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My Chemical Romance @ Bologna Sonic Park

| Francesca Garattoni

Da quando i My Chemical Romance hanno annunciato il ritorno sulle scene e i biglietti per il tour di reunion sono passati più di due anni. 

Da quando io ho comprato i biglietti, 1 Febbraio 2020, ho fatto in tempo a laurearmi, vivere da sola e fidanzarmi, tre cose che tendo a legare alla vita adulta.

Ecco, invece il 4 Giugno 2022, per qualche ora, sono tornata quattordicenne ed è stato a tratti catartico. Tutte le x-mila persone presenti (eravamo tanti, tantissimi ma non saprei dare un ordine di grandezza. Qualcuno diceva 15.000, qualcuno 40.000… Insomma, gente ce n’era) sono tornate per qualche ora quattordicenni, perché alla fine questo significano i My Chemical Romance per la mia generazione. Una marea di persone, me compresa, che ha cominciato a seguirli poco prima che si sciogliessero o addirittura dopo la rottura e quindi mai avrebbe sperato di vederli live un giorno (e con delle articolazioni tutto sommato in grado di reggere un’intera giornata di coda per ottenere un posto nel pit).

Il concerto, un’ora e mezza di viale dei ricordi, è stato aperto da due band in qualche modo simili ai My Chemical Romance, gli Starcrawler e i Creeper, e dal cantautore Barns Courtney. La me di quattordici anni avrebbe molto apprezzato. La me di adesso, dopo dieci ore di coda, non gli ha reso troppo giustizia, ma cercherò di redimermi tramite il signor Spotify.

Tornando al viale dei ricordi: inaspettatamente, almeno per me, il gruppo ha scelto di aprire con il loro ultimo singolo invece che con qualche pezzo da novanta che avrebbe dato subito la carica giusta. Ma The Foundation of Decay, uscito il 12 Maggio, ha avuto senz’altro il pregio di stabilire il mood della serata. Per le urla ci sarebbe stato tempo più tardi, e infatti così è stato: da The Ghost of You a House of Wolves passando per DESTROYA, la band ha ripercorso praticamente tutta la propria discografia davanti a una folla di (ex) emo kids che spesso e volentieri si lasciavano andare non solo a urla arrabbiate ma anche a lacrime commosse. Perché sì, ci siamo anche commossi parecchio. Tra i momenti più emozionanti possiamo contare sicuramente le esibizioni di Famous Last Words e di Helena e ovviamente l’attacco di Welcome To The Black Parade, che anche dopo anni rimane riconoscibile dalla prima nota.

Dunque, ci siamo commossi, ci siamo emozionati e ci siamo sentiti riportare all’adolescenza. Ed è stato bello anche sentire la gratitudine nella voce di Gerard Way mentre si rendeva conto che li avevamo aspettati, che eravamo rimasti. 

Un po’ cresciuti, ma comunque ancora, nemmeno troppo sotto sotto, emo kids.

 

Francesca Di Salvatore

 

PS: non sono solita a farlo ma l’organizzazione del concerto di ieri richiede una chiosa polemica.

Sono arrivata nel luogo dell’evento intorno alle 10.30 (la prima band di apertura ha iniziato alle 18 e i My Chemical Romance alle 21). Ho dovuto aspettare parecchio in coda, con i 30 gradi dell’estate bolognese (e per fortuna il cielo era coperto, altrimenti sarebbe stato nettamente peggio). Immediatamente ai primi cancelli, e con diverse ore di attesa prima di entrare nell’arena vera e propria, mi hanno fatto buttare la mia bottiglia d’acqua, per cui mi ero premurata di creare una chiusura priva di tappo con pellicola ed elastico. Ho anche chiesto alla sicurezza se il problema fosse il tappo o la bottiglia di per sé ma mi è stato risposto un po’ sgarbatamente e sono stata invitata a buttare la bottiglia intera nella spazzatura.
Arrabbiata per aver sprecato mezzo litro d’acqua, mi siedo nella serpentina di transenne e aspetto l’apertura dei cancelli. Inizialmente sembrava che saremmo dovuti rimanere senz’acqua ma una serie di svenimenti e malori forse ha mosso a pietà l’organizzazione e sono arrivati i bancali: bottigliette di plastica da mezzo litro da distribuire alla folla. Per fortuna, ma ancora adesso non mi spiego il senso di far buttare la mia fin dall’ingresso.
Non era per lucrarci sopra (di nuovo per fortuna) perché ci sono state date gratuitamente.
Non era per una questione ecologica, perché le bottigliette erano di plastica e gli addetti che distribuivano non si facevano scrupoli a buttare i tappi per terra. A un certo punto era anche arrivata l’informazione di non buttare la bottiglia perché ce le avrebbero riempite presumibilmente con distributori. Non sono mai arrivati, però sono arrivate altre bottiglie di plastica, nonostante il #SonicParkIsGreen.

Oltre all’acqua, sicuramente non hanno aiutato i tempi biblici con cui siamo stati fatti entrare nell’arena: invece di controllare i biglietti e darci i braccialetti per il pit all’ingresso (dove però hanno fatto buttare l’acqua), i biglietti sono stati controllati da due addetti che camminavano in mezzo alla serpentina di transenne facendo lo slalom tra noi seduti sotto il sole delle 14. Al gruppo di mille persone arrivate per prime (gente che ha fatto nottata o era lì dalle 7 per capirci), il braccialetto è stato consegnato dopo di noi, secondo gruppo del pit, ritardando notevolmente tutta la trafila per entrare perché giustamente non potevano far entrare prima noi rispetto a loro, arrivati in qualche caso già dalla sera prima.

Infine, per le migliaia di persone lì presenti in coda ci saranno stati una decina di bagni chimici all’esterno dell’arena (per fortuna dentro era meglio, ma comunque dentro dovevamo ancora entrare) e basta, con risultato di code di intere mezz’ore per poter andare in bagno.
Insomma, bellissimo concerto, ma a organizzazione, molte, moltissime pecche.