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Basia Bulat “The Garden” (Secret City Records, 2022)

Basia Bulat “The Garden” (Secret City Records, 2022)

| Francesca Garattoni

È cresciuta ascoltando una stazione radio da cui risuonavano vecchi classici. Nella stanza di Etobicoke, un sobborgo di Toronto, Basia Bulat imparava a memoria le canzoni di Sam Cooke, Stevie Nicks, Sandy Denny, Abner Jay, carpendo anche segreti e suggerimenti dalle lezioni di pianoforte e chitarra che la madre dava ai propri studenti. Nel 2005, il suo EP d’esordio – ancora acerbo ma dalla strabiliante personalità – arrivava alle orecchie degli addetti ai lavori della Rough Trade, pronti a spalancare alla giovane promessa le porte dello studio di registrazione Hotel2Tango a Montreal, culla delle opere più famose di Arcade Fire e Silver Mt.Zion.

Dopo innumerevoli paragoni superati con fierezza – il più ingombrante, forse, quello con Joni Mitchell – cinque album accolti con favore dalla critica e palchi internazionali condivisi con artisti del calibro di The National, Nick Cave, St.Vincent, Sufjan Stevens, Beirut, Basia Bulat ha conquistato, a ragione, una posizione autoriale tra le voci più interessanti della sua generazione.

Con l’ultimo album, The Garden, pubblicato per Secret City Records, la cantante raccoglie i brani più amati del suo repertorio, impreziosendoli di una nuova anima orchestrale, già sperimentata grazie alla collaborazione – soprattutto live – con esclusive ensemble da camera e con orchestre complete, tra cui l’Ottawa National Artist Center Orchestra e la Symphony Nova Scotia, per un’esperienza di ascolto che coniuga la sensibilità classica al folk-pop contemporaneo.

Gli arrangiamenti per quartetto d’archi di Owen PallettPaul Frith e Zou Zou Robidoux, uniti al songwriting fluido e sincero di Basia, rimandano, da una parte, a colonne sonore di stampo cinematografico e, dall’altra, a passaggi musicali idillici, quasi bucolici. Dimensione, questa, collegata direttamente al titolo del disco e alla title track, manifesto artistico dell’intero lavoro sia come struttura – nessuna delle tracce, tra apici ritmici e distensioni melodiche, si discosta da uno stile univoco – sia come “collettore” tematico. Con The Garden in qualità di primo singolo estratto, Basia Bulat esprime un’urgenza di evoluzione, seguendo un andamento spontaneo, proprio come quello della natura. 

È lei a scandire la propria necessità di rallentare, in termini personali e professionali, riflettendo sulle tappe fondamentali del suo percorso, sui ricordi, sulle radici. Risulta calzante, infatti, la metafora del giardino: uno spazio privilegiato e protetto dove niente rimane invariato. Piante e fiori nascono, crescono, appassiscono in un ciclo vitale di rigenerazione. Un ciclo che ritorna nel brano omonimo, come dichiarato dall’artista: “Quando ho scritto The Garden [nel 2016], ero in uno stato mentale distorto. È come se mi avesse preso per mano, suggerendomi di mantenere la calma. We won’t look back / And if we don’t we won’t be lost. Mi ha detto di respirare nel presente e guardare verso il futuro”.

La resa, curata da Pallet, vivifica tali processi e si allunga in virtuosismi chiaroscurali di matrice orchestrale, lasciando immaginare delle correnti che trasportano petali, spine, germogli e foglie ormai secche, in un vento magico, di cambiamento verso un’altra stagione di fioritura. E benché il nome di Pallet, di recente, sia stato accostato anche al nome di Taylor Swift, la scelta di registrazione in studio “rinnovata” di Basia non è accostabile a quella della pop star. “Adesso canto queste canzoni in maniera diversa: è un dono del tempo. Nel disco ho avuto anche la possibilità di incanalare alcune influenze derivate dai musicisti che amo”. 

Da Marek Grechuta, con cui Basia Bulat condivide radici polacche, a Björk con la versione per quartetto d’archi di Hyperballad sino a Cat Power per il coraggio nella reinterpretazione delle cover, The Garden è uno scenario di suggestioni sempreverdi, illuminate da una scintilla creativa inequivocabile. Complice anche una sorprendente notizia: l’artista ha scoperto di aspettare una bambina durante le sessioni in studio: “È stata una gioia immensa. Ed una responsabilità nel percepire la sua crescita come qualcosa che sfugge al controllo, lo stesso che avviene con la natura. Lo dobbiamo accettare e, in fondo, si prova una sensazione liberatoria”. 

 

Basia Bulat

The Garden 

Secret City Records

 

Laura Faccenda