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Blank, colei che inculca le emozioni nella mente e le lascia in loop

Sulla carta d’identità si parla di Elena De Salvo, ma nella musica si parla di Blank. Nasce a Messina nel 1995, ma la sua vita si svolge a Cosenza, dove alla Jul Academy studia produzione musicale e pianoforte. È Milano la città che sceglie per finire gli studi e riprendere in mano la penna per la scrittura musicale, che trova libero sfogo durante il lockdown con l’uscita settimanale dei brani di Lockdown Freestyle. 

I pezzi 137, NVQ, Via hanno formato l’identità musicale di Blank tra urban, trap e pop e in grado di definire la propria personalità grazie al contributo del producer Ali3n. Nelle sue canzoni lascia sempre pensieri, emozioni ma soprattutto esperienze e testimonianze, in cui l’ascoltatore fa presto a identificarsi. Non c’è la superiorità della trap, ma c’è il ritmo che permette ad una voce quasi sussurrata di mettersi al fianco di chi la ascolta, di chi cerca un confronto, come quello del suo nuovo singolo Armi Pari, uscito il 6 novembre. 

In occasione di questa pubblicazione abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei, ecco cosa ci ha raccontato. 

 

Partiamo dall’inizio, dal tuo nome d’arte, il contenitore vacante in cui mettere tutte le tue idee musicali: quali sono quei pensieri che hanno fatto la differenza in questo Blank?

“Mi piace pensare che ogni piccola cosa che abbia fatto ha portato a quello che Blank è adesso. Non mi piace vedere il mio percorso come una serie di scelte sbagliate o giuste, Blank è quello che è per merito di tutta la strada che ho fatto in quest’anno. Credo di aver raggiunto un buon livello di consapevolezza di me stessa e del progetto, ma c’è ancora molto da fare. Blank cambierà e crescerà di pari passo con me.”

 

Parliamo di Armi Pari. Cosa porti al tuo pubblico con questo nuovo singolo?

Armi pari mostra la mia parte più arrabbiata, è uno sfogo contro una persona che ha una posizione di potere in una relazione. È un brano scritto di getto, che richiama il contrasto tra il volere che una relazione finisca ed il non poter fare a meno dell’altra persona.”

 

Che rapporto avete tu ed Ali3n?

“Ci conosciamo da dieci anni, pazzesco no? Lavoriamo bene insieme perché ci capiamo al volo e non abbiamo paura di dire la verità sulle cose. Senza di lui non so che forma avrebbe ora il progetto, avere una persona di fiducia con cui condividere gioie e dolori è fondamentale in questo ambito.”

 

Come lavorate solitamente? Come si sviluppa il vostro flusso creativo?

“Spesso iniziamo dalla scelta dei sample. Quando c’è qualcosa che colpisce entrambi, Ali3n butta giù una base veloce ed io una melodia con qualche parola che mi viene in mente sul momento. In un secondo momento passo al testo ed Ali3n finisce la base e il brano è pronto. Dopo aver registrato la demo solitamente ci diamo una settimana per capire se ci piace davvero o no, poi passiamo alla cura dei dettagli, tutto nel nostro home studio.”

 

Cosa ti ha fatto avvicinare inizialmente al mondo urban-pop?

“Più che altro ho ascoltato per anni il rap e l’r&b, farlo mi è sembrato spontaneo. Adesso non mi definirei più una artista urban-pop, ma pop e basta. È una categoria più ampia dove mi sento a mio agio. Ho capito molto di me in quest’anno e fare melodie tendenzialmente tristi, soffermarmi su testi introspettivi è quello che mi riesce meglio e che mi emoziona maggiormente.”

 

Dopo il tuo ultimo singolo, cosa freme di scrivere la tua penna? Hai qualche idea che aspetta il momento giusto per essere lanciata?

“Assolutamente si, più di una. Ho un bel progetto in cantiere che non vedo l’ora di condividere con tutti. Con Ali3n lo stiamo studiando nei minimi dettagli.”

 

Nei tuoi brani, alla base c’è un amore a cui ti rivolgi o c’è anche un sentimento di amicizia che ti smuove?
“In realtà no, almeno al momento i temi dei miei testi sono più incentrati su amore, delusioni, paure ma anche esistenzialismo. Ho avuto varie crisi esistenziali nella mia vita, l’ultima scatenata dal lockdown (ovviamente), e sfogarle nella musica aiuta.”

 

È stata la mancanza dei tuoi amici/famiglia a darti l’ispirazione durante il lockdown?

“No, il lockdown l’ho passato in famiglia, sono stata bloccata a casa per un po’ di mesi. È stata più la mancanza di stimoli e le routine che si ripetevano all’infinito. Scrivere aiuta a rompere gli schemi e sentirsi un filo più liberi.”

 

Cosa non deve mai mancare in una base? Quale sensazione deve essere scaturita secondo te?

“Non saprei, ogni sensazione diversa può dar vita ad una diversa canzone, dipende più dal mood del momento. Se sono presa male non voglio accordi felici, se sono arrabbiata non voglio un piano lento.”

 

Descriviti in poche parole, essenziali, ma potenti.

“Sognatrice, determinata, felice a metà. Quest’ultima ve la spiego nella prossima intervista.”

 

Giulia Garulli

blank, futura 1993, intervista