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Tag: elephant brain

Elephant Brain @ Locomotiv Club

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• Elephant Brain •

Locomotiv Club (Bologna) // 11 Marzo 2023

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]foto di Giorgia Zamboni

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VEZ5_2022: Marta Massardo

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Cara Calma Gossip!

Per me è passata un’eternità dall’inizio del 2022 e mi sembra di potermi separare dal mio corpo e osservare i miei primi mesi dell’anno da spettatrice esterna. Un periodo strano e determinante, che ho vissuto sulle note dei Cara Calma, una colonna sonora che si è presentata al tramonto del 2021 e mi accompagna ancora adesso. È stato come tornare ai miei quindici anni e camminare per le vie del centro con i My Chemical Romance nelle cuffie: un dolore velato e quasi romantico. Mi servono gli schiaffi in faccia, sempre. 

Traccia da non perdere: Consumarci

 

Balto Forse È Giusto Così

È nella mia lista per il percorso personale che ho affrontato da quando ho recensito l’album su queste pagine a oggi. Avevo scritto: “Poi i primi anni di lavoro irrompono con le loro difficoltà e ci chiediamo quando scompariranno l’angoscia e il senso di inadeguatezza […]” Adesso mi sento molto vicina alla risposta e capisco che le emozioni che vorrei mi stanno cercando e devo farmi trovare.

Traccia da non perdere: I tuoi vent’anni

 

Ministri Giuramenti

Non c’è molto da dire: finché uscirà un album dei Ministri, ci saranno altissime probabilità che io vi dica di ascoltarlo, perché la musica è anche uno strumento di lotta politica e sociale.

Traccia da non perdere: Numeri

 

Editors EBM

È un album che unisce diverse generazioni, eterno come lo stile degli Editors ed è una consapevolezza che si è consolidata dopo essere stata al loro concerto al Balena Festival di Genova. Quando ho bisogno di sentirmi a casa e riconoscermi anche nella totalizzante frenesia quotidiana, so che l’indie rock britannico mi accoglierà sempre.

Traccia da non perdere: Heart Attack

 

Elephant Brain Canzoni da Odiare

Lo ammetto: sono entrata in un loop tremendo da cui non riesco a uscire. Canto a squarciagola la scena rock alternativa italiana perché sono del segno dei gemelli, ho le fisse periodiche e non riesco a dosarmi. E perché vorrei urlare al mondo che c’è molto di meglio dell’aura snob dell’indie italiano del 2016 (altrimenti chiamata Completamente Sold Out dei Thegiornalisti), che non si addice più alla mia personalità. Chissà cosa si direbbero i miei “Spotify wrapped” degli ultimi anni se si potessero parlare tra di loro. Forse ho bisogno di essere salvata, ma è anche vero che il 2022 non mi ha completamente soddisfatta nelle novità musicali. A ogni modo, gli Elephant Brain sono davvero forti e sono di Perugia come i Fast Animals And Slow Kids: speriamo che porti fortuna.

Traccia da non perdere: Calamite

 

Marta Massardo

Elephant Brain “Canzoni da Odiare” (Libellula Music, 2022)

Un inizio strumentale non scontato e inaspettato: 43 secondi di chitarra e un po’ di malinconia. Così si presenta Canzoni da Odiare, secondo album della band perugina Elephant Brain uscito a quasi tre anni di distanza dal loro primo lavoro Niente di Speciale e di cui rappresenta a tutti gli effetti la naturale prosecuzione. 

L’introduzione pt. 1 (canzoni) apre così un cerchio e, parallelamente sul finale (ma questa volta a base di tastiera), pt. 2 (odiare) ne costituisce intuitivamente la chiusura. E quando sulla coda i suoni si distorcono, non si può fare a meno di pensare a dove la band potrà spingersi in futuro, dopo aver chiuso questo cerchio.

All’interno di questo anello troviamo sette tracce accomunate da un fil rouge: l’errore e la paura, l’insicurezza e la precarietà, tutti temi piuttosto cari e – a tratti forse anche spaventosi – per chi sta diventando adulto nel 2022 e che sono stati riuniti emblematicamente nel primo singolo Anche Questa È Insicurezza. 

Lo stile rimane simile a quello già sperimentato nel loro lavoro precedente, dove le chitarre sono preponderanti ma sanno anche lasciare spazio a sonorità più malinconiche e quasi introspettive, come nel caso di Rimini. Tuttavia, non è detto che queste due anime debbano escludersi a vicenda, anzi, possono anche coesistere nello stesso pezzo, come nel il caso di Come Mi Divori, terzo singolo pubblicato. D’altronde, questo modus operandi, che parte in maniera più intimista per poi esplodere, è funzionale alle sensazioni e soprattutto alle paure che vengono raccontate in questo album, dove la musica resta uno – e forse il solo – punto fermo di chi canta. 

Se in una delle loro prime canzoni, Ci Ucciderà, la musica si nutriva di dolore e richiedeva lividi per poter essere realizzata, adesso in Mi Sbaglierò diventa antidoto per non sentirsi morti, qualcosa che si contrappone e ci salva dagli altri, troppi, errori che si sono commessi e si commetteranno. 

Le canzoni sono quindi da odiare, come ci suggerisce il titolo: per la loro franchezza, per il loro potere, per il dolore che richiede realizzarle. 

Ma allo stesso tempo, sembra che non se ne possa proprio fare a meno. 

 

Elephant Brain
Canzoni da Odiare
Libellula Music

 

Francesca Di Salvatore

VEZ5_2020: Francesca Di Salvatore

Fare un bilancio del 2020 di qualsiasi tipo – anche musicale – è un po’ strano, dato che la percezione del tempo è stata completamente distorta e questi 12 mesi sono durati in realtà 57. Ma comunque in questi 57 mesi la musica è stata fondamentale: un po’ bene di conforto, un po’ fonte di nostalgia per una normalità persa per strada e qualche volta anche motivo di dispiacere, ripensando magari a tutti i concerti mancati e che non si sa quando riprenderanno nella loro forma più vera e sincera: appiccicati gli uni agli altri addosso a una transenna.

Ecco allora che abbiamo chiesto ai nostri collaboratori e amici di raccontarci quali sono stati gli album che hanno tenuto loro più compagnia durante questo 2020…

 

Elephant Brain “Niente di Speciale”

Gennaio 2020: le uniche preoccupazioni erano la sessione invernale e quali canzoni sarebbero state portate all’imminente Festival di Sanremo. Questa rock-band perugina fa uscire il loro album di esordio, che è a diventato a tutti gli effetti una delle ultime cose che associo alla normalità pre-pandemia. Non vedo l’ora di poterlo finalmente ascoltarlo dal vivo.

Traccia da non perdere: Agata

 

Cara Calma “Sulle Punte per Sembrare Grandi”

L’album che ho avuto in rotazione costante tra marzo e aprile. Anche se è uscito due anni fa, è riuscito ad incanalare perfettamente tutte le mie emozioni di quel periodo, soprattutto perché trasuda rabbia da ogni nota.

Traccia da non perdere: Qualcosa di importante

 

Achille Lauro “1990”

Non c’è bisogno di presentazioni, né per Achille Lauro né per le iconiche hit anni ’90 che ha deciso di rivisitare con l’aiuto degli artisti più disparati, da Annalisa a Ghali passando per gli Eiffel 65. Un bellissimo flashback, ballabile come solo gli anni ’90 sapevano essere e che ha segnato musicalmente buona parte della mia estate. 

Traccia da non perdere: Sweet Dreams 

 

Bring Me the Horizon “POST HUMAN: SURVIVAL HORROR”

Il ritorno alle origini dei Bring Me The Horizon di cui avevamo bisogno. Nell’anno in cui avrei dovuto assistere alla reunion dei My Chemical Romance a Bologna – ovviamente saltata causa covid – l’ultimo lavoro dei BMTH è stato una manna dal cielo per tutti gli emo kids che non aspettavano altro che poter tirare di nuovo fuori dall’armadio le camicie a quadroni e gli anfibi neri. 

Traccia da non perdere: 1×1

 

Lorde “Melodrama”

Altro album non uscito quest’anno, ma probabilmente quello che davvero ho davvero ascoltato di più in questi mesi. Delicato ma potente, sentimentale senza essere banale e soprattutto triste come pochi. Una colonna sonora perfetta, infatti la scelta di un solo pezzo preferito è difficilissima.

Traccia da non perdere: Sober II (Melodrama), anche solo per quel magnifico intro di archi.

 

Honorable mentions 

The Zen Circus “L’ultima casa accogliente” Non è entrato nella top 5 solo perché è uscito a fine anno.

Duncan Laurence “Small town boy” Perché non si disdegnano mai delle ballad come si deve.

Voina “Ipergigante” Perché per far uscire un album simile a San Valentino ci vuole fegato.

Movements “No Good Left To Give” Rabbia, lacrime e chitarroni.

 

Francesca Di Salvatore

Elephant Brain “Niente di Speciale” (Libellula Music, 2020)

Dolore al microscopio

 

“Conta i lividi che servono per ritornare a scrivere”

È stata questa la frase con cui ho conosciuto gli Elephant Brain, per puro caso, con una canzone tra le tante consigliate dall’algoritmo di Spotify. È l’intro di Ci Ucciderà, brano pubblicato nell’estate del 2018 da questa rock band perugina e che dopo un anno e mezzo è rientrato a pieno titolo nel loro primo album Niente di Speciale. 

Mi aveva colpito parecchio, quella frase. Innanzitutto perché sottolinea quanto sia intimo il legame tra arte e dolore, ma soprattutto lascia intendere che anche attraverso qualcosa di negativo come il dolore può fiorire qualcosa di bello.

Forse è un concetto un po’ inflazionato, ma resta comunque un bel concetto…

Niente di Speciale raccoglie questo dolore, lo scompone pezzo per pezzo e lo passa impietosamente al microscopio, ma lo fa con una dichiarazione d’intenti ben precisa: la prima traccia, Quando Finirà, è un po’ un invito alla speranza, al lasciarsi il passato alle spalle per poter ricostruire da capo sulle macerie. 

C’è quindi la sofferenza in sé, ma non mancano tutti quei i metodi che tendiamo a usare come palliativi per negarla, dal fingere che vada tutto bene di Weekend alla voglia di fuggire davanti ai problemi di Scappare Sempre. 

Le nove tracce si susseguono con velocità, seguendo un ritmo incalzante, mentre la voce graffiante di Vincenzo Garofalo si sposa benissimo con un sound crudo ed esplosivo ma curato, a dimostrazione che dal loro primo, omonimo EP del 2015 c’è stata una maturazione stilistica non da poco. 

Il cerchio si chiude con la canzone che dà il nome al disco, Niente di Speciale, che è un po’ una presa di coscienza. È il momento in cui si smette di urlare e in qualche modo si cerca di fare pace con se stessi. Grande importanza è data alla parte strumentale, che va sfumando verso la fine, quasi a darci modo di riflettere su tutto quello che abbiamo appena ascoltato.

Niente di Speciale è un album onesto e che parla a tutti, senza distinzioni. 

È anche un album che deve essere ascoltato live il più possibile, gridato a squarciagola insieme a loro a mo’ di catarsi per renderci conto che sì, siamo solo umani e quindi “niente di speciale”, ma almeno non siamo da soli e ci sarà sempre qualcosa che varrà la pena salvare.  

 

Elephant Brain

Niente di Speciale

Libellula Music, 2020

 

Francesca Di Salvatore

La nuova vita del Rock made in Italy

Cinque band che provano come il rock italiano non sia morto, ma si nasconda solo molto bene

 

Nonostante non sia tanto popolare quanto quella indie o rap, la scena rock italiana è tutt’altro che silenziosa. Accanto a gruppi che calcano i palchi da anni come i Fast Animals and Slow Kids – reduci da un tour per promuovere il loro ultimo album Animali Notturni – i Ministri, i Fine Before You Came oppure gli Zen Circus, freschi di festeggiamento dei primi vent’anni di carriera tra la partecipazione all’ultimo festival di Sanremo con L’amore è una dittatura e varie tappe in festival estivi, esiste un mondo di band emergenti e che decisamente meriterebbero più visibilità. Complice anche la playlist su Spotify Pezzi che Bruciano realizzata dai membri de I Boschi Bruciano, che unisce brani di gruppi già affermati a novità più di nicchia, ecco qualche band a cui vale la pena dare un’occhiata. 

 

 

• Elephant Brain •

 

elephantbrain leonardozen

 

Gli Elephant Brain nascono a Perugia nel 2015 e nonostante il nome possa trarre in inganno, scrivono e cantano in italiano. Nello stesso anno pubblicano anche il loro primo EP omonimo, contenente quattro canzoni dalle sonorità graffianti (loro stessi si definiscono nella bio di Instagram “amanti delle chitarre distorte”) e i cui testi spaziano tra cambiamenti, relazioni concluse e qualche rimpianto. L’estate scorsa suonarono in apertura agli Zen Circus ad Umbria che Spacca – festival musicale nella loro Perugia – e contemporaneamente è uscito il singolo Ci Ucciderà, un brano su tutti quei dolori che vale la pena raccontare e che funzionano come benzina per la musica, nonché apripista per il loro primo album, in arrivo quest’anno. 

 

 

• I Botanici •

 

ibotanici

 

I Botanici sono un gruppo nato a Benevento nel 2015. Quando suonano dicono di fare “poche chiacchiere e tanto rumore” e nel loro primo album Solstizio si sente eccome: otto brani dai testi essenziali e diretti, con un grande spazio riservato alla parte strumentale, alla musica nuda e cruda, senza però togliere profondità ai loro pezzi, come si percepisce nei due singoli recenti Mattone e Nottata. Quest’ultima in particolare è una canzone che sa di confessione, esprimendo attraverso la musica quella paura di non realizzarsi e rimanere indietro rispetto agli altri – tanto in amore quanto nella carriera – che a volte non ci lascia dormire la notte. Menzione d’obbligo anche al videoclip della canzone, girato in una Napoli vivace e vissuta tra i locali dei vicoli, il lungomare e la metropolitana. Rilasciati rispettivamente a maggio e a giugno, Mattone e Nottata anticipano il loro secondo album in studio che uscirà col titolo di Solstizio per Garrincha Dischi.

 

 

• I Boschi Bruciano •

 

 

iboschibruciano

 

Con I Boschi Bruciano ci spostiamo al nord e più precisamente a Cuneo, dove qualche anno fa iniziano la propria attività sotto il nome di Qwercia. Come Qwercia si fanno conoscere tra pezzi originali e aperture ai live di band già affermate come i Fine Before You Came e i Gazebo Penguins e nel giro di due anni ed un cambio di nome, hanno pubblicato tre singoli: Australia, Odio e Pretese. I temi portanti sono un mix di rabbia, paura e cambiamenti che forse arrivano o forse no, il tutto accompagnato da basi grintose e decisamente in linea coi testi. La band ha recentemente finito di registrare con l’etichetta sarda Bianca Dischi il suo primo album, la cui uscita è prevista ad ottobre.

 

 

• SAAM •

 

saam

 

“Tristi come un siciliano fuorisede al Nord”, così si definiscono i SAAM, giovane trio genovese, emocore sulla carta ma dalle sonorità così particolari da risultare difficili da inquadrare in uno schema preciso. Le cinque canzoni del loro EP d’esordio È facile consumarsi le unghie, uscito l’anno scorso con Pioggia Rossa Dischi, esprimono senza mezze misure una tristezza violenta, gridandola a squarciagola al microfono. Com’è naturale che sia, da lì partono per un anno intero a suonare su diversi palchi del nord Italia, tra cui anche quello della scorsa edizione del Goa Boa – festival genovese da sempre molto attento a promuovere e supportare la scena emergente locale – mentre a marzo aprono, sempre nella loro città, uno dei concerti di addio dei Cabrera, band che tra l’altro ricordano molto nello stile. 

 

 

• Cara Calma •

 

Caracalma valentinacipriani

 

A dispetto del nome, i Cara Calma hanno rabbia e grinta da vendere. Il gruppo nasce a Brescia nel 2016 e già conta due album all’attivo. Il primo, Sulle punte per sembrare grandi, ha tutte le carte in regola per diventare l’inno di una generazione a cui, crescendo, vengono pian piano meno tutte le sicurezze e alterna pezzi dall’animo profondamente rock ad altri più tranquilli – come Buoni Propositi – che esprimono quasi più rassegnazione che rabbia. Anche Souvenir, loro secondo lavoro in studio, continua su questa strada: 10 pezzi energici e a tratti violenti, che non si fanno problemi a gridare in faccia a chi ascolta di ansie, inadeguatezza e relazioni finite non troppo bene, sensazioni con cui tutti siamo familiari. Il disco, che vanta anche collaborazioni con Luca Romagnoli dei Management e Ivo Bucci dei Voina, è stato portato per tutta l’estate in giro per l’Italia, con una delle tappe finali al Filagosto Festival, in apertura ai Ministri.

 

Francesca Di Salvatore

 

 

Photo Credits:

Foto Copertina © Luca Ortolani

Elephant Brain © Leonardo Zen

Cara Calma © Valentina Cipriani