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An Early Bird “Diviner” (Greywood Records, 2021)

An Early Bird “Diviner” (Greywood Records, 2021)

| Francesca Garattoni

Io soffro il caldo. Terribilmente.

Il mio grande maestro Bruno Martino nel 1960 mi toglieva le parole di bocca, “Odio l’estate / Tornerà un altro inverno“, perchè ricorrendo al classico sistema della colonna dei pro e dei contro, il risultato è sempre una vittoria in trasferta, con almeno un paio di gol di scarto. Forse, ma dico forse, in un altro periodo dell’anno meno ostile potrei persino, ma azzardo, ad arrivare a sopportare la sabbia tra le dita dei piedi.

Ebbene, in questo torrido giugno, di fronte al mio PC, a qualche giorno di distanza dalle vacanze, mentre vedo fuori dalla finestra i ciuffi d’erba del giardino che lentamente perdono il vigore ed il verde di qualche settimana fa in luogo di un assai meno invitante giallo paglierino – oddio mi sa che mi sono infilato in un cul de sac, tipo il monologo iniziale de Il Grande Lebowski – ebbene mi sento assolutamente beato e leggero. Vuoi perchè il condizionatore è acceso e le finestre chiuse, vuoi perchè ho in cuffia il nuovo disco di An Early Bird. Liberissimi di ritenere che il mio benessere sia in maggior parte dovuto al climatizzatore (non credo riuscirei a convicer(mi)vi del contrario, ma Diviner è un gran bel disco. 

Pubblicato  dalla berlinese Greywood Records, il progetto solista di Stefano De Stefano è probabilmente il suo lavoro migliore, per completezza, per gusto, un paio di brani meravigliosi (la conclusiva Angela e Fishes In The Ocean su tutti), arrangiamenti mirati, mai troppo invadenti o affettati a rispettare la leggerezza e la dolcezza del timbro vocale del cantautore napoletano.

Diviner, rabdomante in inglese, trasmette una serenità ed un piacere difficilmente descrivibili, come la già citata Fishes In The Ocean, che ammicca appena al Bon Iver di Holocene, o Iron & Wine che si palesa nel folk intimo di Prayers In A Temple. Queste sono alcune delle coordinate che si possono trovare lungo queste dieci tracce, che non risulta tuttavia scontato o (non userò il termine derivativo) derivativo, anzi. L’incedere innocente di Bad Timing, qualche incursione più pop (Holding Onto Hope, Go All Out, Mullholland Drive), e l’impressione nitida di essere di fronte ad un disco che cresce, ascolto dopo ascolto.

Caldamente (LOL) consigliato.

 

An Early Bird

Diviner

Greywood Records

 

Alberto Adustini