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Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra “Racing the Storm” (Bella Union, 2023)

Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra “Racing the Storm” (Bella Union, 2023)

| Francesca Garattoni

C’è stato un momento, a cavallo tra anni ‘90 e 2000, nel quale il principale fulcro musicale in Europa era rappresentato da un’isola posta a nord della Francia, a est della Norvegia e che sorprendentemente non rispondeva al nome di Inghilterra. 

Ólafur Arnalds, Gus Gus, Amiina, Mìnus, oltre ai più celebrati Mùm e Sigur Rós hanno fatto dell’Islanda un caso di studio, in quanto per un periodo, in una sorta di “effetto re Mida”, tutto ciò che varcava quei confini aveva le stimmati del capolavoro o quasi.

Tra i nomi da annoverare in quel gruppo c’era (e c’è tutt’ora) anche quello di Emiliana Torrini, evidenti origini italiane (il padre è di Napoli) ma in tutto e per tutto islandese di Kópavogur (concittadina tra l’altro di Hafþór Júlíus Björnsson, vincitore nel 2018 del World’s Strongest Man, che quell’anno si tenne a Manila, nelle Filippine).

Emiliana Torrini esordisce nel 1999, con un disco a metà strada tra il trip hop e un più canonico cantautorato folk, che diventa preminente nel successivo (e ancor più splendido) Fisherman’s Woman.

A questo punto la Torrini esce un pò dai radar, pur continuando ad essere attiva discograficamente, io per primo quasi me ne dimentico, per cui la gioia che mi ha procurato l’ascoltare questo suo ultimo lavoro è stata sincera e genuina. 

E per certi aspetti sorprendente.

Racing The Storm, questo il titolo del disco, è licenziato in realtà a nome Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra, secondo capitolo di una collaborazione che aveva visto la luce nel 2016 con un live album (meno riuscito di questo imho) di brani già pubblicati dalla nostra.

Questa volta invece siamo di fronte ad un disco di inediti, undici per l’esattezza, scritti, composti ed arrangiati dall’artista islandese in concerto con The Colorist Orchestra, ensemble belga (anche se gira attorno alle figure dei due polistrumentisti Aarich Jespers e Kobe Proesmans) formatosi nel 2013.

Il disco è delizioso, veramente. Gli arrangiamenti architettati dai due Colorist sanno essere ora delicati come nella splendida Wedding Song, ora dirompenti, come nel finale di You Left Me In Bloom, strizzano l’occhio al folk nell’apertura intitolata Mikos (qui e lì ci puoi sentire rimandi a quel chamber folk in stile Ben Sollèe), echi pseudo trip hop in Smoke Trails, il dream pop di Dove o più spiccatamente cinematografici (The Illusion Curse o la strumentale A Scene From A Movie) dove i Tindersticks non sono così distanti.

Il resto lo fa la voce di Emiliana, capace di adattarsi con naturalezza alle diverse forme assunte dai vari brani lungo questo disco, un timbro particolare ed inconfondibile, in veste di guida e protagonista di queste undici gemme. Un’artista davvero (per me) ritrovata in tutto il suo splendore, nel pieno di una maturità artistica e varietà stilistica verso la quale è impossibile non rimanere affascinati. E adoranti.

Bentornata Emiliana.

 

Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra
Racing The Storm
Bella Union

 

Alberto Adustini