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Tag: indie italiano

Ma quanto è puttana questa felicità?

Se ieri sera avessi avuto modo di fermare un attimo Tommaso Paradiso (nella sua totale illegalità estetica, tra l’altro) avrei preteso una risposta chiara e tonda a una mia domanda.

Poiché uno dei miei motti è: la vita è una puttana poi arriva lui e sostituisce la parola “vita” con “felicità” e mi rendo conto che la felicità è puttana davvero, ma davvero tanto. Una felicità “che dura un minuto ma che botta ci da”.

Ieri sono arrivata all’Unipol Arena di Bologna, per la terza tappa del tour dei TheGiornalisti, band che ormai non ha bisogno di grandi presentazioni, perché nel giro di pochi anni è riuscita benissimo a presentarsi e farsi spazio da sola nel panorama della musica italiana.

Sono arrivata a Bologna con la mia compagna di avventure e disavventure, nonché direttrice di questo magazine: Sara Alice Ceccarelli.

Il LOVE tour ha registrato sold out in ogni palazzetto possibile, con l’aggiunta di un secondo giro di date, perché per questo primo giro i biglietti sono andati letteralmente a ruba.

Tutto esaurito, un po’ come me e come i parcheggi intorno all’Unipol Arena (ndr).

Amo la parola LOVE, anche se ieri, appunto, il titolo della mia giornata non era proprio questo, ma la musica aiuta in ogni circostanza.

Alla musica non rinuncerei mai, neanche in una di quelle giornate talmente storte nelle quali la parola LOVE vorresti tipo eliminarla dal vocabolario.

Ma bando alle ciance e si va.

Inizio live previsto per le 21:00 e dalla tribuna est è tutta un’altra storia.

Dopo il classico quarto d’ora accademico inizia lo spettacolo, con un pubblico in delirio e una partecipazione continua, nessuno ha smesso di urlare e cantare. Nemmeno per un attimo.

Un concerto nel concerto, insomma, iniziato con Zero stare sereno e da lì, è stato un andare avanti e indietro nel tempo.

Brani come Fatto di te e Il tuo maglione mio, si alternano a pezzi del nuovo album come Controllo e Una casa al mare.

Non sono mancati neanche pezzi storici storici come Proteggi questo tuo ragazzo e Promiscuità, hit di inizio carriera che non tramonteranno mai, e che per chi segue la loro musica dagli esordi, finiscono per emozionare sempre un po’ di più.

L’unica canzone che avrei eliminato dalla scaletta è Riccione, ma solo perché ho rifiuto per quei singoli super commerciali che non rispecchiano assolutamente lo stile essenziale del gruppo.

A questo live non è mancato nulla. Si è vista una band consolidata e un Tommaso Paradiso in formissima, che tra salti e battute col pubblico, è stato capace di intrattenere andando oltre le solite frasi che si dicono durante i live.

Originali? COMPLETAMENTE.

 

Testo: Claudia Venuti

Foto strappalike anche se non intenzionale: Sara Alice Ceccarelli

La naturalezza di EDO (e dei Bucanieri) in Il Futuro in Ritardo

Edoardo Cremonese, in arte EDO, è nato a Padova nel 1986. Attualmente vive a Milano ed è pronto per far conoscere il nuovo album intitolato Il Futuro in Ritardo (in uscita ad ottobre).

EDO non è però nuovo sulla scena musicale. Già dal 2000 infatti si occupa di musica autoproducendo i propri EP e intraprendendo poi dal 2007 una carriera da solista.

Per Garrincha Dischi si occupa anche di comporre pezzi per i Bluebeaters e per Lo Stato Sociale con i quali in seguito collabora per il proprio album di prossima uscita.

Secondo le sue stesse parole, questo album è stato registrato in tre giorni e poi mixato in due, tutto all’insegna della naturalezza.

Una naturalezza che lo ha portato a produrre un album senza ricercare una eccessiva sperimentazione ma seguendo un flusso spontaneo di energie e idee, in continuo scambio con i Bucanieri, la band che lo accompagna dal vivo.

Ad un primo ascolto è facile inserire EDO all’interno di uno stile, quello dell’indie, un genere musicale che è nato in Italia negli ultimi anni (primi anni duemila) e che si sta evolvendo giorno dopo giorno acquisendo con facilità sfumature colorate, stravaganti, dolci e talvolta nostalgiche.

E se le fila del pubblico che si sta “indiezzando” si ingrossano sempre di più, è anche grazie ad una euforia sanremese che ha visto un argento (fortemente sperato da VEZ Magazine) proprio de Lo Stato Sociale (sempre Garrincha).

Sdoganiamolo allora, questo indie che tanto ci fa sorridere e sognare. Scanzonato, impegnato, felice, malinconico. Testi profondi ma leggeri. Testi indie, ecco.

E così EDO non ne sbaglia una, con pezzi degni di nota, più maturi degli album precedenti che suonano freschi e attuali.

 

Vorrei almeno regalarti un fiore / ma so che per farlo dovrebbe morire / e a te non andrebbe bene. 

da Cattive Abitudini

 

Edoardo, tu non lo sai ma hai raccontato un piccolo pezzettino della mia adolescenza. Correva l’anno 1998 e con poco tatto ho rifiutato una rosa di un gentile ammiratore perché in fondo, così strappata, quella rosa non era più viva. Ottima scelta quindi quella di non farlo.

In questo ultimo album si passa da musica e testi dolci e intimi come una serenata di Io ti penso sempre, a dediche d’amore che fanno ballare e sorridere per poi finire a far riflettere in Voglio scriverti una hit perché Lo sai ci sono strade / da cui è meglio non passare / come le nostre gelosie / e le nostre paure.

E quella strizzatina d’occhio al rock con Diamoci un bacio… forse il mio pezzo preferito.

Grazie EDO, un album come questo me lo sto proprio godendo.

 

Sara Alice Ceccarelli