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Tre Domande a: platìni

Tre Domande a: platìni

| Redazione

Come state vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

Nonostante l’assurdità di questo ultimo periodo, per tutto e per tutti, paradossalmente credo sia stato fondamentale per la mia musica. Poco più di una settimana prima della chiusura totale di Marzo 2020, quando ancora non si sapeva quello che sarebbe successo da lì a poco, ho chiuso il primo pezzo del progetto platìni.
Dopo una serie infinita di tentativi finiti nel cestino del mio Mac ero arrivato ad una quadra musicale che forse mi soddisfaceva e che mi ha fatto dire “OK, forse questa roba mi piace per davvero, da qui posso partire”. E così è stato. Ho sfruttato tutto il tempo libero che avevo chiuso in casa a produrre i pezzi che poi sono diventati i primi pezzi di questa avventura e che adesso stanno iniziando ad uscire.
Quindi a livello artistico, per mettere a fuoco davvero il tipo di sonorità che volevo dare ai pezzi che avevo scritto, è stato importantissimo questo tempo di sospensione che abbiamo vissuto a causa della pandemia. E probabilmente è stato d’aiuto anche per farmi smettere di rimandare il momento in cui prendere la decisione di lanciarmi poi con il progetto solista. In un momento di totale incertezza, dove davvero si faticava e si fatica tutt’ora a capire cosa succederà mi sono detto “Vado, io da adesso cerco di esistere, va come deve andare e vediamo che succede”.

 

C’è un evento, un festival in particolare a cui ti piacerebbe partecipare? 

Milano è una città che, abitandoci piuttosto vicino, ho frequentato spesso per diversi motivi ma in particolare modo per la musica e per tutta l’offerta di concerti che offre. Un festival iconico per Milano, e forse per l’Italia in generale, che negli anni si è fatto sempre più grande ed importante, a cui ho partecipato diverse volte come spettatore (ma una volta mi ci sono ritrovato pure a spillare le birre) è il MiAmi. Quindi forse forse, se dovessi scegliere un festival a cui terrei in modo particolare a partecipare, potrebbe essere proprio questo. Anche solo per il gusto di poter dire al me sedicenne e ventenne e venticinquenne e così via, che più volte si è trovato sotto quei palchi, “Toh, guarda, a sto giro ci sei sopra tu, bravo!”.
E poi va beh dai, anche un capatina al Festival di Sanremo non sarebbe mica male.

 

Quanto punti sui social per far conoscere il tuo lavoro? 

È ovvio e forse anche un po’ banale ricordare e ricordarsi quanto i social siano in questo momento uno strumento importante, importantissimo, probabilmente fondamentale e quasi indispensabile per un artista emergente. Non sono mai stato un grande frequentatore dei social, o quanto meno non in modo attivo. Da quando è partita questa avventura come platìni però mi ci sono lanciato, con un certo entusiasmo e senza fatiche.
Sono un gran coglione, mi piace proprio fare il deficiente nella vita, e se nelle canzoni mi prendo sul serio, a volte forse fin troppo, con i social mi piace lasciar passare la mia parte più cazzona. Per dire “Oh, guardate che se nei miei pezzi cerco di dire solo cose più o meno serie, nella vita in realtà sono anche questo gran pistola che vedete nelle storie di Instagram”.
Ah tra l’altro, momento marchetta, su Instagram sono platini.wav