Skip to main content

Tag: garrincha

I Loren e la musica pensata per essere suonata dal vivo

Il Locomotiv Club è praticamente deserto, ci sono soltanto gli addetti ai lavori che stanno preparando il locale per il concerto dei Loren. Una band composta da cinque ragazzi fiorentini che, noi di Vez, abbiamo amato fin dal primo ascolto del loro album omonimo.

Ragazzi solari, che danno una carica di positività a chi li circonda.

Quella del Locomotiv è l’ultima data del loro tour e il fatto che sia proprio a Bologna assume un significato ancora più grande. Perché è come se tutto fosse nato qui, perché Garrincha, la casa discografica che ha deciso di investire su di loro, ha sede proprio nel capoluogo emiliano.

Ci sediamo sul divano del Locomotiv e iniziamo a chiacchierare…

Chi sono, e chi erano, i Loren. Parlateci un po’ di voi.

I Loren sono un gruppo che si è formato a settembre, 10 mesi fa. 

E’ un gruppo che nasce dalle ceneri di un’ altra band, che si chiamava Amarcord, e che è uscito subito con Garrincha Dischi, una delle etichette più fighe del panorama indie italiano, che ha prodotto Loren il nostro album.

Ora stiamo portando in tour lo spettacolo con i brani del disco e qualche canzone vecchia, una sorta amarcord del gruppo precedente.

Abbiamo cominciato, con il progetto vecchio, una decina di anni fa. 

Eravamo piccolissimi ed è stato un bellissimo modo per conoscersi, stare insieme e trovare un linguaggio comune. 

Quando sei così piccolino ed inizi non sai nemmeno cosa vuoi fare davvero. Noi lo abbiamo scoperto insieme ed ora siamo contenti del lavoro che abbiamo fatto e di questo contesto che si sta creando intorno a noi. 

I vostri testi parlano di vita e di cose spesso semplici e quotidiane ma lo fate in un modo completamente vostro. Dove trovate l’ispirazione?

Grazie perché questa più che una domanda è un complimento. 

Abbiamo attraversato molte fasi di scrittura; è da quando abbiamo 14 anni che scriviamo canzoni, forse anche da prima. 

Ad un certo punto abbiamo detto: ok, vogliamo dirvi delle cose e vogliamo farlo in modo diretto, vogliamo mettere in gioco noi stessi.

Questa cosa è anche un po’ frutto dei tempi, viviamo in un mondo che è iper-realistico, in cui tutto si può guardare e controllare. 

Questo forse ci ha spinto a fare un album così intimo, che parla delle nostre cose. 

L’ispirazione è stata un po’ figlia dei tempi e di un linguaggio che abbiamo cercato di costruire negli anni, sia dal punto di vista musicale che da quello dei testi. 

Perché quando si è una band, anche se nessuno ci pensa, bisogna cercare di parlare al plurale. Questo ormai non si fa più, si pensa troppo spesso all’io, mentre avere un gruppo ti fa pensare al noi.

Se c’è un merito in questo album è proprio questa connessione tra i due orizzonti: il piccolissimo, l’individuale, e l’orizzonte ampio della collettività. Credo che questi due mondi si siano ben intersecati.

La cosa che più mi ha colpito è la positività e la grinta che riuscite a trasmettere. Quali sono i messaggi di cui volete farvi portavoce?

Noi non ci siamo mai messi nell’ottica di piangerci addosso, che secondo noi è un po’ il tema del decennio. Non è una cosa che ci appartiene, non ci piace e quindi cerchiamo di evitarlo. 

Anche se tra di noi siamo molto autocritici e negativi, a volte anche autodistruttivi, il messaggio che vogliamo dare è che esiste ancora la possibilità di lavorare e costruirsi un percorso. 

Non c’è motivo di disperare mai finché si ha la forza di dire “ok, facciamo un altro passo nel nostro percorso”.

Secondo me, per la nostra esperienza, l’insegnamento è che si può fare un passo alla volta ma comunque arrivare a fare grandi cose. 

Questa cosa si può applicare a tutto, ma ultimamente va molto di più di moda l’autocommiserazione. 

Questo non ci è mai piaciuto, è quasi diseducativo. A volte ci dicono che non siamo indie perché non ci facciamo portatori di questa tematica. Ma noi siamo contenti di non far parte di questa cosa.

Noi crediamo in una costruzione collettiva che dia il senso all’individuo. Io vivo il gruppo in questo modo. Il messaggio in qualche modo si trasforma dal vivo. Assume più colori, più strati. Noi crediamo soprattutto in questa cosa della musica dal vivo, nel momento dell’essere li fisicamente.

L’album è una sorta di documento ma noi diamo molta importanza al fatto di essere li con corpo.

In un momento in cui in Italia vanno per la maggiore generi come la trap e l’indie, voi sembrate discostarvi. Come definite il vostro genere?

Ci sono due livelli secondo me. Musicalmente, il filone indie, è molto povero. Noi siamo in cinque e, spesso, anche nelle band che si ascoltano non si sente la presenza di tutti gli elementi.

Molte volte c’è un produttore che interviene e tira le fila, c’è uno che fa il lavoro per gli altri. Inoltre a volte queste parti non sono pensate per essere suonate dal vivo.

Noi facciamo un’operazione diversa. Pensiamo le cose, in cinque, che possano rendere dal vivo bene, poi la resa su disco viene dopo. Quindi forse può penalizzarci ma è un modo completamente diverso di costruire la musica, fin dalla partenza.

Non può risultare simile all’indie; anche se qualcuno forse ci può confondere. 

Ci rifacciamo alla musica indipendente precedente e internazionale. Ci ispiriamo a band come i The National, i The Killers, i Coldplay, i Kings of Leon e i Radiohead.

Gruppi che riescono a curare l’aspetto musicale, con delle belle melodie,  ma si fanno portavoce di un messaggio positivo, con dei bei testi. Noi cerchiamo di fare questa cosa.

Forse non è un momento fortunatissimo però crediamo che le cose si costruiscano nel lungo periodo e facendo un passo alla volta. Noi abbiamo mandato un messaggio, ma ne vogliamo mandare altri centomila. Questo è stato soltanto il primo sassolino.

Ci salveremo tutti, nome del tour e di una delle canzoni, lancia un messaggio molto forte.

Questa cosa forse è stata un po’ fraintesa ma ci piace che sia andata così. In questa canzone Ci Salveremo Tutti sarebbe quasi un “ci salveremo da noi stessi”.

Viviamo in tempi molto veloci, sembra che non si possa sbagliare niente, anche musicalmente. Tutto deve funzionare, subito.

Questa canzone voleva dire: prendiamoci la possibilità di fare una cosa che ci piace, vediamo se funziona e se possiamo raccogliere i frutti del nostro lavoro. E se non va, così come l’avevamo pensata, ripensiamola. Questo mondo in cui devi fare la cosa che deve funzionare su tutti i livelli non ci appartiene e l’abbiamo messa in una canzone.

Prendiamoci la possibilità di fare degli errori, di fare le cose che ci piacciono, e vediamo il riscontro delle cose.

Lo ha detto anche Saviano “Insegnate ai vostri figli a sbagliare”. Anche cantautori come De Gregori, da un punto di vista discografico, sbagliavano i primi dischi, ma era un percorso. Ci vuole del tempo.

Ormai siete in tour da parecchio. Com’è stato girare l’Italia, portando in giro le vostre canzoni, e incontrare le persone che amano la vostra musica?

Noi vorremmo suonare molto di più. Crediamo fortemente in quello che succede nel concerto, gli spunti e le letture più interessanti che abbiamo ricevuto sui testi li abbiamo avuti proprio nei live.

Nelle recensioni le persone cercano di interpretarti in un modo un po’ freddo, ai concerti invece trovi gente che si lascia trasportare dell’emotività, che sceglie di essere li. Ci sono delle interpretazioni a cui nemmeno noi avevamo pensato, le cose cose più intelligenti, che ci hanno più colpito le abbiamo ricevute li.

Fosse per noi staremo sempre a fare dei concerti, anche se è devastante fisicamente. E’ li che succede tutto. Bisognerebbe tornare ad uscire di casa, ad andare ai live. Rivendicare anche il diritto di andare a un concerto che non ha funzionato e magari di poterlo dire all’artista.

Noi crediamo molto in questa relazione che si accende. Girare è bello, ed è bello anche quando non c’è nessuno, perché impari sempre.

Viviamo in un momento in cui non c’è umiltà, tutti devono diventare, tutti ti devono ascoltare. Invece stare per strada, stare su un furgone per tante ore, insieme, è molto formativo; si parla di tante cose, si discute. Il contatto con le persone è importantissimo.

A Baronissi, in provincia di Salerno, c’erano persone che hanno fatto 80 chilometri per dirci “Abbiamo ascoltato il vostro disco, non recapitavate più e siamo venuti a sentirvi qui” sono cose che mettono i brividi.

L’ultima domanda è per Francesco. Visto che sei laureato in matematica e le vostre canzoni sono cariche di suoni molto diversi tra loro, quando componi attingi dalla logica della matematica? Visto che si dice che musica e matematica parlino la stessa lingua…

Io questa cosa non la vedo molto. I suoni molto diversi sono dovuti alla costruzione collettiva delle canzoni.

A volte nella scrittura dei brani ho usato delle citazioni che vengono dal mondo della matematica, mi piace questa metafora.

E’ una cosa che si usa nel mondo della musica, per esempio mi viene in mente il brano di Fabi, Silvestri e Gazzè che dice “ma esistiamo io e te, la nostra ribellione alla statistica”. Da matematico questa frase mi piaceva tantissimo.

E’ vero che molti matematici sono anche scrittori, e la logica mi aiuta nella scrittura della canzoni, ma finisce li.

Tutto l’arrangiamento e la diversità sono dovuti al fatto che in ogni canzone cerchiamo di trovare un punto di incontro e di equilibrio tra le nostre cinque teste pensanti. Il fatto che ci annoiamo molto rapidamente poi aiuta anche a dare sonorità sempre diverse.

Laura Losi

Singapore, il nuovo singolo di IO e la TIGRE

Ecco a voi Singapore il nuovo singolo di IO e la TIGRE, il quarto brano estratto dal loro album Grrr Power, uscito lo scorso 30 ottobre per Garrincha Dischi.

Nonostante l’assonanza, e nonostante il gruppo sia composto da due donne, il Grrr Power non ha nulla a che vedere con il Girl Power, portato in auge negli anni ’90 dalle Spice Girls.

Si tratta invece dellaforza di affrontare le sfide della vita accettando la propria parte più fragile e vulnerabile. La forza che fa andare avanti anche se tutto attorno sembra voglia farti sembrare non adatta o non adatto. Una forza che affonda le radici nel confronto”.

Singapore è stato realizzato in collaborazione con Indie Pride, un’associazione italiana che attraverso la musica e gli artisti si schiera contro il bullismo, l’omofobia e il sessismo.

Aurora Ricci e Barbara Suzzi sono due donne impegnate, che hanno sposato la causa dell’Indie Pride e nel corso del loro tour invernale, che ha toccato numerose città italiane, hanno incontrato diverse associazioni Lgbtqi per confrontarsi e scambiarsi idee su diverse tematiche.

Proprio tra la collaborazione tra la band e Indie Pride nasce il video di Singapore, fresco, semplice e spontaneo.

Nel video viene rappresentata una giornata qualsiasi di un/a musicista, dalla partenza, le chiacchiere, le amiche/gli amici, i camerini e il live. Nel video abbiamo evitato di usare il furgone per pudore: giriamo in due ma ogni volta ci chiedono se stiamo traslocando. Volevamo che principalmente veicolare libertà, gioco e volevamo trovare un modo che non fosse il classico “video impegnato”. Affrontare le tematiche del bullismo, sessismo e omo-trans-fobia non con un approccio didattico e convenzionale ma con un approccio più immediato, libero e semplice. Così, per evitare che “risultasse” un video con una postura preimpostata, abbiamo optato per girarne uno il più possibile spontaneo e la cui trama ci appartiene. Perché noi, così come chiunque altro, possiamo essere un sacco di cose e correremo più forte di ogni etichetta che cercheranno di metterci addosso. E le tigri si sa, corrono veloci“.

IO e la TIGRE saranno in tour per tutta l’estate e, se anche voi volete un assaggio di Grrr Power, non lasciatevi scappare queste date.

25 mag – Misano Adriatico – Primavera giovane
12 giu  – Bologna – Montagnola music pride
14 giu – Casaleone (VR) – Click park fest
28 giu – Roma – I-Fest – (w/Sick Tamburo)
29 giu – Castiglion fiorentino – Villaggio Rock (w/La Municipal)
5 lug – Lugo di Vicenza – Groove club
10lug – Torino – Flowers Fest
2 ago – Roè Volsciano (BS) – Restart musicando
3 ago – Sezzadio (AL) – Cascina bellaria
23 ago – Vinadio – Balla Coi Cinghiali

 

Testo di Laura Losi

Foto di Luca Ortolani

I LOREN e l’esordio con l’album omonimo. E con il cuore.

Il 14 dicembre è una data importante per i Loren dal momento che uscirà il loro album omonimo.

La giovane band è composta da cinque ragazzi tutti fiorentini e il legame con la loro città d’origine è forte in molti dei loro testi.

Un nuovo gruppo che arricchisce la famiglia indie-rock di Garrincha dischi.

Melodie orecchiabili che di primo acchito ti fanno venire voglia di ballare ma che ad un secondo ascolto, più profondo e più attento, ti portano a concentrarti sui testi.

Perché le loro melodie fanno quasi passare le parole in secondo piano ma, credetemi, perdersi il senso di questi testi
sarebbe un vero peccato.

Suoni ottimisti e allegri che vanno di pari passo con parole ricche di speranza che strizzano l’occhio ad un futuro radioso.

Ottimismo, secondo me, è la parola chiave per decodificare tutto il disco.

Ci salveremo tutti è la traccia numero uno. Già dal titolo capiamo qual è la visione della vita dei Loren: non c’è spazio per la sconfitta o la tristezza.

Le cose del passato si incontrano con quello che il futuro ha in serbo per noi. L’unione tra il passato e il futuro è la chiave verso la salvezza; è così che una cicatrice si trasforma in un tatuaggio.

Un album eclettico ricco di riferimenti ad artisti italiani e internazionali: i Loren hanno un background di tutto rispetto che va da Cremonini ad artisti internazionali come i The killers.

Dieci tracce che ci accompagnano in un viaggio musicale: passiamo da ballate, come Blister, a canzoni dal piglio più rock, Psicosi e Tutti fermi, o ancora a brani che se chiudi gli occhi ti fanno venire in mente l’estate, Roland Garros.

Menzione d’onore, a Giganti, la canzone che mi ha toccato di più di tutto l’album. Una celebrazione del passato e della fiorentinità. Ma sopratutto una celebrazione dei momenti di vita vissuta; perché oggi, abituati come siamo a passare il nostro tempo al telefono rischiamo di perderci i momenti importanti.

Questi cinque fiorentini sono da tenere d’occhio perché hanno tanto da regalare. E non escludo che riusciranno a fare come il loro idolo Batistuta: a zittire uno stadio, ma con il suono della loro musica.

E’ quello che gli auguro.

 

Laura Losi

Io e La Tigre @ Vidia_Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Io e La Tigre •

+ Thee Fuzz Warr

Vidia Club (Cesena) // 07 Dicembre 2018

 

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Apertura affidata al duo Thee Fuzz Warr, il Santo (Chitarra/Voce) e Pinna (Batteria) ci fanno ascoltare il loro Garage/Punk Psichedelico che mi ricorda tantissimo i ’68 fotografati qualche mese fa a Bologna (link qui).

Pezzi ruvidi e sporchi, chitarre effettate e cambi di tempo la fanno da padrona.

Sicuramente questo duo ha incantato le prime persone presenti.

E poi ecco Io e la Tigre, per le quali un live report non è sufficiente.

Dietro alle canzoni, ai testi, alla musica dolce alternata al suono graffiante c’è un mondo fatto di cultura musicale, di conoscenza storica e politica grazie alla quale l’intensità della performance risulta palpabile anche a chi ancora non le conosce bene.

Per questo motivo a breve ci saranno interviste e reportage su questo gruppo che consigliamo vivamente di ascoltare e di approfondirne i testi e le melodie.

E se sul palco ancora non le avete viste, munitevi subito di biglietto al prossimo live, perché non ve ne pentirete.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Sara Alice Ceccarelli

Foto: Luca Ortolani

 

Grazie a Garrincha[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10132,10131,10126,10123,10139,10141,10121,10127,10128,10129,10124,10125,10130,10142,10138,10140,10133,10122,10135,10134,10136,10137″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Thee Fuzz Warr

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10150,10149,10146,10145,10143,10147,10144,10151,10148″][/vc_column][/vc_row]

Cimini @ Locomotiv Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Cimini •

Locomotiv Club (Bologna) // 08 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

L’8 dicembre è stato un sabato sera diverso da tutti gli altri.

È stato il sabato sera dell’ultima tappa del Tokyo tour di Cimini, ma definire il live come una semplice data di chiusura, dopo 80 tappe, è del tutto riduttivo.

È stato molto di più.

Molto più del classico concerto a cui siamo abituati, sembrava una rimpatriata di persone che si vogliono bene e si ritrovano dopo tanto tempo a condividere lo stesso spazio vitale.

Siamo al Locomotiv Club di Bologna, città adottiva dell’artista e siamo in tanti. Dico “siamo” perché è stato come se fossimo tutti cantanti, tutti Cimini.

Tutti con lo stesso entusiasmo addosso, con la voglia di far sentire importante l’artista che a sua volta invece, non ha fatto altro che far sentire importanti noi.

È stato uno scambio equo di emozioni forti, di emozioni vere.

Più di una volta, il palco è stato “invaso” sia dalla band de Lo Stato Sociale che dal pubblico preso per mano da Federico (Cimini ndr) e fatto salire tra microfoni e batterie.

E allo stesso tempo, Federico scendeva giù dal palco, per ballare e cantare con i suoi fan.

È stato qualcosa di straordinario, un clima di festa, dove ogni singolo successo è stato intonato a gran voce.

Da tutti. Indistintamente.

Da A14 alla Legge di Murphy. Da Buongiorno a Una cosa sulla luna.

E poi la mia preferita Tokyo, che ha aperto e chiuso lo show.

È bello assistere ad un concerto da soli, (come nel mio caso sabato) ma in realtà non sentirsi soli neanche un attimo.

Ed è bello sapere che hai accanto persone come te, con la tua stessa passione, ma la cosa più bella in assoluto credo sia quella di avere anche di fronte una persona proprio come te, che con il suo essere spontaneo e quasi un po’ timido di fronte a tutto quell’amore, annulla ogni barriera.

E infatti non ce n’era neanche una.

C’è stato anche un momento di riflessione sulla brutta vicenda accaduta ad Ancona, proprio per lanciare un messaggio positivo e per celebrare il concetto di “insieme” e di non aver paura, ma di fare in modo che certi episodi non accadano mai più.

La musica dev’essere solo condivisione di felicità. E così è stato.

Prima che iniziasse lo show ho avuto la gioia  e l’onore, di poter fare due chiacchiere con lui in camerino, ed è stato bellissimo.

Non vedo l’ora di raccontarvi tutto.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Claudia Venuti

Foto: Marianna Fornaro (Locomotiv Club)

 

Grazie a Garrincha e Locomotiv Club[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10193,10190,10195,10196,10192,10197,10191,10198,10194,10200,10199,10201″][/vc_column][/vc_row]

La naturalezza di EDO (e dei Bucanieri) in Il Futuro in Ritardo

Edoardo Cremonese, in arte EDO, è nato a Padova nel 1986. Attualmente vive a Milano ed è pronto per far conoscere il nuovo album intitolato Il Futuro in Ritardo (in uscita ad ottobre).

EDO non è però nuovo sulla scena musicale. Già dal 2000 infatti si occupa di musica autoproducendo i propri EP e intraprendendo poi dal 2007 una carriera da solista.

Per Garrincha Dischi si occupa anche di comporre pezzi per i Bluebeaters e per Lo Stato Sociale con i quali in seguito collabora per il proprio album di prossima uscita.

Secondo le sue stesse parole, questo album è stato registrato in tre giorni e poi mixato in due, tutto all’insegna della naturalezza.

Una naturalezza che lo ha portato a produrre un album senza ricercare una eccessiva sperimentazione ma seguendo un flusso spontaneo di energie e idee, in continuo scambio con i Bucanieri, la band che lo accompagna dal vivo.

Ad un primo ascolto è facile inserire EDO all’interno di uno stile, quello dell’indie, un genere musicale che è nato in Italia negli ultimi anni (primi anni duemila) e che si sta evolvendo giorno dopo giorno acquisendo con facilità sfumature colorate, stravaganti, dolci e talvolta nostalgiche.

E se le fila del pubblico che si sta “indiezzando” si ingrossano sempre di più, è anche grazie ad una euforia sanremese che ha visto un argento (fortemente sperato da VEZ Magazine) proprio de Lo Stato Sociale (sempre Garrincha).

Sdoganiamolo allora, questo indie che tanto ci fa sorridere e sognare. Scanzonato, impegnato, felice, malinconico. Testi profondi ma leggeri. Testi indie, ecco.

E così EDO non ne sbaglia una, con pezzi degni di nota, più maturi degli album precedenti che suonano freschi e attuali.

 

Vorrei almeno regalarti un fiore / ma so che per farlo dovrebbe morire / e a te non andrebbe bene. 

da Cattive Abitudini

 

Edoardo, tu non lo sai ma hai raccontato un piccolo pezzettino della mia adolescenza. Correva l’anno 1998 e con poco tatto ho rifiutato una rosa di un gentile ammiratore perché in fondo, così strappata, quella rosa non era più viva. Ottima scelta quindi quella di non farlo.

In questo ultimo album si passa da musica e testi dolci e intimi come una serenata di Io ti penso sempre, a dediche d’amore che fanno ballare e sorridere per poi finire a far riflettere in Voglio scriverti una hit perché Lo sai ci sono strade / da cui è meglio non passare / come le nostre gelosie / e le nostre paure.

E quella strizzatina d’occhio al rock con Diamoci un bacio… forse il mio pezzo preferito.

Grazie EDO, un album come questo me lo sto proprio godendo.

 

Sara Alice Ceccarelli

Lo Stato Sociale

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

Lo Stato Sociale @ Piazza Maggiore – Bologna // June 12, 2018

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

E’ una festa questo 12 giugno in piazza Maggiore, con questa bellissima atmosfera allegra e questa brezza leggera che incredibilmente soffia a Bologna.

E la sento un po’ come la mia festa. E’ tipo un coronamento di quello che è stato il mio incontro a fine aprile con due dei membri de Lo Stato Sociale, Albi e Bebo, a Rimini per “mettere sù i dischi” durante la serata Metropolis organizzata dal nostro DJ Lappa (Gianluca Nicoletti ndr) presso la discoteca Life. Per chi di questo gruppo ne ha sentito parlare solo grazie a San Remo, vorrei dire che invece IO LO SAPEVO! Lo sapevo che avrebbero avuto successo e che la notorietà sarebbe cresciuta proporzionalmente ai pareri discordanti che giorno dopo giorno si affollano in rete, radio e tv sul tema “sono o non sono dei geni questi ragazzi bolognesi”.

Dicevamo che erano a Rimini, Albi e Bebo, e lo erano come Teppa Bros., appunto per far girare della buona musica sul piatto.

Ho pensato fosse un’ottima occasione per vedere se questo “storico” secondo posto a San Remo li avesse in qualche modo cambiati. Ho pensato che forse sarebbe stato non troppo facile raggiungerli. Ho creduto che probabilmente, come è accaduto con altri gruppi, avrei dovuto rincorrerli per poter anche solo salutarli e urlare da lontano due domandine stiracchiate. E invece,

 

  • Ciao ragazzi, potrei farvi qualche domanda? Sono Sara Alice di VEZ Magazine.
  • Si certo, ciao, ti stavamo aspettando.

 

Birra alla mano, ma solo loro, perché io non ero preparata a questa chiacchierata molto easy.

Sarebbe stato figo, ripensandoci, perché in realtà i ragazzi mi hanno raccontato quanto sono contenti di essere a Rimini, di farci ascoltare le tracce che amano di più, di aver finalmente trovato modo di “quagliare” la serata con Dj Lappa che conoscono dai tempi del Velvet e che per loro essere qui è come essere a casa. “E’ fuori dagli stress dei mega concerti che un po’ mettono anche ansia. Qui ci rilassiamo”.

 

  • Ragazzi ma questo San Remo? Siete ancora quelli di prima? Siete ancora voi?
  • Mah, guarda, da fuori c’è una percezione forse, che in realtà è diversa da quella che abbiamo noi internamente. E’ vero, ci sono una serie di soddisfazioni, come il singolo in radio, tante persone che si avvicinano che prima non ci sconoscevano. Dal punto di vista professionale è cambiato molto. Ma dal punto di vista personale non lo è. Noi vogliamo rimanere sempre come prima, perché questo non è un piedistallo vero. Non sei arrivato. Ci sono tante cose da fare, da costruire. Per noi tutto è stato una sfida nel corso degli anni. Ora, come è giusto che sia, la sfida continua, magari con un carico di pressione più alta, ma è sempre il solito discorso. Ci si migliora.
  • Noi abbiamo sempre preso per il culo chi sta sul piedistallo. Ma poi in realtà prendiamo per il culo anche noi stessi, quindi in realtà diventa davvero difficile sentirsi superiori. Che poi a cosa? Siamo superiori a chi? A noi stessi?”

 

Ma torniamo a questa bellissima piazza traboccante di persone di ogni età, sorridenti. Vivaci.

Torniamo qui con la nostra narrazione, e anche io torno mentalmente qui, dove finalmente, dopo anni, ho visto questo fantastico gruppo dal vivo, che canta, suona e balla con il sorriso sulle labbra. Che interagisce con il pubblico quasi non fossero loro gli artisti da ascoltare, ma come se le persone tra la folla fossero i reali protagonisti, quelli che Mi sono rotto il cazzo dei codardi con l’amore degli altri/Mi sono rotto il cazzo perché poi non si dorme più/Si sta svegli finchè non muore la speranza/Maledetta stronza che non muore mai mentre io vorrei dormire.

 

Sono qui, stavo dicendo.

Ed è qui che mi sono commossa, perché loro sono dei regaz come lo siamo noi, e perché c’è chi ha capito cosa dicono e il perché lo dicono.

E questa sera c’è anche chi ha sentito Lodo cantare L’Avvelenata di Guccini.

Ed è stato bellissimo.

 

Grazie a Lo Stato Sociale perché è stato magico essere qui con voi. E grazie anche perché quando il gioco si fa peso, voi cantate per me.

Grazie ad Antenna Music Factory e a Garrincha Dischi per l’accoglienza e l’organizzazione.

 

Testo: Sara Alice Ceccarelli

Foto: Luca Ortolani

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”6999″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”6997″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”6998″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7000″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7017″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7003″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7002″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7007″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7018″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7010″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7009″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7019″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7014″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7024″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7005″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7020″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7001″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7021″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7023″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7011″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7016″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7006″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7022″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7015″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7008″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7004″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column width=”1/2″][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7012″ image_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7013″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1517934209414{margin-top: 10px !important;margin-bottom: 10px !important;}”][vc_column][edgtf_single_image enable_image_shadow=”no” image=”7025″ image_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Scaletta:

Mi Sono Rotto Il Cazzo

Buona Sfortuna

In Due è Amore In Tre Una Festa

C’eravamo Tanto Sbagliati

Fare Mattina

La Musica Non è Una Cosa Seria

Sono Cosi Indie

L’Avvelenata (Guccini Cover)

Facile

Amarsi Male

Niente Di Speciale

Eri Più Bella Come Ipotesi

Medley

Abbiamo Vinto La Guerra

Io, Te E Carlo Marx

Una Vita In Vacanza

 

 

 

 [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]