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Guè Pequeno @ BOnsai Garden

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• Guè Pequeno •

Parco delle Caserme Rosse (Bologna) // 02 Luglio 2022

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435921124{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]L’atmosfera è stranissima alle Caserme Rosse. Capisco chiaramente chi segue Guè dai tempi dei Dogo e chi lo segue dallo scioglimento. La discrepanza è evidente, ma sono tutti uniti sotto un minimo comune multiplo: godersi la vita al massimo fra le rime sprezzanti di Guè e lo stile zarro che, da sempre, lo caratterizzano. L’atmosfera preavvisa una pioggia di Moët. Il pubblico freme, urla “G-U-E” e “Guè Pequeno portaci a puttane” poco prima che salga sul palco. È arrivato, assieme al suo bassista e al suo batterista: urla “Com’è Bologna?”. La voce di Guè si sposa benissimo con l’abilità artistica di chi suona basso e batteria. Inizia e non si ferma più, è una macchina da guerra. L’abilità di Guè di intrattenere il pubblico non ha paragoni. Riesce a trasportarlo e a farlo cantare in ogni situazione. Sembra quasi il pifferaio magico. Lo seguono tutti, cantano a squarciagola mentre Guè alza la mano stile old school, è preso bene sul palco. Non ha intermezzi fra le canzoni, usa i pre-hook per tenere il pubblico attivo. Non si ferma. Performa da seduto. Non sta cantando, racconta una storia. Mette il mantello, e dice “era un mantello da batman”. Per il bis si cambia, torna in canotta e cappello new era. Alterna momenti in cui è più emotivo ad altri in cui posa come il Cristo di Rio. Una cosa non è mancata in questo live, ed è sicuramente la tecnica. Fra Guè che rappa in extrabeat e a cappella, per poi riprendere con la strumentale sotto, all’assolo di basso ipnotizzante, eseguito in slap, di Christian Capasso. Per il pezzo Lamborghini Guè parte con “Mi sono rotto il cazzo, sei anni sto pezzo e ancora dobbiamo comprarla sta macchina” mentre introduce Love con “È un onore essere qua, ‘sta città ci ha dato tanto, noi dobbiamo darle un sacco di ammore”. Il concerto sta per terminare, Guè si ferma, dice che il live, come tutte le cose belle, ha una fine. Saluta Bologna, ma torna con una Beck’s in mano. Performa il brano Ultimi Giorni, poi Brivido, concludendo con Eravamo Re. Si spengono le luci, resta illuminato soltanto dal flash dei telefoni. Dal secondo bis si è trasformato. La parte gangsta di Guè viene accantonata, diventa quello che riesce a parlarti al cuore attraverso le rime, è sicuramente molto più intimo. L’atmosfera subisce una metamorfosi impressionante. In mezzo al pubblico sono tutti emozionati, quasi con le lacrime, cantano a squarciagola. Attraverso gli ultimi pezzi è riuscito a trasmettere l’empatia di chi, nonostante l’essere duro e figlio delle strade di Milano, sa soffrire e, soprattutto, sa raccontare come si soffre.

 

Riccardo Rinaldini

Scaletta

La G La U La E
Le Bimbe Piangono
Vita Veloce Freestyle
Lifestyle
Wagyu
Blitz
Champagne 4 the Pain
Babysitter
Gangster of Love
Nessuno
Maledetto
Oro (Bling Bling)
2%
Venezuela
Ti Lego le Collane
Giù il Soffitto
Il Ragazzo d’Oro
Tik Tok
Lamborghini
∞ Love
Veleno
Piango sulla Lambo
Chico
Domai
Fuori Orario
Ultimi Giorni
Brivido
Eravamo Re

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