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A volte bisogna chiamare la pioggia, altre volte basta ascoltare Axos

A volte bisogna chiamare la pioggia, altre volte basta ascoltare Axos

| Francesca Garattoni

Andrea Molteni, in arte Axos, è un artista milanese. Il suo primo lavoro in studio è Carne Viva EP, pubblicato nel 2014 sotto Bullz Records, ma esplode definitivamente nel 2016 con l’album Mitridate (dopo aver partecipato a progetti come Machete Mixtape Volume III e Bloody Vinyl 2) grazie a sonorità particolarmente hard e cupe e a testi scritti da una penna a volte violenta, a volte malinconica, ma sempre realistica e piena di riferimenti culturali. Nel 2017 pubblica alcuni singoli, quali Blue Room e 11, e l’EP Anima Mea. Nel 2018 escono i singoli Iron Maiden e Moonchild e un altro EP, Corpus: l’Amore Sopra. Nel 2019 pubblica i singoli Ci Puoi Fare un Film e Harem, dove la penna di Axos e la musicalità delle strumentali subiscono un’evoluzione decisa che traccia il sentiero per il cammino dell’artista. Il 2020 vede l’uscita del singolo Banlieue e dell’album Anima Mundi, che diventeranno poi corpo e spirito della crescita artistica di Axos, con sonorità che spaziano da influenze rock a linee melodiche più dolci. Nel 2022, dopo aver pubblicato tre singoli che saranno all’interno del disco, esce Manie: un album che percorre tutti i crucci dell’artista, in maniera sicuramente molto più introspettiva e personale rispetto ai lavori precedenti, senza abbandonare la penna e lo stile distintivo di Axos, graffiante e decisa, capace tanto di coccolare ed essere affine all’amore quanto di denunciare sia stati d’animo negativi che situazioni sociali discutibili. L’album viaggia moltissimo (se non più di Anima Mundi) su musicalità diverse, anche grazie alla collaborazione del produttore Jvli, passando dall’hip hop di Padri, alle chitarre di Ubriaco e Cosa Vuole Questa Musica Stasera, per arrivare alle influenze boogie e funky di Geloso.

Axos terrà due Live Trip, chiamati The*Experience, ai Magazzini Generali di Milano il 14 e il 21 Aprile: non saranno semplici live, quanto piuttosto vere e proprie esperienze che vanno oltre la musica. 

 

Ciao Andrea e benvenuto su Vez Magazine!
Dai primi progetti all’ultimo disco è notevole e ben definibile l’evoluzione musicale e artistica di cui sei stato protagonista. L’Axos di Mitridate, magari anche dell’EP Carne Viva, continuano ad accompagnarti oppure sono figure ormai lontane?

“Ciao Vez Magazine! Sì, la figura di Mitridate e tutto quello che è il mio passato mi perseguitano, nel senso che ci sono alcuni miei fan che proprio non riescono ad accettare che io mi sia evoluto e che io stia meglio nella mia vita, ed è una cosa non bellissima. Da me, invece, sono figure abbastanza lontane, dico la verità. Sono così lontane che tante volte, quando risento Mitridate mi sento un po’ strano. Sono lontane perché mi sono evoluto tanto e sono andato avanti con la mia vita. Sono passati sei anni da quel disco e mi sento di aver fatto tante cose in questo tempo che mi hanno allontanato da quella realtà, ma proprio nella vita.”

 

Manie, dal punto di vista della scrittura, è un album più intimo e più introspettivo a livello personale rispetto ai progetti precedenti. Credi che la scrittura di questo disco in particolare sia stata, in qualche modo, terapeutica nei tuoi confronti? Ti ha aiutato a definire meglio quelle che sono le tue manie, e magari ad affrontarle?

“La scrittura di questo disco è stata terapeutica, soprattutto nel momento in cui mi ha fatto buttare fuori tante consapevolezze che, però, arrivavano da un mio viaggio introspettivo, un lavoro personale che andava fuori dalla scrittura, ma che in realtà, è stato molto legato ad altre forme artistiche. In questo viaggio introspettivo ho disegnato tanto, ho scolpito, ho creato tantissimo, perché avevo bisogno di vedere i miei cambiamenti interiori e poterli affrontare meglio. La scrittura ha fatto sì che io potessi poi buttare fuori tutto. Effettivamente questa volta ho avuto, e non mi succedeva da un po’, quell’approccio alla scrittura che avevo da bambino: un vero e proprio sfogo buttato fuori.”

 

Hai mai avuto, durante la carriera, momenti di blocco o momenti in cui pensavi di mollare la musica? Cosa consigli, anche ad artisti emergenti, quando ti viene voglia di lasciare tutto, oppure vedi tutte le porte sbarrate?

“Ho avuto nella mia vita voglia di mollare tutto, perché ho vissuto delle cose veramente brutte. Il mondo della musica è costellato di persone di dubbio valore morale, è umano, e io ci ho avuto a che fare e ci ho lavorato. Tante volte mi hanno fatto passare la voglia e tante volte la voglia mi è passata vedendo ciò che effettivamente fa successo, che è tutto un po’ contrario ai miei principi sotto determinati punti di vista, soprattutto quello artistico. Ho avuto, quindi, sì voglia di lasciare quando vedevo che i numeri non corrispondevano, quando vedevo che venivo eletto il “king” dei sottovalutati. Come affrontarlo? Semplicemente non lo so spiegare, perché di fatto sono una persona che non si arrende. Basta ammettere dove sono i gap e cercare di sistemarli in base a quello che stai vivendo, quindi alla realtà (non ci si può mettere i salami sugli occhi). Se delle cose non vanno c’è un motivo, quindi riuscire a mettere se stessi all’interno di dinamiche che non sono perfettamente le tue. Per farlo devi anche avere una forte personalità artistica, un controllo di quello che fai abbastanza deciso, perché se no vieni risucchiato dal mercato e, invece di fare qualcosa che possa andare bene sia per il mercato sia per te, fai qualcosa che magari può andar bene solo per il primo e che neanche funziona. Quindi rimani completamente vuoto e triste. Questa è una cosa che non voglio fare e che consiglio di non fare mai nella vita. In definitiva consiglio di cercare il connubio tra quello che sei e il mercato. Nel mio caso è stato difficile perché io sono il contrario. Chiaramente, secondo me ce l’ho fatta nel momento in cui con Manie sono riuscito a tirar fuori il sound. Forse mi sono anche appassionato a delle parti del pop e della musica che nel mercato funziona tantissimo, soprattutto a livello internazionale, vedi Adele e molti altri che fanno parte dei miei ascolti. Riesco a comprendere, molto più di prima che ascoltavo musica più di nicchia, come poter fare qualcosa di estremamente bello ma che piace alla “massa”.”

 

Da sempre, nelle tue canzoni, ci sono stati riferimenti alla musica e alla letteratura. Quali sono i generi musicali e letterari e gli artisti e scrittori che apprezzi di più?

“I generi musicali, letterari, gli artisti e gli scrittori che apprezzo di più sono davvero tanti, fare una lista è impossibile. Sicuramente tra questi c’è Tolstoj, Jung, Baudelaire… Però come avrai già capito da questa risposta, variano sui generi, sia dal punto di vista letterario, ma anche dal punto di vista musicale, perché vado dagli Iron Maiden a Eminem e in mezzo c’è un mondo variopinto. Questa cosa si rivede nella mia musica: mi appassiona tutto, in base ai periodi. Proprio in base ai periodi vengo travolto da determinati generi, determinati scrittori e determinati autori. Mi piace tantissimo, ad esempio, scegliere i miei libri entrando dentro le librerie facendomi trasportare, come se loro scegliessero me. Ho sempre fatto così e credo mi abbia portato a una grande varietà.”

 

Riccardo Rinaldini

 

Grazie a BPM Concerti