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Tre Domande a: Ponee

Tre Domande a: Ponee

| Redazione

Come e quando è nato questo progetto?

Essendo io un grandissimo esperto di “tempismo approssimativo”, i primi brani sono usciti nel pieno del primo lockdown. Ho iniziato a scrivere un po’ prima ovviamente, ancora ignaro di quel che sarebbe accaduto, attorno a fine 2019. Mi son avvicinato al progetto Ponee con la voglia di fare qualcosa di mio al 100% sul piano della scrittura, che fosse un modo per raccontarmi e senza pensare a vincoli particolari di genere, mood, sonorità. È un progetto molto in divenire; forse quando è nato non avevo ancora chiara la forma che avrebbe potuto prendere e, in qualche modo, se riascolto adesso quei primi brani, li trovo quasi parte di un altro capitolo, di alcune pagine che ho già girato. Ci resto legato ma ho voglia di fare dell’altro, di pensare con orecchie nuove.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Probabilmente l’ultima, e non per un fatto di “promo” ma semplicemente perchè è quella che ancora non mi ha annoiato e che sento più vicina. È come se ogni volta iniziassi a intravedere i difetti dei brani precedenti: cosa avrei potuto fare meglio, cosa avrei cambiato ad oggi; perciò c’è un pò di timidezza sulle cose passate e più entusiasmo su quelle nuove.
Il rumore dei no è l’ultima e la trovo ancora attuale per la mia quotidianità e per come sono fatto; è rappresentativa di un mio modo di essere, che talvolta si evidenzia di più, altre volte rimane meno marcato ovvero quello di farmi mille domande, di guardare il futuro con un po’ di incertezza che, forse, è curiosità.

 

C’è un evento, un festival in particolare a cui ti piacerebbe partecipare?

Diciamo che mi piacerebbe se fosse un evento con una location inedita o insolita, non importa quanta gente ci sia. Sarà che organizzo e partecipo a tantissimi eventi di musica dal vivo e non solo, ma quello che spesso mi colpisce, anche da spettatore, è l’originalità della location, la magia che si crea. Quindi suonare in un contesto del genere sarebbe sicuramente una bella ambizione; mi viene in mente Cercle che organizza djset in posti incredibili e poi li filma e li trasmette in streaming; loro fanno hanno un’impronta più “elettronica” appunto, meno da live…ma per capirci. Oppure anche qualche festival in cui ho partecipato come spettatore, tipo lo Sziget e altri. L’idea di passare da sotto palco a sul palco è qualcosa che mi divertirebbe