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Tre Domande a: Pier

Tre Domande a: Pier

| Redazione

Come e quando è nato questo progetto?

È nato quando io sono morto, nell’estate del 2021. Nell’ambito musicale ho sempre lavorato soltanto a canzoni d’altri, perché avevo la convinzione di essere inferiore a tutti. Dicevo di non essere destinato a brillare di luce mia, ma che potevo soltanto assorbire il riflesso di chi aveva il “volto giusto” per mettersi in mostra. Mi consideravo brutto, incapace e mille altre cose. Avevo una considerazione di me stesso talmente infima da credere di non meritare assolutamente nulla di buono, neppure il fatto di stare al mondo. Complice una psicoterapia disastrosa, che negli anni mi ha abituato a comportarmi da vittima e reso un intelligentissimo misantropo, pieno di argomenti per giudicare la società intorno a me come un inferno senza via d’uscita. Ne pago ancora oggi le conseguenze. Nel 2021, dopo il fallimento totale di quel percorso, in cui avevo riposto tutta la mia fiducia, sono rimasto da solo in uno stato di ansia e depressione costanti, e dopo qualche settimana passata con la paura di uscire dalla mia camera, ho mollato tutte le mie aspettative di guarire e ritrovare la felicità. Mi ero totalmente rassegnato: non mi interessava più stare bene, stare male, farcela, non farcela, esistere, non esistere, mi ero totalmente annichilito e avevo mollato tutto. E lì sono entrato in paradosso inaspettato: dentro di me ero morto, ma la vita fuori continuava. Non avevo più nulla da perdere, e in questa disillusione totale mi sentivo allegro, spensierato come quando ero bambino, non davo alcun peso alle cose perché fondamentalmente non mi importava più nulla del mio destino. Così, me ne sono sbattuto di tutto e ho iniziato a far uscire le mie canzoni. So che è una storia assurda, ma si tratta davvero di un riassunto minuscolo rispetto a quello che ho passato, forse un giorno ci scriverò un libro. Per ora, ci ho scritto tante canzoni.

 

Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

Non ho particolari aspettative: cerco solo di fare quello che mi diverte di più ogni volta come se fosse l’ultima. E mentre lo faccio spero di coinvolgere le persone perché è bello quando durante i concerti le emozioni di tutti sono all’unisono. Vorrei condividere questa esperienza con migliaia di esseri umani, gioire insieme, ridere e piangere insieme, ballare e cantare.

 

Progetti futuri? 

Cercare di essere utile a più persone possibili con quello che faccio, essere felice per ispirare gli altri a fare lo stesso. Trasmettere alle persone che le storie che raccontiamo di noi stessi non sono mai la verità, ma soltanto strumenti a nostra disposizione che ci permettono di sperimentare stati d’animo differenti. Che possiamo cambiarle se non ci piacciono più.