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Tre Domande a: Nostromo

Tre Domande a: Nostromo

| Redazione

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Probabilmente sceglierei Cassetti. È un pezzo che mi rende orgoglioso, la dice lunga sul mio conto e descrive alla perfezione ciò che musicalmente mi fa stare bene. È stata scritta in un raro momento di estrema lucidità e segna una fase della mia crescita, che coincide con la volontà di fare musica più per me che per gli altri. Purtroppo oggi, per forza di cose che non sto qui ad elencare, siamo tutti un po’ vittime del giudizio altrui e questo inevitabilmente condiziona ogni scelta. Ecco, Cassetti è importante perché da lì ho iniziato a vestirmi come meglio mi stava, a scrivere come più mi piaceva e ad arrangiare come meglio mi faceva stare.

 

Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

E questa domanda ci stava a pennello. Alla fine le mie canzoni parlano di cose normali, di dubbi personali, di forti emozioni, di consapevolezze che mi fanno cambiare un po’ ogni giorno e che spesso si rivelano essere solo delle piccole delusioni. Io osservo, leggo, ascolto e come una spugna assorbo. Ogni cosa che mi circonda è tanto magica da regalarmi un nuovo punto di vista. Ciò che spero arrivi a chi mi ascolta, attraverso la semplicità delle mie parole, è che alla fine sono uno come tanti, che cerca di dare un volto a ciò che sente.

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

Fare musica è qualcosa di speciale: siamo giovani in cerca di identità, oggi più di ieri, perché ci insegnano che possiamo essere ciò che vogliamo ma non ci danno i mezzi per scoprirci, per conoscerci abbastanza. Fare musica per me è esserci, esistere, fissare un puntino in questa breve parentesi. Essere musicista mi ha dato uno scopo e penso basti questo per continuare a respirare.