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Editors @ Balena Festival

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• Editors •

 BALENA FESTIVAL

Arena del Mare (Genova) // 19 Luglio 2022

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Inizio anni Duemila: un cuore rotto e un meraviglioso rock inglese. Ho viaggiato nel tempo e nello spazio? No, sono andata al concerto degli Editors, che per la loro unica data italiana del tour estivo hanno scelto Genova e il Balena Festival. La rassegna musicale è nata nel 2019 in Piazza delle Feste e in pochi e difficili anni è riuscita a crescere e diventare un punto di riferimento per il capoluogo ligure, arrivando all’Arena del Mare per essere protagonista dell’estate con artisti di fama internazionale e – quest’anno – sotto un unico e grande tema: “Solo amore”. 

L’apertura della serata è stata affidata a quattro band: Atlante, Ada, Coach Party e Post Nebbia, che si sono alternate sui due palchi dell’Arena del Mare. I Coach Party, sul loro sito ufficiale, si definiscono “i quattro pezzi dell’Isola di Wight, con canzoni contagiose e testi spiritosi che vanno ben oltre i loro anni” e annunciano che stanno per entrare a fare parte delle nostre vite. Alla piacevole scoperta del gruppo inglese, devo aggiungere quella dei Post Nebbia, la band padovana che esplora sonorità psichedeliche con la voce di Carlo Corbellini, classe 1999. Lui era quasi ipnotico, con l’aspetto, l’atteggiamento e lo sguardo serio e malinconico che sembravano frutto di una fusione tra Kurt Cobain e Ian Curtis, anche se è troppo difficile competere con loro due. Lo stampo della band, quindi, non è nulla di nuovo, ma la loro interessante performance è qualcosa di cui abbiamo bisogno nella nuova scena musicale italiana. Speriamo che riescano a sfruttare al meglio il loro potenziale.

Subito dopo i saluti dei Post Nebbia, il pubblico ha iniziato a spostarsi emozionato e in massa verso il palco principale: le luci erano calate e nella penombra si vedevano Tom Smith, Russell Leetch, Edward Lay, Justin Lockey, Blanck Mass ed Elliot Williams che si preparavano a una delle serate musicali più memorabili per Genova. “We were always meant for this/Shot through the dark my reason to exist/Why?/No one will love you more/than I do/I can promise you that/And when your love breaks I’m inside you/Like a heart attack.” Sulle note di Heart Attack, siamo stati catapultati violentemente in una serata pazzesca. 

L’atmosfera era magica: giochi di luci e colori, sguardi fissi verso il palco, balli improvvisati, mani al cielo e pochi telefoni in aria. Il pubblico era eterogeneo, un’armonia tra persone di tutte le età che si godevano una performance incantevole e necessaria, che mi ha ricordato che cosa significhi ascoltare e amare la buona musica. Tom Smith è stato una guida perfetta, capace di coinvolgere le persone intorno a lui ed era visibilmente felice di occupare il suo posto. Le sue facce e i suoi movimenti sciolti e scenografici accompagnavano la sua voce potente e quel rock indie, punk e alternativo capace di farci innamorare da decenni e renderci uguali, nonostante le età diverse. 

In una delle sere più calde di tutta l’estate, mi sono mossa con coraggio verso la calca delle prime file, conquistandomi un piccolo spazio dietro a una signora munita di un preziosissimo ventaglio. Mentre rubavo un po’ di aria fresca, gli Editors hanno iniziato a intonare un brano accolto con urla di gioia e salti. “How can you always be late for your arrival?/You know I forgive you every single time/Retreat, retreat/I’ve fallen at the low tide.” Era Bones, una canzone devastante, da ascoltare a occhi chiusi mentre si balla.

Ho vissuto il concerto da varie angolazioni, godendomi i musicisti felici di caricare il pubblico e, sicuramente, le valutazioni più interessanti le ho fatte quando mi sono messa in fondo a contemplare tutto il parterre. Spesso, ci soffermiamo a parlare di chi si mette nelle prime file e, magari, arriva ore prima nella location di un concerto solo per avere la migliore visuale del palco. Ma avete mai guardato le persone che stanno in fondo, dove il pubblico si è diradato? Loro sono gli inconvenzionali. Se ne fregano della legge dell’arrivare presto, del comparire nelle fotografie sotto il palco: loro ballano e cantano, liberano il loro corpo negli spazi più vuoti e non si preoccupano di nulla. Nessuno li osserva, nessuno interrompe le loro danze con le gomitate. Le persone delle ultime file sono sole con la musica.

Dopo alcuni grandi e attesi successi come Magazine, Karma Climb e Violence, è arrivata la quota romanticismo: Kiss, un inedito del prossimo album che ha scaldato l’atmosfera e acceso la voglia di baci tra le coppie di un pubblico che iniziava a essere stanco, ma sempre sorridente.

“Say goodbye to everyone/You have ever known/You are not gonna see them ever again/I can’t shake this feeling I’ve got/My dirty hands, have I been in the wars?/The saddest thing that I’d ever seen/Were smokers outside the hospital doors/Someone turn me around/Can I start this again?” Smokers Outside the Hospital Door: la aspettavamo ed è stata, come prevedibile, uno schiaffo in faccia. Un testo meraviglioso arricchito dalla potenza della voce di Smith e dalla musica.

Sulle note di No Sound but the Wind e il fragore degli applausi, gli Editors ci hanno lasciati con un elegante inchino e la malinconia di un appuntamento fugace, meraviglioso e struggente che solo una band duratura ed eccezionale può regalarci. Inizio anni Duemila: un cuore rotto e un meraviglioso rock inglese. Ho viaggiato nel tempo e nello spazio? Sì.

 

Marta Massardo

foto di Ingrid Zambrano

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