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Frantic Fest 2022

Frantic Fest 2022

| Francesca Garattoni

Se ancora non ne siete a conoscenza sappiate che in Abruzzo, e precisamente a Francavilla al Mare, nella inusuale location di un complesso sportivo, si svolge un fantastico e unico evento musicale… ed è esattamente li che ci siamo diretti: al Frantic Fest.

Il Tiki Taka Village ha ospitato, dal 18 al 20 agosto, uno degli eventi estivi imperdibili per tutti gli appassionati di metal e punk, dopo una brusca frenata a causa della pandemia. Era chiaramente percepibile la partecipazione e l’entusiasmo di chi era presente al festival, dopo questo stop forzato, per una tre giorni di pura e semplice potenza sonora.

L’evento è ben organizzato: le indicazioni su come raggiungere il luogo sono precise e chiare, è presente un’area gratuita per campeggiare ma con posti limitati, uno grande spazio per il merch delle band e le distro, ma soprattutto l’entrata gratuita fino a 15 anni è una piacevole sorpresa per chiunque proponga alla propria famiglia un weekend decisamente alternativo. Unica nota negativa è quella di doversi portare in giro per tutta la durata dell’evento il bicchiere in plastica del Frantic Fest che vi servirà per acquistare da bere.

Non abbiamo potuto raggiungere il Frantic Fest nella giornata di mercoledì 17 agosto, quella dedicata all’opening party del festival, dove c’era la possibilità di assistere a una line up di band italiane di tutto rispetto, come Comanoise, My Kimono, Sons of Thunder e gli headliner romani Shores of Null, che fondono un genere doom con il death metal e sonorità decisamente gotiche.

La giornata del giovedì 18, che è stata aperta dagli Oreyon, ha da subito stupito con una live incredibile dei Messa, band italiana veramente straordinaria che spazia dalle atmosfere doom ed evocative fino a toccare l’ambient: a nostro avviso la miglior performance dell’intera giornata. Si susseguono poi incessantemente tra i due palchi del festival i Naga, gli Ufomammut con le loro influenze stoner e sludge metal, Nero di Marte e gli statunitensi Nebula che ci hanno fatto letteralmente volare nelle atmosfere del rock psichedelico degli anni ’70. Dopo la live degli Ovo finalmente è stato il momento degli headliner Godflesh che hanno letteralmente trasformato il Frantic Fest in un muro sonoro di industrial metal. Bravi e strepitosi, non c’è che dire, ma abbiamo trovato la loro performance un po’ debole rispetto a quelle viste precedentemente. Chiudono i Nunslaughter, storica band formata negli anni ’80 che, con un live “vecchia scuola”, hanno portato il loro death metal come uno schiaffo (in senso buono) a tutto il pubblico che si era abituato alle sonorità doom/stoner che caratterizzavano la prima giornata del Frantic.

 

frantic fest goblin simonetti

 

Il day 2 inizia nel peggiore dei modi. Una fortissima perturbazione durante la notte ha letteralmente distrutto tutti i gazebo adibiti nello spazio merch e messo a serio rischio tutto il service per le band e l’evento stesso, come mostravano le foto dalle pagine social del festival. Lo staff del Frantic Fest non si è perso d’animo e ha fatto l’impossibile, ripristinando tutta l’area durante la mattina e permettendo alla giornata di proseguire senza intoppi. Questo dovrebbe darvi la misura di quanto siano seri e professionali queste persone.
Si riparte quindi con un po’ di ritardo: Spoiled, thrashcore da Roma super veloce, super furioso e con voce femminile, un chiaro segnale di come sarebbero state le sonorità dell’intera giornata. Proseguono poi dal palco grande gli Ereb Altor. Svedesi che fondono un epic metal al doom e al black metal ma che hanno portato un concerto un po’ sottotono se si pensa a quello che avremmo visto durante le ore successive. I Tenebra hanno risollevato la situazione del live precedente. Heavy rock con tante influenze anni ’60 e ’70 cantato dalla voce di Silvia, strepitosi. Il susseguirsi del tecnico death metal dei Demilich e quello progressive dei romani Bedsore hanno poi rincarato la dose delle vocalizzazioni growl e scream del Frantic.
Si arriva a una delle band più attese della giornata: gli italianissimi Fleshgod Apocalypse. Originari di Perugia, questa band di symphonic death metal che sta calcando i grandi palchi internazionali ha portato uno spettacolo di altissimo livello, con grande teatralità e partecipazione da parte del pubblico. Un ottimo live degli Assumption apre le porte per gli headliner del secondo giorno. I Benediction, band death metal inglese in attività da 1989, sono stati grandiosi e visivamente contenti del grande entusiasmo che c’era sotto al palco, ringraziando sinceramente tutto il pubblico e l’organizzazione del Frantic Fest. Si sono giocati la miglior performance della giornata assieme ai Fleshgod Apocalypse. Chiude il goregrind dei Guineapig dopo una lunga e piacevole giornata all’insegna di sonorità più estreme rispetto a quelle del day 1.

Terza e ultima giornata. Aprono i danesi Septage con il loro goregrind di qualità suonato sotto al sole cocente del palco piccolo, purtroppo con la partecipazione di poco pubblico rispetto agli altri live dello stesso giorno. Seguono dal palco grande i Plakkaggio, una delle migliori band Oi! Italiane (la band preciserebbe con Black Metal Oi!) influenzato da sonorità decisamente da headbanging. Suonano alla grande, coinvolgono il pubblico e sono delle macchine da guerra dell’intrattenimento. Continuano gli esperti Hyperdontia, band formata da musicisti di diversi paesi, tra cui lo stesso bassista dei precedenti Septage; un live godibile di una band che vi consigliamo di seguire. Le influenze poetiche dell’alternative rock di Patrick Walker e del suo progetto 40 Watt Sun calmano decisamente l’atmosfera partita con grind e death metal. Spaziali è il termine giusto con cui potremmo descrivere questo live che ha rapito il pubblico presente sotto al palco. La calma di questo cantautore inglese è stata veramente la proverbiale “quiete dopo la tempesta” perché suonano successivamente i parmensi Whiskey Ritual. Non li avevamo ancora visti da vivo, ma se cercate una band Black ’n’ Roll italiana di alto livello sono il gruppo che fa per voi. Grande spettacolo e attitudine alla Turbonegro e GG Allin, fino a proporne la cover di Bite It You Scam. Arriva Doyle. Già pieno di endorfine visto che aveva passato alcuni momenti della giornata ad allenarsi al Tiki Taka, ha mostrato gli altri membri della sua band sconosciuti alla maggior parte degli spettatori del Frantic. Lo show è stato un piacevole tuffo nel passato. Doyle, o i Doyle, fondono i Misfits con Danzig, riproponendo le stesse musicalità, le stesse movenze sul palco e… due versioni differenti di Glen Danzig? Si, perché il bassista è uguale a un Danzig con meno muscolatura nel periodo dell’omonima band, e il cantante è il Danzig dell’era Misfits. A nostro avviso fa parte della teatralità della performance di (dei) Doyle, ed è giusto che sia così. Successivamente, la fusione tra il punk e la darkwave degli italiani Horror Vacui è stata sublime. Probabilmente una delle migliori band goth-rock italiane apprezzata anche dai giovani che cercavano Marziona (chitarrista) per farsi firmare le copie del cd. Finalmente giungono gli ultimi headliner del Frantic: i Goblin. Probabilmente la parola giusta per descrivere il loro live è impareggiabile. Oltre al videomessaggio mandato direttamente a Dario Argento, questa band formata da Claudio Simonetti ha creato le migliori colonne sonore dei film horror, da Suspiria a Dawn of the Dead fino ad arrivare a Profondo Rosso ed è formata da musicisti italiani che dire di altissimo livello è diminutivo. Il live viene anche presentato con i filmati che ripercorrono parte delle scene dei film ai quali i Goblin hanno donato la musica. Ovviamente, la miglior performance della giornata. Chiudono il terzo e ultimo giorno del Frantic Fest gli storici Raw Power, che dall’81 hanno pubblicato ben 16 dischi di hardcore punk e suonato in tantissimi festival internazionali: un gran finale per un incredibile festival che ci rivedrà sicuramente anche l’anno prossimo.

 

Enrico Emiliani

Foto di Benedetta Gaiani (@thehurricanephotography)