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Tre Domande a: Bengala Fire

Tre Domande a: Bengala Fire

| Redazione

Come state vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

Ciaooooooo! Sono tempi bui, sì, ma anche tempi di giganti possibilità. Siamo tutti nostalgici del cd, così come del vinile i nostri predecessori, alcuni di noi rimpiangono persino i torrent… MA, ed è un grosso ma, Spotify e company sono ineluttabili realtà. Non solo, sono comodissime, accessibili a tutti, e offrono delle opportunità inedite, prendete per esempio i canvas (i mini video che in loop accompagnano i brani), o l’home page dell’artista, in cui trovate biografia, foto, prossimi concerti ecc. Pensiamo che il futuro della discografia parta da qui, da una sorta di “ipertestualità” della musica, dal creare un mondo – facilmente accessibile – attorno alle canzoni. Poi siamo tutti d’accordo che, assieme alla comodità, venga anche la superficialità, ma non possiamo biasimarla più di tanto, siamo convinti che se un disco o un pezzo ti piace, lo ascolterai con pazienza e attenzione, che sia in vinile o nel metaverso.

 

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

Ne parlavamo tra noi giusto qualche giorno fa. La domanda aveva assunto un po’ la forma del “Chi vorremmo essere per il pubblico, e per quale pubblico?”. E le risposte andavano per esempi, tipo “La nuova bandiera del rock alternativo italiano”, piuttosto che “i nuovi Verdena/Arctic Monkeys/Beatles” e chi più ne ha più ne metta. Ma, in tutta onestà, sono sciocchezze. Un artista /compositore/performer deve (nell’accezione di “must” e non di “have to”) contentare prima di tutto se stesso. Una canzone, un disco, uno show, una creatività x devono far godere chi le ha create, vuoi per gusto, per emozione o anche solo per soddisfazione. Lo si fa per sé, attraverso ciò che presuntuosamente chiamiamo arte, che si declina nella forma che a ognuno più si addice (suono, parole, immagini, esperienze..). Dopodiché, naturalmente, viene la cura per i destinatari, e ci si fanno mille domande, tutte importanti, perché non saremmo niente senza gli altri, come il famoso albero che cade in una foresta disabitata, senza nessuno che lo possa sentire e decretare caduto.

 

Quanto puntate sui social per far conoscere il vostro lavoro?

Lo ammettiamo, siamo delle mezze pippe nei social…
Il discorso pressappoco potrebbe essere lo stesso della domanda precedente: cioè che il nostro modo di usare i social dovrebbe contentare prima di tutto noi stessi. Però non è altrettanto facile che nella musica, almeno per noi. Ci sono dei periodi in cui ci impegniamo molto, su Instagram soprattutto, ed è molto soddisfacente, ma toglie anche un sacco di tempo ed energie. I social offrono enormi possibilità, un po’ come Spotify ecc (vedi domanda 1), ma sinceramente dobbiamo ancora capire come usarle bene. Ogni consiglio è ben accetto, se volete mandarcene qualcuno!