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Mese: Aprile 2020

GERMINALE, SEMI DI SCRITTURA

Germi – Luogo di Contaminazione, lancia un’iniziativa aperta a chiunque voglia narrare questo
tempo in forma di racconto breve o poesia. I testi migliori, selezionati dai quattro soci dello
spazio milanese (Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo, Francesca Risi e Gianluca Segale), saranno
raccolti in un volume.

Milano, 20 aprile 2020 – Dopo molta musica in diretta Facebook, suonata nell’ambito
dell’iniziativa #StayON, che ha coinvolto artisti e club in una raccolta fondi, Germi, lo spazio
milanese di Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo, Francesca Risi e Gianluca Segale rilancia verso il
territorio della scrittura.
E questa volta lo fa chiedendo al proprio pubblico e alla vastissima comunità social di partecipare
a Germinale, iniziativa aperta a scrittori e appassionati che vogliano narrare questo tempo
attraverso un racconto breve o una poesia.

I testi migliori, selezionati dai quattro soci di Germi, saranno poi raccolti in un volume.

Questo, il messaggio con il quale i quattro hanno presentato l’iniziativa:

Ospitare virtualmente artisti in diretta sulla nostra pagina Facebook è stato un modo per non
perdere il legame con chi ci segue da lontano o con chi mette fisicamente piede a Germi.
Ma in effetti anche a noi mancava qualcosa: le persone che entrano a Germi, che chiacchierano al
bancone, che scelgono un libro. Così abbiamo pensato che forse anche dall’altra parte dello
schermo c’era chi aveva qualcosa da dare, non solo da ricevere. Ci sembra una buona occasione
per offrire una doppia direzione allo scambio.

Germinale è un’idea che nasce in un pomeriggio di sole in piena quarantena. Il nome evoca la
primavera, la letteratura e, in senso lato, la spinta della vita. Raccogliere racconti e poesie sotto a
un cappello così denso di significati ci sembrava un modo per aprire le porte e far entrare chi ha
qualcosa da dire, chi ha bisogno di dirlo per liberare energie compresse.

Ben consapevoli che potremmo trovarci sommersi di materiali, abbiamo preso l’impegno di
leggere tutto ciò che arriverà. E se pure siamo certi che tra quegli scritti ci sarà qualche diamante,
non è certo la ricerca di talenti che ci ha spinti a mettere in piedi Germinale.
È più il senso dello scambio tra noi e la nostra comunità”.

Per partecipare a Germinale basta inviare il proprio scritto (in forma di racconto breve o poesia ,
massimo 5 cartelle) [email protected]

Ghemon “Scritto Nelle Stelle” (Carosello Records/Artist First, 2020)

Ci sono artisti che è più facile inquadrare, attorno ai quali — volenti o nolenti — si creano determinate aspettative e quindi rischiano di sentirsi ripetere la solita solfa del “eh ma non è più quello di una volta” ad ogni tentativo di cambiare rotta. E poi ci sono quelli che sfuggono ad ogni classificazione tradizionale e dai quali non si sa mai cosa aspettarsi. Gianluca Picariello, in arte Ghemon, è sicuramente uno di loro e con il suo ultimo disco ne ha dato ulteriore conferma.

Uscito tre anni dopo il suo ultimo lavoro e anticipato dai singoli Questioni Di Principio, In Un Certo Qual Modo e Buona Stella, Scritto Nelle Stelle fa sentire tutta questa distanza temporale. È un album più sereno, più consapevole e, se la vita fosse un film, sarebbe il naturale sequel di Mezzanotte, quello in cui il protagonista riconosce l’importanza del passato, se lo lascia alle spalle e approda così alla serenità. 

Champagne, terza canzone del disco, parla proprio di come ormai siano stati regolati i conti con il passato e il ritornello recita “Stappo una boccia di champagne / Per il pericolo scampato / Chissà se non mi fossi fermato, dove sarei a quest’ora”. Anche in Inguaribile e Romantico si prende consapevolezza di ciò che si era e si è, ma c’è una persona importante accanto che capisce, sostiene e incoraggia quando sembra di non farcela.

I toni quindi sono più chiari rispetto al passato, ma non mancano la sincerità e la genuinità che contraddistinguono la sua discografia. Anche i momenti della quotidianità più banali, quelli che meno si prestano a diventare canzoni, vengono fissati in una traccia da 3 o 4 minuti. È questo che si vede ad esempio in Due Settimane, che inizia con “Spero che tu non abbia niente in programma stasera / Perché io appena metto il culo sul divano sverrò”. 

Non di soli eccessi vive la musica, evidentemente…

L’onestà dei testi si inserisce su musiche molto diverse tra loro, che vanno dal cantautorato al rap, dal soul all’hip hop, passando per sonorità quasi anni ’80 come in Io e Te oppure per il bellissimo connubio tra pianoforte e voce in Un’Anima, un pezzo incentrato sulla sindrome dell’impostore, quell’autosabotaggio a cui si tende quando non ci si sente all’altezza di una situazione. 

Sicuramente Scritto Nelle Stelle esce in un periodo non esattamente luminoso per nessuno, nemmeno per il mondo della musica. Però, in questi giorni più che mai, sono proprio la musica e l’arte in senso lato ad avere il privilegio – e forse anche un po’ l’onere – di farci sentire meno soli. 

 

Ghemon

Scritto nelle Stelle

Carosello Records/Artist First, 2020

 

Francesca Di Salvatore

“Galline Elettriche” online il nuovissimo album di Malbianco

Distorsori, elettronica e timbriche cerulee, così Malbianco irrompe nella monotonia di questa quarantena a partire da oggi 15 aprile con il suo nuovo album Galline Elettriche disponibile su tutte le piattaforme digitali (Spotify, Youtube, Apple Music, Google Play Music, ecc.).

Le chitarre fanno le fusa a riff elettronici fondendosi con testi non convenzionali in un avvolgente connubio vorticoso e mai banale. Questa la realtà a tratti malinconica, altre volte carica di energia che ci viene cantata e raccontata dalla band Irpina forse proprio nel suo album più maturo.

Galline Elettriche è infatti il terzo disco, dopo l’omonimo primo album e Bloom Boom (disponibili online sugli stores), del progetto musicale Malbianco nato sei anni fa dall’idea di Carlo (voce e chitarra). Dal 2015 ne entrano a far parte Antonio (chitarra solista) ed Alessandro (basso, synt e drum machine) dando vita all’eclettico trio.

Le sonorità alternative ed indie si fanno strada in modo originale nell’attuale panorama della musica indipendente tutta italiana. In attesa di poter tornare a saltare sotto i palchi con loro, non resta dunque che ascoltarli per combattere l’odierna alessitimia e rompere la quotidianità. Provare per credere.

 

Link all’album: https://lnkfi.re/Gallineelettriche

Link instagram: https://www.instagram.com/_malbianco_/

Link facebook: https://www.facebook.com/malbiancomusic

Link al youtube: https://www.youtube.com/c/MalbiancoMusic

 

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Novastar: il mondo possibile di Cavaleri

Barbara Cavaleri è una cantautrice pop italiana. A sei anni dall’uscita del suo primo album in inglese So Rare, il 28 Gennaio 2020 pubblica Come una Stella/Novastar. L’album è la rappresentazione di una città futuristica chiamata Novastar, dove la protagonista è schiava delle convenzioni e dei paradigmi morali ed estetici della società e vive, citando una delle canzoni dell’album, come in una lattina. Gli abitanti di Novastar sono alienati in bilico tra il voler godere dei privilegi di “questo gioiello contemporaneo” e il sacrificio quotidiano per attenersi alle sue regole di omologazione. Un universo estraneo alla nostra realtà in cui l’ascoltatore non può che rivedere alcune delle sfumature più tetre del nostro tempo. 

 

Quando nasce il progetto dell’album e come si è sviluppato il processo creativo?

“Il progetto nasce intorno al 2018. La prima canzone che si è concretizzata è stata Le parole, l’ultima della tracklist ma la prima in ordine di scrittura. L’idea dell’album nasce dopo anni di lavoro incessante. Alcuni progetti sono andati in porto, mentre altri per varie ragioni non mi sono sentita di pubblicarli.
Questo album è stato molto nitido fin da subito nella mia mente. Una volta scritta Le parole si è materializzata Novastar, la città futuristica e la protagonista, proprio come se fosse la trama di un romanzo di un film. Ho poi sviluppato tutte le canzoni dell’album, intorno agli argomenti che mi premeva di più sviluppare. La genesi è durata circa due anni fino alla pubblicazione il 28 Gennaio 2020. Sono un’artista che vuole prendersi tempo per trovare i collaboratori giusti.”

 

Tre parole che useresti per descrivere il tuo album?

“Si tratta di un lavoro libero, fuori dalle convenzioni attuali di scrittura, ma è scritto e prodotto in modo molto coerente. Il secondo aggettivo è contemporaneo: le sonorità sono ricercate, calibrate, si va da una ballad pop romantica come Come una stella, fino ad una sperimentazione più forte come Bomba. Il terzo aggettivo è ponderato, in quanto ci sono stati anni di impegno e lavoro dietro.”

 

In Lattina, il singolo d’uscita dell’album, la protagonista osserva “la sua vita futuristica” una frase che mi ha colpito molto è “come se tutto corrompesse la mia integrità” da che cosa è corrotta l’ integrità della protagonista?

“Tutto. In una vita in lattina qualsiasi cosa corrompe l’integrità della protagonista. Se io, donna di Novastar, esco dai parametri in cui gli abitanti della città devono stare, ovvero rispettare ritmi di lavoro incessanti per il progresso della città o riconoscersi forzatamente in un’affiliazione politica o morale, la mia integrità è bruciata. La protagonista ha sposato così come tutti i cittadini di Novastar, uno stile di vita fuori dal quale non potrebbero essere ammessi  privilegi materiali e di benessere economico. Deve restare in una lattina, all’interno di certi parametri sociali, conformandosi all’individualismo che non per forza assume un’accezione negativa. Viviamo e siamo soli in case dove si fatica a costruire un nucleo familiare perché tutto è sacrificato.” 

 

Il brano Body Not Soul, sembrerebbe una critica spietata alla ricerca di canoni estetici impossibili da raggiungere. A cosa in particolare ti riferisci? 

“La protagonista parte da un’introspezione e dice a sé stessa:“ho comprato mille creme e smalti fluo per coprire tutto il nero che ho dentro”. Cerca quindi di gestire un mondo interiore molto scuro e fa fatica a stare al passo. A Novastar devi scegliere chi essere a livello estetico, ed essere all’altezza di questo estetismo, altrimenti non puoi farne parte. La città, come dico anche nella canzone Contemporaneo, è un gioiello e noi siamo eletti nel poterci stare ma allo stesso tempo dobbiamo rispettare dei canoni estetici precisi e vestire una pelle 2.0. Si presta ad essere interpretata come una critica ai canoni estetici della nostra società ma onestamente si tratta più di una finzione che acquisisce significato all’interno della narrazione di questa storia, è tutto esacerbato.”

 

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Nonostante le strutture che coabitano il mondo artificiale ed ovattato di Novastar, vi è spazio anche per l’amore? 

“La risposta è si, assolutamente si. Per la protagonista si tratta di una ricerca incessante.Quando mi è stata proposta Come una Stella ho pensato che fosse perfetta per rappresentare l’amore di coppia, di qualsiasi coppia si tratti. E’ una canzone introspettiva, in cui la protagonista fa spazio dentro di sé per accogliere l’amore senza abbandonarsi alla vanità o a ricerche effimere. I momenti di massima dichiarazione d’amore sono Come una Stella, per l’appunto, e Ballare Fino al Mattino. In quest’ultimo brano, l’amore viene inteso come amore per l’umanità. Vi è la liberazione spirituale della protagonista che capisce che anche dentro a questo mondo artificiale può esistere una comunità. La cosa più semplice che le persone possono fare all’interno di una comunità è quella di accomunarsi con un corpo, ballare. Più siamo costretti a stare vicini, più siamo capaci di abbandonare i nostri schemi e le nostre sovrastrutture. La natura umana prevale.”

 

Secondo te, dopo la quarantena la nostra società tenderà ad assomigliare al mondo futuristico, virtuale e individualista di Novastar o pensi che al contrario ci sarà un’inversione di marcia verso una realtà primordiale e più autentica? 

“La mia opinione è che alcune persone trarranno un insegnamento da questa situazione e ne usciranno cambiate. Ora siamo soli a contatto con le nostre nevrosi e dobbiamo affrontarle per forza. C’è chi ne uscirà impoverito, soprattutto dal punto di vista economico e questo potrebbe portare all’adozione di meccanismi di protezione, come l’ignorare gli altri. Ho creato Novastar con il privilegio della fantasia, della libertà di rappresentare qualcosa che deriva dal nostro mondo ma che è liberamente ispirato. La mia è la proiezione di un possibile scenario ma tutte le proiezioni possono cambiare. C’è chi si chiuderà in casa davanti al proprio computer, c’è chi invece al contrario vorrà trasferirsi e andare a vivere in campagna. Ognuno avrà l’occasione di decidere dove andare dopo.”

 

Immagino che tour e live siano stati rinviati. Mi domando se inizialmente ci fosse l’intenzione di fare dei concerti e come pensi di gestire ora il tuo lavoro?

“Ho messo da parte l’idea della promozione live perché ho capito che si tratterà di un periodo lungo e non vorrei mettere a rischio le persone.
Abbiamo a che fare con la morte: persone che soffrono, persone che stanno lavorando duramente e quindi io ho avuto bisogno di rispettare questa cosa. Ora però, sono in una fase in cui credo che ci sia bisogno di ascoltare cose belle e stare bene.
Ieri per la prima volta ho pensato che si aprirà un filone di concerti online perché è difficile stare in silenzio per tanto tempo. Mi auguro che nascano delle alternative che facciano onore ai musicisti e alla loro funzione sociale in questo momento.”

 

Giulia Illari

ReCover #7 – Pixies “Doolittle”

• Una scimmia andalusa •

 

Fu il mio professore di fumetto a consigliarmi di ascoltare i Pixies, un giorno a lezione.

All’epoca frequentavo l’università, e siccome non avevo un soldo in tasca lavoravo in un ostello come portiere notturno: in cambio di alloggio, s’intende, non di soldi.

Dovendo star sveglia tutta la notte avevo sette ore libere per studiare, guardare film e ascoltare musica, e Doolittle dei Pixies fu parte della mia colonna sonora di quell’anno folle e senza sonno.

Prima traccia, Debaser: iniziai a saltellare sulla sedia nel silenzio della reception; al secondo ascolto, che faccio sempre con testo alla mano, quasi non caddi dalla sedia: “I am un chien andalusia”.

E qua capisco che l’ambizione dell’album è grande, e la dichiarazione d’intenti limpida.

Quella frase in particolare fa riferimento al capolavoro cinematografico Un Chien Andalou del 1929, diretto da Luis Buñuel e Salvador Dalí, che definire solo come cortometraggio surrealista sarebbe sminuirne la grandiosità e l’importanza che ebbe nella storia dell’arte.

Le interpretazioni della pellicola son tante, ma ciò che è chiaro è la forza con cui s’impone nei confronti dello spettatore e nei confronti della settima arte stessa: nella prima scena il Buñuel-personaggio taglia l’occhio della sua compagna, e così facendo Buñuel-regista taglia l’occhio dello spettatore, che al tempo mai si sarebbe aspettato di vedere una scena simile.

Il frontman della band Black Francis, appassionato di cinema surrealista, in un intervista disse che “se provi a spiegare il mistero che c’è in qualcosa che hai scritto, ciò che prima sembrava destinato all’eternità in un attimo diventa stupido”.

Ad esempio Monkey Gone to Heaven all’inizio era solo una frase che Black Francis usava per il gancio, ma che poi decise di lasciare così perché funzionava. La stessa bassista Kim Deal ammise di non conoscere nemmeno le parole e il significato di molte canzoni.

La matrice surrealista è evidente e coerente nel lavoro che fecero Simon Larbalestier e Vaughan Oliver nella realizzazione della cover dell’album, pubblicato nell’Aprile del 1989. Cercarono di raccontare per immagini i testi sotto l’ottica grottesca e underground dei Pixies.

I due artisti ebbero accesso ai testi del nuovo album (opportunità rara per chi crea le cover) e ciò consentì loro di averne ben chiaro lo spirito prima di mettersi a lavoro sul booklet, cosa che a detta di entrambi fece la differenza.

Si può dire che la carriera dei Pixies sia cominciata insieme a quella del fotografo Larbalestier con l’uscita di Come On Pilgrim (1987), e da questo momento il suo lavoro si lega indissolubilmente per lungo tempo con quello del graphic designer Oliver, recentemente scomparso all’età di 62 anni.

Le foto per Doolittle racchiudevano un mix di interessi e tematiche care a Larbalestier, Oliver e Black Francis: macabro, surrealismo, angoscia ed esistenzialismo.

La produzione chiese a Larbalestier di realizzare dei lavori a colori, per distanziarsi dai precedenti album monocromatici, ma il fotografo ignorò totalmente le raccomandazioni e scattò tutte le foto in bianco e nero.

La richiesta venne soddisfatta dall’intervento di Olivier, che aggiunse texture e geometrie rimanendo comunque fedele allo spirito decadente degli scatti: ottennero così il mix di surrealismo e grunge perfetto per raccontare visivamente l’album.

Una tecnica utilizzata dagli artisti surrealisti era quella del Cadavre Exquisit, una sorta di staffetta creativa in cui ognuno aggiunge il suo contributo all’opera attingendo dall’inconscio, e il modo in cui si è lavorato all’album mi ha ricordato molto questa tecnica.

Infatti una volta ricevuti i testi via fax da Black Francis, Larbalestier lavorò da solo agli scatti, realizzando set specifici per ciascun’immagine, e usando un solo rullino per set, in modo da ottenere un risultato preciso.

Una volta conclusi gli shooting passò il materiale a Oliver, che diede il tocco di colore richiesto.

Fu un lavoro di squadra ma soprattutto di fiducia reciproca, grazia alla quale diedero vita ad una cover unica.

“Se qualcuno ha avuto una grande influenza su di me è stato proprio David Lynch. Lui ti mette davanti qualcosa ma non te la spiega”.

Fu un altro cineasta dunque ad ispirare fortemente Black Francis, che con Eraserhead conquistò la sua attenzione tanto che i Pixies fecero una cover di In Heaven, la canzone della celebre Lady In The Radiator del film.

Non a caso anche il cinema di Lynch ha una forte influenza surrealista, sebbene incasellarlo in un’unica corrente artistica sia impossibile.

L’interesse principale di Lynch è infatti quello di scavare al di sotto della realtà delle cose, andando oltre l’apparenza: ce lo dice chiaramente all’inizio di Blue Velvet (1986), con una scena che è entrata nei libri di storia del cinema. 

Curioso come questo viaggio sia iniziato con un occhio tagliato e si concluda con un orecchio mozzato; due pellicole in cui tutto è in contrasto: luce e ombra, sonno e veglia, realtà e sogno. 

Esattamente come in Doolittle, esattamente come il mio anno in Ostello.

 

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Cinzia Moriana Veccia

“SIAMO RIMASTI NOI” dei SUONATORI IN CASA -13 musicisti a sostegno della Fondazione Marco Simoncelli per raccolta fondi a favore dell’Ospedale Infermi di Rimini

dei

SUONATORI IN CASA

13 musicisti a sostegno della
Fondazione Marco Simoncelli

per la raccolta fondi a favore dell’Ospedale Infermi di Rimini

per l’emergenza Covid-19

 

ONLINE IL VIDEO

 

 

In radio e in digitale “SIAMO RIMASTI NOI” dei SUONATORI IN CASA, canzone realizzata da 13 musicisti, ognuno dalla propria casa, come simbolo della creatività artistica che, se anche isolata, non può e non vuole fermarsi!

 

“SIAMO RIMASTI NOI” è un grido di speranza e di coraggio, e aiuterà la raccolta fondi organizzata dalla Fondazione Marco Simoncelli (https://www.gofundme.com/f/fondazione-simoncelli-x-ospedale-infermi-di-rimini) a favore dell’Ospedale Infermi di Rimini per l’emergenza Covid-19.

 

«Ho scritto questo brano e l’ho voluto condividere con altri musicisti per dire che anche nell’isolamento la creatività e la condivisione possono realizzarsi e se legate ad un progetto benefico, la collaborazione, prende un significato ancora più alto», commenta Lorenzo Semprini.

 

Paolo Fresu dichiara: «Ci sono perché in questo momento bisogna esserci. Sempre. Perché il prossimo, anche quello più lontano, ha nella propria casa una finestra come la nostra dalla quale poter guardare il mondo».

 

Il brano prodotto da Gianluca Morelli (Landlord) di Deck Recording Studio e scritto da Lorenzo Semprini (Miami & the Groovers), con il supporto dell’ Associazione Nebraska, vede la partecipazione di diversi artisti e musicisti come: Leo Meconi (per gentile concessione di Azzurra Music), Elisa Semprini (corista e violinista della band di Umberto Tozzi), Michele Tani (pianista dei Nashvillle & Backbones), Massimo Marches (già chitarrista per Siria, Braschi, Federico Mecozzi, Braschi, Filippo Malatesta), Luca Angelici (Miami & the Groovers), Fabrizio Flisi (Siman Tov Quartet), Luca Montanari (Landlord), Daniele RizzettoMarco Andrea Francis Carnelli (Mama Bluegrass band), Mario Ingrassia con la partecipazione straordinaria del trombettista Paolo Fresu.

 

La canzone è accompagnata da un videoclip (https://youtu.be/WSohNzv4QT0) in cui i vari musicisti eseguono la propria parte dalla loro abitazione per costruire un “continuum” spazio temporale virtuale ma altamente significativo.

 

 

Filippo Broglia – RECmedia comunicazione e promozione [email protected] tel. +39 335 390391

Mavi Phoenix: the freedom of being pop

Questa intervista è disponibile in italiano qui

 

Mavi Phoenix, 22 years old from Linz, Austria, starts writing and producing songs in his bedroom since he was 11. At the moment, he is one of the most promising pop artists in Europe.

His debut album Boys Toys came out on April 3rd on LTT Records and it is a concept album that takes in and twists his inspirations in order to give back an original picture of himself through each song.

We interviewed Mavi to talk about the album and to learn more about the research his artistic course is based on.

 

Hi Mavi! Your new single 12 Inches has recently come out and it anticipates the release of your debut album Boys Toys: how does it feel to be an artist with his first full length album done? Are you excited about the release?

“It took me very long to release an album, so yeah I’m super excited for it. Also because it’s so personal, I mean you just mentioned 12 Inches which is the most personal track I’ve ever written, I feel like this is a very special record that will touch a lot of people’s lives.”

 

How would you describe the sound of your album? What are you aiming for, musically speaking? Are you satisfied with the final result?

“I’m never 100% satisfied with anything I do and I think that’s important for growth. But of course I love the album and I think it really fits my current situation. Also sound wise, there is a punk attitude on this record but it’s also very soft and emotional, then again it’s big and it’s pop. I think it’s a good mixture of everything I like.”

 

When did you start playing music and which channels did you prefer to share it with the world?

“I started writing songs when I was around 11 and also produced at that time, I actually started out as a producer. When I was 13 I uploaded a bunch of songs to MySpace. Then Soundcloud, Youtube…”

 

Your music mixes rap with pop and electronic music: is there any artist in particular that influenced you? If so, who specifically and how?

“I’ve mentioned him 100 times now and I’ll do it again: Tyler The Creator was a very big influence for years now for me, and also for my album Boys Toys. But I like so many artists and am influenced by so many. I’d say in particular for this record: Rage Against The Machine, N*E*R*D, The Black Eyed Peas… All bands that I’ve listened to since I’m very young.”

 

Now a more personal question, if you don’t mind, in regards to your coming out last Autumn: how do you feel this event changed your relationship with yourself and the perception of the world that surrounds you? Has it affected the relationship with your fans and the crowd at your concerts? How?

“Yes I think everything changed with this outing. Not for me personally, because I believe I’ve always been the same. But just to release this tension that’s been building up since years really affected my music and then again the relationship with my fans. They are incredibly supportive and like when I get personal and talk about real stuff. After my first concert after coming out people came up to me and told me how free and released I seem.”

 

Lastly, which are your plans for the future? Shall we expect your music to be influenced by these strange days of social distancing if not proper quarantine we are living?

“I’m taking this time off now to really concentrate on my transition but also on how I wanna continue musically in the next years. I’m producing more on my own since I can’t go to the studios with producers. Trying to make something good out of this really bad situation.”

 

Thank you for your time, we hope to see you live again soon!

 

Margherita Lambertini

Cover photo: Nils Müller

 

Thanks to Astarte

Mavi Phoenix: la libertà di essere pop

This interview in also available in English here

 

Mavi Phoenix, ventiduenne di Linz ma di ascendenze siriane, inizia a scrivere e produrre da quando aveva undici anni le prime canzoni nella sua cameretta. Attualmente è uno degli artisti pop più promettenti in Europa. 

Il 3 aprile 2020 è uscito, tramite etichetta LTT Records, l’album di debutto Boys Toys: un concept album che prende e stravolge le sue ispirazioni restituendoci ad ogni brano un’immagine originale di sé stesso.

Abbiamo intervistato Mavi per parlare dell’album e per conoscere la ricerca di sé che sta alla base del suo percorso artistico.

 

Ciao Mavi! Il tuo nuovo singolo 12 Inches è uscito da poco e ha anticipato la pubblicazione del tuo album di debutto Boys Toys: come ci si sente ad essere un artista con il primo album appena completato? Sei eccitato per l’uscita?

“Mi ci è voluto davvero tanto per pubblicare un album, quindi si, sono super eccitato. Anche perchè è così personale, mi spiego, hai appena citato 12 Inches che è la traccia più personale che abbia mai scritto; sento che è un album molto speciale che toccherà le vite di un sacco di persone.”

 

Come descriveresti il suono del tuo album? A cosa aspiri, musicalmente parlando? Sei soddisfatto del risultato finale?

“Non sono mai soddisfatto al 100% di nulla di quello che faccio e penso che sia importante per crescere. Ma ovviamente mi piace l’album e penso che calzi a pennello con la mia situazione attuale. Inoltre, musicalmente parlando, c’è un’attitudine punk in questo disco ma è anche spesso dolce ed emotivo, e di nuovo è grandioso ed è pop. Credo ci sia un giusto mix di tutto quello che mi piace.”

 

Quando hai iniziato a scrivere musica e quali canali hai prediletto per condividerla col mondo?

“Ho iniziato a scrivere canzoni quando avevo circa 11 anni e ho anche prodotto a quei tempi, anzi, in verità ho iniziato come produttore. A 13 anni ho caricato un po’ di canzoni su MySpace. E poi Soundcloud, Youtube…”

 

La tua musica mischia il rap col pop e con la musica elettronica: c’è un qualche artista in particolare che ti ha influenzato? Se si, chi nello specifico e come?

“L’ho nominato centinaia di volte e lo farò ancora: Tyler, The Creator è stata una grossa influenza per me per anni, e anche per il mio album Boys Toys. Ma mi piacciono tanti artisti e sono stato influenzato dal altrettanti. Direi in particolare per quest’album: Rage Against The Machine, N*E*R*D, The Black Eyed Peas… Tutti gruppi che ascolto da quand’ero molto giovane.”

 

Adesso una domanda più personale, se non ti dispiace, riguardo il tuo coming out lo scorso autunno: senti che questo evento abbia cambiato il rapporto con te stesso e la percezione del mondo che ti circonda? Ha influenzato il rapporto con i fan e con il pubblico ai tuoi concerti? Come?

“Si, penso che tutto sia cambiato con questo fare outing. Non per me personalmente, perchè credo di essere sempre stato lo stesso. Ma solo il fatto di lasciar andare la tensione che si era formata negli anni ha davvero influenzato la mia musica e di conseguenza il rapporto con i fan. I fan sono incredibilmente comprensivi e piace loro quando vado sul personale e racconto cose vere. Dopo il mio primo concerto dopo il mio coming out la gente è venuta da me per dirmi quanto sembravo libero e disteso.”

 

Infine, quali sono i tuoi piani per il futuro? Dovremo aspettarci che la tua musica venga influenzata da questi strani giorni che viviamo, tra distanze sociali se non addirittura di quarantena?

“Mi sto prendendo del tempo libero per ora per concentrarmi sulla mia transizione ma anche per pensare a come continuare musicalmente nei prossimi anni. Sto producendo di più da solo dato che non posso andare in studio con dei produttori. Sto cercando di tirar fuori qualcosa di buono da questa situazione.”

 

Grazie per il tuo tempo, speriamo di rivederti presto dal vivo!

 

Margherita Lambertini

Foto di copertina: Nils Müller

 

Grazie ad Astarte

AN EARLY BIRD • ESCE OGGI IL NUOVO SINGOLO “ONE KISS BROKE THE PROMISE”

 

ONE KISS BROKE THE PROMISE:

AN EARLY BIRD RIPARTE DAL PIANOFORTE

 

IL PRIMO SINGOLO ESTRATTO DAL SECONDO ALBUM IN USCITA DOPO L’ESTATE

È UNA BALLATA FOLKTRONICA

TRA DAVID GRAY E SIA

 

Dopo un 2019 in giro tra Italia ed Europa e a distanza di un mese e mezzo dalla pubblicazione di Talk To Strangers, esce oggi 9 aprile, One Kiss Broke The Promise, primo singolo dal secondo disco di An Early Bird previsto per la seconda metà del 2020.

 

Il brano, distribuito da Artist First e con edizioni Edition Mightytunes/Budde Music, è disponibile in tutti gli store digitali e piattaforme di streaming e racconta di come nell’istante di un bacio inatteso si possa frammentare una promessa silenziosamente stretta tra due persone.

One Kiss Broke The Promise, prodotta presso Il Faro Studio da Lucantonio Fusaro, Claudio Piperissa e Luca Ferrari, è una ballata pianistica supportata da insistenti trame acustiche e con un crescendo che apre a vibrazioni urbane e atmosfere notturne: come se David Gray rileggesse un brano di Sia. Ascoltala qui.

 

“Questa canzone è rimasta nel cassetto per circa 8 anni e ancora oggi non mi spiego il motivo. Mi ero appena trasferito a Milano e mi ospitava un caro amico che in casa aveva il pianoforte, il primo strumento che abbia mai imparato a suonare. Così è nata One Kiss Broke The Promise.

Paradossalmente non avevo ancora pubblicato un brano dove il pianoforte fosse preponderante: forse perché girando per l’Italia e l’Europa con la chitarra mi sono orientato verso una produzione che favorisse questo strumento.

Per me è un po’ un ritorno alle origini e un rinnovare un amore verso questo strumento che non si è mai spento.”

 

Per promuovere il brano è stata realizzata una video session da cui verrà estratto il video live ufficiale.

Puoi seguire An Early Bird sui social:

You Tube

Spotify

Facebook

Instagram

 

TODAYS FESTIVAL: un nuovo artista si aggiunge alla sesta edizione del festival in programma a TORINO dal 28 al 30 AGOSTO: BRIGHT EYES, IN DATA UNICA ITALIANA

DOPO GRACE JONES, DAUGHTER, NICOLAS GODIN (AIR), KOFFEE,

ANGEL OLSEN e DIIV, TODAYS FESTIVAL, IN PROGRAMMA A TORINO

DAL 28 AL 30 AGOSTO, ANNUNCIA OGGI L’UNICA DATA ITALIANA DI

 

 B R I G H T   E Y E S

 

UNICA DATA ITALIANA

 

TODAYS FESTIVAL

DOMENICA 30 AGOSTO

SPAZIO211 open air main stage

Torino

Parco Sempione, Via Francesco Cigna, 211

 

aperture porte ore 17.30 – inizio concerti ore 18.00

prezzo del biglietto:

ingresso singolo: 30 Euro + d.p.

+ altri artisti da annunciare

prevendite attive su Ticketone

biglietti e abbonamenti: http://bit.ly/TicketTOdays

 

informazioni prevendite biglietti singoli ed abbonamenti:

Ticketone – www.ticketone.it – 892 101

e presso tutti i punti vendita autorizzati

 


TODAYS. Il festival
28 – 29 – 30 AGOSTO 2020

biglietto singola giornata con accesso a mainstage sPAZIO211: 30 eu + d.p.

biglietto singola giornata con accesso a mainstage INCET: 15 eu + dp

abbonamento singola giornata con accesso a sPAZIO211 e INCET: 40 eu + d.p.

abbonamento 3 giorni (28, 29, 30 agosto con accesso a tutti i concerti): 100 eu + d.p.

 

Le cose belle arrivano a chi ci crede, le cose migliori a chi è paziente

e le cose straordinarie arrivano a chi non si arrende!

Dal 28 al 30 agosto torna TODAYS Festival 2020 con GRACE JONES, DAUGHTER,

 NICOLAS GODIN degli AIR, KOFFEE, ANGEL OLSEN, DIIV e tanti altri.

Siamo adesso onorati di accogliere in DATA UNICA ITALIANA a Torino,

il ritorno sulla scena musicale di BRIGHT EYES con un nuovo album,

 dopo quasi un decennio lontani dal palcoscenico. La band, guidata dal passionale e talentuoso 

Conor Oberst, si presenta con un messaggio di “solidarietà a tutti quelli che si sentono soli, 

spaventati e isolati” in questi “strani giorni”.

 In esclusiva sul palco torinese domenica 30 agosto,

sono un atteso antidoto per questi tempi difficili!

 

 

A nove anni dalla pubblicazione del loro ultimo album, ‘The People’s Key’, BRIGHT EYES fanno ritorno sulla scena musicale con un nuovo disco in arrivo quest’anno via Dead Oceans.

La band, composta da Conor Oberst, Mike Mogis e Nate Walcott, ha già pubblicato il primo singolo, ‘Persona Non Grata’. Riguardo al brano dichiarano: “Speriamo che vi piaccia. È stato difficile decidere qualche canzone condividere per prima perché sono tutte piuttosto diverse ma questa sembrava un bel posto da cui cominciare. E ci sono le cornamuse! Che è la prima volta per noi. Speriamo che questa cosa trovi voi e i vostri cari al sicuro e in salute”.
Dopo quasi un decennio lontani dal palcoscenico, il 2020 non è solo l’anno del ritorno discografico e dal vivo di BRIGHT EYES, ma anche quello della ricorrenze: ‘Fevers And Mirrors’ compie 20 anni, mentre sono 15 per ‘Digital Ash in a Digital Urn’ e ‘I’m Wide Awake It’s Morning’, pubblicati entrambi a gennaio 2005.

Bright Eyes è il nome dietro al quale si cela il talentuoso (ex) enfant prodige Conor Oberst,  fenomeno dell’indie-rock americano. Partito dalla consueta gavetta underground in uno scantinato di Omaha nel 1995, timido e sfrontato al contempo, l’efebico golden boy ha scalato in fretta i gradini del successo, fino ad arrivare persino a espugnare la vetta delle classifiche di Billboard. Dalle prime registrazioni fino ad oggi, la musica di Bright Eyes ha sempre cercato di svelare i grovigli del dissenso, sia personale sia politico, sia esterno sia interno.

Tutto ha inizio a Omaha, la città più popolosa del Nebraska, dove nasce l’etichetta Saddle Creek, cresce, si sviluppa, gira il mondo e crea un culto. E Conor Oberst è il suo faro abbagliante: insolente e passionale atipica folkstar, sfrenato e incredibilmente attraente, talentuoso, sapendo di esserlo.

Tanti a quattordici anni sognano di formare un gruppo, ma pochi ci riescono compiutamente. Lui forma i Commander Venus, scrive il primo capitolo di un romanzo che l’anno prima aveva avuto il suo prologo e registra il suo primo demo tape sul quattro piste del padre. Nel 1997, per Saddle Creek esce ‘A Collection Of Songs Written And Recorded 1995-1997’, che inizialmente doveva essere a suo nome, ma la timidezza conduce alla sigla Bright Eyes, e per chi ancora non ne aveva sentito parlare è l’alba: si intravede un ragazzo che vuole, con la musica, “comprendere il mondo e sé stesso”.

C’è tanta incertezza quanto immenso sentimentalismo in quei brani, e diventerà un punto fermo del suo stile.

Nel 1998 arriva il primo vero album, ‘Letting Off The Happiness’, ed è la premessa al clamore successivo. Negli ambienti indipendenti americani diventa un caso e il suo nome, grazie a Wichita Rec, gira anche in Europa. E’ un disco compiuto, in cui l’autoindulgenza diventa un marchio di fabbrica che non scandalizza chi lo ama, perché parte integrante di un personaggio atipico. I sussurri superano le grida, ma è il sottile filo di disperazione, sempre sul punto di spezzarsi, a rendere l’impulsività un’arte da mostrare al mondo.

E’ l’incipit del capolavoro, quel ‘Fevers And Mirrors’ (2000) che, in copertina, ha uno specchio in cui è riflesso un vuoto malessere esistenziale: l’angoscia diventa consolazione, transitando per una disperazione ribelle, storie d’amore, tradimenti e anime spezzate, racconti per cuori persi, delicati nell’approccio e grezzi nell’urlare addio, lacrime cantate.

Passa poco meno di anno e il Nostro torna in circolazione con nuova musica griffata Bright Eyes prima con ‘Oh Holy Fools’ e, a pochi mesi di distanza, ‘Lifted Or The Story Is In The Soil, Keep Your Ear To The Ground: il connubio fra giovinezza e maturità.

Nel 2004 arriva il duetto con i Neva Dinova, ‘One Jug Of Wine, Two Vessels’ (Crank!), ma soprattutto il “Vote For Change Tour” con Bruce Springsteen e i REM, in previsione della sfida elettorale fra Bush e Kerry. I concerti non porteranno alla vittoria democratica, ma i singoli ‘Lua’ e ‘Take It Easy’, che anticipano il doppio album del gennaio successivo ‘I’m Wide Awake, It’s Morning’ (uno acustico, l’altro elettronico), arrivano in vetta alle classifiche di Billboard confermando tutte le caratteristiche sin qui espresse e che ben rappresentano la sua anima, quella fatta di canzoni realizzate con straordinaria naturalezza e puntuali nel completarsi a vicenda. L’album, pubblicato tra la presidenza Bush e la guerra in Iraq, è anche un’aspra critica agli ideali statunitensi. Nella title track e in tutto l’album, Oberst canta della conta dei corpi sui giornali, delle guerre televisive e della fossa senza fondo dell’avidità americana. L’urgenza dell’album persiste anche oggi a 15 anni dalla sua uscita tanto meritandosi un posto tra i grandi album contro la guerra.

Senza alcun limite, il ventiquattrenne di Omaha continua a inondare il mondo di un talento  non riscontrabile in altri personaggi con i successivi ‘Digital Ash In A Digital Urn’, e ‘Cassadaga’ (2007), nei quali prosegue l’evoluzione verso lidi sempre meno di nicchia e ricchi di ispirazione.

Dopo alcuni anni nei quali Oberst si spoglia del moniker Bright Eyes e dopo la partecipazione al supergruppo Monsters Of Folk nel 2009, il ritorno di Oberst a Bright Eyes è attesissimo da fan e critica, e nel 2011 arriva ‘The People’s Key’, album che indica un cambio di rotta e un arricchimento nella musica di Oberst, che prende le distanze dal folk caldo e ruvido degli ultimi lavori per tornare ad abbracciare un pop contaminato dall’elettronica. Una metamorfosi che sa di reazione ad anni di imbrigliamento in un ambito, quello folk, che forse stava stretto al genio di Oberst.

“Sono come uno che vorrebbe essere un camaleonte ma non ci riesce”, riflette Oberst. “Sono sempre piuttosto riconoscibile, anche quando penso di avere indossato qualche costume. Ma mi piace lo stesso mettermi dei costumi”. Ancora una volta, è proprio la riconoscibilità la forza di Oberst.

La pubblicazione di ‘The People’s Key’, il nono ed ultimo album di Bright Eyes, inaugura una pausa non ufficiale per l’amato progetto. Ma prima o poi Conor doveva provare a lasciar perdere i costumi. Essere sé stessi, a volte, è la via più facile per ritrovarsi.

Da allora, il lavoro di Conor Oberst, Mike Mogis e Nate Walcott non si è mai arrestato.

Mogis ha collaborato con i First Aid Kit e con She & Him (per gli album ‘Volume One’ e ‘Volume Two’) e, insieme a Walcott, ha realizzato la colonna sonora di ‘The Fault in Our Stars’, ‘Stuck in Love’ e ‘Lovely Still’.

Walcott ha collaborato con Mavis Staples, First Aid Kit, M. Ward, U2, Jeff Parker, e ha partecipato al tour mondiale dei Red Hot Chili Peppers.

Oberst, con quasi 30 anni di prolifica carriera musicale alle spalle, ha trascorso l’ultimo decennio in modo altrettanto produttivo. In tre anni ha pubblicato tre album solisti: ‘Salutations’ (2017), ‘Ruminations’ (2016) e ‘Upside Down Mountain’ (2014), oltre a collaborare con i First Aid Kit, Phoebe Bridgers e Alt-J. La sua band punk, i Desaparecidos, è riemersa da una pausa di 13 anni nel 2015 con la pubblicazione del disco ‘Payola’.

Agli inizi del 2019, Oberst e Phoebe Bridgers hanno debuttato con la loro nuova band, i Better Oblivion Community Center, pubblicando digitalmente il loro omonimo LP di debutto acclamato dalla critica.

I brani di Bright Eyes sono presenti in moltissimi film, programmi TV e sono stati reinterpretati da moltissimi artisti: Mac Miller si è cimentato nelle cover di ‘Lua’ e di ‘First Day of My Life’, Lorde in quella di ‘Ladder Song’, penultima traccia di ‘The People’s Key’, The Killers in ‘Four Winds’, Lil Peep ha campionato ‘Something Vague’ per il suo singolo ‘Worlds Away’.

Il catalogo dei Bright Eyes è ampio e vario per genere, sound e conta innumerevoli collaborazioni musicali. Il loro successo deriva dalla capacità di trasformare una profonda intimità in qualcosa di universale.

Dopo dieci anni di silenzio, Bright Eyes torna con il singolo ‘Persona Non Grata’ firmato Dead Oceans che anticipa l’abum nuovo in arrivo per il 2020, intitolato ‘No Matter What’. La pubblicazione è accompagnata da una lettera di Conor Oberst  e soci, che si apre con un messaggio di “solidarietà a tutti quelli che si sentono soli, spaventati e isolati” in questi “strani giorni”.

Oberst, Mogis e Walcott sono pronti a tornare come Bright Eyes, un atteso antidoto per questi tempi difficili.

https://www.thisisbrighteyes.com

 

 

 

VENERDI’ 28 AGOSTO

sPAZIO211 mainstage

GRACE JONES

ANGEL OLSEN

+ altri artisti da annunciare

 

INCET night mainstage

NICOLAS GODIN (AIR)

+ altri artisti da annunciare

 

 

SABATO 29 AGOSTO 

sPAZIO211 mainstage

DAUGHTER

DIIV

+ altri artisti da annunciare

 

INCET night mainstage

KOFFEE

+ altri artisti da annunciare

 

 

DOMENICA 30 AGOSTO

sPAZIO211 mainstage

BRIGHT EYES

+ altri artisti da annunciare

 

 

PARCO PECCEI off stage

artisti da annunciare

 

prezzi dei biglietti:

biglietto singola giornata a sPAZIO211: 30 € + dp 

biglietto singola giornata a INCET: 15 € + dp

abbonamento giornaliero (con accesso a sPAZIO211 e INCET): 40 € + dp 

abbonamento 3 giorni (28, 29 e 30 agosto con accesso a tutti i concerti): 100 € + dp


prevendite attive su Ticketone

 

 

informazioni e prevendite biglietti singoli ed abbonamenti:

TICKETONE 

www.ticketone.it  – tel 892 101

e presso tutti i punti vendita autorizzati della vostra città

 

 

biglietti e abbonamenti:  http://bit.ly/TicketTOdays

partecipa all’evento Facebook: bit.ly/TOdays20

 

www.todaysfestival.com

www.facebook.com/TOdaysfestivalwww.instagram.com/todaysfestival –  https://open.spotify.com/user/todaysfestival 

 

INFO:

email: [email protected]  // mobile: + 39.349.3172164

 

 

UFFICIO STAMPA TODAYS:

Ja.La Media Activities – www.jalamediaactivities.com  

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Uffico Stampa sPAZIO211: MARIO MARTINI

Guarda il racconto in VIDEO di TODAYS 2019:

https://vimeo.com/287647739 

 

TODAYS È UN PROGETTO DELLA CITTÀ DI TORINO

 

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ALBERTO FERRARI (Verdena) • SABATO 4 APRILE alle ore 21.00 Live set dalla pagina Facebook di LATTERIA MOLLOY

SABATO 4 APRILE alle ore 21.00

Live set di ALBERTO FERRARI (Verdena)

dalla pagina Facebook di LATTERIA MOLLOY

all’interno del progetto #StayON di KEEPON LIVE

a sostegno delle attività di EMERGENCY nei territori di Bergamo e Brescia

 

Lanciato lunedì 16 marzo da moltissime live venue, #StayON (il progetto coordinato da KeepOn LIVE -Associazione di Categoria Live Club e festival italiani, www.keeponlive.com/), sta raccogliendodonazioni a favore di ospedali e enti sanitari impegnati nell’emergenza COVID.L’iniziativa si concretizza in una staffetta di eventi in streaming, che raccoglie il mondo della musicaattorno ad una tematica comune: creare un unico grande palco virtuale per riaccenderele luci sugli spazi culturali come luoghi di aggregazione e socialità e fonte di lavoro per migliaia di persone del nostro Paese.Proprio sotto l’egida di #StayON (www.keeponlive.com/blog/stayon),Sabato 4 Aprile la pagina Facebook della Latteria Molloy di Brescia (www.facebook.com/LatteriaArtigianaleMolloy/) trasmetterà un live set esclusivo di Alberto Ferrari (Verdena, www.verdena.com/): un contributo musicale nel corso del quale il frontman della celebre band bergamasca, dal luogo in cui sta trascorrendo la quarantena, rivisiterà in modo intimo e personale i brani più celebri del gruppo, insieme a cover delle sue canzoni internazionali preferite.

 

Dalla Latteria Molloy: Mai come in questo momento difficile, Bergamo e Brescia sono sorelle.Un grande Artista come Alberto Ferrari (Verdena) e il live club di Brescia (Latteria Molloy) si uniscono a favore della raccolta fondi a sostegno delle attività di Emergency, che sta operando attivamente in supporto dell’emergenza nelle due città lombarde, particolarmente colpite dal COVID.Un gesto simbolico che può fare davvero la differenza: a chi si connetterà da casa per seguire l’evento gratuitamente in streaming verrà chiesto di devolvere il costo del biglietto “virtuale” per sostenere chi è in prima linea in questi giorni di crisi.

L’evento sarà, infatti, a sostegno delle attività che EMERGENCY (www.emergency.it/) sta svolgendo nei territori di Bergamo e Brescia nel corso di questa crisi sanitaria. Tutte le informazioni circa le iniziative in atto e le modalità di donazione si trovano su: sostieni.emergency.it/dona-ora/

 

#StayON

Che Musica sarà se non sarà la Musica dal Vivo?

 

#StayON è un vero e proprio movimento nato da live club e festival dell’intera penisola coordinato da KeepOn LIVE – Associazione di Categoria Live Club e festival italiani per donare agli ospedali e agli enti sanitari e mantenere il proprio ruolo di fondamenta del sistema musicale. L’iniziativa si concretizza in una staffetta di eventi in streaming, ma raccoglie il mondo della musica attorno ad una nuova sfida ben più complessa di un unico grande palco virtuale per riaccendere le luci sugli spazi culturali come luoghi di aggregazione e socialità (quanto ci mancano adesso!) e fonte di lavoro per migliaia di persone del nostro Paese. Il progetto è stato lanciato lunedì 16 marzo da moltissimi club e festival italiani e in pochi giorni tantissimi sono gli artisti che hanno aderito e che stanno prendendo parte a questa coloratissima rete. Tra i nomi, musicisti, scrittori, attori e pensatori che della performance hanno fatto la propria strada: Roy Paci, Alberto Ferrari (Verdena), Ascanio Celestini, Samuel, Emidio Clementi, Levante, Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale), Leo Gassmann, Giovanni Truppi, Erica Mou, Guido Catalano, Roberto Mercadini, Eugenio in Via Di Gioia, Federico Poggipollini, Bebo (Lo Stato Sociale), Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo, Any Other, Marina Rei, Fast Animals and Slow Kids, Margherita Vicario, Selton, Pino Scotto, Folkabbestia, Giancane, Zibba, Laago, I Quartieri, La Municipàl, Marianne Mirage, Alberto Fortis, The Niro, Madaski, Pino Marino, Michela Giraud, Paolo Benvegnù, Roberto Dell’Era, Eva Pevarello, Giovanni Succi, España Circo Este, Carmelo Pipitone, Bianco, Francesco Di Bella (24 Grana), Cimini, A Toys Orchestra, Lorenzo Kruger, Raphael, Renzo Rubino, Enrico Gabrielli, Gnut, Pier Cortese, Ketty Passa, Giorgieness, Daniele Celona, Giulia Cavaliere,Giovanni Guidi, Sipolo, Nicolò Carnesi, Fabrizio Cammarata, Cisco, Finaz (Bandabardò) Cesare Basile, Davide Shorty, Ettore Giuradei, Scarda, DJ Osso, Federico Dragogna, Hipster Democratici, Daniele Fabbri e moltissimi altri stanno aderendo in queste ore.

Ad ogni diretta è associato un link a sostegno di campagne territoriali per raccolte fondi dedicate agli Ospedali e alla Protezione Civile.Partecipano a questa coloratissima staffetta di #StayON anche artisti internazionali come (autore, compositore e fondatore della band americana The Lumineers), Jesse Smith (figlia della poetessa Patti Smith), Stef Kamil Carlens (fondatore della banddEus)Mark Hart (componente della storica bandSupertramp e deiCrowded House) e Steve Wynn(già leader della band americana The Dream Syndacate)per dimostrare che il supporto alla musica dal vivo non ha confini in un momento come quello che stiamo vivendo.

“Ci siamo sentiti da luoghi diversi e lontani. Mai come in questi giorni abbiamo azzeratole distanze.Insieme abbiamo creato #StayON che, per un mondo spesso disgregato come il nostro, è una rivoluzione culturale.#StayON è la costruzione di palinsesti social condivisi tra live club e festival, un reale tavolo di lavoro che vede la sincera e preziosa collaborazione di musicisti e pensatori che saranno protagonisti di veri e propri Take Over. Ognuno dalla propria casa, ma in diretta dai canali social degli spazi che tutti i giorni fanno musica e cultura….perchè se crisi significa anche cambiamento, allora prendiamocela questa occasione e colleghiamoci.I Live Club e i Festival sono le scintille che da sempre hanno scatenato le lunghe storie d’amore musicali che sono state colonne sonore dei nostri tempi.La musica non può finire. Live Club e Festival non possono chiudere. E se le persone non possono andare nei club saranno i club ad andare dalle persone. Siamo un patrimonio culturale e lo stiamo dimostrando. Quando tutto questo sarà finito, questo non dimentichiamocelo.”

Dalle 18:00 alle 20:00 fino a nove canali. Ogni canale è composto da 4 live club e festival che trasmettono le rispettive dirette identificandosi con un colore dell’arcobaleno. Arcobaleno che rappresenta la speranza e l’accoglienza, per eccellenza le basi concettuali del nostro settore, simbolo quanto mai attuale in questo difficile periodo storico.

I canali dell’arcobaleno di #StayON:

_il canale viola con Germi (Milano), Diavolo Rosso (Asti), il Festival Suoni di Marca (Treviso), Off Topic (Torino)

_ il canale indacocon Latteria Molloy (Brescia), Deliri Cafè Bistrot (Sora FR), Indiegeno Festival (Patti-ME) e Blackstar (Ferrara)

_ il canale blu con Bloom (Mezzago, MB), Hall (Padova), La Musica Può Fare Festival (Caserta), Cinzella Festival (Taranto), Here I Stay Festival (Mogoro, OR)

_ il canale verdecon Mood Social Club (Rende, CS), Circolo Quadro (Cittadella, PD), Cap10100 (Torino), Fabbrica 102 (Palermo), Reload Sound Festival (Biella)_il canale giallocon I Candelai (Palermo), Linea Gotica (Ferrandina, MT), _resetfestival (Torino), Spazio23 (Gallarate-VA)

_ il canale arancionecon Mikasa (Bologna), Lanificio 25 (Napoli), Comic Festival (Perugia), QuIndie Festival (Perugia) e Demodè (Bari)_il canale rosso con Punk Funk (Palermo), Binario69 (Bologna), Distilleria Molloy (Brescia), Lumiere (Pisa), Sofà So Good, BlahBlah, Mad Dog (Torino), Balena Festival + CANE (Genova)

_il canale magentacon Fuori Tema (Urbino), Cisim (Ravenna), Largo Venue (Roma), Inkiostro -Church Unplugged Session (Cori -LT)

_il canale azzurrocon Arci La Freccia -Ex Mattatoio (Aprilia), Sei Festival (Lecce), Trenta Formiche (Roma), Far art Club (Terni), gARTen (Correggio, RE), Rock In Rolo (RE)

 

Dopo l’intervento sulla pagina di KeepOn LIVE del Dott. Antonio Franco Marco (Infettivologo e Responsabile della prevenzione rischio infettivo ASL Città di Torino) che ha risposto in diretta a molte delle domande che tutte le persone si stanno ponendo in questi giorni (la diretta è disponibilequi), il progetto di StayON usa la pagina facebook di KeepOn LIVE per trasmettere interventi tecnici che possano creare a diversi livelli del mondo della musica informazione su argomenti chiave.

Di seguito il calendario degli appuntamenti:

-27 marzo alle ore 20:00 con Andrea Marco Ricci (Presidente Note Legali) incontro dal tema “Decreto Cura Italia -interventi a favore degli autori e degli artisti”

-31 marzoalle ore 20:00 con Pierfrancesco Pacoda (Saggista) e Marta Fana (PhD in Economia) incontro dal tema “Quali scenari futuri per la musica live? Quali ripartenze possibili?”

-2 aprilealle ore 20:00 con Davide Grosso(International Music Council) incontro dal tema “Fare rete durante l’emergenza: uno sguardo internazionale”

Protagonista esclusivo dalla pagina di KeepOn LIVE è Roy Paci che incontrerà virtualmente i direttori artistici di realtà dell’operosa provincia italiana per porre l’accento sui territori.La musica non è solo delle grandi città e la vivacità culturale del nostro paese passa da tantissimi spazi consideratiperiferici che tutti i giorni portano avanti, a volte eroicamente, la propria funzione sociale e culturale. L’appuntamento con Roy Paci e i suoi ospiti andrà in onda dalle 17:00 alle 17:30 martedì 31 marzo, giovedì 2 aprile, sabato 4 aprile, martedì 7 aprile, giovedì 9 aprile e di sabato 11 aprile.

Seguiranno altri “incontri” per chiarire l’applicazione del Decreto Cura Italiadedicati specificatamente alle imprese della musica live, alle associazioni culturali, alle partite iva. Parleremo con esperti di settore di scenari economici futuri, fiscalità, rapporti di lavoro e molto altro.

È attivo anche un canale biancodestinato “a reti unificate” a eventi di raccolta fondi e ai festival. Il primo evento #AiutiAMOBresciaè andato in onda giovedì 19 Marzo alle 21.30 sulla pagina Facebook della Latteria Molloy (https://www.facebook.com/LatteriaArtigianaleMolloy/), in diretta uno speciale concerto-readinga porte chiuse, a supporto dell’iniziativa di Giornale di Brescia e Fondazione della Comunità Bresciana Onlusper aiutare gli ospedali brescianiin questa emergenza coronavirus.Il secondo evento #AiutiAMOBergamo andrà in onda marterdì 31 Marzo alle 21.30dalla pagina faceboook dell’Happening delle Cooperative Sociali di Bergamo, con uno spettacolo di Ascanio Celestini per la raccolta fondi “Abitare la Cura: una mano per alleggerire gli ospedali”.Il canale biancoche trasmette in seconda serata vede anchela partecipazione di festival come Suoni Controvento (Monte Cucco PG), RiveRock Festival (Assisi PG), Color Fest (Lamezia Terme CS) e Happening delle Cooperative Sociali (Bergamo).

In questo momento di emergenza sanitaria e grave crisi, gli operatori delmondo della musica vogliono -insieme! -lanciare un messaggio fondamentale: se le porte degli spazi sono tutte serrate in ottemperanza alle disposizioni di Governo e per profondo senso di dovere civile, riaccendiamo insieme le luci dei nostri spazi sui palchi virtuali. Un appello permanente agli artisti, ai media e al pubblico che nasce dalla responsabilità di ridisegnare il ruolo sociale e culturale che tutti i giorni la filiera della musica dal vivo svolge per il nostro Paese.

Sul sitokeeponlive.com è possibile consultare il calendario e l’archivio in continuo aggiornamento di tutte le dirette streaming: un vero e proprio palinsesto multicanaleche testimonia la vivacità e la voglia di collaborare di questa categoria. Quando l’emergenza sarà passata, sarà richiesto proprio agli spazi e ai festival di essere il motore che rigenererà l’aggregazione socialee la proposta culturale musicale del nostro settore. Aiutateci a poterlo fare!

I palchi virtualirestano aperti gratuitamente a tutti: per due ore al giorno, in “slot” da 30 minuti l’uno, fino alla fine del periodo di contenimento, le pagine Facebook di Festival e Live Club sono continuamente animate da una seriedi esibizioni speciali, che saranno raccolte sulla piattaforma di KeepOn LIVE.

La volontà non è quella di saturare i social: si vuole, invece, lasciare spazio a tutti, sommare gli sforzi di tutti, far partecipare tutti -grandi e piccoli -e riconoscerci come la grande e importante comunità che da sempre coltiva il contatto diretto con i cittadini e offre un servizio culturale irrinunciabile.

Ultimo ma importantissimo tassello di questa catena virtuosa sono gli uffici stampa, indispensabili attori nel processo di divulgazione delle informazioni: il coinvolgimento di più realtà all’interno di questo progetto di mostra, forse per la prima volta, la compattezza e la centralità di un mondo, quello musicale, che ha solo voglia di ripartire nel modo giusto. Per #StayON stanno lavorando in queste ore in un unico grande tavolo virtuale Angelicimedia, Astarte Agency, Babel Agency, Big Time, Daccapo Creative Agency, Fleisch Agency, GDGPress, Elliefant, Hungry Promotion, Libellula Music, Sfera Cubica, SiddARTa Press. Ci auguriamo che, una volta giunto al termine, #StayON avrà raccolto dei numeri significativi far riaffermare ai tavoli istituzionali preposti l’urgenza di misure e politiche tese ad avvalorare il settore della musica dal vivo. Non sappiamo dirvi oggi se funzionerà. È un momento in cui le previsioni sono impossibili da tutti i punti di vista, ma quello di cui siamo certi è che se agenzie, etichette, artisti, live club/festival e addetti ai lavori, enti profit e no profit della musica, riusciranno a lavorare in sinergia e in modo compatto, il risultato potrebbe davvero essere una fotografia del settore in termini di produzione culturale, di numeri e di indottoche non si è mai vista prima. Il risultato potrebbe davvero essere una rivoluzione culturale per il nostro Paese riconoscibile a livello internazionale e una presa di coscienza di settore.

 

UFFICI STAMPA:

Angelicimedia,

Astarte Agency,

Babel Agency,

Big Time,

Daccapo Creative Agency,

Fleisch Agency,

GDGPress,

Elliefant,

Hungry Promotion,

Libellula Music

Sfera Cubica

SiddARTa Press

 

 

Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs “Viscerals” (Rocket Recordings, 2020)

“Alternare Waxahatchee agli Unsane è da smidollati musicali. Però dà un gusto incredibile”.

Mi è capitato di leggere questo tweet, un paio di giorni fa, e mi ci sono fermato su, primariamente per l’accento sulla a, così raro da trovare, e poi perché parla di me. In pieno. Anche se è forte il rischio di entrare nella annosa questione “ – che musica ascolti? – un po’ di tutto”, che da decenni fa trasalire noi onnivori, è così. Non so se sia da smidollati, può darsi, ma che gusto ci dà tutto ciò? Anzi, è proprio questa l’essenza. 

Ad ogni modo dopo aver visto il mio impianto audio monopolizzato per giorni dalla sopra citata Waxahatchee, ora è arrivato l’ultimo disco dei Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs, Viscerals, uscito da qualche giorno per la Rocket Recordings (etichetta che annovera gruppi tipo Goat, Shit and Shine, tra gli altri, gente non proprio raccomandabile) a reclamarne legittimamente la titolarità. 

E sfruttando (e mi scuso per la scarsa fantasia) il famoso adagio pronunciato da Mario Brega “’sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma”, di piuma in Viscerals non se ne trova, nemmeno a scavare in fondo, nemmeno se vi mettete a setacciare con la più grande pazienza possibile, in stile Tom Waits in The Ballad of Buster Scruggs. Vi potrete imbattere in ferro, acciaio, diversi altri tipi di leghe, ma sempre comunque pesi specifici importanti.

Prima però mettiamo un po’ d’ordine: i Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs (d’ora in avanti Pigs*7), sono un quintetto inglese, giunti al quarto disco, non hanno una pagina dedicata su wikipedia (ammetto che a me ha fatto un certo che, considerato che vi si trova cani e porci) e ascoltare un loro album equivale a trovarsi richiusi in una centrifuga, infatti per quanto possiate sforzarvi a mantenere una posizione e ad evitare di sbattere ovunque, ogni vostro tentativo risulterà vano. Vi fidate? Sono un gruppo pazzesco. Su disco certo, ma soprattutto live. E ve lo dice uno che non li ha mai visti. Ma utilizza youtube. Convengo che sia quasi paragonabile a visitare il mondo grazie a Street View, ma diciamo che un’idea uno riesce a farsela.

Questo Viscerals si presenta come uno sturm un drang di meno di quaranta minuti di durata ed otto canzoni, sette se consideriamo l’intermezzo pseudo industrial di Blood and Butter (che il “todays menu” presentato dallo chef sia un rimando alla copertina splatter?), che dall’iniziale e travolgente Reducer alla conclusiva Hell’s Teeth viaggia su ritmi che variano tra l’inarrestabile, l’impetuoso, l’incessante e il vorticoso.

Ci potrete sentire (o quanto meno è così per me) sicuramente i Dead Meadow (per esempio in Rubbernecker), però in una versione nel quale l’accezione lisergico/psichedelica viene soppiantata, in toto, da quella incazzosa/viscerale. E da qui il nome del disco, quanto mai azzeccato. Oppure in New body, vera gemma dell’intero disco, un’orgia sonora di oltre sette minuti, lungo i quali echeggiano rimandi dei Jesus Lizard della trilogia Head/Goat/Liar, con il cantato/sguaiato/urlato di Matt Baty che abbraccia ora David Yow, ora il John Lydon P.I.L. era.

Finale 1: Se vogliamo trovare una pecca a questo Viscerals è probabilmente l’assenza di un’alternativa, la mancanza di altri registri, altri linguaggi, si parte premendo sull’acceleratore, chitarre, basso e batteria a saturare tutto il saturabile, ogni tanto si alza il piede, ma di utilizzare il freno non se ne parla. Dedicato agli amanti del genere.

Finale 2: Il punto di forza di questo Viscerals alla fine è proprio questa fedeltà e questa coerenza nel portare avanti un’idea, un concetto, e ad essere riusciti a crearsi un proprio stile ed un proprio linguaggio immediatamente riconoscibile e a seguirlo in maniera totale e devota. È un esercizio ed una prova di grande consapevolezza e forza, non un limite. E il risultato finale ne è viva dimostrazione.

Per dirla alla Quelo, “la seconda che hai detto”.

 

Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs

Viscerals

Rocket Recordings

 

Alberto Adustini

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