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Greg Puciato “Mirrorcell” (Federal Prisoner, 2022)

Greg Puciato “Mirrorcell” (Federal Prisoner, 2022)

| Francesca Garattoni

C’è stato un periodo nel quale mi divertivo a trovare ricorrenze, coincidenze, corrispondenze tra musica e numeri. Il 6, il 17, il 3. Se si inizia a scavare, a fare collegamenti, si costruiscono delle storie pazzesche.

Come quella volta nel 2017 quando sarei dovuto andare a vedere il concerto d’addio dei Dillinger Escape Plan a Bologna, live che saltò per un incidente occorso alla band in Polonia. La data venne poi recuperata cinque mesi dopo, l’1 luglio, ma senza di me, perchè il caso volle che fossi ad un matrimonio di amici, che si sarebbero poi separati nell’arco di poche settimane.

Ma questa è un’altra storia.

A cinque anni da quel, per me, nefasto giorno, esce a cercare di rimarginare una ferita ancora aperta, il nuovo disco di Greg Puciato, frontman di quella che, per esperienza personale, è stata la più grande live band che mi son fregiato di vedere dal vivo, i Dillinger Escape Plan.

Da quel tour d’addio Puciato si è dato molto da fare, tra un altro disco solista del 2020, i Black Queen, i Killer Be Killed, è diventato anche il chitarrista di Jerry Cantrell, esatto quello degli Alice In Chains.

E sapete una cosa? In questo Mirrorcell siamo decisamente più in zona grunge che in zona math-core e dintorni.

Già il riffone di Reality Spiral, Rainbows Underground, la batteria e le seconde voci di No More Lives To Go odorano di Seattle, anche se quando il nostro nel finale di quest’ultima decide di accelerare tornano a fare capolino reminiscenze di quindici e più anni con quell’arma di distruzione di massa altresì nota come DEP.

Never Wanted That potrebbe essere ascritta nel novero delle “ballad”, la successiva Lowered 1644 (che ospita la cantante dei Code Orange Reba Meyers) è quasi radiofonica, e non a caso è stata scelta come singolo di promozione del disco), mentre nella successiva We entra prepotente anche l’elettronica. 

È la fase più compassata, contenuta, per certi versi srtaniante/spiazzante del disco, nel quale emerge forte il gran bel finale di I Eclipse.

Tuttavia è in fondo che il disco ci consegna il pezzone,nella conclusiva All Waves To Nothing, quasi nove minuti ora spettrali, ora incalzanti, ora emo (lo potevo dire?), il travolgente finale in coda.

Mirrorcell ci consegna una versione di Puciato meno estrema, spigolosa, anche rispetto al precedente Child Soldier: Creator of God, maggiormente rivolto alla forma canzone, alla melodia per certi versi, come se volesse mostrarci di sapere fare molto altro, oltre ad aver invaso i nostri peggiori incubi per molto tempo.

Ma noi questo lo sapevamo già.

 

Greg Puciato

Mirrorcell

Federal Prisoner

 

Alberto Adustini