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Mese: Agosto 2020

ACIELOAPERTO • Andrea Laszlo De Simone

ACIELOAPERTO | IL RISVEGLIO

16 AGOSTO 2020

ANDREA LASZLO DE SIMONE

Un concerto immersivo nell’Immensità, l’ultimo sorprendente disco  del cantautore torinese

 

Risvegliati. Apri gli occhi e le orecchie, e guardati intorno. Rialzati, muoviti e riappropriati degli spazi comuni della città. Torna a incontrare le persone, e a far parte dellacomunità.
Questo è un risveglio. E il nostro è naturalmente musicale.

La settimana di acieloaperto finisce nell’“Immensità”. Questo il titolo del nuovo sorprendente disco di Andrea Laszlo De Simone, che suonerà per intero alla Rocca Malatestiana di Cesena domenica 16 agosto a pochi giorni dal concerto galvanizzante, intenso e tutto esaurito di The Comet is Coming.

Dopo l’esordio di “Uomo Donna”, “Immensità” ha portato Andea Laszlo De Simone ad essere apprezzato anche all’estero, in particolare in Francia e Regno Unito. Ora torna in Italia, finalmente in concerto, per pochi e speciali appuntamenti estivi. Tra questi, anche acieloaperto.

Sul palco nove musicisti in un concerto immersivo, un’orchestra mista tra synth, elettronica, cori, archi e fiati, un intreccio di strumenti classici e moderni: una versione contemporanea della musica da camera proprio come “Immensità” ripropone il concetto di suite. “Immensità”, uscito nel novembre 2019 per 42 Records e nel 2020 in Francia, UK, USA, Canada e Belgio per Ekleroshock/Hamburger Records è infatti un’opera complessa che lega musica e immagini, divisa in quattro capitoli ma fruibile anche in una sola traccia, come un’unica sinfonia.

Prima del cantautore torinese, sul palco di acieloaperto si esibirà Calabi.

All’anagrafe Andrea Rota, Calabi è un cantautore bergamasco. Prende il nome dello scienziato che più lo ha ispirato nella sua vita parallela che lo ha visto dedicarsi alla fisica teorica. Andrea scrive libri per bambini, e insegna loro la matematica attraverso il linguaggio universale dell’estetica. Le sue canzoni sono caratterizzate da una perfetta alchimia tra il suo cantautorato caldo e avvolgente, e la produzione elettronica di Federico Laini, già suo compagno di avventura nei Plastic Made Sofa, che le veste di un abito pop, colorato e moderno.

La rassegna

Organizzata dall’associazione culturale Retropop Live nella splendida Rocca Malatestiana di Cesena nella suggestiva Villa Torlonia di San Mauro Pascoli (FC), la manifestazione ha portato sui palchi di queste magiche location artisti del calibro di Eels, Calexico, Black Rebel Motorcycle Club, Xavier Rudd, Belle and Sebastian, Mark Lanegan, Niccolò Fabi, Gogol Bordello, solo per citarne alcuni. Ha i patrocini dei comuni di Cesena e San Mauro Pascoli, e della Regione Emilia-Romagna.

L’associazione culturale Retro Pop Live è attiva sul territorio cesenate e romagnolo da quasi un decennio. Ha operato in numerosi locali e rock-club del territorio, organizzando concerti e distinguendosi per la proposta artistica che spazia all’interno del rock alternativo in tutte le sue sfaccettature.

PROGRAMMA

già tenutosi | sabato 18 luglio: REMO ANZOVINO (ingresso libero)

già tenutosi sabato 1 agosto: CALIBRO 35 (tutto esaurito)

già tenutosi lunedì 10 agosto: MAX GAZZÈ (tutto esaurito)

già tenutosi giovedì 13 agosto: THE COMET IS COMING(tutto esaurito)

domenica 16 agosto: ANDREA LASZLO DE SIMONE

sabato 29 agosto: NOUVELLE VAGUE (data unica italiana)

martedì 1 settembre: FRANCESCA MICHIELIN

INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO

La Rocca Malatestiana di Cesena apre alle ore 19:00. L’inizio del concerto di Calabi è previsto per le ore 20:30; a seguire alle 21:45 partirà il live di Andrea Laszlo De Simone.
I biglietti della rassegna musicale sono disponibili in prevendita sul circuito TicketOne.

Le aree concerto prevedono esclusivamente posti a sedere, e saranno rispettate le norme anti-covid disposte dal protocollo regionale per lo spettacolo dal vivo.

Info line al 339 2140806 oppure [email protected]. Maggiori informazioni sono consultabili sul sito www.acieloaperto.it o sulla fan page facebook “acieloaperto”

The Comet Is Coming @ Acieloaperto

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• The Comet Is Coming •

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 Acieloaperto

Rocca Malatestiana (Cesena) // 13 Agosto 2020

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Max Gazzè @ Acieloaperto

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• Max Gazzè •

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 Acieloaperto

Rocca Malatestiana (Cesena) // 10 Agosto 2020

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Efterklang @ Sexto ‘Nplugged

Un magnifico riverbero

Piazza Castello (Sesto al Reghena) // 9 Agosto 2020

 

Vengo regolarmente a Sesto al Reghena per il Sexto ‘Nplugged dal 2007, quando esordii in Piazza Castello di fronte a sua immensità Antony and the Johnsons. L’ultima mia volta a queste latitudini è una ferita ancora aperta, leggasi Sharon Van Etten, annullato per maltempo mentre parcheggiavo la macchina con il mio bel biglietto in mano. Il virus mi aveva precluso l’ennesima serata con il mio grande amore Chan, ma non può piovere per sempre, giusto? Ed ecco che i miracoli (perché di questo si tratta) a volte accadono e in piena emergenza pronte tre serate tre per palati fini, perché il pubblico di Sexto oramai ha aspettative che vanno dall’alto in su.

Stasera per me è una primizia, dopo un lungo inseguimento, perché finalmente vedrò il mio gruppo musicale danese preferito (e uno potrebbe dire “sai che concorrenza”, al che io risponderei “e gli Aqua dove li metti?”), ovvero gli Efterklang.

Premettiamo subito che parliamo di un concerto CLAMOROSO.

Cla – mo – ro – so, ve lo sillabo, qualora non fosse passato il messaggio.

In tutta sincerità confesso che mi aspettavo molto, per la caratura della band in primis, poi perché si presentava in formazione a sette, che ha sempre un suo fascino, e perché adoro la loro capacità di cambiarsi d’abito con una disinvoltura e naturalezza fuori dall’ordinario, propria delle grandi band.

Ecco, visto che si parla di abiti, vorrei mi fosse concessa una piccola digressione su Caspar Clausen, voce degli Efterklang e da stasera mio nuovo spirito guida. Si presenta sul palco con un calice di vino bianco, capelli biondi fuori taglio, come un frontman dei Bee Hive senza il doppio colore, una fronte enorme, un abbigliamento che meriterebbe un trattato a parte, total white, camicia abbondante nelle maniche, pantalone fuori moda alto in vita, sandalo forato di dubbissimo gusto (mise che sarebbe stata perfetta nelle commedie anni ’80, nelle scene all’interno delle discoteche, quando ci sono le comparse che ballano in maniera imbarazzante con le braccia lungo i fianchi, spero di aver reso l’idea). Semplicemente perfetto. Ciliegina sulla torta una sorta di bipolarità del nostro che sono riuscito a gestire solo dopo alcuni brani, in quanto mi soffermavo rapito a guardarlo passare in tempo zero dal trasporto del canto al fissare immobile persone a caso nelle prime file, e sorridere loro, con quell’espressione come dire, alla Mariano Giusti per capirsi, il personaggio lievemente eccentrico che Guzzanti interpretava in Boris. Se ce l’avete presente bene, altrimenti non è che posso fare tutto io.

Ad ogni modo un’ora e mezza circa farcita di bellezza, così tanta che si fatica a contenerla in un semplice live report, perché l’iniziale Monument, o Vi Er Uendelig (noi siamo eterni, come ci traduce Caspar), quasi una ninna nanna, piuttosto che The Colour Not Of Love erano state già capaci di irradiare e riempire di magia la piazza, tutta, compresi i vuoti dei distanziamenti, e abbracciare e abbracciarci, sotto la stessa luna, sotto lo stesso campanile che sovrasta il palco.

Una scaletta che attinge principalmente da Piramida e dall’ultimo Altid Sammen, che alterna brani in lingua inglese a brani in danese, e per quei strani, sovrannaturali, inspiegabili meccanismi che solo la musica dal vivo sa creare, sulle note Hold Mine Hænder, tutto il pubblico diventa d’incanto connazionale dei sette sul palco, e per alcuni dolci minuti un canone delicato e sognante tra palco e platea rende più di qualche occhio lucido (eccomi).

Sedna apre i numerosi encore, a cui fa seguito una Black Summer arricchita da una coda di sfacciata bellezza (Siv Øyunn Kjenstad, sappi che sei una meraviglia dietro a quella batteria, ed hai una voce celestiale, e meglio se mi fermo). A questo punto del concerto la famosa quarta parete è stata già abbattuta da tempo, sulle note di The Ghost, Caspar Clausen si siede a bordo palco, a due metri dalla platea, gli si affianca il basso (e il baffetto) di Rasmus Stolberg, il pubblico si alza in piedi e parte un convinto battimani a tempo, si avverte palpabile la sensazione che in condizioni “normali” tutto il pubblico sarebbe già da tempo sotto il palco, a ballare e a cantare, ma non si può, non ancora, per cui “se Maometto non va alla montagna…”, ecco che Alike mette i titoli di coda, con i sette che, uno strumento a testa (tra i quali i cucchiaini e una diamonica), totalmente in acustico, scendono dal palco, percorrono con molto rispetto il periplo di piazza Castello, e voglio pensare che non sia stato un caso che le ultime parole cantate in questa serata indimenticabile siano state queste:

The days are gone and the game was fun
The path was wrong, but it gave us hope
The more we found, the more we grew
Upon the truth, upon the truth
And it made us feel alike

 

Alberto Adustini

Neck Deep: di ritorno a febbraio!

Hellfire Booking presenta:

 

Neck Deep
https://neckdeepuk.com/

 

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Con tutta quest’afa schiacciante, è ora di portare una ventata fresca: Hellfire Booking ed Erocks Production sono felici di annunciare i Neck Deep!

Da piccolo progetto indipendente a uno dei gruppi più esplosivi della scena pop punk degli ultimi anni, i Neck Deep hanno sbaragliato tutto quello sul loro percorso. Quattro album, un’infinità di tappe al Warped Tour, la propria app, tour con colossi come i blink 182 e quattro premi alle spalle, i giovani gallesi sono pronti a stravolgere nuovamente tutta l’Europa.

Il quintetto di Wrexham verrà a trovarci per la prima volta da gennaio 2019, per un’unica tappa sconvolgente presso i Magazzini Generali di Milano. Venite anche voi a saltare sotto il palco!

4 FEBBRAIO | MAGAZZINI GENERALI, MILANO
Evento FB:
 https://www.facebook.com/events/421293205440896/

Prevendite: online a partire dalle 11:00del 5 agosto, https://bit.ly/2XhRRLH

 

Per informazioni:

www.hellfirebooking.com
info@hellfirebooking.com

Calibro 35 @ Acieloaperto

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• Calibro 35 •

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 Acieloaperto

Rocca Malatestiana (Cesena) // 01 Agosto 2020

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L’atmosfera è strana, diversa.
Siamo seduti e siamo pronti. Non possiamo stare vicini ma, dopo mesi di attesa, abbiamo un palco davanti.
È quasi irreale da quanto è bello.

22.00

Ci siamo. La platea è piena; sì, piena, perché il concerto è sold out e le distanze che ci separano sono riempite dalla voglia di ognuno di noi di tornare a vivere la tanto agognata dimensione live. Da fotografa di concerti ricomincio da qui perché, caso vuole, l’ultimo concerto fotografato prima del lockdown è stato proprio quello dei Calibro 35, al Locomotiv di Bologna, durante il primo tour del nuovo disco, Momentum, uscito per Record Kicks lo scorso gennaio.

Gabrielli e soci salgono sul palco e il film ha inizio.

Come se la puntina girasse sul 33 giri di Momentum, Glory-Fake-Nation sancisce l’inizio del nostro ritorno alla musica dal vivo e la batteria di Rondanini scandisce una marcia incalzante che ci guida alla scoperta di una scaletta pressoché perfetta.

Eccoci, Stan Lee fa il suo ingresso. Siamo in una Milano a mano armata soul, che strizza l’occhio alla modernità, ma anche un po’ ai ghetti di Brooklyn.
Il disco prosegue con la terza traccia, Death of Storytelling, sognante, vibrante, perfetta.

Continua l’inseguimento con lui, IL pezzo: SuperStudio. Forse il più amato di Decade (2018), arriva preciso e tagliente come il piombo di una calibro 9, per poi lasciare spazio al funk, quello puro, che ti entra dentro. Qui la sezione ritmica fa godere e, se non stai attento,quella sedia (che, diciamocelo, sta un po’ stretta) diventa il tuo dancefloor sulle note di CLBR35, che si specchia con il suo lato A e il funk-rock spaziale di Bandits, verso la fine della scaletta.  

Ma torniamo a noi e alle atmosfere un po’ noir di Automata e Tom Down, che ci trasportano in un romanzo di Raymond Chandler, dove l’investigatore privato dei romanzi hard-boiled degli anni ’30 sbircia attraverso la veneziana del suo ufficio, mentre in un vicolo lercio di China Town si sta consumando l’ennesimo, efferato, delitto.

A questo punto la macchina da presa torna negli anni ’70 e l’occhio di bue insegue un’auto spinta a folle velocità, in mirabolanti progressioni funk-jazz con botta e risposta tra il basso di Cavina e l’hammond di Gabrielli, che ci catapultano nei B-movies tanto amati da Tarantino. 

Dopo la godibilissima Thrust Force e Universe siamo a metà scaletta e l’atmosfera si fa fumosa. Come al cinema, siamo tutti incollati alla sedia, in attesa del colpo di scena… che arriva, eccome se arriva. 

Come? Con una chicca dall’ultimo album Momentum, Fail it till you make it, con quella batteria leggermente indietro che ti trascina, ti coinvolge e ti sconvolge, per poi incalzare e lasciare spazio all’assolo del sax di Gabrielli. Travolgente.

Non poteva che seguire 4×4 (sì, sono di parte, adoro questo pezzo); qui il protagonista del nostro film si muove come un gatto all’ombra dei lampioni di una città distopica, per poi precipitare nel vortice delle chitarre di Martellotta.

S.P.A.C.E. e il flauto traverso di quel genio di Gabrielli ci fanno tornare negli anni ’70; siamo ormai ai 3/4 della scaletta e Black Moon omaggia la meravigliosa luna che c’è in cielo questa sera, a far da cornice a questo concerto così tanto atteso dagli amanti del genere e dagli amanti della musica in generale perché, ragazzi, non so se fino a qui l’abbiate capito, ma stiamo parlando di Musica con la M maiuscola, grazie anche alla magistrale produzione ad opera di Tommaso Colliva.

Finalmente arriva lo space western di Bandits on Mars e noi balliamo, ormai inebriati dal funk che ha intriso ogni molecola del nostro corpo e, a seguire, il ritmo sincopato di Ungwana da S.P.A.C.E. (2015), il quinto album in studio del gruppo. 

Con One nation under a format, il cui titolo omaggia George Clinton e i suoi Funkadelic, e Trafelato, arriviamo alla fine di questo viaggio.

Ci manca un po’ Travelers, ma non gliene facciamo una colpa perché dopo i primi saluti arriva, come un regalo sotto l’albero, la Giulia che sfreccia in Bovisa, tra gli applausi e i sorrisi del pubblico. 

Titoli di coda, il film si chiude.

Il merch va a ruba e mi lascio soffiare sotto al naso l’ultima copia del vinile di Decade (argh!). 
Niente panico, c’è quella dolce musicassetta snobbata dai più, che mi chiama.
È mia e Gabrielli ci lascia il suo autografo sopra.

A quando il prossimo?

 

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Testo e Foto: Isabella Monti

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