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Lorenzo Kruger, “Singolarità” come manifesto artistico

Lorenzo Kruger, “Singolarità” come manifesto artistico

| Francesca Garattoni

Prodotto da Taketo Gohara e preceduto dai singoli Con me Low-Fi e Il Calabrone, il disco dell’esordio solista di Lorenzo Kruger – ex frontman dei Nobraino – racchiude un itinerario di cambiamento e ricerca, tra live e sperimentazioni sul suono, durato quattro anni. In Singolarità emerge la spiccata identità del cantautore romagnolo, raffinato nel tracciare una propria linea stilistica, pur non rinunciando alla spiccata ironia. Emozione e coinvolgimento, lo stesso messo in campo per la realizzazione della cover, attraverso la campagna Spazi Miei. È stata indirizzata ai fan la call to action per l’acquisto di una porzione dell’artwork, diventato un collage di foto di appassionati di musica ed una “missione” solidale: il ricavato dell’intera operazione è stato donato alla scuola di teatro Casa di gesso di Cesena, che ha potuto così erogare nove borse di studio destinate ai bambini dell’associazione. Su questa scia, abbiamo chiesto a Lorenzo un po’ di “spazio” per scoprire ed approfondire temi e visioni riguardo il nuovo lavoro in studio. E non solo.  

 

Ciao Lorenzo e benvenuto su VEZ Magazine! Per questa intervista volevamo utilizzare – ampliandolo con qualche curiosità in più – il format collaudato delle “Tre Domande a…”. In questo caso volevamo approfondire il concetto di Singolarità, titolo del tuo nuovo album, pubblicato il 10 settembre. Quanto c’è di singolarità intesa come inedito percorso solista?

“Beh, involontariamente parecchio. Il brano che dà il titolo al disco doveva chiamarsi in un altro modo (Stereotipazione dell’amore). Ed il disco doveva chiamarsi in un altro modo anche quando il brano si chiamava Singolarità (il disco doveva chiamarsi Spazi Miei, come conseguenza della campagna). Poi alla fine la parola singolarità si è presa sempre più spazio, è cresciuta: da dettaglio in un ritornello è diventata il simbolo di questo disco. Credo che, inconsciamente, il mio percorso solitario di questi anni ed il passo solista che mi accingo a fare stavano cercando una definizione e l’hanno trovata in questa parola.”

 

Quanto c’è di singolarità come sostantivo che indica la particolarità, la stravaganza e l’unicità?

“Stranamente poco anche se l’aggettivo singolare per indicare qualcosa di particolare mi è sempre piaciuto tanto. Benché abbia sempre giocato con la mia originalità ed eccentricità non è il primo significato che mi viene in mente quando penso a quella parola.”

 

E come singolarità di brani, c’è una canzone a cui sei particolarmente legato?

Copernico è l’unico brano del disco che suonavo regolarmente in tutti i miei concerti negli anni precedenti a questa uscita, è stato con me in questo percorso di solitudine fin da subito.”

 

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Chi ti ha seguito nel corso del tour della scorsa estate ha ascoltato alcuni brani non contenuti nella tracklist. Hai detto di avere tantissimo materiale. A che cosa è ispirata la scelta delle canzoni ufficiali?

“Con il produttore abbiamo cercato un insieme di brani che avessero una tensione simile, una vocazione classica. Quelli scartati sono generalmente più pop o più ironici o in qualche modo meno raffinati. Volevamo fare un disco che fosse il più possibile monotonale ed elegante. In altri contesti capirò se e quando usare le tracce che mi sono rimaste.”

 

A proposito di live, essendo quello dei concerti e della relativa capienza delle location uno dei temi oggi più dibattuti, che cosa immagini possa avvenire in Italia? E che cosa auspichi?

“Credo di essere preoccupantemente ottimista e che il tempo riporti sempre le cose al suo posto. Probabilmente questo posto subirà degli aggiornamenti e spero si adatti in positivo alle future esigenze. Nello specifico spero che si riattivino con più vigore i circuiti dei concerti più piccoli che prima della pandemia erano un po’ agonizzanti; è un peccato perché quei circuiti sono preziosi per la salute della musica e dello spettacolo in genere. Gli eventi a piccole capienze hanno dimostrato di essere i più sostenibili durante questa emergenza e speriamo che quando tutto tornerà alla normalità non ci si dimentichi di loro.”

 

Laura Faccenda

Foto di copertina: Luca Ortolani
Foto nel testo: Isabella Monti