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Tre Domande a: Henry Beckett

Tre Domande a: Henry Beckett

| Redazione

Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

Vorrei che chi si sente generalmente solo e in lotta perenne con le sfide necessarie a trovare il proprio posto nel mondo possa trovare la compagnia di una voce che racconta e vive situazioni simili. Lo immagino come un incontro casuale che può avvenire in un viaggio in solitaria mentre si riflette su se stessi ponendosi tante domande ma trovando poche risposte. Incrociare qualcuno con cui condividere alcune delle proprie preoccupazioni può essere un momento per sentirsi meno allo sbando, prendere un profondo respiro e trovare un po’ di forza per proseguire con più decisione. Vorrei che le mie canzoni riuscissero a essere questo anche solo per una persona. Un incontro simile è capitato anche a me quando a quindi anni ho iniziato a drogarmi di musica scoprendo tanti nuovi cantautori. È questo che mi ha portato a produrre la mia.

 

Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?

Some People Get Lost: è la più rappresentativa del mio presente, anche se l’ho scritta tanti anni fa. Parla di come ci si perda nel tentativo di riconoscere e trovare la propria natura e di come si debba sempre trovare la forza di rialzarsi ad ogni caduta, purtroppo inevitabile in questa ricerca. Ha la dimensione che più rispecchia il momento intimo in cui mi siedo a scrivere un pezzo e l’ho cantata come se il microfono fosse il mio orecchio a cui sussurrare di non arrendermi. Inoltre, per questo brano ho prodotto anche un videoclip con il regista Nicola Schito che mette in scena diversi personaggi che metaforicamente cadono e si rialzano. Lo potete trovare sul mio canale YouTube! 

 

Qual è la cosa che ami di più del fare musica?

Domanda molto difficile perché credere e investire in un progetto musicale a volte può portare a un totale esaurimento nervoso! Però se non ho mai smesso un motivo sicuramente c’è. Probabilmente la cosa che più mi carica è scrivere nuovi pezzi, trovando parole e frasi che non avrei mai pensato se non avessi abbracciato la chitarra. Ma anche gli step successivi per me sono magia, come quando entri in uno studio e insieme ad altre menti si arrangia e registra quella canzone, donandole un vestito che potrà indossare solo lei. E infine suonare con i miei musicisti, fare squadra, riuscire a condividere con loro gli alti e bassi e sentire di avere un sostegno su cui poter contare. E ovviamente dimostrare tutto questo sul palco in un live.