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Tag: amyl and the sniffers

Una chiacchierata punk con Amyl and the Sniffers

Read this article in English here

Amyl and the Sniffers è una band punk rock/pub rock, fondata a Melbourne. È composta da Amy Taylor (voce), Bryce Wilson (batteria), Dec Martens (chitarra) and Fergus Romer (basso). La band è famosa per le loro esibizioni dal vivo e il loro stile particolarmente frenetico e dinamico, proprio come le loro canzoni. Hanno vinto diversi premi, come il Music Victoria Awards nel 2020 come miglior band, miglior musicista (vinto personalmente da Amy Taylor) e miglior esibizione dal vivo, vinto di nuovo nel Music Victoria Awards del 2021. La band ha vinto anche ARIA Music Award per il miglior album rock, nel 2019. Attualmente contano due EP, quali Giddy Up (2016) e Big Attraction (2017) e due album, Amyl and the Sniffers (2019) e Comfort Me (2021). In occasione del loro concerto per acieloaperto a Cesena, abbiamo avuto il piacere di intervistare Amy.

 

Siete ben conosciuti per i vostri live dinamici ed esplosivi. Ti senti più a tuo agio sul palco o in studio? Che relazione hai con i tuoi ascoltatori?

“Probabilmente mi sento più a mio agio durante un’esibizione dal vivo piuttosto che registrare in studio. Sul palco ti senti libero e senza inibizioni. 

Adoro i miei ascoltatori. È bello vedere ragazze giovani o donne o, sai, ragazze di sessant’anni che fanno una foto con me, o piccole attività che condividono il loro prodotto con me o mi regalano un vestito, giusto per essere gentili. È fantastico sapere che la mia musica arriva alle persone e gli fa provare qualcosa.”

 

Come hai preso la vittoria del premio ARIA Music Award e la conseguente ascesa al successo? Hai rimpianti sugli esordi della vostra carriera?

“Non saprei, è stata una sorpresa enorme quando l’abbiamo vinto, quindi eravamo tipo “Ma che cazzo, è fantastico!” e poi abbiamo tirato dritto. Essere riconosciuti è stato davvero speciale. Non ha corrotto troppo l’umiltà, in generale.

Non ho mai pensato ai rimpianti prima d’ora. Sono sicura che li avrei se ci pensassi su, ma non voglio pensarci ancora, altrimenti mi sentirei male. Credo che se potessi tornare indietro direi alla me più giovane di leggere più libri e più notizie, iniziando a diventare più cosciente perché è come se vivessi sotto una roccia abbastanza grande, cosa che fa parte di chi sono e non cambierei, ma mi è piaciuto ciò che i libri hanno fatto al mio cervello quando ho iniziato a leggere.”

 

Dal debutto fino all’ultimo album, le vostre canzoni sono molto vivaci ed energiche. Qual è la ricetta per una canzone perfetta?

“Non so se esistono cose come la canzone perfetta, perché a volte non ascolto neanche le mie canzoni preferite se non sono nel giusto stato d’animo. Non ho una risposta. Se stessimo parlando di ricette e io fossi uno chef, probabilmente starei facendo toasts e non so perchè sono gustosi, ma a volte lo sono.”

 

I vostri testi sono spesso volgari e fuori dall’ordinario, senza limitazioni o censure. Cosa pensi del moralismo estremo unito alla cancel culture che oggi sfida sia la libertà di espressione che la libertà artistica?

“Credo che la cancel culture sia complicata. Penso che la call-out culture possa essere una cosa buona. Online può essere pericolosa perché è tutto dietro una tastiera, ma in generale la call-out culture significa marginalizzare persone, tipo che le loro voci vengono sentite da chi ha un po’ più di potere ed è complicato perché se hai più potere è più difficile essere messi in discussione e può sembrare di essere sempre sotto attacco, ma a volte è semplicemente qualcuno senza voce che alza un po’ la propria voce.”

 

Credi che il punk (sia come attitudine che come genere musicale) sia morto? 

“Credo che come genere sia definitivamente vivo. Il punk anni settanta è probabilmente morto. È un ambiente diverso e c’è una cultura diversa, ora. Ma è cambiato, esiste ancora. Non so dire quale sia la migliore versione del punk, ma rimane sempre punk, quindi potrebbero essere morti ma esistono diverse versioni. Tante persone hanno una visione molto limitata di cosa è punk, quindi per loro se la loro versione di punk è morta allora tutto il resto è sbagliato. Spesso è soltanto diverso e non riescono a vederlo, perché non vogliono. Dappertutto, nel mondo, è pieno di fan del punk. Può sembrare diverso e può sembrare che ognuno suoni diverse versioni del genere, ma la gente va pazza per la musica e sono sicura che a molti punk non piaccia, ma non c’è niente di più punk di non avere un lavoro quotidiano!”

 

Riccardo Rinaldini

A punk chat with Amyl and the Sniffers

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Amyl and the Sniffers is a punk rock/pub rock band, based in Melbourne. It is composed by Amy Taylor (voice), Bryce Wilson (drum), Dec Martens (guitar) and Fergus Romer (bass). The band is known thanks to their ability on live performing and their particularly frenetic and  dynamic style, exactly like their songs. They won several awards, such as 2020 Music Victoria Awards as best band, best musician (personally to Amy Taylor) and best live act, won again in 2021 Music Victoria Awards. The band also won the ARIA Music Award for the best rock album in 2019. They actually count two EPs, such as Giddy Up (2016) and Big Attraction (2017) and two albums, Amyl and the Sniffers (2019) and Comfort Me (2021). In occasion of their concert at acieloaperto in Cesena, we had the pleasure to interview Amy.

 

You are well known for explosive and extremely dynamic live experiences. Do you feel more comfortable on a stage performing live or recording in studio? What’s your relationship with your fanbase?

“Probably perfoming live makes me feel more comfortable rather than recording. On a stage it is free and you have no inhibitions. 

I like my listeners. It’s cool to see young girls or women or, you know, sixty years old girls take a picture of me, or small businesses that share their product with me or give me a little outfit, just to be kind. It’s pretty amazing to know that my music reaches people and makes people feel something.”

 

What effect had on you the ARIA Music Award victory and the consequent uprising of your success? Have you any regret about your beginnings?

“I don’t know, it was such a big surprise when we won it, so we were like “What the fuck, that is fucking awesome!” and then going forward from winning that. It definitely felt pretty special to be recognized. It didn’t corrupt the humbleness too much.

I’ve never thought about regrets before, I don’t think so. I’m sure I’d do it if I had to think about it, but I don’t want to think about it until late up, ‘cause otherwise I’ll feel bad. I think that if I could go back I would tell to the younger me to start reading more books and news more, and start being more aware ‘cause I live under a pretty big rock, which makes part of who I am, so I wouldn’t change that, but I think that when I started reading the books I liked what they did to my brain.”

 

From your debut to your last record, your signature songs are powerful and energetic. What is your recipe for the perfect song?

“I don’t know if there is such a thing as a perfect song, because sometimes even with my favorite songs, if I’m in a different mood I wouldn’t listen to it and I’m not liking it at that time. I don’t really have the answer. I think that if we’re talking about recipes and I’m like a chef, then I’m probably making toasted sandwiches and I don’t know why they are yummy, but they are yummy sometimes.” 

 

Your lyrics are often coarse and sharp, without boundaries or censorship. What do you think about the extreme moralism borderline with cancel culture that today is challenging both speech and artistic freedom?

“I think cancel culture is complicated. I think that call-out culture can be a good thing. When online it can be too dangerous because it’s all behind keyboards, but in general call-out culture is marginalize people, like have their voices heard by people with a bit more power and so it is complicated because if you have more power it feels quite challenging to be challenged and it seems you’re under attack but sometimes it is just someone without any voice turning up a voice.” 

 

Do you think punk (both as an attitudine and musical genre) is dead? 

“I think that as a genre it is definitely alive. The 1970s punk is probably dead. It’s a different landscape and there’s a different culture now. But it’s reformed, it still exists. I might not know which better punk version is, but it’s still punk. So they might have died but there’s different versions of it. It’s like some people have a really narrow line of what punk is, so for those people if their version of punk is dead then everyone else is wrong, but often it is just different and they can’t see, because they don’t want to. All around the world there are big punk fans. It might look different, and it might look like everyone does different versions of it, people are making crazy about music and I’m sure a lot of punks don’t like that but I think there’s nothing more punk than not having a fucking day job!”

 

Riccardo Rinaldini

Amyl And The Sniffers @ Acieloaperto X

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• Amyl And The Sniffers •

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A C I E L O A P E R T O  X

Rocca Malatestiana (Cesena) // 16 Giugno 2022

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]La Rocca Malatestiana di Cesena fa da contorno ad un ambiente a sé stante, un microcosmo pieno di vibrazioni rock. La gente balla anche senza musica; il pubblico è variopinto di tantissimi personaggi provenienti soprattutto dal background punk; è pieno di donne: l’età varia dai quattordici alla sessantina.
Jeans strappati, tatuaggi, birra in mano, sigaretta: mi sento a casa.
Il palco si sta scaldando, è pronto ad abbracciare la furia esplosiva di Amyl and the Sniffers. I più impavidi iniziano a togliersi la maglietta. Ad una coppia scappa un bacio: sono vestiti di nero, hanno entrambi i capelli lunghi, bruni, ricci. Si baciano anche i loro tatuaggi. Qualche ragazzo si insegue fra il pubblico, il primo inciampa in un bicchiere di gin lemon lasciato a mezzo, per terra.

Entra la band, partiamo bene. Amy prende il microfono e, un po’ insicura, dice “Vaffanculo?”. Attorno a me, il delirio. Bicchieri in alto, fischi, più di una persona urla “Amy, ti amo!”.

Inizia la performance con il brano Gacked on Anger. Amy è carichissima, si muove come se fosse la musica che sta suonando. scende dal palco, le lanciano dell’acqua addosso, sorride e continua a cantare. Il pubblico si è scaldato, cantano assieme a lei. Nemmeno il tempo di finire il primo pezzo che parte Got You. Amy e il batterista sono scatenati. La cantante salta, cammina ovunque, sbatte i piedi a ritmo con la batteria. Amy ha, di base, una voce fantastica e un talento inopinabile, ma dal vivo dimostra tutta la sua furia, la sua rabbia, la sua passione: è fuoco sotto la pioggia. 

Finiti i primi brani Amy sputa sul palco. La band urla “Viva Valentino Rossi” e il pubblico, chiaramente, impazzisce. Parte Choices: subito il bassista, chitarrista e batterista si chiudono a triangolo voltando le spalle al pubblico. Si stanno perdendo dentro le note dei loro strumenti. Amy è in piena, incredibilmente più carica di prima. Si muove in maniera fluidissima, sembra non abbia articolazioni. Scende di nuovo dal palco, è in mezzo ai fotografi. Dimostra di essere essenza femminile: il suo corpo non ha vincoli, la gente impazzisce, ma lei comunque sorride. Salta di nuovo sul palco, iniziano a suonare Guided By Angels. Usa il cavo del microfono come un lazo e quando si stufa scende di nuovo e si avvicina ai fan. Amy è in mezzo alla folla, che le regala un fiume di urla e complimenti. Parte il pezzo I’m Not a Loser, Amy inizia con l’headbanging, pare non fermarsi più. La batteria e il basso stanno disegnando la canzone, poi attacca la chitarra e la colora definitivamente.

Finita la canzone si fermano per dire: “Ciao Cesena, solo per voi” e parlare un po’ del castello. La cantante chiede: “si dice ‘security’ in italiano?”. Il pubblico esplode, parte Security con Amy in mezzo al palco, ancora più incazzata. Non sta cantando, sta vomitando  punk e rabbia davanti al microfono. Scende di nuovo e sale sulle transenne, canta addosso ai fan, ride, stringe le mani. Sale su una cassa, struscia il microfono sul corpo. È il momento di Balaclava Lover Boogie. Amy continua a saltare da una parte all’altra del palco. Parte Knifey: il bassista è insuperabile, sta facendo l’amore con le corde del basso. Amy è sul pezzo, si sposta a cantare nell’angolo a sinistra, a bordo del palco. È ferma, sembra indemoniata, occhi spalancati. Sta trasformando tutta l’energia nella voce. Finita la canzone torna in mezzo al palco e urla: “Strong women”. Con i brani GFY e Don’t Need a Cunt Amy torna energica come prima e mostra il medio al pubblico. 

Gli ultimi brani Maggot, Starfire 500, Hertz e Some Mutts (Can’t Be Muzzled) sono tutta una tirata. Amy canta al pubblico, inizia a diventare più intima. Solo dopo si scatena. Hertz inizia a cappella col pubblico che batte le mani, l’atmosfera è magica. Quando parte la strumentale e il pubblico salta assieme ad Amy. Il concerto si chiude con Amy in posa alla Hulk Hogan, davanti ad un pubblico innamorato che, affezionatamente, saluta la band.

 

Testo: Riccardo Rinaldini

Foto: Luca Ortolani
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