”

 

Una curiosità: come hai scelto il tuo nome d’arte?

“L’ho scelto male.”

 

Sappiamo che, parallelamente alla musica, hai una carriera da doppiatore, ce ne parleresti? 

“Sì, è un lavoro che ho iniziato a fare da bambino; sono uno di quelli che chiamano figli d’arte. Tutta la mia famiglia lavora nel doppiaggio, nel cinema e nel teatro da generazioni. E’ un lavoro che mi piace e che non penso che abbandonerò mai, comunque vada con la musica.”

 

Uniamo le tue passioni con una domanda un po’ particolare. Se dovessi scegliere un film o una serie tv per cui ti sarebbe piaciuto lavorare alla colonna sonora, quale ci diresti?

“Probabilmente Skins, una serie che ho doppiato e che mi è piaciuta molto.”

 

Per salutarci, cosa prevedono i tuoi progetti futuri?

“Tanta musica e tanti concerti.”

 

Filippo Duò

 

Testacoda: un cantautore fuori dagli schemi

Testacoda è un cantautore decisamente particolare, dallo stile musicale e comunicativo molto personale. Classe 1994, originario di Como e di base a Milano, da meno di un anno ha pubblicato il suo primo EP, Morire va di moda, e il 20 dicembre esce il suo nuovo singolo guasto. 

L’amarezza dei testi è compensata da una musicalità calda e ben struttura, organica e piena. Chitarre, tastiere e programmazioni ritmiche si intrecciano molto bene supportando al meglio le liriche. 

Anche in guasto non mancano tutti questi elementi, esemplari di una certa estetica essenziale e lo-fi tipica del suo approccio alla musica, molto spontaneo, diretto e sintetico, proprio come lui. 

Abbiamo deciso, per l’occasione, di fare quattro chiacchiere con Testacoda per farci raccontare qualcosa su di lui, sul suo lavoro e sui suoi ascolti di riferimento. 

 

Ciao! Innazitutto parto subito chiedendoti una curiosità: da cosa deriva il tuo nome d’arte?

“Il nome suonava bene e ho deciso di usarlo, è figo anche il fatto di poterlo ribaltare su Instagram.” (il suo nickname è @codatesta, NdR)

 

Ci parleresti un po’ del tuo nuovo singolo guasto? Come è nato e cosa vorresti esprimere?

“All’inizio pensavo di chiamarlo pastiglie ma sarebbe stato troppo banale. Parlo di Gesù Cristo che per qualche strano motivo si è guastato.”

 

Come avviene il tuo processo compositivo? Quali fasi lo compongono?

“Scrivo e trovo una melodia quasi nello stesso momento, poi arriva la base e il brano si completa.”

 

La produzione è molto essenziale e diretta, per certi versi anche lo-fi: come è avvenuto il lavoro in tal senso?

Ah io chiedo quello che mi piacerebbe avere e se i ragazzi sono presi bene lo facciamo.”

 

Parlando del lato visivo, mi ha colpito molto l’artwork che porta anche la tua firma: ce lo racconti?

Non saprei sinceramente cosa dire, sono andato a casa di Simone che si era offerto per fare la cover e ha avuto questa idea del bagno fuori servizio, abbiamo pasticciato e alla fine, su Photoshop, non so perché ma è arrivato il maialino di Minecraft.”

 

Facendo un piccolo salto all’indietro, cosa ti ha avvicinato alla musica e qual è stato il tuo percorso fin qui?

Ho sempre ascoltato musica e non credo smetterò mai di farlo perché è l’unica passione insieme ai videogiochi che non si è mai placata.”

 

Hai degli ascolti che ti hanno influenzato nel corso della tua vita e che vorresti consigliarci?

Vi consiglio alcuni dischi che a me fanno impazzire: Trash Island, Blonde, Warlord e Don’t Forget About Me Demos.

 

E oggi, in questo nuovo panorama, chi apprezzi di più?

“Ora come ora sono tutto per ECCO2K, fatico a trovare qualcosa di innovativo in Italia e io per primo cerco di distaccarmi il più possibile dalle mie influenze (che non sono quelle che ho consigliato sopra) ma è molto difficile e come lo sento con me stesso così lo sento con gli altri.”

 

Per salutarci, cosa ci dobbiamo aspettare da te nel prossimo futuro?

“Nuove canzoni che cerco di rendere sempre diverse da quelle precedenti.”

 

Filippo Duò

 

ReCover #3 – The Rolling Stones “Their Satanic Majesties Request”

• All’ombra dei cuori solitari •

 

Dopo le crisi esistenziali causate dai precedenti album ho deciso di dedicare il terzo numero di questa rubrica ad un album del 1967, che con i suoi colori e la sua atmosfera spensierata ci aiuta a smorzare la tensione del periodo natalizio (non mentite, so che anche voi elfi di Babbo Natale siete sull’orlo di una crisi di nervi): sto parlando dell’album più incompreso e forse meno amato dei The Rolling Stones: Their Satanic Majesties Request.

Già dal titolo possiamo coglierne una dichiarazione d’intenti, che nel caso degli Stones è sempre provocatoria ed irriverente.

La giovanissima band si lasciò candidamente ispirare, trasportare e avvolgere dalla psichedelia — e dal successo — di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, il celebre capolavoro della band che nello stesso anno fece il boom di incassi.

In ogni fiaba che si rispetti c’è un antagonista che si oppone alla figura dell’eroe, ed ecco che i Rolling Stones erano perfetti per interpretarne la parte, in contrapposizione all’immagine candida dei Beatles.

Probabilmente fu anche a causa di questa narrazione conflittuale tra le due band, costruita ad hoc dai media, che TSMR venne visto come un tentativo fallito di rincorrere Sgt. Pepper.

Ma la realtà era ben diversa: la stampa continuava a dipingere la relazione tra i due gruppi come aspra e conflittuale, i ribelli contro i bravi ragazzi, e la gente ci credeva: per cui gli Stones stanchi della situazione decisero di comunicare tramite la cover come stavano le cose. 

Nascosti tra i fiori di TSMR ci sono i volti dei Beatles, come nel vestito della bambola di Shirley Temple nelle cover di Sgt. Pepper possiamo leggere “Welcome The Rolling Stones”: era il loro modo di esplicitare al pubblico con un dialogo silenzioso il profondo rispetto che provavano a vicenda.

Ulteriore prova ne è il brano Sing This All Together in cui possiamo sentire le voci di John Lennon e Paul McCartney.

E così dalle pennellate nere con cui Mick Jagger solo l’anno prima voleva ricoprire qualsiasi cosa passiamo ad un arcobaleno di colori accecanti e piuttosto acidi, conditi con una bella dose di esoterismo. 

La prima cosa che fa storcere il naso di tutti è la copertina: una copia spudorata? O semplicemente gli Stones vogliono fare il verso ai loro acerrimi nemici? 

La prima proposta per la cover (Mick Jagger nudo su una croce) venne scartata dalla produzione perché di cattivo gusto, ma evidentemente lo spirito kitsch era alla base di questo album: non solo interpretarono l’ispirazione lisergica in maniera del tutto sopra le righe, ma rimasero coerenti all’eccesso anche dal punto di vista visivo.

Infatti gli Stones optarono per contattare Michael Cooper, il fotografo che si occupò della celebre foto di copertina di Sgt. Pepper e gli chiesero di fare qualcosa di simile.

Il design del booklet è opera di Michael Cooper: all’interno troviamo un labirinto con al centro la scritta “It’s Here” che, riferita al titolo, risulta irraggiungibile se si prova a percorrerlo; lo circonda un densissimo collage fotografico che contiene dozzine d’immagini fra le più disparate, dai dipinti di Poussin a ritratti indiani, fiori e mappe.

La quarta di copertina fu invece affidata all’illustratore Tony Meeuwissen, che raffigurò i quattro elementi all’interno di una cornice.

Per quanto simili le due copertine vennero realizzate con uno spirito opposto: se i Beatles non fecero altro che posare in un set rifinito di tutto punto e in tre ore andarono via, i Rolling Stones lavorarono fianco a fianco col fotografo, occupandosi persino di andare a comprare i costumi e costruire il set, come testimoniano le foto di reportage che scattò Cooper.

Fu proprio lui a proporre la copertina 3D della prima versione, proprio per fare uno step oltre il suo lavoro precedente.

Una delle poche attrezzature per il 3D stava a New York per cui dovettero tutti trasferirsi negli States, aumentando ancor di più i costi di produzione che già erano piuttosto elevati, tant’è che finirono per lanciare 500 copie in edizione limitata che finirono tra amici e parenti: se inclinata, l’immagine lenticolare mostrava le facce dei membri della band che si girano l’una verso l’altra, ad eccezione di Jagger che posa con le mani incrociate sul petto aprendole nell’animazione. 

Andiamo a concludere la narrazione di questa fiaba acida: TSMR non ebbe il successo sperato, i fan accolsero tiepidamente questo improvviso cambio di rotta e Mick Jagger stesso nel ‘95 rinnegò l’album considerandolo un esperimento fallito, di cui si salvano solo due canzoni e il resto è privo di senso.

Alla classica domanda “Beatles o Rolling Stones?” ho sempre risposto coi primi, anche solo perché il fatto di averli approfonditi di più, ma in questo caso faccio un’eccezione: di fronte alla grandezza mastodontica di Sgt. Pepper nutro un affetto particolare per Their Satanic Majesties Request, che rimane un tassello importante della storia della musica. Mi piace pensarlo come una lunga e caotica jam session, una piccola parentesi liberatoria in un momento in cui le vicende personali si intrecciavano ad un periodo storico piuttosto movimentato: a tutta questa complessità l’unica reazione giusta sembrava la libertà di espressione.

E così, con la mia illustrazione ho voluto omaggiare questa piccola pausa dal blues prolungandone la jam session coi miei strumenti.

 

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Cinzia Moriana Veccia

Una chiacchierata rapida con I Botanici

Abbiamo incontrato I Botanici lo scorso sabato in occasione della loro data al Bradipop Club di Rimini: oltre a fotografare e goderci lo show, abbiamo avuto modo di fare quattro chiacchiere con la band.

 

Nome del nuovo disco?

Tutti: Origami

 

Quando è nato l’Ultimo disco?

Toni: “3 anni fa.” (ridono)

Gas: “Domani.”

Toni: “8 Ottobre 2019.”

 

Cosa porta questo album?

Toni: “Tanta miseria!” (risate)

Gas: “Sicuramente novità dal punto di vista della formazione, dal punto di vista dello stile e.. molto rock!”

 

Questo album ha cambiato il vostro genere?”

Il Ciani: “Vagamente si, dai! Ci sentiamo più integrati.”

Toni: “Ha cambiato le nostre vite radicalmente, possiamo dirlo.”

 

Da quanto sta durando questa promozione?”

Gas: “Questa é la sedicesima data da metà Ottobre.”

 

1 mese e mezzo, 2 mesi di live intensi, quindi…

Gas: “Speriamo sempre di più?!“ (guardando ammiccante al manager)

 

Avete prospettive più ampie?

Il Ciani:Soldi, macchine e fighe!” (risate)

Toni: “Io voglio la casa, le macchine e le fighe!”

Gianluigi (Manager): “Praticamente diventano gli Snoop Dog italiani!”

Gas: “Sicuramente un inverno e una primavera in giro, e un’estate di profilo per quel che riguarda il rock: proviamo a fare più date possibili, a divertirci e a coinvolgere un pubblico sempre maggiore.”

 

C’è qualche data particolare che volete segnalare?

Gas: “La settimana prossima siamo a Carpi e Milano, il 19 e 20 (Dicembre, ndr).”

 

In quali locali?

Gas: “ATP Live Music Club di Carpi e ROCKET di Milano. Milano è una data che ci ha sempre portato bene e che ci teniamo a fare bene.”

 

In bocca al lupo per tutto

Gas: “Io vorrei far salutare Stefano…”

Stefano: “Ciao mamma!”

 

Alla prossima!

Tutti: “Ciao Vez!”

 

Intervista lampo e Foto: Michele Morri

 

 

Si ringrazia I Botanici, Garrincha Dischi e Bradipop Club

Malto Beer Expo 2020

Torna Malto Beer Expo allUnipol Arena e raddoppia

Venerdì 3, sabato 4 e domenica 5 aprile 2020

Bologna

Dopo il grande successo della prima edizione, che ha portato oltre 9000 visitatori, torna allUnipol Arena Malto Beer Expo, la più grande esposizione italiana di birre artigianali.
Tra le grandi novità delledizione 2020: un nuovo allestimento, che permetterà di raddoppiare il numero di birrifici partecipanti alla manifestazione (75, contro i 40delledizione 19) mentre le birre artigianali da poter degustare saranno 500 (250 nella prima edizione).
Un giorno in più di manifestazione (oltre al sabato e alla domenica si aggiunge il venerdì) e dei nuovi orari: dalle 14:30 alle 19:00 Malto Beer Expo sarà solo evento fieristico con
Masterclass, Show Cooking, tour degustativi e delle classi di Beer Tasting intensive, della durata di 8h, che permetteranno di ricevere alla fine del corso un diploma di Beer Taster.
Una nuova app, creata in collaborazione con Yhop, che permetterà ai visitatori di seguire tutti gli aggiornamenti sulla manifestazione prima e durante lo svolgimento dellevento.
Beer Pop Award: il concorso che eleggerà la birra regina della manifestazione.
A determinare il vincitore del premio saranno proprio i visitatori, che potranno scegliere le loro birre preferite e dare la loro preferenza tramite l’app della manifestazione.

Le numerose novità inserite nell’edizione 2020 puntano a raggiungere le 20.000 presenze nei tre giorni, raddoppiando così i numeri dell’edizione passata, per presentare Malto Beer Expo tra la platea delle piùimportanti esposizioni di birra artigianale europee.

Qui di seguito i primi birrifici annunciati
Italiani: Argo, Baus Beer, Biren, Birra Bagnino, Birra Barbanera, Birra Mastino, Birra Perugia, Birrificio Abruzzese, Birrificio Amerino, Birrificio Artigianale Curtense, Birrificio Clandestino, Birrificio Del Catria, Birrificio Emiliano, Birrificio Evoque, Birrificio Forum Iulii, Birrificio Lariano, Birrificio Manerba, Birrificio Mezzopasso, Birrificio Oldo, Birrificio Pontino, Birrificio Rurale, Brewberry, Brewfist, Busa dei Briganti, Canediguerra, Cascina Motta, Croce di Malto, Doppiobaffo, Edit, Extraomnes, Foglie dErba, Giustospirito, Hammer, Il Mastio, La Buttiga, MC77, Mine Brewery, MFB Manifattura Birre Bologna, Statale Nove, The Wall Beer, Vetra
Stranieri: Amundsen, Brew By Numbers, Brewdog, Burnt Mill, Gaffel, Fourpure, The Kernel, Mikkeller, Moor, Overworks, Partizan Brewing, Rogue, Schwarzbraeu, Siren Craft Brew, Stone Brewing, To Øl, Whiplash.
*Il 27 gennaio saranno annunciati gli altri birrifici partecipanti



Evento in collaborazione con: Zamboni53, Ales&Co.,Brewberry, Yhop, Unipol Arena

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PREZZI
Biglietti disponibili dalle 9:00 di mercoledì 18 dicembre su boxerticket.it, ticketone.it, Zamboni53 Store e tutti i punti vendita autorizzati Boxerticket e Ticketone

Intero (giornaliero) 8,00 + ddp
Abbonamento 3 giorni 16,00 + ddp
Tour 15,00 + ddp
Tour + biglietto intero 22,00 + ddp
Beer Taster Academy (8h di corso) + abbonamento 3 giorni 75,00 + ddp

CONTATTI – INFO
www.facebook.com/maltobeerexpo/
https://www.instagram.com/maltobeerexpo/
www.maltobeerexpo.com
[email protected]
[email protected]

051758758

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I-DAYS 2020: anche gli INCUBUS sul palco del festival nella stessa giornata di AEROSMITH!


INCUBUS
ARRIVANO IN ITALIA
SABATO 13 GIUGNO 2020
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SI ESIBIRANNO NELLA STESSA GIORNATA
DI AEROSMITH

 

INCUBUS saliranno sul palco del MIND Milano Innovation District prima degli AEROSMITH nella giornata di sabato 13 giugno 2020.

Il gruppo pubblicherà prossimamente un nuovo album di inediti, anticipato dal singolo “Into the summer”, già disponibile su tutte le piattaforme online (videoclip qui: https://www.youtube.com/watch?v=2dn6gRWaoc0).
Gli Incubus sono una delle band alt-metal più famose del nuovo millennio. Formatasi nel 1991 nella San Fernando Valley, più precisamente nel sobborgo di Calabasas (California), la formazione comprende: Brandon Boyd(voce, percussioni), Mike Einziger (chitarra), Chris Kilmore (tastiere), Ben Kenney (basso) e José Pasillas (batteria).
Ad oggi gli Incubus hanno venduto oltre 23 milioni di dischi nel mondo.

Gli Incubus si aggiungono al cast di stelle della nuova edizione di I-DAYS che comprende già SYSTEM OF A DOWN e KORN il 12 giugno 2020, gli AEROSMITH il 13, i FOO FIGHTERS il 14, VASCO ROSSI il 15 giugno e BILLIE EILISH il 17 luglio.

I biglietti per tutte le date sono disponibili per l’acquisto sulle piattaforme digitali Ticketmaster, Ticketone e Vivaticket e in tutti i punti vendita autorizzati.

I-DAYS 2020 si tiene nello stesso spazio che nelle scorse stagioni ha accolto Eminem, Pearl Jam e Imagine Dragons, al MIND Milano Innovation District (area expo), una zona verde specifica attrezzata per i grandi concerti, altamente qualificata e dotata di tutti i servizi: treno e metropolitana che la collegano al centro di Milano, parcheggi, servizi igienici residenti, un’ampia zona food & beverage con una vasta e variegata offerta di cibi e bevande, anche vegetariani e vegani. Un ambiente adeguato per accogliere nel miglior modo il pubblico della musica live internazionale.

Virgin Radio è la radio ufficiale.

Intesa Sanpaolo: nel 2020 la banca offrirà ai propri clienti altre sorprese legate a questo festival, nell’ambito del programma Reward.

Scarica l’APP ufficiale di I-DAYS, disponibile per Android e iOS > hyperurl.co/idaysapp per non perderti nessuna sorpresa!

Per tutte le informazioni sui biglietti e i pacchetti visitare:https://idays.it/it/tickets

Ufficio Stampa Live Nation Italia:
[email protected]Per ulteriori informazioni sulla data italiana:
LIVE NATION ITALIA
(TEL. 02.53006501; [email protected])
http://www.livenation.it

Lui si chiama Giovanni e il suo nome è un plurale

È uscito il 22 marzo scorso Poesia e Civiltà, il nuovo album di Giovanni Truppi per Virgin Records. Il cantautore, originario di Napoli ma romano di adozione, sta portando live il suo nuovo lavoro di undici pezzi per tutta l’Italia. Gli abbiamo fatto qualche domanda poco prima del suo concerto, il 6 dicembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma. 

 

Stasera suonerai qui all’Auditorium: com’è suonare in un posto del genere, con delle persone sedute? Come la vivi?

Con molta paura (sorride). Ovviamente è bellissimo. Non è che io faccia rock ma comunque mi ritrovo a suonare molto spesso in dei contesti che in qualche modo hanno delle caratteristiche quantomeno poco rumorose. Il silenzio è bellissimo perché ti permette di fare il tipo di performance che ti eri immaginato ma allo stesso tempo è una grande lente di ingrandimento su quello che fai e ti dà più responsabilità.”

 

Con Poesia e civiltà vi ritrovate in sei sul palco. Questo sicuramente permette di riprodurre l’album in modo quasi del tutto fedele (tranne che per gli archi). Suonare con una band così allargata è una cosa che avresti sempre voluto oppure è stata una necessità propria dell’album?

Durante la mia carriera ho fatto tutte le combinazioni: tanti live da solo, tanti in duo, tanti in trio e tanti in quartetto. Mi manca il quintetto. Comunque, era una necessità per questo disco ma in realtà adesso non mi immagino di suonare con meno persone perché mi trovo molto bene in questo complesso. Facendo il cantautore mi posso permettere di vestire le canzoni in tanti modi diversi e quindi è anche bello poter cambiare.”

 

Il 22 novembre è uscita Mia con Calcutta. Il brano anticipa un EP che uscirà a gennaio. Com’è nata la collaborazione con Calcutta e l’idea di un fumetto che accompagnasse la canzone?

Sia Edoardo (Calcutta) sia Antonio Pronostico sono persone con cui c’era già un rapporto di stima. Ci conosciamo da tanto tempo e quindi è stato tutto piuttosto naturale.”

 

Il nuovo EP si chiamerà 5 e al suo interno ci saranno alcune canzoni che già conosciamo e che hai rivisitato insieme ad altri artisti ed altre completamente nuove. Come mai hai deciso di reinterpretare le tue canzoni con altri musicisti?

Non saprei dirti… In realtà è nato tutto in maniera abbastanza spontanea. Io avevo questa idea e chiacchierando con la mia casa discografica abbiamo pensato di realizzarla prima dell’uscita di un album, di un nuovo vero album. Ci sono degli artisti con cui ero molto contento di poter fare delle cose e da qui è nato il tutto.”

 

Sai che Scomparire è stata cantata a X Factor da Eugenio, su proposta di Mara Maionchi. Come ti ha fatto sentire questa cosa? 

Mi ha fatto moltissimo piacere. Considerato l’ambito nel quale io mi muovo, che è molto lontano da X Factor, il fatto di poter interloquire con quella realtà mi ha fatto piacere. Quando ti rendi conto che riesci a parlare anche a persone che magari sulla carta sono diverse da te, credo che sia una cosa che dà soddisfazione.”

 

Credo di poter dire che ci sono artisti che danno più importanza al testo, altri alla musica e altri ancora che ricercano un equilibrio tra le due cose. Ti identifichi in una di queste categorie? Ci sono pezzi dove la musica per te ha più valore del testo, se così possiamo dire, o viceversa?

Mi rendo conto che spesso ascoltando le mie cose possa sembrare che io dia una rilevanza maggiore al testo. Però penso che per far venire fuori il testo in un certo modo, sia fondamentale una musica di un certo tipo. Quindi non riesco proprio a immaginarmi una bilancia dove c’è un elemento che pesa di più e credo che questa sia la magia delle canzoni.”

 

Truppi 2

 

Cecilia Guerra

Foto: Simone Asciutti

Bryan Adams @ Unipol Arena

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• Bryan Adams •

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Unipol Arena (Bologna) // 14 Dicembre 2019

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Foto: Luca Ortolani

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Grazie a: D’Alessandro & Galli | Bruce Allen Talent

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Funk Shui Project | Davide Shorty | Johnny Marsiglia @ Bronson

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Funk Shui Project + Davide Shorty + Johnny Marsiglia

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Bronson (Ravenna) // 14 dicembre 2019

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Foto: Isabella Monti

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Giorgio Canali & Rossofuoco @ Locomotiv Club

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• Giorgio Canali & Rossofuoco •

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Locomotiv Club (Bologna) // 14 Dicembre 2019

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Grazie a: Locomotiv Club

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I Botanici @ Bradipop Club

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• I Botanici •

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Bradipop Club (Rimini) // 14 Dicembre 2019

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