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1DAN e la necessità di non inseguire le classifiche a tutti i costi

1DAN è un artista in grado di far confluire nei suoi pezzi le innumerevoli influenze sonore assorbite nel corso del tempo, e il nuovo singolo Magica, pubblicato il 28 maggio scorso ne è la conferma. Alcuni mesi fa ha fatto il suo debutto sulla scena con Super, pezzo che già metteva in risalto una singolare commistione di pop, elettronica, soul e trap, dal risultato efficace e sorprendente. Ora Antonio Giordano, questo il suo nome di battesimo, è tornato con una traccia ancora più definita e curata dal punto di vista produttivo, personale e intrisa di emozioni, frutto di una serie di riflessioni su alcuni momenti cruciali della sua vita. 

Nato in Campania ma di base a Milano da qualche anno, la città è risultata decisiva per la sua crescita cantautorale, grazie agli stimoli ricevuti che lo hanno convinto a perseguire i suoi sogni con determinazione e consapevolezza. In attesa di osservare come potrà evolversi in futuro il suo percorso, abbiamo avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con lui per scoprire qualcosa in più su Magica. Ecco cosa ci ha raccontato.

 

Raccontaci un po’ qualche retroscena sulla nascita di questo pezzo. 

“Questo pezzo è nato esattamente un anno fa, in quel momento ero un po’ perso, sentivo di non riuscire a capirmi, non mi accettavo. Il “viaggio nel tempo” di cui parlo nel testo ha un duplice scopo: riconquistare una storia importante e ritrovare me stesso. Fortunatamente sono riuscito soltanto in uno dei due scopi.”

 

Il testo parla di una relazione conclusa con tutto ciò che ne consegue, quanto c’è di personale e quanto di romanzato? 

“Di solito cerco di romanzare poco perché non voglio che una storia venga percepita in maniera sbagliata. Questo pezzo è tanto personale, molto più di Super — il mio primo singolo — e credo che sia molto evidente in alcune frasi. Quando l’ho scritto le parole sono scivolate fuori da sole, senza che ci pensassi troppo ed è questa la parte che preferisco del brano: la spontaneità.”

 

Il sound è molto elettronico e curato, come hai lavorato in fase di produzione? 

“Ormai ho una sorta di pattern che seguo sempre per la produzione di un brano: inizialmente compongo un giro di piano con un suono che mi piace, aggiungo un beat e lo metto in loop finché non ho un primo mood a livello melodico. Conclusa questa fase, penso a raffinare le varie sezioni della canzone con bassi, suoni e plug-in vari, finché non rimango soddisfatto della struttura finale. Questa volta è stato fondamentale anche il contributo di Davide Foti, che ha alzato l’asticella con il suo lavoro di mix e master.”

 

È il tuo secondo singolo dopo “Super” pubblicato qualche mese fa, come valuti il nostro panorama musicale ora che ne fai parte da “insider”?

“Il contenuto dei brani sembra sia un optional ormai e lo scopo principale di un pezzo è di azzeccare il ritornello, anziché trasmettere qualcosa di reale e sincero. Tutto ciò porta a una corsa agli streams e alle classifiche che trovo imbarazzante, i numeri alimentano la popolarità e non la qualità musicale. In ogni caso, calo la testa perché conosco poco questo mondo ma, per quello che ho visto e percepito finora, credo quasi di odiarlo. Nonostante ciò non posso fare a meno di continuare a scrivere canzoni e sperare in un cambiamento il prima possibile.”

 

Ripercorrendo il tuo percorso, come ti sei avvicinato alla musica? Che esigenza ti ha spinto a scrivere? 

“Credo che mio fratello sia stata la mia maggior fonte d’ispirazione da ragazzino. Lui era il classico figo della scuola, amato da tutti — comprese le mie compagne di classe — e i suoi amici suonavano in gruppi pop/punk e ska. Vederli suonare dal vivo con gli occhi di un liceale, ha acceso qualcosa in me che per fortuna non si è ancora spento.”

 

C’è qualche ascolto che ti ha influenzato particolarmente e che ti sentiresti di consigliarci? 

“Non penso mai: “questo pezzo voglio che suoni come Flume”, perché vorrei provare a creare qualcosa di nuovo o almeno riconoscibile. Nonostante ciò sono sempre pronto a consigliare nuova musica e credo che gli ultimi album di Dua Lipa e The Weeknd siano incredibili, contornati da un’estetica pazzesca: non ascoltarli sarebbe un torto al buon senso.”

 

Svelaci un segreto dell’artwork: come mai proprio il delfino in copertina? 

“Non mi considero un appassionato di fotografia, ma sono solito portarmi una macchina analogica durante le mie vacanze o weekend fuori porta. L’immagine scattata dei delfini è una foto che ho fatto all’acquario di Genova quest’anno, mentre si esibivano in una danza che saprei definire soltanto “magica”. Il lavoro di Attico36, il grafico con cui ho lavorato, ha poi portato tutto a un livello superiore, creando un vero e proprio mood.”

 

Stai lavorando a qualcosa anche dal punto di vista video? 

“Assolutamente si, il video uscirà questo mese e sarà una vera e propria figata.” 

 

Sicuramente non è un periodo semplice per chi fa musica, dal tuo punto di vista come valuti le nuove forme di interazione a distanza, ovvero i concerti in streaming ed eventi simili? Credi che possano avere un impatto sul futuro dei live? 

“Credo che la comunità mondiale si sia mossa in maniera impeccabile in tutti i campi e sia riuscita a restare a galla nonostante il periodo non lo consentisse. Non sono un grande fan dei concerti in streaming e dubito che saranno riproposti in futuro — le vibes non sono le stesse — ma da appassionato di videogiochi, trovo che il concerto su Fortnite di Travis Scott sia stata una delle trovate più geniali di sempre.”

 

Filippo Duò

1dan, futura 1993, intervista, magica