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The 1975 “Being Funny in a Foreign Language” (Dirty Hit, 2022)

The 1975 “Being Funny in a Foreign Language” (Dirty Hit, 2022)

| Francesca Garattoni

Prima che potessi ascoltare l’ultimo album in studio de The 1975, era stato il titolo ad attrarre maggiormente la mia attenzione: Being Funny in a Foreign Language. 

Essere divertente, far ridere in una lingua straniera, è forse la cosa più difficile che si possa fare in una lingua che non è la propria e che magari nemmeno si padroneggia alla perfezione. Richiede delle capacità e delle conoscenze notevoli. Quindi la prima domanda che è sorta nella mia testa ancora prima di ascoltarlo è stata: “cosa ci sarà di così difficile, di così complicato in quest’album?”

E forse la risposta è la sincerità.

La sincerità che serve per dire “ti amo” nella programmatica I’m in Love With You e la stessa sincerità necessaria ad ammettere di aver bisogno di sentirsi dire lo stesso nella ballad All I Need to Hear. Oppure ancora la sincerità nell’autocritica e nel mettersi in discussione, chiedendosi se certe idee sono più una posa che non una posizione, come in Part of the Band. 

Rispetto al loro precedente lavoro, Notes on a Conditional Form – uscito nel 2020 – Being Funny in a Foreign Language sì sperimenta, ma segue comunque un fil rouge comune di indie-pop che strizza un occhio, a volte due, al passato e in particolare alle sonorità degli anni ‘80 (tanto che alcuni passaggi di Wintering mi hanno pericolosamente ricordato Dancing With Myself di Billy Idol). 

Come definito dallo stesso frontman, Matty Healy, l’album rappresenta più un insieme di polaroid che un unico quadro, come se fosse dato da tante immagini separate ma che rimangono comunque coerenti tra loro. Al massimo, in alcune tracce come Happiness e Looking for Somebody (to Love) si può intravedere un po’ l’effetto “meme delle due case colorate” (che potete trovare qui per capire di cosa sto parlando): i testi – che non raccontano storie esattamente felici – sono la casa nera; la parte strumentale, con un tripudio di synth e ballabilità anni 80, la casa colorata. 

Ma soprattutto Being Funny in a Foreign Language è, oltre a un album di tracce-polaroid, un lavoro estremamente personale e in cui i riferimenti alla vita privata della band e di Healy stesso si sprecano. Un disco che cerca disperatamente di essere empatico ma di mantenere comunque allo stesso tempo una vena di sarcasmo. 

Tutte cose, come da titolo, parecchio difficili da fare. 

 

The 1975
Being Funny in a Foreign Language
Dirty Hit

 

Francesca di Salvatore