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Tag: allusinlove

Allusinlove: fate sentire la vostra voce, senza paura

Cambiare è sempre una scelta coraggiosa. Dopo l’esperienza come Allusondrugs e centinaia di concerti, la giovane rock band di Leeds ha deciso di spiccare il volo con nuove ali, un nuovo – vero e proprio – LP It’s okay to talk e un nuovo nome: Allusinlove. Ci hanno raccontato le tappe del loro percorso musicale, tra tematiche profondamente attuali, i punti di riferimento da cui traggono ispirazione e il ricordo dei live italiani.

 

Vi sentite una nuova band ora che avete cambiato nome? Sono mutate alcune dinamiche all’interno del gruppo?

A dire la verità, cambiare nome è la conseguenza di un lungo processo. Volevamo farlo da un paio di anni ma non trovavamo mail il momento giusto. Avevamo usato l’espressione Allusinlove molte volte sia per firmarci sui social media sia per descrivere la comunità di persone attorno alla band. Abbiamo avuto finalmente l’occasione perfetta per rinascere come farfalle musicali quali siamo, con tanto nuovo materiale, sotto un nuovo nome e un messaggio più positivo. Siamo sempre la stessa band ma maturata. Mi chiedo cosa ci sia dopo lo stadio da farfalla…

 

It’s okay to talk è il vostro primo album vero e proprio. Raccontateci qualcosa su come è nato, come sono state scritte e registrate le canzoni…

Siamo incredibilmente entusiasti di aver creato qualcosa che delinea quanto accaduto in questi sette anni come band. Non abbiamo voluto pubblicare un vero e proprio album fino a quando non ci siamo sentiti pronti. Ora sentiamo che le canzoni sono pronte. Quindi, questa è l’occasione perfetta per dare una reale dimostrazione alle persone di quello che siamo in grado di fare e a chi era già nostro fan quanto siamo cresciuti e maturati negli anni. I brani sono stati scritti in tutte le modalità possibili e immaginabili, da una linea di chitarra proveniente dal retro di un van freddo e bagnato al sedersi con un sacco di frammenti di melodie e metterle insieme come un puzzle. Non c’è un modo giusto o sbagliato di fare musica e l’ispirazione può arrivare da ogni direzione…quindi credo sia più una questione di catturare questi momenti. Per quanto riguarda la registrazione, siamo stati fortunati di poter confrontarci con persone con cui sognavamo di lavorare un giorno. Essere nella stessa sala di Catherine Marks, Alan Moulder e il loro team di fantastici ingegneri che hanno contribuito a parte fondamentale del nostro album, talvolta letteralmente suonando o programmando sequenze è stato un esperimento meraviglioso. Noi siamo sempre rimasti il nucleo della registrazione, avendo inciso live la struttura delle canzoni, ma sulle rifiniture abbiamo contribuito tutti. Una modalità di lavoro davvero illuminante e, naturalmente, l’apprezzamento del team verso ogni canzone è stato motore di incoraggiamento e soddisfazione.

 

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Perchè avete scelto il titolo It’s okay to talk? Che messaggio vuole veicolare?

Noi, come società, abbiamo solamente iniziato a capire quanto sia importante la nostra salute mentale. Questo argomento è ancora circondato da tabù ed è davvero ingiusto che le persone interessate sentano di essere trattate diversamente qualora decidessero di parlarne con amici e familiari. Vogliamo diffondere il messaggio che ci si può sentire a proprio agio e condividere un certo tipo di sensazioni e preoccupazioni. Questo non solo può aiutare ma può fare la differenza tra la vita e la morte per molti. Se possiamo sottolineare l’importanza di tutto questo e dare in nostro contributo, è solamente positivo.

 

The deepest è la traccia che chiude l’album. Quando l’ho ascoltata, mi ha colpito molto. Pensate che la musica possa aiutare a superare i momenti più bui?

Assolutamente. Talvolta una canzone può essere qualcosa in cui identificarsi. Ascoltare qualcun altro che si esprime attraverso emozioni simili a quelle che stai provando tu può essere di grande conforto. È una sorta di terapia per molte persone, sia per chi scrive che per chi ascolta.

 

Le vostre canzoni sono un misto di sound differenti, dalle chitarre distorte a elementi shoegaze. Quali artisti o band vi hanno influenzato maggiormente?

Abbiamo un ampissimo raggio di influenze essendo la band composta da quattro persone. C’è sempre un po’ del gusto di ognuno di noi in quello che creiamo. Abbiamo qualche gruppo a cui ci ispiriamo tutti: Deftones, Mew, Yourcodenameis:milo solo per citare i primi che mi vengono in mente. Poi ci piacciono dai Tycho agli Enter Shikari, dai Simply Red a Django Reinhardt ai Pearl Jam…e tutto quello che c’è in mezzo.

 

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Come è stata la vostra prima esperienza in tour in Italia ed essere il gruppo di apertura per una band come gli Skunk Anansie? Che ne pensate del pubblico italiano e quali erano le vostre aspettative? Sono state confermate?

È stata un’esperienza unica. Non così spesso si ha la possibilità di avere di fronte una folla così, in una nazione in cui non hai mai suonato prima e dare tutto te stesso, e tornare a casa con un bagaglio di emozioni del genere è incredibile. Abbiamo avuto la fortuna di visitare molti luoghi incredibili in Italia e conoscere persone fantastiche. Non potevamo chiedere di condividere questa esperienza con una band o una crew migliore. Ci hanno fatto sentire i benvenuti, ci hanno supportato, fatto ridere e ci hanno fatto sentire sempre parte della famiglia. Non sapevamo che cosa aspettarci dal pubblico italiano ma è stato semplicemente fantastico: tutti ballavano, cantavano, sembravano divertirsi insomma. Li ringraziamo profondamente per averci dimostrato tutto questo amore.

 

Una curiosità… se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo, in quale periodo storico vorreste vivere, in termini musicali?

Personalmente, vorrei tornare ai primi anni ’80. Comprerei un sacco di tute di tutti i colori e suonerei solo funk, ballando a tempo con la mia band. È un periodo strano ma penso che sarei perfettamente a mio agio.

 

Laura Faccenda

Allusinlove “It’s Okay To Talk” (Good Soldier Songs/AWAL, 2019)

Rock is not dead: a rianimare la scena rock mondiale ci pensano gli Allusinlove, quattro ragazzi inglesi, direttamente da Castleford, con assoli micidiali, spiccate doti vocali e batteria martellante.

Una vita da vere rockstars, la loro. Giovani difficili, amanti delle droghe e della vita portata all’eccesso che li ha proiettati in un percorso di introspezione e di crescita personale, il cui risultato è un cambio nel nome della band e un utilizzo diverso della loro musica come mezzo di comunicazione per temi più profondi, con un sound totalmente rock’n’roll.

Gli Allusinlove (già conosciuti come Allusindrugs) debuttano con il loro primo album It’s ok to talkuscito il 7 giugno e non sono più una band adolescenziale, ma un fenomeno rock.

Questo esordio è totalmente autobiografico: è palese il graffiante dolore di chi, in quelle storie narrate nei testi delle loro canzoni, c’è passato realmente ed è riuscito a rinascere dalle proprie ceneri come delle bellissime fenici inglesi.

È un viaggio attraverso le loro esperienze negative, per condividerle con l’ascoltatore, essere d’aiuto a chi si sente solo e dimenticato.

Il primo estratto All Good Peopleè basato sulla positività, sull’amore verso il proprio corpo, sul vivere delle sensazioni che la corporeità altrui ci regala, prendere coscienza della fisicità. Il tutto in pieno stile rock’n’roll, vocalizzi puliti, batteria potente, assoli di chitarra da brividi e un ritornello spaccacranio.

Esteticamente possono sembrare classici bad boys, tatuati e capelloni, tipi tosti insomma, ma con un cuore di panna.

Espongono tutto il loro delicatissimo mondo interiore fatto di amore non ricambiato, dolore, incomprensione, rabbia, solitudine ed alienamento.

Musicalmente ricalcano le vecchie glorie del rock, come nel pezzo Full Circlein cui ritroviamo accenni ai Black Sabbath, un perfetto connubio di chitarre basse, circolari, e assoli magnetici, che tratta di abbandono e incomprensione.

Gli assoli compaiono in quasi tutti i brani, potentissimi e seducenti. Uno dei migliori, in All my love, brano che concretizza la loro voglia di scendere in profondità nei rapporti, e di non arrendersi mai.

Testimoniano la fragilità e la superficialità dei rapporti moderni, in Bad Girls, dove espongono un classico esempio dei problemi nei rapporti moderni, un tipo di amore malato (amami/feriscimi come se ne avessi bisogno), un attaccamento morboso a qualcuno nonostante il dolore che ci provoca. Corriamo per raggiungere il nostro amore, mentre lui si allontana portando via pezzi di noi.

Nell’album è presente anche un loro vecchio brano, uno dei primi, Sunset Yellow, ed è in questo pezzo che risulta palpabile il cambiamento della band a livello sia di testi che di esecuzione, lasciandosi alle spalle gli atteggiamenti fortemente collerici e rancorosi degli esordi.

Attraverso la loro musica curativa, in It’s ok to talk(brano che dà il nome all’album), incoraggiano l’ascoltare più delicato, più problematico, a parlare dei dilemmi della sua anima, senza paura di essere giudicato debole, perché quello che più spaventa è aprire i canali del cuore e sentirci rifiutati.

Questi quattro ragazzi di Leeds sono l’emblema di una gioventù all’insegna dell’esagerazione, rappresentano chiunque di noi abbia passato un’adolescenza sopra le righe, in puro stile rock punk, quando non si ha la consapevolezza che si matura poi col tempo. Quando abusare di ogni sostanza sembra l’unica soluzione, annebbiare la mente per far zittire i demoni che popolano la nostra testa, pur di non comunicare, di non confidarci, di non guardarci dentro.
Gli Allusinlove sono maturati, crescendo hanno capito che l’unica via di salvezza da noi stessi è manifestare la nostra interiorità, esprimere i nostri sentimenti per esorcizzare tutte le nostre paure. L’unica cura è l’amore e la comprensione, perché la rabbia non è costruttiva, ma distrugge tutto ciò che di più buono è stato creato.

Attraverso questo loro primo album mettono al servizio di chi è più sensibile, debole, la loro personalissima esperienza, usando il rock come terapia ai dolori dell’anima.

“The world’s gone mad and it’s getting divided, let’s stand for unity”
Solo restando uniti, facendo squadra e non lasciando i più deboli indietro possiamo andare avanti degnamente.

 

Allusinlove

It’s Okay To Talk

Good Soldier Songs/AWAL, 2019

 

Marta Annesi

Skunk Anansie @ Bologna_Sonic_Park

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• Skunk Anansie •

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+ Allusinlove

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Bologna Sonic Park (Bologna) // 05 Luglio 2019

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Foto: Luca Ortolani

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Allusinlove

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