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Tag: forlì

John Butler @ Teatro Diego Fabbri

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• John Butler •

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Teatro Diego Fabbri (Forlì) // 29 Aprile 2022

 

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I Ministri @ Jump Festival

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• I Ministri •

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Jump Festival

Piazza Saffi (Forlì) // 18 Settembre 2021

 

[/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

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Fanta, Amore ed Europop: il Romanticismo anni ’90 de Gli Orzo

Maschere, costumi da unicorno ed un indie italiano con influenze anni ’90, sono questi Gli Orzo?
La risposta è NO. Si nasconde molto di più sotto questo progetto che ha fatto parlare di se dopo la breve apparizione alle audizioni di X Factor.
N. e F. (cosi ci danno il permesso di chiamarli) hanno scelto VEZ Magazine per rilasciare la loro prima intervista. Ecco com’è andata!

 

Ciao ragazzi e benvenuti su VEZ Magazine! Da dove nasce il progetto Gli Orzo e qual’è il significato delle vostre maschere?

N.: Gli Orzo sono nati fondamentalmente perché entrambi produciamo musica al Deposito Zero Studios di Forlì. Ci siamo trovati condividendo gli stessi spazi e il tutto è nato quasi per caso.

F.: Esattamente: è nato tutto su quel tavolo (ride ed indica il grande tavolo vicino noi). Volevamo farci un video ma non volevamo farci vedere.

N.: Si, è vero! È nato tutto su un tavolo con delle maschere fatte con dei bidoni della spazzatura. Volevamo fare un video cretino di una cover degli 883 (Con Un Deca ndr), con due tastiere, batteria elettronica ed una chitarra… ma poi ci siamo chiesti perché non potessimo fare anche qualcosa di più serio. E così, alla fine di ogni giornata, ci trovavamo a mettere insieme le nostre idee e lasciavamo andare la nostra creatività.

F.: La parte seria è iniziata dopo un po’: all’inizio era più uno sfogo, che partiva da noi ma in cui finivano per essere tirati dentro anche i nostri amici. Era una sorta di condivisione creativa.

N.: Il nome Gli Orzo è nato perché dovevamo trovare un anagramma con il nome dello studio nel quale collaboriamo (Deposito Zero Studios). Abbiamo deciso di prendere come partenza la parola zero, ma in realtà veniva orze e non ci suonava bene. Così è diventato orzo e successivamente Gli Orzo, che poi gli è plurale e orzo singolare: non abbiamo ancora capito perché sia uscito così (ride).

F.: Le maschere invece sono nate dal video di Senti-Menti, il primo singolo uscito. Nel video si vede una realtà alterata, in cui i protagonisti vivono da stesi su un lettino d’ospedale indossando i visori. All’interno dei visori vengono proiettate delle immagini, una sorta di realtà virtuale, e alla fine del video ci siamo anche noi indossando i visori in una sorta di cameo. Da lì abbiamo pensato che questa cosa potesse essere funzionale, che quello che noi vedevamo nei visori fosse un’altra realtà e che i visori stessi potessero essere un mezzo per trasportare la gente che ci ascolta nel nostro mondo, invisibile agli occhi ma percepibile con l’ascolto e l’immaginazione.
Questi visori sono poi stati perfezionati nel tempo fino all’ultimo prototipo (ride) che abbiamo portato ad X Factor: non è una cosa estetica ma concettuale.

 

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Da dove traete ispirazione per la vostra musica?

N.: Sicuramente arriva da tutto ciò che abbiamo ascoltato nella nostra vita, anche se non c’è una vera e propria ispirazione: non puntiamo né ad avere un risultato ben definito né vogliamo assomigliare ad un prodotto esistente.  E’ una fusione tra il mio mondo e quello di F. ed ovviamente alcuni ascolti comuni.
Non vogliamo emulare nessuno. Quello che abbiamo dentro lo facciamo uscire in produzione, mischiamo le idee senza avere una direzione del flusso, tutto viene lasciato libero. L’ispirazione è una non ispirazione: è inconscio come processo e molto istintivo, non ci mettiamo paletti.

 

Come definireste la vostra musica in tre parole?

F.: Lo slogan lo abbiamo già! Fanta, Amore ed Europop. La versione buonista di Sesso Amore & Rock’and’Roll. La Fanta perché ci ricorda la bibita delle feste delle medie, Amore perché siamo dei romantici e Europop perché è il genere che fonde un po’ tutto, è il sound che abbiamo ricercato nelle ultime produzioni.

 

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C’è qualche artista con cui sognate di collaborare?

N.: Dato che ci ispiriamo al mondo del passato forse ci piacerebbe collaborare con qualche artista che è scomparso dalle scene, magari anni ’80/’90… Ripescare un artista del passato, che ne so, tipo i Righeira, o comunque qualcuno di quegli artisti da cui la nostra musica trae origine come atmosfera, quella freschezza ed immediatezza che avevano le canzoni di quegli anni: sarebbe interessante duettare con artisti di quel periodo.

 

Qual’è il cambiamento che vorreste portare alla scena italiana con la vostra musica?

F.: La positività. Visti i contenuti che musicalmente vengono portati avanti in questo periodo, il nostro è un messaggio più fresco, più immediato e positivo. Vorremmo ricongiungere la musica con contenuti positivi, non banali come sole cuore amore, ma proporre positività attraverso il racconto di storie vere. Nella musica attuale c’è molto disagio e noi vogliamo parlare di cose felici. Adesso si dà spazio di più all’artista che deve raccontare la sua sofferenza, in tutte le cose; noi andiamo in direzione contraria e soprattutto lo facciamo con una nostra poetica, una positività immediata che descriviamo tramite immagini.

 

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Una canzone italiana recente che vi ha particolarmente colpito?

N.: Non mi ha colpito proprio un cazzo, il panorama italiano è molto povero purtroppo. Forse, a livello di suono, una delle ultime uscite di Jovanotti prodotte da Rick Rubin posso dire che sia veramente valida. 

 

Ora parliamo di X Factor, come avete vissuto questa esperienza?

N.: È stata una bellissima esperienza, divertente e soprattutto costruttiva, nel senso che ci ha fatto vedere come sono certe dinamiche del mainstream e della televisione. Ci sono molti limiti dettati dal contesto, che non premiano le peculiarità musicali o in messaggio che cerchiamo di trasmettere, tuttavia il format ha una sua coerenza e va preso per quello che è.
Questa apparizione ad X Factor ci ha portato molta visibilità e ci è dispiaciuto non procedere nell’avventura, ma sicuramente siamo fatti per un altro tipo di percorso, che non è quello prettamente televisivo, con le sue regole e dinamiche, e in fondo in fondo preferiamo essere rimasti liberi.  L’avere visibilità è comunque un rischio: ci sono arrivati una marea di insulti sulla pagina Facebook di X Factor. Gli insulti sono stati comunque bilanciati dai commenti super positivi che ci sono arrivati pubblicamente tramite la pagina del programma o in privato. Insulti e complimenti ci hanno fatto capire che il progetto ha del potenziale: questo ci ha sia tirato giù che rincuorato. La gente è stata affascinata dal progetto in maniera pressoché immediata, il ché ci ha fatto intendere che siamo sulla strada giusta. Tra l’altro, era la nostra prima vera apparizione: non avevamo fatto nessun live prima di quel momento.
La casa produttrice che fa scouting per X Factor ci aveva chiamati chiedendoci se volevamo partecipare e così abbiamo preso la palla al balzo. Forse siamo stati troppo frettolosi e superficiali, ma ci siamo detti: Facciamolo!
I giudici hanno comunque detto cose giuste, e siamo d’accordo con le loro scelte. Nonostante Mara Maionchi e Samuel non si siano esposti troppo, il dibattito era giusto ed eravamo pronti per quello che poi è stato.
Dai, il prossimo anno andiamo ad Amici o Italia’s Got Talent! (ridono)

 

E’ uscito da qualche giorno il vostro singolo Monella: il futuro cosa prevede? 

N.: Sarò breve: sono in arrivo tante belle cose positive. Restate semplicemente sintonizzati sui nostri canali!

Instagram: https://www.instagram.com/gliorzolaband/

Facebook: https://www.facebook.com/gliorzo/

Spotify: https://open.spotify.com/artist/4KMuALx9YlpuRhGu7yhiE9?si=2SGXBMjqQ7GAL7EyX3L7ow

 

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Intervista e foto a cura di Luca Ortolani

 

 

Caparezza

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Caparezza “Prisoner 709 Tour” @ Unieuro Arena “Pala Achille Galassi” – Forlì 

February 9, 2018

 

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“Perché nella vita non è importante AVERE COMPRARE POSSEDERE. Ma lo è CONDIVIDERE CONDIVIDERE CONDIVIDERE”
Caparezza, 9 febbraio 2018

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C’è stato un momento nel quale non ci siamo divertiti in questa serata? C’è stato, per esempio, un momento   dove non abbiamo ballato, riso e cantato?

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Ma facciamo un passo indietro.
Sapete cosa succede ad un concerto, se sei della stampa, un giornalista o un fotografo? Succede che non ci sei solo tu, e succede che devi stare attento a scattare a caso e ad andare dove vuoi, perché giustamente ci sono delle regole. E spesso sono molto restrittive. Ma è come vengono applicate che fa la differenza. E qui lavorare è stato un piacere. Di concerti ne ho visti tanti da spettatrice, da giornalista, da ufficio stampa. Eppure la disponibilità dello staff e una collaborazione serena come questa è rara da trovare. Sarà stato il clima creato da Caparezza perché Caparezza ci ha regalato uno show unico. Colorato e allegro. Perché certo questa è una prigione. Ma non è la prigione in sé ad essere stretta, è come la vivi e cosa ne fai dell’esperienza. Che poi diciamolo, Caparezza è da quando ha iniziato la propria carriera che “colora” tutto quello che produce, anche la detenzione.

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Come dicevo, c’è stato un momento in cui non ce la siamo goduta alla grandissima?
No, non credo. Eppure ho chiesto.
Ho chiesto mentre Luca (Ortolani ndr) e Mattia (Celli ndr) facevano la loro magia. Ho chiesto mentre Tobia (Lughi Montanari ndr) scattava, cantava e ballava. (Lo staff di VEZ si è divertito parecchio). Ho chiesto al babbo con il figlioletto e il compagno di classe. Ho chiesto alla mamma che era assieme alla propria bimba. Al gruppo di ragazzi che saltava cantando ogni sillaba invece, non ho chiesto nulla.

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Il concerto? Tra laser, fuochi d’artificio, cannoni spara coriandoli e brillantini, le canzoni energiche per un totale di due ore e venti, i cambi di costume dalla tuta spaziale alla tuta da carcerato passando dalla tunica di provenienza Egitto del 1000 a.C. , i discorsi impegnati su Van Gogh e l’eredità emotiva che ci ha lasciato e sulla società odierna che da capitalista quale è sta inficiando i rapporti sociali, c’è stato tanto rispetto reciproco e amore.
“Io amo andare ai concerti, ne sono un frequentatore. Immagino molti di voi, che magari non siete tutti di Forlì e avete dovuto prendere la macchina per venire qua, avete dovuto prenotare un albergo per stare una notte fuori…  Lo so che cosa vuol dire quindi gli applausi che voi fate a me, Io invece li giro a voi”.
La musica può fare tanto. Anche farti sentire protagonista, come fossi anche tu sul palco.

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Per questa serata i ringraziamenti sono diversi. Grazie al Vidia Club che propone sempre delle venue di livello. Grazie a Vertigo e all’organizzazione. E infine vogliamo ringraziare anche la altre testate che erano con noi come Troublezine e Nightlife, che come ogni volta, si lavora in armonia.
E grazie Capa.
Alla prossima.

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Scaletta:

Prosopagnosia
Prisoner 709
Confusianesimo
Una chiave
Ti fa stare bene
Migliora la tua memoria con un click
Larsen
L’uomo che premette
Autoipnotica
Prosopagno sia!
Fuori dal tunnel
Legalize the Premier
Non me lo posso permettere
Jodellavitanonhocapitouncazzo
Goodbye Malinconia
China Town
La fine di Gaia
Vieni a ballare in Puglia
Mica Van Gogh
Encore:
Avrai ragione tu (ritratto)
Vengo dalla luna
Abiura di me

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Sara Alice Ceccarelli

Foto: Luca Ortolani e Mattia Celli[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]