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Anno: 2023

Tre Domande a: Elettrica

Come e quando è nato questo progetto?

Il progetto Elettrica è nato circa un anno fa ma suonavamo tutti da tempo in vari giri separati. Io (Dami – voce e chitarra) tornavo a Milano dopo anni a suonare a Londra, mentre Dario (batteria) era venuto per lavorare in radio.  Anche Andre (basso) era arrivato da poco. Non ricordo neanche come ci siamo conosciuti esattamente, ma probabilmente è stato dopo un qualche aperitivo. Abbiamo trovato una cantina e iniziato a provare. Inizialmente veniva fuori roba molto grezza. Ma tempo un anno ci sentivamo pronti  per il primo live. È stato catartico: da quella sera non abbiamo più smesso. Alla fine del primo anno avevamo già una buona scaletta di una decina di brani, con già una ventina di live alle spalle. Poi abbiamo conosciuto Divi (Ministri) ed è iniziato il vero lavoro in sala di registrazione: siamo andati avanti per almeno sei mesi, tra prove e studio. Abbiamo approfondito il sound e gettato le basi della nostra identità musicale, riassumendo tutto nelle nove tracce dell’album, di cui questi singoli che stiamo facendo uscire.

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

Non abbiamo un messaggio preciso per chi ci ascolta, speriamo solo di riuscire a comunicare le emozioni che abbiamo provato noi scrivendo. I pezzi che scriviamo alla fine non sono altro che un concentrato di esperienze e di storie mai raccontate. Gira tutto intorno a un disagio di fondo per un mondo che sentiamo non appartenerci. E ci si rifugia nelle storie d’amore, che forse è l’unica cosa rimasta ad avere un senso. 

Se doveste scegliere una sola delle vostre canzoni per presentarvi a chi non vi conosce, quale sarebbe e perchè?

Sceglieremmo Fammi Male, è un bel pezzo aggressivo e malizioso che abbiamo fatto uscire a Novembre. Al primo ascolto è un punk rock bello ritmato ma il testo nasconde una malinconia di fondo che ogni volta ci riapre un sacco di ferite. Ed è il primo singolo uscito, per questo ci siamo affezionati parecchio. Se volete conoscerci, sarebbe un ottimo pezzo per iniziare. Mai+ invece ha tutt’altra personalità, anche se il sound non è molto diverso. Anzi, dovreste ascoltarle entrambe, cosi poi ci fate sapere quale preferite. 

VEZ5_2023: Luca Ortolani

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Tedua La Divina Commedia 

Cinque anni di attesa, ripagata da questo album che ha accompagnato tutto il mio 2023. Questo non è solo un album di hip-hop italiano, Tedua non è solo un rapper, è molto di più. Con questi 16 brani ci accompagna dall’Inferno al Purgatorio per prepararci ad entrare in Paradiso. 

Traccia da non perdere: Intro La Divina Commedia

Blink-182 One More Time…

I Blink sono tornati, Tom è tornato. Sono passati 24 anni da Enema Of The State e ad ogni ascolto di questa band il cuore sussulta ancora. Quanto mi siete mancati!

Traccia da non perdere: Turpentine

Post Malone Austin

Posty, con chitarra e malinconiche melodie pop rock, ha creato la perfetta colonna sonora per la parte finale della mia estate. Con questo lavoro cambia sonorità, mette da parte hip-hop e trap e decreta sicuramente un nuovo inizio per la sua carriera. 

Traccia da non perdere: Too Cool To Die

Daughter Stereo Mind Game

Se quest’anno non avete ancora fatto un viaggio, allora potete farlo con questo album. Chiudete gli occhi, premete play ed abbandonatevi alla voce di Elena Tonra e a tutte le emozioni che solo i Daughter possono farvi provare. 

Traccia da non perdere: Isolation

The Murder Capital Gigi’s Recovery

In questo 2023 li ho visti due volte live e ascoltati non so quante volte nel mio stereo, questa band post punk/new rock’n’roll è entrata in punta di piedi nel mio cuore, e credo ci rimarrà per molto.

Traccia da non perdere: Return My Head

Honorable Mentions

Boygenius The Rest
Bridgers, Baker e Dacus colpiscono ancora, qualche mese dopo l’uscita del loro primo album. Un EP con quattro canzoni stupende da ascoltare a ripetizione.

VEZ5_2023: Francesca Garattoni

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Blur The Ballad of Darren

È stato amore al primo ascolto, anzi, ancora prima che uscisse il disco, con l’attacco di The Narcissist live al Roskilde Festival. Non avevo voluto ascoltare i singoli prima dell’uscita del disco perchè sono fatta così, mi piace ascoltare i dischi per intero e lasciarmi trasportare dalla tracklist, però St. Charles Square e The Narcissist sono proprio uscite dalla scaletta del live come un faro nel buio, classici Blur ma allo stesso tempo nuovi Blur, solidi ed inequivocabili ma freschi, non stantii, i Blur della maturità anagrafica e artistica che sanno ancora emozionare e far saltare e cantare a squarcia gola.

Traccia da non perdere: The Narcissist

The National First Two Pages of Frankenstein

Ormai si sa, The National o si amano o si odiano e fondamentalmente lo si fa per lo stesso motivo: la voce profonda e malinconica di Matt Berninger, i testi introspettivi e spesso additati come tristi. C’è chi in tutto questo ci vede una lagna mortale, chi un bozzolo musicalmente caldo ed emotivamente confortevole. Se First Two Pages of Frankenstein è al secondo posto della mia personale classifica di fine anno, ovviamente avrete capito che io faccio parte del primo gruppo. FTPoF è un album che rapisce subito con il pianoforte di Sufjan Stevens appena si preme play, poi diventa classic The National e ha bisogno forse di qualche ascolto per apprezzare appieno quelle sfumature che ne fanno un piccolo capolavoro.

Traccia da non perdere: Once Upon a Poolside (ft. Sufjan Stevens)

Sparklehorse Bird Machine

Quando un artista ci lascia, si usa dire “ma la sua musica continuerà vivere”. Mark Linkous ci ha lasciati da tredici anni e la sua musica è per davvero ancora viva: Bird Machine è un atto d’amore verso il lascito di un musicista che ha ispirato e toccato nel profondo molti, è stato amato da tanti e ancora una volta è in grado di emozionarci dalla prima all’ultima traccia.

Traccia da non perdere: Evening Star Supercharger

ANOHNI and the Johnsons My Back Was a Bridge for You to Cross

Con la nuova identità di Anohni, Antony Hegarty da bruco si era già trasformato in farfalla e con la ritrovata band è riuscita a darci un album profondo ma al contempo luminoso. Sebbene le atmosfere siano, come da abitudine, dense di pathos, alla cupezza a cui eravamo abituati viene sostituita una certa qual leggerezza arricchita da un senso di libertà che rendono ancora più toccanti le dieci tracce dell’album.

Traccia da non perdere: Sliver of Ice

Queens of the Stone Age In Times New Roman

Un disco veramente rock non poteva mancare in questa classifica e questo è proprio un disco di quel rock bello ignorante. In pieno stile QOTSA, Josh Homme e soci ci hanno dato un nuovo album pieno di saliscendi sonori, riff di chitarra monolitici e arrangiamenti sensuali. Fondamentalmente, dei sanpietrini ricoperti di velluto. 

Traccia da non perdere: Sicily

Honorable Mentions

Slowdive everything is alive
La band shoegaze per antonomasia è tornata con un album che avvolge, rapisce e ti entra sotto pelle.

††† (Crosses) Goodnight, God Bless, I Love U, Delete
Elettronico e dark, seducente come solo un album in cui canta Chino Moreno può essere.

Wilco Cousin
Un album di qualità, da musicisti di immensa qualità.

The Veils …And Out of the Void Came Love
Pianoforte e una boccata d’aria fresca, leggerezza e tanto, tanto amore in questo doppio album firmato Finn Andrews.

dEUS  How to Replace It
Un bell’album rock, poi arriva Love Breaks Down e l’album diventa meraviglioso.

VEZ5_2023: Giacomo Sacchetti

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Sparklehorse Bird Machine

La prima cosa straordinaria di questo disco ha a che fare direttamente con la prematura scomparsa del suo autore. Mark Linkous si è suicidato il 6 marzo 2010 e ha lasciato un disco quasi finito. Bird Machine è rimasto nascosto da allora. La consapevolezza del fatto che era lui a volerle così, le canzoni, stempera il sapore dolce amaro del disco postumo. La seconda cosa straordinaria consiste nel fatto che Bird Machine replica, nella sua fase produttiva, una situazione simile a quella di In Utero dei Nirvana: per entrambi i dischi, un musicista geniale e disperato registra l’ultimo album della sua vita, che finirà in modo violento di lì a poco, con l’Uomo Che Registra I Dischi: Steve Albini. Cobain e Linkous sono due artisti diversi, per immaginario e stile musicale, ma la loro arte viene da un disagio incurabile e condividono due cose: il destino e Steve Albini. La terza cosa straordinaria di questo album è che le canzoni sono meravigliose. Le aspettavo senza speranza da 13 anni e adesso sono molto contento.

Traccia da non perdere: Falling Down

Fever Ray Radical Romantics

Lo spazio statico all’interno del ritmo è la cosa che mi ha sempre affascinato di più di Fever Ray: quel senso di immobilità che fa da tappeto anche alle ritmiche più boombastiche e più coinvolgenti è una specie di sguardo immobile verso l’orizzonte, è ripetitività, mentre tutto il resto si muove, una sensazione alla Stalker di Tarkovskij. Anche in Plunge (2017) è così e in effetti non è cambiato tanto in Radical Romantics rispetto al precedente, ma è una cosa buona perchè quella sensazione mi dice ancora tantissimo. È una sensazione surreale, con la sua buona dose di realismo. Straniante. Mi piace il suo suono fake ma allo stesso tempo viscerale, stucchevole ma ammaliante. Un tassello che Radical Romantics ha aggiunto rispetto a Plunge è un apparente equilibrio perfetto tra tutte queste cose. Rassicurante?

Traccia da non perdere: Shiver

Pardoner Peace Loving People

Una spanna sopra tutti gli altri dischi di chitarre di quest’anno. Di Rat Saw God dei Wednesday o Stereo Mind Game dei Daughter, per dire, si è parlato molto, ma non valgono la metà di Peace Loving People, che non ha chitarre piallate e non limita le possibilità ritmiche per paura di spingere troppo, fa esattamente il contrario. E ha delle batterie fantastiche. I riferimenti sono più o meno gli stessi ma i Pardoner suonano come se facessero musica nuova: Van Pelt, Dinosaur Jr, Pavement di Wowee Zowee, Guided By Voices, Beastie Boys, Ruin, una spruzzata di Melvins e una spruzzatina evidentissima di In Utero. Non lontano dalla perfezione.

Traccia da non perdere: Are You Free Tonight?

Angie MacMahon Light, Dark, Light Again

Mi sono innamorato di lei con Pasta dal primo album, Salt. Era una canzone sad core che buttava giù una chitarra clamorosa: così soccombetti. Salt era un disco ancorato a un’emotività incontrollabile. Light, Dark, Light Again è un interruttore che apre a quella Angie MacMahon ma ne lascia entrare anche un’altra. Stessa chitarra, stessa voce potente e appesa a un filo, stesso pianoforte con un suono grande come il lago Eyre, ma c’è di più, qualcosa è scattato in lei e le ha permesso di dare un ritmo diverso ai pezzi. Così passa dalle ballate alle corse col fiatone, dalla dolcezza alla rabbia, dai momenti in cui la vita sembra sotto controllo a quelli in cui non lo è per niente, e può farlo nel giro di pochi secondi (Saturn Returning, Letting Go), non è prevedibile. C’è tutto, e un disco così non può non toccarti il cuore.

Traccia da non perdere: Fireball Whiskey 

Johnny Mox Anni Venti

Minimale e profondo, rock’n’roll rallentato per concentrarsi ancora di più sulla realtà: Johnny Mox ti apre gli occhi anche su quello che ritieni giusto (Shhh., A.I. paura). Suoni elettronici, un tocco di psichedelia, gusto per le ballate e testi in italiano costituiscono la forma musicale di uno sguardo sulla realtà così penetrante e spietato da insinuare il dubbio, senza dare risposte certe, ma provandoci a darle. Quando ascolto Johnny Mox, mi rendo conto della lucidità con cui osserva le cose. Non rimane (quasi) più niente dei dischi del passato dal punto di vista musicale ma ci sono sempre gli stessi due desideri: capire e reagire. La lentezza della consapevolezza, il tono basso che insinua il dubbio e il sapore rock’n’roll che annuncia il buio che ti fotte rendono Anni Venti un disco a cui aggrapparsi per trovare lucidità. Real musik.

Traccia da non perdere: Shhh.

Honorable mentions

Boygenius The Album
Obiettivamente, la maggior parte delle canzoni è grandiosa ($20, Emily I’m Sorry, True Blue, Cool About It, Not Strong Enough, Satanist, Anti-Curse).

100 Gecs 10,000 Gecs
È un disco divertente ed è molto bello perchè secondo me è fatto proprio con lo spirito giusto, cioè nella speranza di trovare qualche nuovo input.

Live Skull Party Zero
New York noise rock e no wave perfetti, potenti, calibrati, sfacciati e ancora irrequieti.

Deathcrash Less
Stesso giro di South London da cui vengono Black Country New Road, Squid e Black Midi, a cui spaccano i culi facendo semplicemente slow core. Non è solo la formula climax, ripetizioni, stratificazioni: c’è un bel po’ di narrativa.

The Turin Horse Unsavory Impurities
Il noise metal è il miglior genere della Terra. 

Giacomo Sacchetti lavora a Santarcangelo di Romagna nella libreria The Book Room. Al suo interno cura The Record Room, lo spazio dedicato ai dischi e alla musica. A volte scrive su Neuroni.blog.

VEZ5_2023: Marta Musincanta

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Curiosi di conoscere alcuni degli album che ho preferito in questo 2023? Ovviamente no, o almeno  non tutti, eppure VEZ Magazine pone ancora fiducia nelle mie scelte e per questo mi permetto di scrivere brevemente la ragione sui seguenti cinque. 
D’istinto, in ordine Z→A …

Yo La Tengo This Stupid World

Meraviglioso album per incastrarsi nelle trappole chitarristiche e mentali. Il trio del New Jersey è riuscito a creare uno strumento sonico pesante e pensante per affrontare questo stupido mondo. Da “Ne usciremo migliori” siamo arrivati alle follie di guerre impensabili.

Traccia da non perdere: Sinatra Drive Breakdown

The Murder Capital Gigi’s Recovery

Il test per certificare questo album tra i miei preferiti è avvenuto vedendo i dublinesi The Murder Capital dal vivo. Il precedente When I Have Fears è inquietudine, il presente Gigi’s Recovery è evoluzione. Ogni membro della band contribuisce a rendere il live una vera esperienza sorprendente, tra divertimento e tecnica. Il mazzo di fiori finale alla Morrissey è stato il coup de théâtre.

Traccia da non perdere: Gigi’s Recovery

Slowdive everything is alive

In caso di necessità di coccole, rivolgersi agli specialisti comfort zone Slowdive e non ci si sbaglia. Un album dove lo shoegaze ha intercettato l’elettronica per dilatare i confini e catapultarci al di là della realtà. Magie britanniche.

Traccia da non perdere: Shanty

PJ Harvey – I Inside the Old Year Dying

Polly Jean, la brava, la bella e la dotta. Dopo aver domato palchi con la chitarra elettrica, ora lo fa attraverso la sua ricerca musicale. Con I Inside the Old Year Dying prosegue il percorso dei precedenti album, prendendo ispirazioni dalla sua amata letteratura, senza però soffocare il lato oscuro della creatività.

Traccia da non perdere: A Child’s Question, July

Autobahn – Ecstasy of Ruin

Con questo album passo e chiudo, senza non invitarvi all’ascolto e al ballo di quanto è post-punk 2023 nel vero senso del termine, senza tanti giri di parole. Conta forse che gli Autobahn siano di Leeds, città natale dei Sister of Mercy, può essere, chissà, probabile, who knows.

Traccia da non perdere: Post History

In ultimissimo, nonostante i nostri tesssori Idles non abbiano anche quest’anno realizzato alcun album (buttandomi in uno status biennale di pessimismo e rassegnazione), molte altre uscite interessanti sono presentate nei podcast di Musincanta, dopo la messa in onda radiofonica, su Mixcloud https://www.mixcloud.com/Musincanta 

Marta Ileana Tomasicchio, parallelamente alla sua professione, per passione si è sempre impegnata su più fronti per promuovere e divulgare cultura musicale nell’ambito del rock e musica d’autore sul territorio riminese. ‘Smiting Festival’ è il festival nazionale della cultura non convenzionale da lei curato. Ideatrice della rassegna musicale ‘JustFor1Day’, è anche tra gli organizzatori del ‘Cold Fest’. Tra le produzioni, autrice anche dei due spettacoli teatrali “Ballate di amore e follia: viaggio tra le Murder Ballads di Nick Cave” e “A Kid A -il cambiamento nella visione dei Radiohead”. Conduce la trasmissione radiofonica “Musincanta” in onda su Radio Icaro a Rimini 92 FM e su Radio Talpa di Cattolica. È stata la prima dj selector al femminile nei rock club in Romagna tra il Santa Monica Boulevard, Kantiere, Caffescuro e Velvet. L’impegno è alimentato dalla volontà di far conoscere e divulgare Musica estranea alle logiche commerciali.

Tre Domande a: Ciliari

Ci sono degli artisti in particolare che influenzano il tuo modo di fare musica o a cui ti ispiri?

Ci sono state le canzoni con cui ho imparato ad amare la musica, quelle di Dalla e Battisti ad esempio, e poi in realtà ci sono tutte quelle canzoni che un po’ ti emozionano o che in qualche modo ti lasciano qualcosa. La musica è così vasta che sarebbe da stupidi ascoltare solo quelle due o tre cose. Mi piace sperimentare e mi piace la musica bella, a prescindere da chi l’abbia fatta.

C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare/condividere il palco?

Mi sarebbe piaciuto collaborare con Enzo Carella ma ahimè sono arrivato troppo tardi. Credo sia stato un grande artista anche se poco compreso.  Ma in realtà se dovessi pensare ad oggi non c’è un artista in particolare, se non quello con cui riuscirei a scrivere qualcosa di fico. Quindi sono pronto a sorprendermi e a lavorare con chi ne avrà voglia.

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

La cosa che amo di più del fare musica è ovviamente la musica. Ci sono delle volte in cui, mentre sto suonando con la band, mi emoziono così tanto che mi perdo e sbaglio completamente il pezzo, perché in realtà con la testa sto volando. 

VEZ5_2023: DJ Lappa

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Washer Improved Means To Deteriorated Ends

Questo duo mischia folk emo e lo-fi punk senza soluzione di continuità. Fantastici!

Traccia da non perdere: Not Like You

The Bug Club Mr Anyway’s Holey Spirits Perform! One Foot In Bethlehem

Mascherati da support band di loro stessi, i Bug Club sotto mentite spoglie registrati live. Pazzesco.

Traccia da non perdere: Clapping In Time

Italia 90 Living Human Treasure

L’esordio punk dell’anno? Era già fuori il 20 gennaio.

Traccia da non perdere: New Factory

Wednesday Rat Saw Gold

Difficile dire come mi sento. Smashing Pumpkins? Breeders? Meglio.

Traccia da non perdere: Bath County

dEUS How To Replace It

Le atmosfere eterne della band di Barman ricompattata 11 anni dopo l’ultima uscita.

Traccia da non perdere: Faux Bamboo

DJ Lappa, al secolo Gianluca Nicoletti, inizia a proporsi come djset pop su vinile nella Rimini di metà anni 90. Dopo il millennium bug definisce la sua personale tecnica di mixaggio ed il suo stile di djset che spazia tra l’alternative-rock e l’indie-pop e lo porta ad esibirsi nei migliori clubs e festival come Bronson e Hana-Bi (Ravenna), Velvet (Rimini), Vidia (Cesena), Estragon (Bologna), MTV Sunset Festival (Rimini Cattolica), Bay Fest (Rimini Bellaria Igea Marina), Molo Street Parade (Rimini), Santarcangelo Dei Teatri (Santarcangelo di Romagna), Acieloaperto (Cesena).

VEZ5_2023: Alberto Adustini

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Lankum False Lankum

A marzo la palma di disco dell’anno per me era già assegnata. Al primo ascolto ero stato totalmente travolto, invaso, spazzato via dalla grandiosità di questo False Lankum. Settanta minuti monumentali, duri, neri, drammatici, ambiziosi. Capolavoro. E anche qualcosa di più.

Traccia da non perdere: Go Dig My Grave 

Kara Jackson Why Does The Earth Give Us People To Love?

Poco più che ventenne, Kara Jackson esordisce con un disco di una profondità e complessità esagerata. Un disco anomalo, spezzettato, ma i cui frammenti compongono un disco perfettamente coeso, compatto, capace di alternare parlato e cantato, folk, jazz in maniera straordinariamente naturale. Una autentica rivelazione.

Traccia da non perdere: Dickhead Blues 

Daniela Pes Spira 

Difficile restare insensibili di fronte ad un’opera prima di questo livello. Elettronica e tradizione, synth e radici, il tutto fuso in un disco enorme.

Traccia da non perdere: Arca 

Algiers Shook

Quella degli Algiers è una discografia al momento immacolata, e questo quarto lavoro, Shook, è il loro migliore a mio avviso. Un miscelato di violenza, rabbia, elettronica, rap, impegno civile. Probabilmente il gruppo che più di tutti incarna il nostro tempo. 

Traccia da non perdere: Irreversible Damage 

The Clientele I Am Not There Anymore

Band che ho colpevolmente sempre un pò snobbato, basterebbe già solo l’iniziale Fables Of The Silverlink ai Clientele per dimostrare di essere in possesso di una classe cristallina.  Un disco senza un mezzo passo falso.

Traccia da non perdere: Fables Of The Silverlink 

Honorable Mention

Miryam Gendron Not So Deep As A Well
Non ne faccio mistero, Miryam Gendron è la cosa  più bella capitata alla musica negli ultimi anni. Due dischi in quasi dieci anni e nel 2023 finalmente ripubblicato l’esordio, risalente al 2014. 11 gemme, chitarra e voce di una bellezza commovente.

VEZ5_2023: Gianluca Maggi

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Tribes Rabbit Head 

Questo è il disco dell’anno ma è anche, per quanto mi riguarda, la scoperta dell’anno perché non avevo mai sentito parlare dei Tribes fino a qualche mese fa. Mi trovavo a Ferrara, in un negozio di dischi che esiste dal 1857 (quando Baudelaire dava alle stampe I Fiori del Male; impressionante, vero?), ed alla radio c’era una bellissima versione acustica di quella che è la cosiddetta traccia da non perdere. Darle un titolo non è stato semplice – gli aiuti dei discai e di shazam sono stati vani – ma ero determinato: dovevo trovare quella canzone. Così una volta tornato a casa ho cercato la programmazione della radio (non so se posso fare nomi, forse è pubblicità occulta), ho riascoltato un paio d’ore di trasmissione ed alla fine ce l’ho fatta. Ne è assolutamente valsa la pena, ne vale sempre la pena.  

Traccia da non perdere: Dad I’m Not a Tough Guy 

Baustelle Elvis

Sono cresciuto con La Guerra è Finita e Charlie fa Surf  (ma non è stata un’infanzia infelice) per cui aspettavo con ansia il ritorno dei Baustelle, che non mi hanno deluso. Elvis è un negozio di antiquariato, vi si trova quello che altrove – perlomeno nel panorama musicale italiano – è difficile trovare: è fascinosamente vintage, è strumentalmente molto interessante e i testi, firmati da Bianconi, sono al solito arguti e ricchi di riferimenti intertestuali. Nel complesso è un album stiloso in cui non c’è pressoché traccia della disperazione e della decadenza tipiche de La Malavita e Amen (che sono state rimpiazzate da sentimenti nuovi per la band di Montepulciano: la rassegnazione? L’accettazione?) e che, anche per questo motivo, si lascia ascoltare in loop. 

Traccia da non perdere: Los Angeles

Rolling Stones Hackney Diamonds 

Beatles o Rolling Stones? Meglio non avventurarsi in certe questioni esistenziali, meglio non porsi domande più grandi di noi (anche se Bite My Head Off, ovvero il duetto con Paul McCartney, potrebbe mettere d’accordo tutti). Un altro punto interrogativo riguarda i dodici brani che compongono questo disco: saranno stati tirati fuori dagli archivi, come sostengono le malelingue, o saranno stati scritti ex novo? Poco importa, io ho stabilito una nuova regola: se nel 2023 esce un album di inediti degli Stones, finisce nella mia Top 5. 

Traccia da non perdere: Depending On You 

Giorgio Canali Pericolo Giallo 

Non era facile ripetersi dopo Undici Canzoni di Merda con la Pioggia Dentro e Giorgio ha pubblicato Venti. Non era facile ripetersi dopo Venti e Giorgio ha pubblicato Pericolo Giallo. In effetti forse non è corretto dire che l’ex fonico dei CCCP e dei Litfiba si è ripetuto perché, anche se tende ad auto-citarsi ed è lui stesso a dire che sono sempre “i soliti quattro accordi”, Pericolo Giallo si distingue dalle precedenti fatiche musicali di Canali. Dopo trentuno canzoni piovose, arriva infatti un album in cui fanno capolino il sole e un rinnovato impegno politico, che non ci impedisce tuttavia di ascoltare la dolcissima Solo Stupida Poesia, che potrebbe essere stata scritta da Robert Smith (mai come Meteo in Quattroquarti). 

Traccia da non perdere: Solo Stupida Poesia

Slaughter Beach, Dog Crying, Laughing, Waving, Smiling 

Quinta ed ultima uscita di questo 2023 a finire nella mia top 5, che mi fa sentire in Alta Fedeltà. Crying, Laughing, Waving, Smiling è un disco dalle atmosfere autunnali, rarefatte e placide, che a differenza del penultimo lavoro in studio della band, At The Moonbase del 2020, risente dell’influenza dei folksinger americani più che dei gruppi indie degli anni zero. Nelle liriche si notano comunque i tratti distintivi dello stile di Jake Ewald, le cui canzoni sono collage di personaggi ed eventi della vita di tutti i giorni, che rende questo album gradevole come i precedenti ed in linea con essi. 

Traccia da non perdere: Engine

VEZ5_2023: Isabella Monti

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Studio Murena WadiruM 

Scoprire album (e artisti) della madonna ‘per caso’. Ero in viaggio verso il festival La Prima Estate per assistere a un altro favoloso live dei Jamiroquai, introdotti dai Nu Genea, un’accoppiata per me già stratosferica. Mi sono bastate due tracce in macchina per innamorarmene. Una volta arrivata al festival già riconoscevo i pezzi, in cinque mesi li ho visti live tre volte e mi autodefinisco una ‘bimba (stagionata) degli Studio Murena‘.
Dopo l’album omonimo, che amo follemente, WadiruM viene già definito dalla critica un capolavoro di jazz core, dove le barre di Lorenzo ‘Carma’ Carminati si intrecciano ed evolvono con un tappeto musicale fatto di psych jazz, fusion, crossover, rap e chi più ne ha più ne metta.
Maurizio Gazzola, Amedeo Nan, Marco Falcon, Matteo Castiglioni, Giovanni Ferrazzi: Musicisti con la M maiuscola con un gusto da libidine (doppia e coi fiocchi), dove nessuno prevale e il tutto è così incasinatamente e virtuosamente perfetto che non ci puoi credere. Se ci aggiungi che sono prodotti da Tommaso Colliva (Calibro 35) hai fatto jackpot.
Non mi stancherei mai di ascoltarli, specialmente live. La più bella scoperta dell’anno.

Traccia da non perdere: Sull’Amore e Altre Oscure Questioni (feat. Ghemon)

Yussef Dayes Black Classical Music

Tanto ormai lo sapete che sono la paladina della presobene music. 
Ho conosciuto la musica di Yussef nel  2020 quando, in piena pandemia, insieme a Tom Misch, Jordan Rakei, Oscar Jerome, Loyle Carner e tutta la cricca del nu jazz londinese, popolavano in heavy rotation la playlist del mio benessere quotidiano.
La sua batteria, semplicemente, riallinea i chakra. 
Dopo aver suonato nei dischi di tutti gli esponenti della scena jazz UK contemporanea e dopo il disco capolavoro What kinda music (nella mia Vez5 2020) scritto e suonato a quattro mani e due cervelli con Tom Misch, Black Classical Music esce come suo primo album solista, con l’ambizione di rappresentare, in 74 minuti di Musica, un intero genere-non genere, riuscendoci e regalando un viaggio di puro godimento basso-batteria, progressioni jazz e percussioni tribali.
Se ascolti Rust la mattina, il riff di Tom Misch ti accompagna tutto il giorno. 

Traccia da non perdere: Rust (feat. Tom Misch) 

Alfa Mist Variables

Puro acid jazz ad aprire il disco, 7 minuti di una corsa nervosa nella frenesia di una metropoli: ogni volta che l’ascolto, me la immagino così Foreword, la traccia che apre l’album.
I clacson dei fiati e delle urla dei passanti suonano all’impazzata tra gli incroci, la batteria ticchetta l’attesa di un traffico saturo, il basso scandisce la nevrosi, poi finalmente l’autobus su cui sei seduto riesce a imboccare quella statalona che ti porta fuori città, verso un mondo più calmo e tutto si distende… fino a che non tornano i pensieri in testa a riproporre la scena precedente. 
Variables, come variabli e imprevidibili sono gli sviluppi e le pieghe che prende questo album. Tutte le anime fumose di Alfa Mist nel racconto di un solo corpo: dal nu jazz e la fusion al trip hop, dall’afrobeat alla drum’n’bass, con il filo conduttore delle sue talentuose tastiere. Classe.

Traccia da non perdere: Foreword 

Ivan Ave All Season Gear

Non ti aspetteresti mai che un flow e un groove del genere vengano dal fiordo.
Ivan Ave regala emozioni, un po’ Mac Miller, un po’ Montell Jordan con la sua vena r’n’b.
Se dalla copertina dell’album pensi di mettere play a una raccolta di “musica delle foreste” da bagno turco, ti ritrovi invece con uno degli mc più interessanti dell’attuale scena rap internazionale e, udite udite, ha una pigmentazione piuttosto pallidina e non viene da dove il groove scorre prepotente, ma da dove i salmoni risalgono la corrente. 
Un sound davvero interessante fatto di samples che strizzano l’occhio alla old school, sonorità dai primi ’90 e produzioni importanti (come Mndsgn). È il suo quarto album, corro ad ascoltare gli altri.

Traccia da non perdere: Orbit

Noname Sundial

Da poetessa a rapper è un attimo. Che poi, è così che nascono tutti i (veri) rapper: con delle storie da raccontare. 
Ho sempre ascoltato i suoi due album precedenti in maniera frammentaria e decido che per Sundial dovrà essere diverso, perchè se lo merita. 
Il suo modo di rappare, quasi cacofonico, si incastra perfettamente con produzioni jazzfunk, afro e nusoul, i suoi flow sono come un racconto urbano, un flusso di pensieri metropolitani mentre sorseggi un caffè da asporto fumante andando a lavoro. Acuti, politicizzati, culturali e diretti. Il mio Natale: una sua data in Italia a gennaio.

Traccia da non perdere: Balloons

Honorable mentions

Butcher Brown Solar music
Dopo aver avuto Triple Tray / How much a dollar cost (intro) in loop per giorni interi, mi fiondo su questo nuovo album e lo scopro piano piano. Vibrazioni funk super goduriose misto a hip hop, jazz e clubbin’.

Ben L’Oncle Soul Is it you?
A suo tempo, ho consumato la sua versione nu soul di My Way del buon Frank (Sinatra). Un nuovo album piacevole fatto di delicato, dolcissimo, soul. Come un raggio di sole che filtra dalla finestra in una mattina di dicembre. 

dEUS How to replace it
Possono passare anche più di 10 anni tra un album e l’altro, ma i dEUS mantengono sempre quello che promettono. Quando il rock sperimentale sa essere elegante e raffinato. Vi si ama sempre.

MNDSGN Snaxxx
All’apparenza un album di musica da reel di instagram o intrattenimento da sala d’aspetto. Nella realtà, la produzione di un piccolo genio del sample.

Marco Castello Pezzi della sera 
Un po’ Pino Daniele, un po’ Battisti, un po’ Pino d’Angiò, un po’ Brunori. Perché lo scopro solo ora che ho scritto tutta la VEZ5 di quest’anno e che ha appena fatto due date sold out a un’ora da casa???? A d o r o.

IDLES: dopo il sold out milanese si aggiungono due nuove date estive – 23.06 Sheerwood Festival e 29.06 Flowers Festival

IDLES

Dopo il sold out milanese
la band post-punk inglese annuncia
due nuove date estive

5.03.24 – Alcatraz, Milano SOLD OUT
23.06.24 – Sherwood Festival, Padova Nuova Data
29.06.24 – Flowers Festival Nuova Data

All Things Live Italy presenta IDLES. La band post punk-inglese, dopo il sold out della data milanese – il 5 marzo 2024 all’Alcatraz – annuncia due nuove date estiveil 23 giugno allo Sherwood Festival di Padova e il 29 giugno al Flowers Festival di Collegno (TO).

Nei 5 anni trascorsi dall’album d’esordio Brutalism (2017), gli IDLES hanno collezionato traguardi eccezionali, tra cui un album al numero uno in classifica, molteplici tour sold out e partecipazioni come headliners ai più importanti festival internazionali. Il secondo disco Joy as an Act of Resistance (2018) ha consacrato il nome della band nella scena musicale inglese e mondiale, spianando la strada per l’enorme successo di Ultra Mono (2020), il loro primo album al numero 1 nel Regno Unito. CRAWLER, uscito nel novembre 2021, è riuscito ancora una volta a soddisfare le aspettative dell’intera fanbase internazionale, portando il sound della band a un nuovo livello con brani più melodici e introspettivi.
La band ha raccolto un gran numero di sostenitori: dai loro primi successi con il supporto di Steve Lamacq e BBC 6 Music, al circuito indipendente di musica dal vivo e la comunità di AFGang, con i quali hanno successivamente realizzato il film “Don’t Go Gentle: A Film About IDLES”, rilasciato in tutto il mondo e presentato a diversi festival del cinema internazionali.
Per celebrare i cinque anni dal disco d’esordio a dicembre 2022 gli IDLES pubblicano Five Years Of Brutalism: alla tracklist originale si aggiunge l’intera esibizione tenuta al Glastonbury Festival nel giugno 2022, durante il quale la band ha eseguito l’album per intero.
Il 16 febbraio 2024 uscirà TANGK, il nuovo album, anticipato dai singoli Dancer – 18 ottobre 2023 – e Grace, 6 dicembre.

Radio partner del concerto milanese all’Alcatraz è Virgin Radio.

5.03.24 – Alcatraz, Milano SOLD OUT
23.06.24 – Sherwood Festival, Padova Nuova Data
29.06.24 – Flowers Festival, Collegno (TO) Nuova Data

 

IDLES https://www.instagram.com/idlesband/

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VEZ5_2023: Massimiliano Mattiello

Il 2023 è stato un anno che non ha affatto tradito le attese (e d’altronde non sapremmo nemmeno perchè avrebbe dovuto), molti i dischi splendidi usciti, sia in Italia che all’estero.
In redazione, anche questa volta, abbiamo preso molto seriamente la nostra tradizionale TOP 5, ripassando mese per mese questo anno in musica, temporeggiando fino all’ultimo per vedere se ci fosse la possibilità di inserire qualche nuova entrata dicembrina.
E quindi ecco qui, i cinque nomi che hanno colto la nostra attenzione mentre eravamo indaffarati a fare altro, quelli che ci hanno più emozionato, o fatto divertire, saltare o riflettere, o perchè no, strapparci un sorriso o farci scendere una lacrima.

Squid O Monolith

La geografia musicale degli Squid è sempre stata poco convenzionale, ma nel loro secondo album, O Monolith, riescono a concepire pezzi in forma canzone e farli suonare come suite d’avanguardia. I paesaggi post-punk psicanalitici del loro sound, contaminati da reminiscenze new jazz, hanno occupato uno territorio unico, strano, affascinante e imponente.
Dopo un EP e un esordio, per usare un eufemismo, sorprendenti, cambiano per rimanere se stessi, in circa 42 minuti di musica che suona come un incubo post-radioheadiano, coerente e concettualmente solido. 
Il loro, lo possiamo considerare a tutti gli effetti un gattopardismo fine ad una continua e costante ricerca.
La loro nevrosi artistica è un flusso vorticoso che passa dal sound apocalittico e schizoide dei Radiohead alle nevrastenie bizzarre dei Talking Heads. Inoltre, non possiamo non notare come qui sia di casa il prog nella sua accezione più artistica, spesso e volentieri nemica dei proghettari più indomiti. Ma non ce ne importa.
La costante rimane l’imprevedibilità poliritmica, vera e propria cifra stilistica della band, che in questo caso (chi l’avrebbe mai detto), va a miscelarsi con frangenti downtempo. Questa coniugazione determina la rotta verso un incastro che sa di dadaismo disciplinato e psichedelia alla King Crimson (non mancano cow bells, vocoder, tastiere, tromba, effetti cibernetici assortiti e altre diavolerie). Ma sopra ad ogni cosa, si avverte un dialogo aperto di musica fatta tra amici, in un’evocazione dell’habitat domestico. Che poi la questione forse non è altro che gli Squid sono ben oltre le banali contaminazioni e le singole parti che compongono il tutto. Sono, con grande evidenza, la somma dell’idea di gruppo nella sua forma piu nobile.  

Traccia da non perdere: Swing (In a Dream)

Radian Distorted Rooms

Il trio ha una visone sonora stratificata definita nei minimi dettagli, ricca di dinamismo e silenzi. La loro musica lavora soprattutto su reiterazioni, microtonalità, effetti sonori e gioca molto con le dinamiche e gli strumenti dello studio di registrazione. Un esempio della loro attitudine è riscontrabile infatti nei gesti più semplici in studio, come l’accensione di un pedale, il rumore dei plettri o l’enfatizzazione del sibilo dell’elettricità statica degli speaker di un amplificatore. Grazie a questa vasta libreria sonora, i pezzi vengono modellati arrangiando e sovraincidendo queste microstrutture.
In queste sei stanze distorte, i tre elaborano suoni spesso anche minimi e manipolano una materia spigolosa e altrettanto nebulosa, sospesa, creando un suono emotivo e imprendibile che va ascoltato prestando la massima attenzione. 
Il titolo del primo brano, Cold Suns, “soli freddi” è un ossimoro che identifica un disco che a primo approccio può essere respingente, ma ad un ascolto paziente può stregare per una musica in filigrana dal suono estremamente raffinato. 
Trattasi di texture che emergono da quando i suoni si fanno particolarmente profondi in atmosfere dubstep, a quando lambiscono ritmi senza peso e quasi sbilenchi che miracolosamente rimangono sempre in piedi. 

Traccia da non perdere: Cold Suns

Algiers Shook

Non c’è nulla di scontato, in Shook, a partire dalla copertina. Il quarto album degli Algiers, tratta ben diciassette brani ed è preceduto da un lavoro di difficile assimilazione. Per non bastare si somma anche la lunga lista di collaborazioni.
Insomma, ci sono tutti i presupposti per avvicinarsi intimoriti e scettici al primo ascolto.
Al contrario invece Shook è un disco più inclusivo che spiazzante, che onora il concetto di collettivo tanto caro alla band e il contributo degli ospiti è funzionale ad un percorso sonoro caratterizzato da riff incandescenti, sample old-school e linee digitali tenebrose.
Il post-punk con influenza soul e filo-industrial del passato amplia il campo ad una violenta narrazione che mette in fila alt-rap, coralità gospel, urban ed elettronica, ma anche intramezzi blues, trip hop, scorie dub, cosmic jazz e influenze arabe.
In questo inatteso festival degli eccessi si esalta, nei testi, la riaffermazione della natura politica della loro musica.
Shook è un disco coraggioso dove versatilità e deflagrazione creativa sono domate alla perfezione dalla band e trovano riscontro in un caleidoscopio di suoni intriganti, ricco di energia, da cui ne ricaviamo un’infinità di suggestioni.

Traccia da non perdere: Irreversible Damage

ANOHNI and the Johnsons My Back Was A Bridge For You To Cross

ANOHNI ci ha abituati a comprenderne la sua toccante universalità e potenza emotiva attraverso la dolcezza e compattezza della sua voce. Parliamo dei suoi cantanti con diversi gradi di astrazione e angelicità, a volte riscontrabili in pezzi affini ad una preghiera laica. La sua musica, il suo modo di interpretare, hanno sempre raccontato una tensione irrisolta tra carne e spirito.
Come in altre occasioni, questo album parla, con il linguaggio della musica soul (un soul malinconico e onirico al tempo stesso), di diritti e identità e del senso di disperazione e smarrimento che attanaglia i nostri giorni, in un mondo ormai ferito e devastato da pregiudizi, violenza, oppressione, abusi e razzismo.
ANOHNI tratta questi temi in modo terribilmente onesto, e forse estremamente spiacevole, facendoci fare i conti con questi problemi mastodontici. Tuttavia in questo disco, l’angoscia non finisce per avere il sopravvento, ma riapre in parte alla speranza, abbracciando con fare consolatorio chi lo ascolta, anche attraverso sonorità più dense e pluridimensionali. Ma il vero miracolo di ANOHNI è di aver trasformato, in questo disco, un tal manifesto ideologico in un coinvolgente insieme di canzoni, probabilmente meno insolite e più canoniche del passato, ma indubbiamente travolgenti nella loro matrice cosmic-soul, jazz e blues.

Traccia da non perdere: Sliver Of Ice

Esben and the Witch Hold Sacred

Hold Sacred è il loro sesto lavoro in studio e arriva cinque anni dopo Nowhere del 2018. 
L’album è un lavoro coraggioso, perché è difficile fare sintesi musicale riuscendo comunque ad esprimere con forza e chiarezza un tormento di fondo. Non è con suoni taglienti che si muovono gli Esben and the Witch, ma bensì con un approccio quasi meditativo, che scorre tra i frangenti più minimali dei Low e Julien Baker
I brani traslano tra lo shoegaze più minimale (A Kaleidoscope), il neo-folk (The Well) e lo slowcore (Fear Not). 
In Hold Sacred, la quasi completa assenza di percussioni viene sostituita da un’ elettronica eterea, chitarre esili e bassi pulsanti. Parliamo di una sorta di esperienza spirituale, come un’immersione in un misterioso prontuario di preghiere. 
Da indiscrezioni di stampa, sembrerebbe che questo possa essere il loro ultimo disco. L’unica cosa certa è che da queste tracce si capisce chiaramente che proteggere ciò che si ritiene sacro per gli Esben and the Witch significa innanzitutto preservare la loro musica. 

Traccia da non perdere: True Mirror

Honorable mentions

Gazelle Twin Black Dog
Non è facile decifrare questo disco in un quadro preciso: suadenti vocalizzi sono ritmati o interrotti dal dispiegarsi di effetti elettronici e suoni che a volte ricamano e arricchiscono a volte distruggono e spiazzano. Ne deriva un affascinante lungo incubo. 

Colin Stetson When We Were That What Wept For The Sea
In When We Were That What Wept For The Sea Colin Stetson riaggiorna, con perizia tecnica inimitabile, le melodie circolari dettate dal ritmo dei tasti del sax. In un alternarsi di pause ed esplosioni, che tengono alta la tensione e l’attenzione, il musicista americano ci regala una musica la cui fisicità è talmente intensa che si manifesta devastante.

Emidio Clementi / Corrado Nuccini Motel Chronicles 
Lontano dal mero didascalismo, in un frangente storico in cui la componente sonora va fondendosi sempre più di frequente con la letteratura, Clementi / Nuccini aggiungono qualcosa in più con Motel Chronicles. Trattasi di un disco ove frammenti di narrazione si trasformano in un’esplosiva esperienza filmica.

SQÜRL Silver Haze
Una grande varietà stilistica che regala sonorità tra post-rock, kraut, ed elettro-ambient su un tappeto di distorsioni.  
“Un viaggio poetico che culla l’ascoltatore con una calda oscillazione tanto delicata quanto devastante allo stesso tempo”.

Daniel Blumberg Gut
Parliamo di un singolo flusso di trenta minuti che racconta la forma sperimentale del disco e ci accompagna in un autentico commovente percorso dentro la psiche di Daniel.