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Tag: fleisch

Tre Domande a: Lou Mornero

Come e quando è nato questo progetto?

“Se devo pensare a un inizio bisogna tornare indietro negli anni, molto prima che Lou Mornero avesse un nome e una forma.
2006/2007, ero in Sicilia per una vacanza in camper con amici cari e tra questi Andrea, il mio partner musicale, fece apprezzamenti alla mia voce mentre cantavamo su una canzone per farci passare il tragitto, e aggiunse che avrei dovuto mettere in piedi un progetto dove cantassi. In quel periodo iniziava l’avventura dei Male di Grace nei quali suonavo chitarra e basso. Non avevo mai considerato l’idea, mi reputavo uomo da band ma in quel momento esatto la cosa mi stuzzicò parecchio.
Passò qualche anno e nel frattempo i Male di Grace diedero alla luce l’album Tutto è come sembra, entrai poi come bassista ne I Paradisi con cui producemmo l’album Dove andrai e ad un certo punto il pensiero di un progetto solista riaffiorò dal nulla.
Tornai quindi a riabbracciare la chitarra acustica, snobbata per anni a favore dell’elettrica, e da lì partì tutto; iniziai a comporre atmosfere più lievi del solito e mi ci ritrovai con molto agio.
Con naturalezza è poi giunta l’esigenza di dare forma a quella nuova veste e proposi ad Andrea, compagno di banda ne I Paradisi, di collaborare per arrangiare e produrre questa mia idea musicale ed eccoci qui: è nato un EP, uscito qualche anno fa, e oggi GRILLI.”

 

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

“Rallentamento, tregua, viaggio!
Mi piace pensare che chi ascolta GRILLI possa godere di una mezz’ora sospesa dalla frenesia che è la vita e non alludo solo alla parte tangibile ma soprattutto alla zona invisibile, quella fatta di pensieri e angosce, quella dei mondi interni, spesso i più subdoli e complicati da gestire.
Sarebbe un gran piacere sapere che questa musica favorisse simili sospensioni poiché penso che si presti particolarmente in quanto ad atmosfere sognanti e leggere, senza considerare che nasce da una personale esigenza di rincorrere quel tipo di oblio.
E aggiungerei che il lavoro di passione e genio che Andrea ha aggiunto alle canzoni, parlo di suoni che fluttuano e arrangiamenti che avvolgono, si sposa perfettamente con la filosofia dell’abbandono e del distanziamento, non sociale, ma da se stessi.
Sospensione quindi ma non solo; anche immersione nelle suggestioni della musica, nei suoi colori e nelle sue virtù.
Dai i testi è invece arduo aspettarsi qualcosa poiché è un campo di assoluta soggettività dal momento che scrivo di quello che vivo e di come lo vivo e non è detto che ciò corrisponda al comune sentire, ma se qualcuno si ritrovasse nelle mie parole allora significherebbe che c’è qualche essere simile a me là in giro e questo m’incuriosirebbe.”

 

Progetti futuri?

“Non mancano mai! Fanno parte del mio inconscio ottimismo. Tra questi sicuramente comporre altra musica che mi aggradi al punto da volerla condividere in un futuro.
Direzioni nuove e nuovi suoni piuttosto che qualcosa di più essenziale, nuove collaborazioni.
La parte godereccia del comporre è che potenzialmente non ci sono limiti alla creatività, gira tutto intorno al mood del momento, al coraggio, alla curiosità e in questa prospettiva progettare il futuro è assolutamente eccitante. Trattandosi più di idee che di progetti sono ancora in fase nebulosa e accennata ma ci sono e già per questo sono galvanizzanti, solo che al momento non riuscirei a dirne oltre.
Come si dice: stay tuned.”

Tre Domande a: Viadellironia

Come state vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

“Tutto quello che abbiamo sempre dato per scontato è stato messo in discussione: la certezza di poter fare delle prove, di poter registrare in studio. Ciò che ci sgomenta di più è questo stato di incertezza sul momento in cui potremo suonare live, in un vero live. Pensiamo inoltre che le condizioni di questa sospensione, ovvero lo stato di svilimento in cui versa la cultura, rendano molto difficile impostare una progettualità. È molto difficile provare entusiasmo e scrivere, studiare o proiettarsi in un futuro. Un artista non dovrebbe trovarsi ad operare in queste condizioni, perché sono cieche e claustrofobiche.”

 

Cosa vorreste far arrivare a chi vi ascolta?

“Vogliamo che l’ascoltatore comprenda innanzitutto la narrazione della nostra musica, insieme ai suoi modelli; intendiamo quindi il suo contenuto esplicito. Ma ci preme molto che chi ascolta comprenda gli aspetti più impliciti di quello che facciamo. Infine, quello che davvero preferiamo constatare è quel feedback vivo, live, meno ordinato e apollineo, che risponde quando ci esibiamo. Il live è davvero un soffio vitale su una materia preordinata, e ci manca moltissimo. Fa di una statua un corpo.”

 

Progetti futuri?

“Abbiamo scritto un po’ di cose nuove e cominceremo a lavorarci. Ma non vediamo l’ora di suonare dal vivo il nostro disco d’esordio, quindi la nostra aspettativa è riposta soprattuto nell’esperienza del live e in una condizione creativa più serena.”

Calibro 35 @ Locomotiv Club

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• Calibro 35 •

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Locomotiv Club (Bologna) // 14 Febbraio 2020

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Foto: Isabella Monti

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Marlene Kuntz @ Afterlife Live Club

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• Marlene Kuntz •

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]

30 : 20 : 10 MKTour

Afterlife Live Club (Perugia)  // 11 Ottobre 2019

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Venerdì 11 ottobre all’Afterlife Live Club di Perugia c’è stato uno spettacolo grandioso. 

I Marlene Kuntz avevano posticipato il tour per i loro trent’anni di attività a causa di un’acuta tendinite che aveva colpito il batterista Luca Bergia ma sono tornati più potenti che mai. 

Descrivere un live dei Marlene non è facile. Si potrebbe racchiudere il tutto in due parole: “Emozione Marlene”, perché per ciascuno che è li a guardarli, le sensazioni implodono diverse e immense, ad ogni canzone e ad ogni nota. 

Quando salgono sul palco sono avvolti in luci blu. Qualche secondo e iniziano, senza parlare, con il set acustico: un vero successo. 

Lieve, come la voce di Cristiano Godano, apre il concerto, accompagnata da proiezioni che persisteranno per tutto il live: un secondo spettacolo a tutti gli effetti che segue in modo eccelso ogni canzone. Si continua con Ti Giro Intorno e con le immagini di un violino che prende poi vita nelle mani di Davide Arneodo. Notte, La lira di Narciso e Osja Amore Mio, associata alla rappresentazione di un cuore dalle vene nere, come colme di inchiostro. Segue Bella Ciao introdotta dalle parole di Godano “si tratta di resistere a questa deriva pericolosa”; il pezzo abbraccia e sorprende con i controcanti del poliedrico Arneodo. Il live prosegue con L’artista e Sapore di Miele durante cui Riccardo Tesio passa al basso e Luca “Lagash” Saporiti si dedica alle percussioni a mano. Poi Fantasmi, dove le proiezioni ci stupiscono con l’arrivo improvviso di uno scheletro danzante. E per concludere Musa, poesia e canzone d’amore. La gente è in visibilio per questo set acustico, di una inaspettata potenza e intimità. 

Durante la pausa, in attesa della parte live elettrica ci si guarda un po’ intorno. Il pubblico è diversificato: dagli “affezionati” ai più giovani fan, tutti pronti a immergersi nell’emozione Marlene. 

 

Il set elettrico inizia: L’odio Migliore, L’Abitudine, Le Putte con cui si salta e balla già dalle parole “grande cerimonia”. Infinità, Una Canzone Arresa, Questo e Altro, Ineluttabile, Lamento dello Sbronzo, In Delirio (il delirio vero e proprio) e Un Sollievo che, come dice Godano, “di sollievo non ha un cazzo: è una canzone cupa”. Le canzoni si susseguono e il gruppo è inarrestabile e instancabile. Impressioni di Settembre (cover della PFM), Il Genio (L’Importanza di Essere Oscar Wilde), La Canzone che Scrivo per Te, Bellezza e A Fior di Pelle. 

I Marlene Kuntz escono dalla scena ma rientrano pochi minuti dopo per concludere il live con Nuotando nell’Aria e Sonica. Il suono caratteristico e immancabile della bacchetta poggiata sulle corde e percossa con lo slide manda tutti fuori di testa. Siamo esaltati, rapiti, trascinati e quando i Marlene si interrompono e sospendono il brano, l’attesa sembra infinita. “Sonica, so so so sonica” la gente continua a cantare. 

La chiusura è CATARTICA. 

Tutti applaudono. Godano e Tesio scendono dal palco. Le persone si avvicinano lentamente e con rispetto tendono la mano all’emozione Marlene. Non vi resta che andarli a sperimentare.

 

Grazie a FleischVertigo

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Cecilia Guerra

Foto: Simone Asciutti

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Marlene Kuntz @ Vidia Club

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• Marlene Kuntz •

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30 : 20 : 10 MKTour

Vidia Club (Cesena)  // 5 Ottobre 2019

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Sperduto nella frazione di San Vittore, in provincia di Cesena, il Vidia Club è rimasto uno degli ultimi baluardi della notte alternativa romagnola. Un luogo che rievoca gli anni del liceo al ritmo di Mr. Brightside dei Killers e i sabati sera a pogare in compagnia dei System of a Down. Un luogo dove ritorno, dopo cinque anni, per ritrovare le stesse mura nere e le luci soffuse, che stasera ospiteranno il tour dei Marlene Kuntz per celebrare i loro trent’anni di carriera.

Sul palco buio solo una scritta: Marlene Kuntz 302010 MK2.

La band apre la prima parte del concerto, in acustico e costituita dai brani più intimi ed introspettivi del suo repertorio, con Lieve, la canzone che fece innamorare Giovanni Ferretti dei CCCP dei Marlene e di cui i loro stessi, reciprocamente, sono grandi ammiratori.

Sullo schermo dietro al palco scorrono proiezioni che completano come metafore il testo delle canzoni e sull’immagine di un uomo che si perde in fondo all’immobile rosso, Cristiano Godano racconta la vicenda del poeta Osip Mandel’stam, scomodo alle autorità russe e per questo costretto alla prigionia nei Gulag. La moglie Nadia, per paura che i suoi scritti venissero persi e distrutti dalla polizia russa, li imparò tutti a memoria: la forza di questo tragico amore lo spinse a scrivere Osja Amore Mio. Appaiono alcune parole russe rosse, tra cui vremia, ovvero tempo.
“Forse tornerai e io non ci sarò più, se mi senti dimmi dove sei, sono io, Nadia, e tu dove sei?”. Un cuore si sfalda in foglie, scende la neve bianca.
La gente urla entusiasta nel conoscere il significato profondo della canzone: il momento più intenso della serata.

“Poeti, intellettuali, pensatori danno fastidio ai regimi. Bisogna stare un pò attenti. Questa è Bella Ciao”. Così Godano introduce l’esecuzione del brano, uscito ad Aprile in collaborazione con Skin per la manifestazione di Riace, piena di struggente compassione e dignità. Si respira un certo senso di appartenenza e di comunità tra il pubblico, affezionato alla band da trent’anni. A metà del brano, scendono delicati alcuni petali rossi dietro alle loro spalle, “un fiore morto per la libertà”. 

“Ora Riccardo Tesio, prende il basso” dice Cristiano. Così, incalzante e sensuale, inizia Sapore di miele. Lagash, Luca Saporiti e Davide Arneodo impugnano i tamburelli. Il pubblico è sovreccitato e batte le mani. Il miele cola alle pareti, l’immagine di una bocca rossa è sovrapposta. “Dammi il tuo nettare”.

Uno scheletro danzante accompagna l’esecuzione di Fantasmi. “Se un fantasma ce l’hai sai ti potrebbe venire a dire che questa canzone non riguarda altri riguarda te”, il brano ha tutta la disperazione di chi è stato tradito e deve difendersi.
“E’ una canzone d’amore, si intitola Musa” annuncia Cristiano. Musa rapisce il pubblico nel ritornello, “perché tu sai come farmi uscire da me, dalla gabbia dorata della mia lucidità; e non voglio sapere quando, come e perché questa meraviglia alla sua fine arriverà”. La fine arriva e fa da protagonista uno scambio prolungato di chitarre tra Cristiano Godano e Riccardo Tesio. Pura Estasi.
Fantasmi e Musa sigillano la prima parte acustica del concerto, toccante e romantico.

La seconda parte del concerto è dedicata al ventennale del disco Ho ucciso Paranoia, le cui canzoni sono eseguite tutte, tranne Il Naufragio, nell’ordine della tracklist.
“Ho preso Paranoia, la mia concubina cocciuta. E l’ho accoppata, giuro, come di schianto.”
Inizia con L’Odio Migliore la seconda parte del concerto in elettrico. E’ cambiato tutto, e come le chiama Godano, sono iniziate “le bordate”.

Seguono L’Abitudine, Le Putte, L’Infinità e Una Canzone Attesa. Durante il riff magnetico di Questo e Altro, “certe cose son da fare, una è detta eliminare”, la gente si scatena tra cori di devozione e spinte nell’ebbrezza del pogo.

“Trenta fottuti anni. Trent’anni di amicizia e di combattere insieme. Qui, abbiamo suonato i nostri primi concerti. Siamo ancora qua e siete ancora qua e tutto ciò è fantastico”.

Nella seconda parte del concerto le immagini sullo schermo si fanno astratte. Luci e colori si susseguono al ritmo incalzante del rock alternativo dei Marlene. Il pubblico in coro chiede Il Lamento dello Sbronzo e alla fine del brano Cristiano commenta con un “suoniamo bene perché l’atmosfera è fantastica”.
La cover di Impressioni di Settembre dei PFM e La Canzone che Scrivo per Te, disco d’oro nel 2000 che vanta la collaborazione con Skin degli Skunk Anansie, riportano all’intimità della prima parte.

“Sono stati mesi di disagio, credo molti possano condividere. Bisogna continuare ad essere concentrati e attenti e la bellezza potrebbe contribuire, non da sola, a salvare il mondo”. Il cantante annuncia così La Bellezza e il ritornello “Noi cerchiamo la bellezza ovunque” viene enfatizzato dalla dalla perfezione del violino suonato da Davide Arneodo.

Sonica è l’ultimo brano del concerto. Il mondo crolla in pezzi sullo schermo e sembra incorporare la nostalgia già presente del pubblico per la fine dello spettacolo.
Le luci si spengono.
I Marlene rientrano sul palco e la gente urla ancora dopo queste tre ore di concerto da brividi.
Le persone a bordo palco toccano le mani di Cristiano, Riccardo, Luca, Davide e Luca per non lasciarli andare. Ed è li tra quelle mani sudate e gli abbracci spontanei che sopravvive il sodalizio amoroso tra i Marlene Kuntz e il suo pubblico devoto da trent’anni.

 

Grazie a FleischVertigo

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Testo: Giulia Illari 

Foto: Siddharta Mancini

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”16669″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”16672″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”16668″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”16670″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”16671″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”16677″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”16673″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”16674″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][vc_single_image image=”16681″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685686606{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”16675″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”16679″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1560685645808{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”16676″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”16678″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”16680″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row]

GOA BOA festival • 1998 ~2019 XXII EDIZIONE • 5,9 – 17,21 luglio 2019 @ Arena del Mare – Porto Antico, GENOVA

 

GOA BOA festival
1998 ~2019

XXII EDIZIONE
5,9 – 17,21 luglio 2019
@ Arena del Mare – Porto Antico, GENOVA
GOA BOA chiama LUNA:
a 50 anni dal primo passo dell’uomo sul suolo lunare, lo storico festival genovese propone un cast stellare con IZI, CALCUTTA, CARL BRAVE, GAZZELLE, SALMO, MAX GAZZÈ…

E quest’anno nasce GOAZILLA: lo  spin-off dedicato agli “intramontabili” inaugura con STEVE HACKETT e JETHRO TULL

 

 

Luglio 1969 l’uomo muoveva il primo passo sulla Luna.
50 anni dopo, a Luglio 2019, Goa-Boa sventola la bandiera della nuova musica italiana nel cuore del Porto Antico di Genova.Oltre 50 artisti, una manciata di poeti e dj in 9 serate programmate in centro città, giocando a Ping Pong sulla Luna, circondati dal mare.

Nel luglio del 1969, Neil Armstrong compie quel “piccolo passo per l’uomo” che per la prima volta unisce tutta l’umanità – oltre ogni frontiera geografica o ideologica – col fiato sospeso davanti al tubo catodico: l’uomo è sulla Luna!

La Luna. L’unico satellite terrestre, fin dall’antichità oggetto di fascinazione e ispirazione per gli artisti del nostro Pianeta, è la protagonista della 22a edizione del GOA BOA di Genova.  A 50 anni dall’allunaggio dell’Apollo 11, lo storico festival celebra questo importante compleanno ospitando un cast stellare pronto ad atterrare nel cuore del Porto Antico della “Superba” per una festa senza precedenti.

Molte le tappe disegnate sulla mappa intergalattica di questa edizione, a partire dalle due ghiotte anteprime in cui saranno protagonisti Calcutta (5 luglio) e Gazzelle (9 luglio).  Scaldati i motori si decolla seguendo le rotte più avventurose cui ci hanno abituati gli esploratori dell’Associazione Psyco, organizzatori della kermesse genovese sin dal 1998. Ed è così che una miscellanea di coraggiosi artisti, uniti da quella voglia di perlustrare costellazioni musicali sempre nuove, si avvicenderanno dal 17 al 21 luglio: dal rock incediario dei Fast Animals and Slow Kids, alle declinazioni transgenerazionali della canzone nostrana proposte da Carl Brave, Ghemon e Max Gazzè, sino alle commistioni rap di Salmo e IZI, che chiudono Goa Boa 2019 proprio tra il 20 e 21 luglio, gli stessi giorni in cui 50 anni fa gli statunitensi misero piede sull’Astro d’Argento. In mezzo c’è spazio per tutti quegli esponenti del nuovo corso che, con ogni probabilità, saranno le stelle delle prossime stagioni: Dutch Nazari, PriestessLeyla El Abiri, Eugenio in Via Di Gioia Quentin40, Mecna, Alfa sono solo alcune delle sorprese in cartellone.

Ma sul pianeta Goa Boa c’è ancora spazio per le novità ed è così che nasce GOAZILLA, un nuovo format dedicato agli “intramontabili” della storia del rock, un altro tassello che testimonia l’attitudine di chi è capace di guardare sempre avanti mantenendo ben salde le radici nel passato. Goazilla apre ufficialmente i battenti il 14 luglio con Steve Hackett – mitico chitarrista dei Genesis che, per la prima volta in Italia, eseguirà integralmente “Selling England by the Pound”, l’album definitivo della band britannica – e a seguire i leggendari Jethro Tull di Ian Anderson, che il 16 luglio sbarcano a Genova per festeggiare, insieme alla Luna, il prezioso anniversario d’oro.

 

ECCO IL PROGRAMMA COMPLETO

 

venerdì 05 luglio 2019

CALCUTTA
Evergreen Tour”

MECNA

GIOVANNI TRUPPI

Leyla El Albiri

TICKET 05.07.2019

Apertura porte ore 18

biglietti in prevendita: 30€ +dp

 

martedì 09 luglio 2019

GAZZELLE

EUGENIO IN VIA DI GIOIA

FULMINACCI

SEM

TICKET 09.07.2019

Apertura porte ore 18

Bigliettin prevendita:  28€ + dp

 

GOAZILLA 
Gli intramontabili invadono la Superba:

domenica 14 luglio 2019

STEVE HACKETT

“Genesis Rivisited Tour”

TICKET  14.07.2019

martedì 16 luglio 2019

JETHRO TULL

“50th Anniversary Tour”

TICKET 16.07.2019

 

mercoledì 17 luglio 2019

FAST ANIMALS AND SLOW KIDS

RANCORE 

GIORGIO CANALI

I’M NOT A BLONDE

OPHELYA

GIUNGLA

MARTE

TICKET 17.07.2019

Apertura porte ore 17

Biglietti in prevendita: 15€ + dp

 

giovedì 18 luglio 2019

CARL BRAVE

ALFA

DUTCH NAZARI

PNKSAND

GHEMON

DOLA

OLLY

FADI

 TICKET 18.07.2019

Apertura porte ore 17

Biglietti in prevendita: 26€ + dp

 

venerdì 19 luglio 2019

MAX GAZZÈ

On the Road Summer Tour

DIMARTINO

ROVERE

EUGENIA POST MERIDIEM

EMMANUELLE

DELLACASA MALDIVE

+ tba

TICKET 19.07.2019

Apertura porta ore 17

Biglietti in prevendita: 27€ + ddp

 

sabato 20 luglio 2019

SALMO

Playlist Summer Tour

QUENTIN40

MASSIMO PERICOLO

SPERANZA

DANI FAIV

PSICOLOGI

FUERA

TICKET 20.07.2019

Apertura porta ore 17

Biglietti in prevendita: 35€ + ddp

 

domenica 21 luglio 2019

IZI

ERNIA

SIDE BABY

PRIESTESS

MAGGIO

IRBIS37

TAURO BOYS

MATSBY

TICKET 21.07.2019

Apertura porta ore 17

Biglietti in prevendita: 25€ + ddp

 

GOA-BOA è realizzato da Associazione Psyco
in collaborazione con Comune di Genova, Regione Liguria, Porto Antico di Genova

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I Hate My Village @ Supersonic

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• I Hate My Village •

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Supersonic Music Club (Foligno) // 20 Aprile 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

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001

 

Grazie a Fleisch Ufficio Stampa

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I Hate My Village @ Locomotiv Club

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• I Hate My Village •

 

Locomotiv Club (Bologna) // 14 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Anche questa sera, senza smentirsi mai, il Locomotiv Club di Bologna apre le porte per proporci suoni underground e d’avanguardia.

Un sipario rosso nasconde il piccolo palco già allestito e ad accoglierci è Stefano Pilia, chitarrista turnista live degli Afterhours, giocoliere di timbriche e di chiaroscuri elettronici. La sua performance è breve, totalmente strumentale e molto, ma molto sperimentale.

Della serie: o la ami, o la odi.

La chitarra è un pennello che disegna architetture sonore, che partorisce campionature improvvisate. Tutto si conclude con un applauso di apprezzamento del pubblico e lo show procede puntualissimo.

Poco prima delle 22.30 infatti entrano, acclamatissimi dal pubblico i fantastici quattro di questo super gruppo italiano, chiamato I hate my Village: Fabio Rondanini (batterista dei Calibro 35 e Afterhours), Adriano Viterbini (chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion), con la collaborazione della voce di Alberto Ferrari (Verdena) e Marco Fasolo al basso (anche curatore della produzione) presentano il loro album new born omonimo.

Potrei raccontarvi dilungandomi inutilmente riguardo la scelta del nome della band o delle palesi influenze della musica africana, ma la verità è che questi quattro talenti non hanno avuto altro intento che far convergere, come in un imbuto di idee, le loro virtù musicali e compositive in totale spontaneità.

Una tavola rotonda di suoni, ritmi, improvvisazioni e tanto divertimento. Un brain storming musicale.

Rito, tradizioni, ancestralità. Forse è proprio questo che Fabio & Co. vogliono andare a ricercare con questi suoni contaminati e innovativi che però non perdono affatto le loro radici, palesemente groove e psichedeliche.

Infatti, dopo tutte le recensioni lette, temevo di ascoltare qualcosa di molto lontano dalle atmosfere rock, blues, a cui le mie orecchie sono abituate. E invece mi sbagliavo: questa perfetta energia sonora è nuova, ma infallibilmente stimolante e per nulla deludente.

Anzi, insegna: insegna che non deve per forza esserci un testo da cantare, una canzone che si apre, che abbia un centro e poi una fine. Ci si sente in preda ad un ritmo tribale, ma psichedelico che scuote, elettrizza e coinvolge.

E tutto questo hanno saputo far trasudare questa sera a noi famelici e curiosi ascoltatori.

Non potrebbero attaccare con brano migliore di Presentiment, durante la quale è più facile muoversi che canticchiare e basta.

Loro suonano e si divertono: e si vede. La voce di Alberto Ferrari canta in lingua inglese e si mescola perfetta e distorta in I ate my Village.

Prima dell’ultimo brano, quasi ci spiazzano attaccando con la cover di Micheal Jackson “Don’t stop til you get enough”, ma a questo punto tutto il Locomotiv sta ballando insieme a loro, la condivisione è totale e l’atmosfera primitiva dei primi brani lascia spazio ad una originalissima ballad senza tempo.

 

SETLIST

PRESENTIMENT

TRUMP

ACQUARAGIA

FARE UN FUOCO

I ATE MY VILLAGE

ELVIS

FAME

BAHUM

KENNEDY

TONY

COVER (DON’T STOP TIL YOU GET ENOUGH)

TUBI INNOCENTI

 

Grazie a Fleisch Ufficio Stampa[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo e Foto: Valentina Bellini

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Stefano Pilia

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I Hate My Village @ Monk

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• I Hate My Village •

Monk (Roma) // 02 Febbraio 2019

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Alle 21:30 del 2 febbraio si aprono finalmente le porte del Monk, circolo ARCI nato nel 2014, che a luglio compirà cinque anni e che “resiste” e si afferma tra i tanti locali come luogo di culto romano.

Casa base di live importanti per la scena musicale contemporanea e di numerosi incontri che pongono al centro di ogni evento l’aggregazione e la condivisione culturale.

Siamo tanti nella sala concerti per questa prima data italiana andata sold out, pervasi da curiosità ed euforia, come di chi attende ad un primo appuntamento.

Vedremo salire sul palco alcuni dei nostri artisti preferiti (già conosciuti per i loro progetti precedenti e paralleli) che hanno creato un’ intesa e quindi deciso di formare un’ unica band di livello “I Hate My village“.

I fantastici 4 del rock alternativo sono Fabio Rondanini alla batteria (Calibro 35, Afterhours), che insieme ad Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) è la mente di questo progetto, Alberto Ferrari alla chitarra e voce (Verdena) e Marco Fasolo (Jennifer Gentle) – al basso durante il tour – produttore e curatore del sound dell’album.

Eccoli apparire, finalmente, per presentarci il loro primo album Tony Hawk of Ghana, visibilmente emozionati per il debutto. Si dirigono composti verso la propria postazione, uno scambio di sguardi d’intesa e si parte con Presentiment, una scossa elettrica che ti attraversa e ti invita al movimento.

I brani si susseguono in modo energico, naturale, come colonne sonore di paesaggi aspri e selvaggi dal forte impatto mistico. Ognuno di questi è caratterizzato da un’alternanza di bassi graffianti, ritmi sincopati e discontinui della batteria e dai vocalizzi sussultori e urlati caratteristici di Ferrari.

Le luci calde a intermittenza e la macchina del fumo creano l’ambiente ideale per I Ate My Village, e finalmente il pubblico, che non ha mai avuto bisogno di rompere il ghiaccio, si lascia andare alle danze. L’ andamento del brano è così energizzante da far sciogliere anche l’individuo più legnoso.

Bahum è una festa, come un grande abbraccio sonoro tra loro, un festeggiamento intorno al grande fuoco che hanno creato insieme. Quando arriva  poi l’attesissima Tony Hawk of Ghana, che da il titolo all’album, si conferma un sigillo a tutte le aspettative sul live e su questo album sorprendente.

Un concerto come un grande sogno, che ci porta per certo in Africa in un villaggio sconosciuto.

Un villaggio dove questi musicisti si sono “accampati” con la mente e con il loro sound, prendendo tutto ciò che è possibile assimilare da queste atmosfere e fondendolo nelle proprie contaminazioni artistiche.

Grazie ad Fleisch[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Rachele Moro

Foto: Simone Asciutti

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”11014,11012,11018,11017,11009,11010,11011,11013,11020,11015,11016,11019,11021,11022,11023″][/vc_column][/vc_row]