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Tag: fask

VEZ5_2021: Francesca Di Salvatore

Quando l’anno scorso avevamo pensato alle VEZ5, l’avevamo fatto perché ci sembrava un buon modo per tirare le nostre personali somme musicali dopo un anno particolare in cui la musica era stata contemporaneamente conforto e nostalgia. Per quanto non abbia raggiunto gli stessi livelli — anche se ci ha provato — il 2021 si è mantenuto un po’ sulla stessa scia del suo predecessore, quindi eccoci di nuovo qua, anche quest’anno, a tirare le nostre fila nella speranza di riuscire a tornare il prima possibile e in modo più normale possibile sotto un palco.

 

Fast Animals and Slow Kids È Già Domani

Era l’album che aspettavo con più ansia in questo 2021 e ogni mia aspettativa è stata soddisfatta. Potente, maturo e coinvolgente. Ottimo compagno di viaggio per cantare a squarciagola mentre si guida, o ancora meglio sottopalco. Alcune canzoni erano così azzeccate dal punto di vista personale da essere da brividi.

Traccia da non perdere: Stupida Canzone

 

Francesca Michielin FEAT (Fuori dagli Spazi)

Con questa riedizione del già fortunato FEAT (Stato di Natura) Francesca Michielin aggiunge quattro nuove collaborazioni al suo albo, una migliore dell’altra. Sicuramente tra le novità spicca il pezzo portato con Fedez sul palco del Festival di Sanremo, ma anche riascoltare chicche come CHEYENNE o GANGE fa sempre piacere.

Traccia da non perdere: CATTIVE STELLE (ft. Vasco Brondi)

 

OneRepublic Human

Un album che sa d’estate, serate in spiaggia e tempi passati, complice la presenza di singoli pubblicati pre-pandemia. C’è sempre quel sottotesto di lezioni da trasmettere, di insegnamenti per il futuro conditi con un certo ottimismo. Sicuramente un album per dare la carica. 

Traccia da non perdere: Run

 

Lorde Solar Power

Un album che doveva mantecare, infatti è stato rivalutato dopo parecchio tempo dal primo ascolto. Lorde non è più la stessa di Melodrama e forse è meglio così, sia per lei che per noi, che non possiamo sempre uscire con il cuore spezzato dopo aver ascoltato i suoi dischi. Solar Power è indice di una pace ritrovata che traspare da (quasi) ogni nota

Traccia da non perdere: Stoned at the Nail Salon

 

Måneskin Teatro d’Ira Vol. I

La loro vittoria all’Eurovision Song Contest ha dato il via a quella che vorrei venisse raccontata ai posteri come la “Gloriosa Estate Sportiva del 2021”. Da relativamente outsider sul palco dell’Ariston a giocarsi una nomination ai Grammy Awards (non ottenuta ma pazienza), tutto nel giro di nove mesi. L’album che li ha consacrati sulla scena internazionale a tre anni da Il Ballo della Vita non poteva non rientrare nella mia Top 5. D’altronde, anch’io “c’ho vent’anni”… 

Traccia da non perdere: CORALINE

 

Honorable mentions 

Cara Calma Altalene – Primo singolo della triade rilasciata quest’anno. Aspetto il prossimo album come si aspetta Natale.

Giancane Strappati Lungo i Bordi – Una bellissima mazzata, esattamente come la serie per cui fa da sigla.

Imagine Dragons Wrecked – Un ottimo pezzo in un album (purtroppo) senza infamia e senza lode.

 

Francesca Di Salvatore

I Fast Animals and Slow Kids tra passato, presente e futuro

Con già dieci anni di carriera alle spalle, tornano i Fast Animals and Slow Kids con il loro ultimo lavoro, dal titolo È Già Domani. Abbiamo fatto due chiacchiere per parlare del nuovo disco, del tour appena concluso e soprattutto di tempo che scorre. 

 

Ciao ragazzi e grazie per quest’intervista. Avete appena finito il vostro primo tour dell’era post Covid. Come vi sentite, com’è stato?

Aimone: “Noi stiamo bene. È un momento in cui ci sembra che tutto stia tornando ad una sorta di normalità, dato che abbiamo appunto fatto un tour e adesso sta per uscire un nuovo disco, quindi sembra veramente che la vita stia tornando alla normalità, anche se ci rendiamo conto che non è proprio del tutto così. Per quanto riguarda il tour, è andato davvero bene. Abbiamo fatto questo tour in acustico dove ci siamo confrontati con una nuova modalità di musica e, nonostante all’inizio fossimo un po’ spaventati, nel corso del tempo ci abbiamo preso la mano e ci è piaciuto moltissimo. È stato un concerto intimo, di confronto, di chiacchiera… Abbiamo raccontato la storia di questi ultimi dieci anni di musica in giro per l’Italia. È stato davvero emozionante e anche i feedback sono stati positivi. Dopo due anni di ‘stop’ ci ha fatto molto bene, sia all’umore che alla testa.

 

Parlando invece del nuovo disco, in È Già Domani fin dal titolo torna un tema per voi piuttosto ricorrente, ovvero il tempo. Come mai questo titolo? E qual è il vostro rapporto col futuro?

Alessio: “Le due risposte sono legate.”

Aimone: “Sì, sono decisamente legate. È Già Domani è un titolo che mette in relazione da una parte il tempo che scorre e dall’altra il fatto che non facciamo altro che farlo scorrere più velocemente. Ci troviamo in una condizione — e questo ci sembra un po’ anche il leitmotiv del disco — in cui presente e futuro si sono estremamente avvicinati, quasi a fondersi. Tutto ciò che facciamo adesso è in proiezione di qualcosa che saremo tra cinque minuti, tra due ore, tra sei anni… E se da una parte questa cosa è bella perché spinge a fare qualcosa di migliorativo, a essere ogni giorno qualcosa di diverso e a crescere, dall’altro lato vivi anche una sorta di pressione perché quello che sei in quell’istante non è altro che qualcosa che dovrai essere dopo. È come se non riuscissimo più a vivere questo presente staccandolo completamente dall’idea di noi stessi tra qualche tempo. Il disco si muove in questo dualismo e lascia tante domande aperte, il che è un’altra sua particolarità. Ci sono domande a cui non diamo risposta, mentre normalmente chiudevamo un pezzo in se stesso, come se fosse un monolite. In questo caso invece i pezzi rimangono ‘eterei’ dal punto di vista delle tematiche. Inoltre, un’altra particolarità di È Già Domani che ci piace molto è che nel titolo mettiamo insieme un po’ di presente, un po’ di passato e un po’ di futuro: ‘è’ il presente, ‘già’ il passato e ‘domani’ il futuro. Ci piaceva filosofeggiare un po’ con questa visione di fondo.”

 

In questo album compare anche il vostro primo feat, Cosa ci direbbe con Willie Peyote. Com’è nata l’idea di collaborare?

Aimone: “Mentre stavamo scrivendo questa canzone ci siamo resi conto che c’era una parte in cui ci stava una spiegazione più concreta, più specifica. Volevamo che ci fosse una variazione perché ci sembrava quasi incompleta. Questa sensazione prettamente artistica, unita ai due anni di isolamento e distanza, ci ha portato a dire ‘okay, collaboriamo con qualcun altro’. E questo qualcun altro doveva essere una persona che ci capisse bene, un amico a cui avremmo potuto spiegare il testo in onestà, che avrebbe capito il nostro punto di vista e che avesse a sua volta un punto di vista che noi potessimo capire. Qualcuno con cui parlassimo ‘la stessa lingua’, insomma. Abbiamo chiesto a Willie perché lo stimiamo da un punto di vista artistico, quindi sapevamo che potevamo fare qualcosa di figo, e perché è un amico. Possiamo avere una conversazione reale, parlare di qualsiasi cosa e per noi era importante dato che, se ci deve essere il primo feat, deve essere una cosa dove ‘cadi in piedi’. È una prassi che si usa spesso in musica, ma noi non l’avevamo mai fatta. Fatta così, però, è una cosa che rifaremmo volentieri. È andata bene e siamo molto contenti.”

 

Fask interview

 

Quando è uscito Animali Notturni aleggiava un po’ la critica che “non foste più gli stessi di Hybris e di Alaska“. Come avete reagito?

Aimone: “Ma è vero! Noi non siamo più gli stessi di Hybris e Alaska, ma non siamo più gli stessi nemmeno di Animali Notturni. Io non sono più lo stesso di ieri! Abbiamo sempre fatto quello che era nelle nostre quattro teste, quindi, se esiste una coerenza, esiste una nostra coerenza interna che consiste nell’essere rappresentativi di noi stessi ogni volta che scriviamo qualcosa. Secondo me è molto più facile per un artista mantenere la stessa cifra stilistica una volta trovata una certa forma, così da non tradire mai nessuno. In realtà per noi non funziona così, perché la musica è troppo importante e soprattutto salva le nostre vite, quindi essere disonesti e fare qualcosa che non è più nelle nostre corde sarebbe peggio di sperimentare e provare a fare cose che invece sentiamo più nostre, sta tutto lì… Poi in generale c’è sempre una possibile critica per ogni disco che esce, ma abbiamo imparato a non ascoltarle nel corso di questi dieci anni. Le uniche che ascoltiamo sono le critiche interne: se uno di noi critica qualcosa di un pezzo vuol dire che non gli piace e se non gli piace è un problema. Già dobbiamo trovare una sintesi tra le nostre teste, ed è complessissimo così. Se in più dovessimo ascoltare anche le teste degli altri diventerebbe un inferno. Poi siamo persone che pensano molto alle cose, ragioniamo mille volte su quello che ci viene detto, quindi abbiamo deciso di concentrarci su un’unica coerenza, che è la nostra: quella di quattro persone che hanno cominciato a fare musica insieme dieci anni fa e sono amiche da una vita.”

 

In È Già Domani ci sono canzoni molto diverse tra loro, sia per sound che per testi. Metterle insieme è stata una scelta più ragionata o più casuale?

Aimone: “Molto ragionata. È Già Domani è un disco estremamente ‘cosciente’, nel senso che abbiamo avuto molto tempo per pensare, ripensare e scrivere i testi e questa forse è anche una differenza con i dischi precedenti tranne il primo. Le canzoni che abbiamo selezionato sono partiti da una scrematura magari di 40 pezzi. Con tanto tempo, ci siamo trovati di fronte a questi pezzi e li abbiamo riascoltati mille volte, parlando sia di testi che di arrangiamenti. Anche la scaletta, l’artwork, tutto è estremamente ragionato in modo che questo disco fosse concreto e rappresentativo di noi stessi.”

 

A novembre sono dieci anni da Cavalli. Se poteste tornare indietro nel tempo e incontrare i FASK di quel periodo, c’è qualcosa che vorreste dir loro?

Aimone: “Direi loro di non lasciare il furgone fuori ad Arezzo quella sera perché è stato un bel trauma. Direi loro di non fare alcune date che abbiamo fatto…”

Alessandro: “Di non leggere le recensioni.”

Aimone: “Sì, di non leggere le recensioni del primo disco per non demoralizzarsi, anche se di fatto poi non ci siamo demoralizzati… Non lo so, io in realtà sono molto felice del percorso dei FASK, di quello che eravamo a 20 anni e di quello che siamo diventati adesso. È un percorso molto lineare, fatto con le persone con cui hai iniziato. Poi c’è sempre qualcosa da migliorare o da recriminare al te stesso più giovane…”

Alessio: “Probabilmente i FASK dell’inizio non sarebbero stati pronti a fare le scelte di adesso. Non potremmo nemmeno consigliare di fare prima un determinato passaggio. è tutto molto giusto e calato nel momento…”

Aimone: “Ah, e poi gli direi bravi per non aver mai cambiato membri della band, per aver sempre premiato questo senso di amicizia e di unità che ci fonda e ci tiene in piedi da tempo. C’è una sorta di scudo che abbiamo nei confronti di tutto questo.”

 

Francesca Di Salvatore

Fast Animals and Slow Kids “È Già Domani” (Woodworm/Believe, 2021)

Che dovessimo guardare oltre i tempi di Hybris e Alaska, i Fast Animals and Slow Kids ce l’avevano detto già con Animali Notturni: “Ma oggi / Ho trent’anni / Vorrei soltanto dire quello che mi va / Lo so, ti parrà strano / Ma in fondo questa è la mia nuova libertà”. E questa nuova libertà se la sono presa tutta anche nel loro ultimo album, dal titolo È Già Domani, e anticipato dai singoli Come un animale, Cosa ci direbbe (in collaborazione con il rapper torinese Willie Peyote) e Senza Deluderti. 

Continua quindi la svolta cominciata due anni fa sia nei suoni, non solo più leggeri ma anche più sperimentali, che nei testi. C’è meno rabbia e quello spazio è stato riempito da una vasta gamma di sentimenti diversi, a tratti anche contrastanti: da Stupida Canzone con la necessità di trovare il proprio posto nel mondo a Fratello mio che è un inno all’empatia e alla compassione (quelli che Milan Kundera definiva i “sentimenti più pesanti di tutti”) passando per Senza Deluderti, dove si mischiano le diverse sensazioni che si provano alla fine di una relazione. La profondità dei testi rimane quindi sempre la stessa e si riconferma il marchio di fabbrica della band perugina. 

Dodici tracce che sembrano quasi delle fotografie, delle istantanee di tanti momenti e quindi piuttosto diverse tra loro. Sono canzoni che non solo si ascoltano, ma in qualche modo si guardano (passatemi la sinestesia): un esempio su tutti è Lago ad alta quota, che sembra sia stata scritta guardando esattamente le immagini che descrive, come la cena in solitudine, il lago di montagna o la persona che si arrovella davanti a uno specchio. 

È dunque un album concreto, dove tutto è visibile – a volte anche le metafore — e di conseguenza risulta piuttosto facile immedesimarsi in questo o quel verso, sia che si parli di calzini spaiati collezionati nel letto che più ampiamente e genericamente di insoddisfazione. Però non manca la poesia, nemmeno quella con la P maiuscola, quella di Pavese o di De André che fa capolino in Senza Deluderti e in Rave.

Non mancano poi i riferimenti al tempo, che è un po’ una costante della loro discografia, soprattutto al fatto di non averne e cercarne sempre di più, in continuazione. Riferimenti che si potevano scorgere fin dal titolo del disco nonché della prima traccia È Già Domani, una canzone quasi acustica che guarda prima un po’ indietro per poi prepararsi a guardare avanti e che crea una sorta di cerchio con la coda dell’album, È già domani ora.

Insomma, l’ultima fatica dei FASK è un disco che ricorda vagamente un quadro impressionista (continuo con le sinestesie), con tante immagini diverse, a volte un po’ fumose e poco nette, che vanno a creare un quadro che bisogna guardare da lontano per capire e incastrare bene i pezzi. 

Fuor di metafora, bisogna dargli più tempo di un solo ascolto prima di poter esprimere giudizi. Lasciatelo sedimentare per bene, in qualche modo troverà un’immagine con cui parlarvi.

 

Fast Animals and Slow Kids

È Già Domani

Woodworm/Believe

 

Francesca Di Salvatore

Fast Animals And Slow Kids @ Sequoie Music Park

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• Fast Animals And Slow Kids •

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TONNO

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Sequoie Music Park

Bologna // 7 Luglio 2021

 

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TONNO

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Non fate mai riflettere i Fast Animals and Slow Kids

<< Non era una di quelle persone di cui ti chiedi se è felice, quello. Lui era Novecento, e basta. Non ti veniva da pensare che c’entrasse qualcosa con la felicità, o col dolore. Sembrava al di là di tutto, sembrava intoccabile. Lui e la sua musica: il resto non contava >>

Novecento, Alessandro Baricco

Questa è un’intervista a cui tengo in modo particolare. I Fast Animals and Slow Kids sono una band che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere più approfonditamente un paio di anni fa, attraverso i loro dischi e qualche domanda che feci ad Aimone, Alessandro, Jacopo e Alessio durante il tour di Forse non è la felicità. È stato bello incontrarli, di nuovo, oggi, poco dopo la pubblicazione del loro quarto album, Animali notturni, uscito lo scorso 10 maggio. Tante curiosità ed esperienze da raccontare. Trasformazioni, come quelle che scorrono e si susseguono in Novecento, traccia che chiude il disco. Un numero che ho ricollegato, oltre al secolo, al libro omonimo di Alessandro Baricco, incentrato proprio sul profondo legame tra uomo e musica. Una ragione esistenziale, la luce inconfondibile che ho visto accendersi negli occhi di questi artisti. Li ringrazio, ancora una volta. E lascio che siano loro a dare il titolo alla nostra chiacchierata.

 

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Partiamo da Animali Notturni, il vostro ultimo album. Quali caratteristiche umane hanno questi animali? Chi sono?

Aimone: Si parla di Animali Notturni ma quello che intendiamo, chi intendiamo è la persona, l’uomo…e le caratteristiche umane principali sono due. Caratteristiche opposte ma che sono presenti, assieme, in ognuno di noi. Quindi capita che, nella stessa sera, puoi essere una persona estremamente superficiale, distaccato, che non riflette e non ragiona…anzi misragiona, cercando proprio di non utilizzare la testa e poco dopo…o il giorno dopo…una persona riflessiva, chiusa in se stessa e che non ferma mail il cervello. Alla base dell’album c’è questa idea dualistica dell’animale notturno inteso come quello che esce la sera e si spacca a merda, non ricordandosi come sia fatto…e il totale contrario…cioè quello che si ricorda bene come è fatto e anzi non si piace, si chiede cosa sta sbagliando e che cosa può migliorare.

Sulla copertina appaiono insegne al neon, in contrasto con la notte. Quale edificio o locale potrebbero illuminare?

Aimone: Pensavamo più che altro agli hotel scrausi. Hotel che hanno caratterizzato dieci anni di concerti…da quando sono diventati hotel. All’inizio non c’era niente che avesse a che fare con un hotel o motel. Già il passaggio all’insegna è stata una tappa importante: scoprire che non fossero divani o furgoni. Al di là di questo, se c’è un immaginario a cui ricollegare le insegne è proprio quello della strada, del furgone, dell’unione rafforzata anche da queste esperienze. Esistono ormai poche band in Italia con un percorso così lungo di concerti. Sono un po’ animali estinti. Abbiamo intrapreso un cammino particolare che ci ha fatto sperimentare un contatto profondo con i chilometri, con posti assurdi, persi così tanto nel nulla che ti chiedi: << Siamo ancora in Italia? >>. Molta della nostra poetica è connessa ai chilometri, alcuni pezzi sono stati scritti in tour. E il nuovo disco è ampiamente influenzato dal driving rock americano. Quei pezzi che ascolti guidando lungo le strade deserte. Sei tu, la musica e il paesaggio intorno. E magari qualche insegna.

 

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Il disco ha un respiro più “aperto” rispetto ai precedenti…

Aimone: Più aperto significa “più pop”…? È il nuovo modo del 2019 per dire pop…? (ride)

No aspetta, mi spiego…Con “aperto”, intendo un disco in cui si contemplano addirittura le parole “cuore” e “amore”, impensabili nei precedenti. Ho notato, però, una tendenza a riscoprire un sentimento o una persona dopo averne sperimentato la perdita.

Aimone: Madonna! Sono pienamente d’accordo con te. Al 100%. Ma ci conoscevamo noi prima? (ride) Quindi posso farti una domanda io ora. Invertiamoci ti prego. Ok torniamo seri. È assolutamente così. Riguardo al discorso di aperto, chiuso…All’esterno è sembrata quasi una rivoluzione. In realtà, non è cambiato un cazzo. Abbiamo sempre continuato a raccontare la quotidianità, le nostre giornate. Il musicista non è solo musicista. È una persona e vive una sua emotività.

Alessio: Quotidianità ed emotività che cambiano per fortuna, di giorno in giorno!

Aimone: Esatto. Ci sono le due anime che dicevamo prima. Vissute, spezzate in mezzo, ma sicuramente autentiche. Proprio in funzione delle rivoluzioni che accadono in questi frangenti, abbiamo pensato di togliere ogni sorta di maschera, finzione…in senso buono. Abbiamo voluto che nella nostra musica fossero evidenti gli step degli ultimi anni. Lanciare la nostra vita nella nostra musica, come sempre. Dunque questo disco si è trovato a raccontare un nuovo mondo, anche lessicale, dialettico. E lo dici “cuore”, lo dici “amore”. Cazzo. Sono parole che utilizzi davvero. Tuttavia, nel momento in cui si va a creare “arte”, c’è sempre quella stupida, infondata paura di esprimersi, di essere male interpretati. Soprattutto oggi, con tutta la merda che gira…dici “cuore”, allora sei it pop. È un attimo che sei lì dentro…e tutti in crisi con questa cosa qua. Ma il modo peggiore per reagire a un contesto che non ti piace è autocensurarsi e mettersi nella posizione della non libertà. La nostra posizione è l’opposto. Anzi ci sentiamo ancora più liberi, ancora più puri. L’apertura è massima coscienza, ecco.

 

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E quali sono gli artisti che vi hanno maggiormente ispirato anche in questa concezione musicale. Il giorno dell’uscita dell’album, sulla foto che avete pubblicato, è apparsa una dedica ai Rem e Bruce Springsteen…

Aimone: Ecco, mi ricollego al discorso di poco fa. Uno può chiedere: << Quali sono le tue ispirazioni? >>. Risposta: << Rem e Bruce Springsteen >>. Allora, cazzo, fallo davvero! Suona in quel modo! Provaci! Con qualche anno di esperienza alle spalle, abbiamo anche imparato a conoscere il suono, a studiarlo, più scientificamente quasi… Abbiamo gli strumenti per avvicinarci a quello che sogniamo. Allora proviamoci. Per una volta, davvero. Artisticamente si tende sempre a fare un passo indietro. Ma perché? Chi dice che è troppo…Poi se non mi riesce, almeno ho tentato! È matematico, magari, che non ti riuscirà: sono i Rem e Bruce Springsteen…Do vai? Però tendi a quella cosa lì e ti impegni per avvicinarti il più possibile a quello che per te è il sogno musicale.

Alessandro: Soprattutto “Do vai?” è bellissimo, Aimo (ride).

La registrazione del disco a Milano è stata influenzata da questa ricerca sul suono? Vi è mancata la casa sul Lago Trasimeno che ha visto nascere i precedenti lavori?

La registrazione del disco a Milano è dipesa anche da una componente emozionale. Abbiamo scritto e registrato tre dischi nella stessa casa, nello stesso modo. Andarci una quarta volta avrebbe avuto senso? Oggi so benissimo come cucina Alessio. So benissimo come si riduce una casa tra persone che non puliscono mai. Ma abbiamo voluto cercare nuovi stimoli. Abbiamo fatto i musicisti per avere una vita incasinata, per essere sempre un po’ nella merda. Se ti crei un orticello e coltivi soltanto quello…prima o poi finisce la fiamma, finisce la voglia di arrivare e convincere qualcuno. E decadi. Questa è una cosa da evitare. Il musicista deve stare sull’orlo del baratro, sempre e comunque. Quindi ci siamo detti: << Ok ragazzi, ci piace fare dischi così? >>. << Si ci piace. Continueremo a pensare a quel posto come il posto della nostra vita…eppure…proviamo una cosa nuova! Usciamo! >>. Sullo stesso slancio, abbiamo provato cinque produttori e siamo finiti con Matteo Cantaluppi, il produttore dei Thegiornalisti ragà! Visto così può sembrare che essendo passati sotto Warner, la stessa Warner ha imposto il produttore.

Alessio: Invece no! Siamo arrivati da loro che avevamo già fatto tutte le scelte.

Aimone: Ammetto che, in termini comunicativi, abbiamo scatenato un po’ un casino con l’unione di FASK + WARNER + MATTEO CANTALUPPI. Che cazzo è successo? Cortocircuito completo.

Alessandro: La scelta fatta ha reso semplicemente giustizia alle canzoni, così come erano state pensate.

Aimone: Ecco, l’unico obiettivo che ci siamo prefissati è la realizzazione dei nostri brani così come ce li avevamo in testa. Tendere a una pulizia sonora messa in conto già durante la scrittura del disco. Come è sempre avvenuto poi negli anni… solo che, andando avanti, i cambiamenti di etichette o di riferimento non sempre vengono compresi e non sempre si ha il tempo di spiegarli (in realtà non ce ne frega nemmeno niente di spiegarli…). A prescindere da ciò… io dico sempre che i Fask sono un po’ anomali in questo periodo storico e uno dei motivi di questa anomalia è che son dieci anni che fanno come cazzo vogliono. E con questa base è difficile spostare degli artisti dal loro punto di vista. Noi continuiamo a comporre in quattro, come a diciassette anni, alle superiori. Quindi oggi, qualsiasi interlocutore con cui ci confrontiamo trova una band molto coesa, molto granitica sia a livello di pensiero che di composizione. Tutti i passaggi e i vari step sono delle scelte che imputiamo a noi stessi, essendo molto coscienti di quello che accade e di come lo stiamo facendo accadere. Secondo la nostra prospettiva, non è cambiato mai nulla: andiamo a registrare nella maniera con cui vogliamo registrarlo, provando tanti suoni, ottenendo quello migliore e più vicino a quello che volevamo. È un processo lineare, dritto e in funzione dell’aspetto più importante: la musica.

 

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Mi ricollego alla musica… anche la musica è un po’ un animale notturno? Si sottolinea sempre un sentimento dicotomico di amore e odio rispetto ad essa. Vedi canzoni come Odio suonare o le “note che non sopporto più” di Un’altra ancora

Aimone: La musica rovina…. Aspetta, come la imposto questa. Allora… abbiamo trovato una via per definire noi stessi come persone, per sentirci meglio, per dare una risposta ai problemi esistenziali…e per crearcene una valanga dietro. La musica è qualcosa che ti prende come uno tsunami…e prende insieme a te tutto quello che hai intorno. Noi siamo diventati musica, parte di ferro del nostro furgone. In questo processo, viene coinvolto chiunque sia accanto a noi. Le relazioni, le amicizie, gli amori sono completamente devastati dallo tsunami musicale che ci ha mangiato dentro. Quindi, alcune mattine, ti alzi e pensi: << Stiamo sbagliando qualcosa? C’è davvero solo la musica e un concerto è più importante della tua stessa salute? >>. La risposta gira sempre attorno al fatto che la soddisfazione che ti dà la musica non arriverà mai da nient’altro…ma allo stesso tempo è impossibile non percepire l’energia che prosciuga. Nella musica dai te stesso, ti stai spiegando e stai anche cercando di convincere gli altri con le tue opinioni. È più vicino alla politica… un politico fallito che vuole trovare il suo spazio nel mondo…e urla e parla e canta e sgomita… C’è un sottofondo drammatico, ecco. E non molto normale…perché non è normale che un essere umano si metta lì a suonare, a farsi vedere, a farsi notare…. non è normale! C’è qualcosa che non funziona (ride). Per me, ogni concerto, è un po’ come chiedere a una ragazza: << Ti vuoi mettere con me? >>. Metti in campo tutto te stesso.

In Hybris cantavate Combattere per l’incertezza, in Alaska vi chiedevate Come reagire al presente, ora a chiudere il disco c’è Novecento con il suo sguardo fiducioso e con il suo brindisi al futuro. Quali sono state le tappe di questo cammino? O è stata più una svolta?

Aimone: Io credo che sia più una speranza, ragazzi (ride). Ci ho provato dai. Lasciatemi stare, fatemi sperare. Riflettiamo così tanto sulle nostre esistenze che forse, a un certo punto, anche una botta di ottimismo ci vuole. Quella canzone parla di cambiamenti coscienziosi, basati su una serie di ragionamenti precedenti. Non stravolgimenti. Trasformazioni in base all’età. Io ho trentuno anni…Ognuno di noi sta vivendo un passaggio da una vita musicale ad un’altra, dall’incoscienza alla coscienza di suonare solo per suonare. Sapere che non c’è futuro in questo, è una via senza futuro. Mia nonna diceva: << Se la cima è aguzza, il culo non ce lo posi >>. Io ci credo. Quindi, quel brano è un’esortazione a non vedere tutto questo come un qualcosa che svanirà e basta…ma come un arricchimento che porterà a un altro passaggio, a nuove fasi, diverse ma non per forza negative. Il brindisi al futuro è davvero un invito a continuare così, perché in termini emotivi stiamo facendo la cosa giusta, stiamo assecondando noi stessi e stiamo esaudendo il sogno che avevamo da bambini. Quella frase tipo: << Voglio fare l’astronauta >>. E poi lo fai.

Ultima domanda. Ad oggi, qual è il demone che vi fa più compagnia e qual è il demone che vi spaventa di più?

Aimone: Ah questa è personale…iniziate voi dai…

Alessio: Il demone del fallimento credo…

Aimone: Ma che demone è… quello lo devi accogliere…io ho già una stanza preparata per quello (ride)! Io, ad esempio, ho paura del demone di diventare un essere senz’anima. Di iniziare a vivere la musica come un lavoro, lontana da me stesso. Vale lo stesso per i rapporti…viverli in funzione di… di una posizione sociale, del potere, dei soldi. Questa è una paura che ho da sempre, di perdere l’umanità. Il mio vero demone è il timore di diventare io il demone senza cuore.

Alessio: Wow! Questa è pesante… Il demone Aimone!

Aimone: Ho una band scema!

Jacopo: L’altro giorno, mentre portavo mia figlia all’asilo, ho pensato alla morte. Mi è balenato in testa: << Se oggi morissi, mia figlia non mi ricorderebbe >>. La persona più importante della mia vita, non mi ricorderebbe. Questo mi fa davvero paura.

Aimone: La chiusura del cerchio con la morte. Evviva! Queste sono le riflessioni della nostra band. E la morale è: << NON FATE MAI RIFLETTERE I FASK >>. Deve essere questo il titolo dell’intervista. Più domande sul perché ci chiamiamo così. Per quanto riguarda le domande esistenziali…Beh lì, apri una porta verso l’inferno.

 

Intervista a cura di Laura Faccenda

Foto: Luca Ortolani

 

Grazie a Ma9 Promotion

 

 

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WØM FEST 2019

WØM FEST 2019

Nei giorni 7 e 8 giugno nel parco della storica Villa Bottini di Lucca

WØM FEST 2019 – Il tuo genere preferito

Saranno La Rappresentante di Lista e i Fast Animals and Slow Kids gli headliner del WØM FEST 2019, nei giorni 7 e 8 Giugno nel parco della storica Villa Bottini di Lucca.

In questa edizione il festival di primavera, organizzato dall’associazione culturale WOM, vuole puntare l’attenzione sulla parità tra uomo e donna, dedicando la prima giornata a concerti di voci femminili e la seconda a voci maschili.
Saranno infatti 
Emma Morton and the Graces e la giovanissima Boyrebecca ad accompagnare La Rappresentate di Lista il primo giorno, mentre gli esterina e i Metropol saliranno sul palco con i FASK il secondo.

Oltre all’attenzione verso la proposta musicale, il WØM FEST ha voluto sottolineare la cura particolare verso quegli aspetti che potranno rendere migliore possibile l’esperienza del festival per il proprio pubblico.

Scegliere la splendida e accogliente cornice di Villa Bottini, in continuità con le precedenti edizioni, evidenzia l’obiettivo di proporre una location suggestiva, ma anche piacevole e rilassante. Oltre alla Zona Food, con una proposta culinaria variegata e comprendente anche street food di qualità, ci sarà una zona Expo con uno spazio dedicato al vinile e a diverse produzioni artistiche, ad opera di giovani artisti trasversali, tra dipinti e fumetti, stampe e disegni.

L’intenzione del WØM è quella di rendere l’area del festival un luogo ospitale che potrà accogliere il pubblico già dalle ore 18.00, per poter degustare un aperitivo di qualità con la musica selezionata da diversi DJ.

Vi aspettiamo tutti al WØM FEST, da venerdì 7 a Sabato 8 Giugno a Lucca!

Biglietto giornaliero: 12 euro + d.p.
Abbonamento due giorni: 20 euro + d.p.
Prevendita: www.diyticket.it/festivals/9/wom-fest

Gli artisti del WØM FEST 2019

DAY 1
Venerdì 7 Giugno 2019 @ Villa Bottini di Lucca

La Rappresentante di Lista ore 22,00
L
a Rappresentante di Lista è una band che nasce nel 2011 dall’incontro tra la cantante Veronica Lucchesi e il chitarrista Dario Mangiaracina. Il 14 dicembre 2018 è uscito “GO GO DIVA”, terzo lavoro in studio della band pubblicato da Woodworm Label. Progetto che fonde scrittura, teatro e forma canzone, La Rappresentante di Lista prosegue la ricerca avviata con i precedenti lavori “(Per la) Via di Casa” e “Bu Bu Sad”. La band, forte negli anni anche di una costante e urgente attività live, è a oggi tra le nuove realtà più trasversali e interessanti del panorama musicale contemporaneo.
https://www.facebook.com/larappresentantedilistaufficiale/

Emma Morton and the Graces ore 21,00
Emma Morton ha conquistato il grande pubblico durante la sua esplosiva partecipazione all’ottava edizione di X Factor, arrivando in semifinale dove ha presentato il suo inedito “Daddy Blues” pubblicato da Sony Music e conquistando il 2° posto delle classifiche iTunes con oltre 240mila ascolti su Spotify. Da allora la musicista scozzese ha continuato il suo percorso ricevendo premi e riconoscimenti tra cui il “Music is Great Award” conferitole nel 2015 dal governo inglese, e collaborando ed esibendosi con artisti come Olly Murs, Paolo Nutini, Raphael Gualazzi, Glen Hansard, Gary Lucas, Petra Magoni, Alejandro Escovedo e DJ Molella.
https://www.facebook.com/emmamortonandthegraces/

Boyrebecca ore 20,30
Boyrebecca è un progetto musicale rap-fluid che nasce dall’esigenza di riunire vari interessi dell’artista sotto lo stesso tetto. Musica, video, moda e grafica convivono con uno stile kitsch, divertente e arrogante.
24 anni, monella, un po’ femmina un po’ maschio.

https://www.facebook.com/loveboyrebecca


DAY 2

Sabato 8 Giugno 2019 @ Villa Bottini di Lucca

Fast Animals and Slow Kids ore 22,00
I Fast Animals and Slow Kids nascono a Perugia alla fine del 2008: quattro musicisti (Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Alessio Mingoli e Jacopo Gigliotti) frequentano il liceo e suonano in band locali. A febbraio del 2017 arriva “Forse non è la felicità”, il quarto album su Woodworm Label della definitiva consacrazione, che li porta a suonare in un lunghissimo tour nella Penisola, confermando così il loro live come uno dei migliori tra le band rock italiane. Proprio in questi giorni uscirà il nuovo singolo “Non potrei mai”, gustoso antipasto del nuovo su Warner Music Italy e in collaborazione con la consolidata famiglia pluriennale Woodworm Label e Locusta Booking, previsto per prima metà del 2019.
https://www.fask.it/

esterina ore 21,00
esterina è un gruppo indie rock italiano. Attiva dal 2008 è una presenza carsica nel panorama musicale nazionale. La sua produzione, tra post-rock e canzone italiana, è un emblema di biodiversità musicale e di divergenza parallela con la scena indie contemporanea. Un rock autoctono composto di dinamiche estreme, di suoni vintage e di elettronica, appassionato alle parole, alle storie minori, ai dolori personali e ai paradigmi della felicità.
http://www.esterina.it/

Metropol ore 20,30
Sono in quattro e arrivano da Viareggio: i Metropol raccontano la loro generazione e la vita di provincia con le chitarre distorte e la spensierata disillusione della fine dei vent’anni. Con un Ep all’attivo (“Farabola”, 2017) e numerosi live in giro per la Penisola (suonando con artisti quali Gazebo Penguins, Giorgio Canali, Any Other e molti altri), i Metropol daranno alla luce nell’autunno 2019 il loro primo disco “Un Nuovo Inverno Nucleare”, realizzato sotto la produzione artistica di Karim Qqru (Zen Circus) e Andrea Pachetti.
https://www.facebook.com/metropolbandIT/

TICKET


I biglietti per WØM FEST sono in vendita su Do It Yourself, l’innovativo servizio di biglietteria per eventi e spettacoli che semplifica il processo di acquisto a tutti gli utenti, a costi contenuti e attraverso molteplici canali di vendita.
Grazie alla partnership con SisalPay, DIY è presente con i suoi eventi lungo tutto lo Stivale: chiunque, infatti, può scegliere se acquistare il biglietto online su
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