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The Mars Volta “The Mars Volta” (Clouds Hill, 2022)

The Mars Volta “The Mars Volta” (Clouds Hill, 2022)

| Alma Marlia

L’arte di giocare con un prisma di sonorità

La categorizzazione è un processo della mente umana mediante la quale idee e oggetti sono raggruppati in categorie per renderli riconoscibili, differenziati e compresi, per poterci muovere al meglio nella realtà che ci circonda. Così, come ogni aspetto del quotidiano, anche la musica è soggetta a una divisione in generi per facilitare il nostro approccio, anche se per sua stessa natura non sé divisibile in compartimenti stagni. The Mars Volta sono una dimostrazione di tutto questo, con la loro storia caratterizzata fin dalla loro nascita nel 2001 da numerosi cambi di formazione, tranne per i due fondatori il chitarrista e compositore Omar Rodríguez-López e il cantante Cedric Bixler-Zavala, e per la loro passione per la sperimentazione e l’utilizzo di generi diversi che vanno da rock alla salsa, dal jazz al prog sperimentale, per passare da miriadi sfumature sonore di un curioso prisma musicale. Dopo dieci anni di pausa da Nocturniquet del 2012 e il loro scioglimento l’anno successivo, la band torna sulla scena con l’album omonimo The Mars Volta, che segue la pubblicazione dei singoli Blacklight Shine, Graveyard Love e Vigil, l’ultimo in ordine cronologico. 

L’ascolto di The Mars Volta con le sue ben quattordici tracce non è certo un impegno da poco, in una società dove il tempo dedicato all’ascolto è sempre minore. Eppure, il vantaggio di un album come questo sta proprio nella varietà di sound che propone, perché non rischia di annoiare o anche solo abituare l’ascoltatore e perché può essere ascoltato come un progetto unico visto nei suoi aspetti molteplici, oppure in ogni singolo brano senza che rimanga un senso di incompiutezza del messaggio trasmesso. Così stupisce, ma fino a un certo punto, la presenza della spensierata e danzereccia Que Dios Te Maldinga Mi Corazòn di netta ispirazione salsera in un album con atmosfere rarefatte da synth come Shore Story e la quasi acustica melanconica Tourmaline. L’influnze caraibiche si fondono invece con un prog sperimentale in Blacklight Shine, dove Bixler-Zavala canta in spagnolo e racconta di un flusso di blackout ondulati che trascinano i ricordi sulla riva della memoria, e le percussioni riflettono il battito di un cuore che ancora ricorda tutto e non smette di provare emozioni. Sempre sperimentale, ma più suggestiva e sofisticata è Vigil, che si sviluppa in sonorità più pop e dolci, ma per cantare vite logorate da forze più grande di lui, un vortice che ti prende, e anche se pensi di avere il controllo su ciò che ti circonda, secondo Bixler-Zavala ,“Ottieni quello che ottieni quando è la vita stessa a girarti intorno”.

L’album è un ottimo ascolto per chi non vuole adagiarsi su sound troppo simili tra loro e ama lo spirito di sperimentazione che lo pervade. La band lo ha reso un percorso che riflette la propria identità musicale confermando la loro indole a non farsi chiudere in definizioni da mercato o in algoritmi sintetici, un modo per parlare di sé esorcizzando un panorama personale e artistico non sempre semplice. Viaggiare tra suoni e stimoli di vario genere, che si incontrano per unirsi e dividersi, un po’ come le persone che fanno parte della nostra quotidianità: melodie e dissonanze, semplicità e complessità, tutte insieme in un solo disco, così come nella vita. 

 

The Mars Volta
The Mars Volta
Clouds Hill

 

Alma Marlia