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Tre Domande a: Emanuele Colandrea

Tre Domande a: Emanuele Colandrea

| Redazione

Come stai vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

Li sto vivendo provando ad esorcizzare il tutto, provando ad analizzare con attenzione ma anche con un po’ di complicata leggerezza il momento surreale che si è presentato all’improvviso alle porte di tutti.
Senza la socialità siamo andati tutti in confusione e abbiamo cominciato a sperare, provando a rendere utile questa attesa. Io con Belli Dritti sulla Schiena, il mio nuovo album, ho provato proprio a fare questo, ad aspettare come mi sembrava giusto aspettare. Registrare questo disco è stato il mio modo di vivere questi tempi, di mettere in pratica la mia concezione di speranza.

 

Se dovessi riassumere la tua musica in tre parole, quali sceglieresti e perché?

Dovendo riassumere la musica che faccio in tre parole sceglierei sicuramente onesta, rotolante e viaggiatrice .
Dico onesta perché essere onesto è quello che provo a fare quando scrivo una canzone, quando la registro e quando la suono ai concerti.  Dico rotolante perché quando tiro giù i testi provo a farli rotolare, a prescindere dal significato delle parole, devono darti la sensazione di camminare con qualcuno e di farlo muovendo gli stessi passi nello stesso momento. Ed infine dico viaggiatrice, ma viaggiatrice nel tempo, perché spero sempre che la musica che scrivo prescinda appunto dal tempo e dalle situazioni, un po’ come fanno le piante sempreverdi.

 

Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

A chi mi ascolta vorrei riuscire semplicemente a smuovere sempre un qualcosa, a dare uno stimolo che lo spinga a partire per una tangente qualsiasi, una tangente che non abbia per forza a che fare con quello che sto dicendo nella canzone. Le canzoni sono uno strumento affascinante proprio per questo, perché a seconda del posto, del momento, di chi le ascolta, a prescindere da me che le scrivo, loro si prendono lo spazio che vogliono ed entrano nelle quotidianità degli altri in mille modi diversi. Una delle cose che mi piace di più è sentire proprio i racconti di chi le ha ascoltate, venire a conoscenza dei significati che si sono guadagnate, che quasi sempre sono più interessanti e romantici di quelli che gli ho dato io.

 

Foto di copertina: Sara Martini