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Tag: isabella monti

Turin Brakes @ Locomotiv Club

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• Turin Brakes •

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Dog Byron

Locomotiv Club (Bologna) // 20 Aprile 2023

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DOG BYRON

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VEZ5_2022: Isabella Monti

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Loyle Carner Hugo

Il flow cockney di Loyle Carner, giovane rapper britannico classe 1994, mi ha accompagnato nelle lunghe giornate di reclusione del 2020, tra una dolce Ottolenghi in featuring con il mio amato Jordan Rakei e una Ain’t Nothing Changed in heavy rotation.
Mi ha sempre incuriosito il suo modo così British di rappare, seppur non l’abbia mai approfondito a dovere… fino all’uscita di questo suo terzo album in studio, di cui scopro l’esistenza per puro caso meno di un mese fa. Impazzisco letteralmente, lo divoro, cerco un volo per Bristol per assistere al suo prossimo tour UK, andato sold out in una manciata di giorni.
Un album già definito dalla critica un totale capolavoro rispetto ai precedenti, intimo, duro, vulnerabile, in cui le rime sono sputate fuori come bile matura, supportate da una sezione ritmica di puro godimento che spazia tra nu-soul, d’n’b, jazz e gospel.
Fatevi questo regalo e guardate su youtube il live del 5 novembre di Parigi, tutto d’un fiato.

Traccia da non perdere: Hate

 

Sampa The Great As Above So Below

Dopo il clamoroso The Return di Freedom e Final Form, aspettavo quest’album come una bimba aspetta la mattina di Natale.
Un disco spirituale registrato interamente in Zambia, che nasce dalla terra e dalla pancia, fatto di rap, soul, r&b, richiami allo zamrock, reggae e ritmiche tribali. Un disco di bassi cupi che suonano nel petto, che parla di autoaffermazione, origini e famiglia, che celebra radici in terre d’Africa.
Solenne.

Traccia da non perdere: Never Forget

 

Serena Brancale Je So Accussì

Scalda il cuore, smuove il sentimento, fa shakerare il fondoschiena. Serena è straordinaria, “sta uagnedd che ride canta e sona”, con una voce che fa sognare e che non ha paura di far diventare il suo dialetto barese quasi sensuale. Finalmente un po’ di vero soul nella scena musicale italiana! Un album che è anche un inno al funk, alle ritmiche di un “basso anni ’70” e alla donna, celebrata anche grazie alle preziose collaborazioni con Rochelle e Margherita Vicario.
Un grande omaggio a Pino Daniele, maestro e faro di chiunque si approcci al funk all’italiana, con il rifacimento di tre brani caldi e avvolgenti, tra cui Je so pazz che incalza, un po’ lounge un po’ bossanova e una Alleria da lacrime.
Se poi ci mettiamo anche le collaborazioni con Davide Shorty su Rinascimento e Ghemon su Pessime intenzioni facciamo jackpot.
In loop per rinfrancare lo spirito.

Traccia da non perdere: Je So Pazz

 

Gabriels Angels & Queens

C’erano un direttore di un coro gospel, un regista e un compositore classico. Se fino a qui poteva sembrare una barzelletta, si dimostra essere una delle rivelazioni dell’anno.
Il primo disco del trio Gabriels stupisce con un mix pazzesco di gospel, soul e doo-wop, ballad spirituali e falsetti che ti strappano dentro, di linee tutte da ballare e godere come una hit di Lisa Stansfield e George Michael che viene dritta dritta dagli anni ’90 o un classicone di Prince.
Non c’è cosa più bella che scoprire buona musica nuova.

Traccia da non perdere: Angels & Queens 

 

Nu Genea Bar Mediterraneo

Il perfetto proseguimento di quel capolavoro (seppur un po’ inarrivabile) di Nuova Napoli.
Trascina nelle atmosfere malinconiche di una Napoli di 40 anni fa, che si trasforma in un vero porto di mare di contaminazioni sonore, frutto di una grande ricerca e della sperimentazione berlinese dei due producer Lucio Aquilina e Massimo di Lena, accompagnati da un pool di musicisti eccellenti e dalla sempre meravigliosa Fabiana Martone alla voce neomelodica.
Groove come se piovesse, profumo di ginestre, sorseggiando un Martini al Bar Mediterraneo, vista Vesuvio.

Traccia da non perdere: Marechià

 

Honorable mentions 

Kendrick Lamar Mr Morale & The Big SteppersHo sempre snobbato Kendrick Lamar, non so nemmeno perchè, preferendo un’altra scena rap americana. Un album forte, acido, complicato, fitto di contrasti che si sentono anche e soprattutto a livello di produzione, tra rap, trap e piano jazz. Intrigante.  

Swatkins Friends and other necessities Funky anni ’70 fresco e super godibile. Dopo tanti EP finalmente un album completo per questo master keyboard player della scuola di Stevie Wonder; ciliegina sulla torta, il feat. con il mio amato Allen Stone. Sicuramente da seguire.

Oscar Jerome The SpoonI singoli precedenti Do You Really e Sun for Someone si sono guadagnati un posto speciale nella mia playlist del feel good. Promette lo stesso anche questo nuovo album. Il nu jazz londinese non delude mai.

Kokoroko Could We Be MoreDa mettere in loop un sabato mattina di fine autunno, col sole che entra dalla finestra e una tazza di tè caldo in mano, come le note di un jungle jazz che scalda il cuore. 

Ishmael Ensemble The RebukeSi tratta “solo” del nuovo singolo di questo ensemble che scopro sul finire dell’anno. Penso proprio andrò indietro nel tempo a scoprire il resto.

 

Isabella Monti

Nu Genea @ Acieloaperto X

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• Nu Genea •

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LNDFK

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A C I E L O A P E R T O  X

Rocca Malatestiana (Cesena) // 29 Luglio 2022

 

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Foto di Isabella Monti
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LNDFK

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Kokoroko @ Acieloaperto X

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• Kokoroko •

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A C I E L O A P E R T O  X

Rocca Malatestiana (Cesena) // 12 Luglio 2022

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Ricordo la prima volta in cui ho ascoltato i Kokoroko: festa in casa, occasione non pervenuta. Classica serata tra amici: chiacchiere, cibo, alcol e musica di sottofondo.
Riccardo, un amico, mi dice “hai mai sentito loro? Sono una bomba”. Mi passa il telefono con Abusey Junction in riproduzione e impazziamo insieme.

Il giorno seguente, appena sveglia, li inserisco immediatamente nella mia playlist e da quel momento sono sempre stati una gran presa bene!

Collettivo Afrobeat di Londra fondato dalla trombettista Sheila Maurice-Grey, i Kokoroko sono Richie Seivwright (trombone e voci), Yohan Kebede (tastiere), Ayo Salawu (batteria), Tobi Adenaike (chitarra), Onome Edgeworth (percussioni) e Duane Atherley (basso). Dopo il grande successo del brano Abusey Junction e del loro omonimo EP del 2019, quest’anno i Kokoroko ci regalano i singoli Something’s Going On, We Give Thanks e Age of Ascent, lasciando tutti con il fiato sospeso in attesa del disco di esordio Could We Be More, in uscita il 5 agosto per Brownswood Recordings.

E oggi finalmente posso vederli dal vivo in questo magnifico posto che è la Rocca Malatestiana di Cesena nel contesto della rassegna acieloaperto.

Per arrivare alla location c’è un percorso in salita che mi fa rimpiangere di aver mangiato troppe pizzette all’aperitivo. La vista però vale assolutamente la pena. La Rocca è illuminata da grandi fari ed è molto suggestiva. Mi guardo intorno e già c’è musica live: Devon Miles Project e Savana Funk sullo stage B. Scaldano la serata e scaldano noi. C’è una bella situazione, familiare, amichevole e raccolta. 

Ore 21 circa la gente si avvicina al palco principale, qualcuno si siede a terra nell’attesa. 

Ed eccoli finalmente! I Kokoroko salgono sul palco. Li applaudiamo timidamente ma loro partono a bomba. Bando alle ciance, qui si fa musica. 

L’apertura è travolgente. La presenza di ognuno dei musicisti si fa sentire. Il sound è ipnotico e complesso, i fiati si intrecciano e poi lasciano spazio alle percussioni e al basso che tirano da morire. E le voci… strumenti anche loro. 

Già all’inizio ho l’impressione che la band non si fermi mai. Siamo talmente trascinati dai ritmi che ciondoliamo, ci culliamo sulle nostre gambe. È un’estasi continua.

Torniamo nel presente solo nell’attimo in cui Sheila annuncia Carry Me Home, un pezzo del 2019 con un incredibile solo di synth anni ’70.

Il bello dei Kokoroko è che sono un collettivo, un gruppo in qualsiasi senso delle parole. Manifestano una grande energia sul palco, trasmettono positive vibes e sono lì per comunicare con gli ascoltatori attraverso il mezzo più potente che possiedono: la musica. 

Così Yohan, che, come ci racconta Tobi, ha studiato per molti anni il piano, vorrebbe farci ascoltare qualcosa. A.O.A è una coccola: le percussioni delicatissime, la dinamica della batteria e la tromba, in un accompagnamento che si rivela romanticissimo sotto la luna piena. 

Il concerto prosegue e ci gasa sempre di più. Integrity e Caribou ci rendono liberi e balliamo a ritmo di samba jazz, battiamo le mani e i piedi. I Kokoroko si godono il palco e noi ci godiamo loro.

Finalmente Onome presenta il gruppo e annuncia Something’s Going On, un pezzo che in molti aspettavano. Il primo singolo pubblicato quest’anno dalla band che preannunciava già qualcosa di eccezionale. 

Siamo alla fine. I Kokoroko si inchinano, salutano e scendono dal palco. Il pubblico li applaude. 

Parte la musica di sottofondo, quella bastarda che ti fa capire che è quasi ora di tornare a casa. Richiamiamo la band sul palco ma siamo già rassegnati e aspettiamo l’accensione delle luci, altra spia malevola di fine concerto. 

E invece…

…Ayo sale sul palco, annuncia un’ultima canzone ma con una richiesta: dobbiamo scatenarci! E che ce lo dici a fare! 

Faremo come il jazz, andremo d’impulso!

 

Cecilia Guerra

Foto di Isabella Monti
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VEZ5_2021: Isabella Monti

Quando l’anno scorso avevamo pensato alle VEZ5, l’avevamo fatto perché ci sembrava un buon modo per tirare le nostre personali somme musicali dopo un anno particolare in cui la musica era stata contemporaneamente conforto e nostalgia. Per quanto non abbia raggiunto gli stessi livelli — anche se ci ha provato — il 2021 si è mantenuto un po’ sulla stessa scia del suo predecessore, quindi eccoci di nuovo qua, anche quest’anno, a tirare le nostre fila nella speranza di riuscire a tornare il prima possibile e in modo più normale possibile sotto un palco.

 

Hiatus Kaiyote Mood Valiant

Ho rischiato fortemente che questo numero 1 fosse anche numero 2 – 3 – 4 – 5 e oltre. Mi hanno incuriosito al primo ascolto, catturato al secondo, definitivamente presa al terzo. Il Natale 2020 ha avuto come colonna sonora Choose your weapon (loro secondo album), in loop per qualcosa come 72 ore consecutive e questo terzo album ne è la degna prosecuzione, un vero trip psichedlicojazzfunkindustriale. Il loro sound soul-aborigeno, mai scontato e tecnicamente spaziale, ti entra dentro e ti ribalta le viscere, mentre la voce soul graffiante-delicata-decisa di Nai Palm ti accarezza e ti prende a schiaffi allo stesso tempo.
Niente, li amo alla follia.

Traccia da non perdere: Chivalry Is Not Dead

 

Ainé Alchimia

Ho sentito per la prima volta Ainé al festival Sammaurock nel 2018. Non lo conoscevo, ma mi son bastati i primi secondi di batteria di Davide Savarese per innamorarmi.
Senza esagerare, uno dei pochissimi veri esponenti del soul italiano.
Dopo Generation One (capolavoro che ho nel cuore) e Niente di me, questo nuovo EP, oltre a vantare collaborazioni con artisti della scena soul/hiphop come Serena Brancale, Davide Shorty, Clementino & SIssi, Tormento ed Ensi, rappresenta una sorta di rinascita, la commistione di due anime, perdersi per poi trovarsi. Da ascoltare in loop.

Traccia da non perdere: Affogo

 

Davide Shorty fusion.

Davide Shorty rappresenta per me il ritorno a quell’hip hop italiano vecchio stampo, che tanto amo. Dopo il successo di Sanremo giovani con Regina, finalmente il nuovo lavoro, con una buona dose di hip hop, nu soul, jazz e richiami alla sua amata-odiata terra (Sicilia). Il risultato di questo mix? fusion., ap(punto).
Musicalmente di altissima qualità, grazie anche alla collaborazione con Musicisti con la M maiuscola come Davide Savarese, Emanuele Triglia, Claudio Guarcello e di featuring con artisti come Serena Brancale, Sans Soucis, Roy Paci e, udite udite, DJ Gruff (ex Sangue Misto <3).
Per non parlare poi dei testi, impegnati a livello politico e sociale. Finalmente qualcuno che “rappresenta per l’hip hop con la rima in italiano”, come diceva il buon Neffa ai tempi dei Messaggeri della dopa.
Tempi difficili per i concerti, questi, ma ho avuto la fortuna di poterlo vedere live e fotografarlo ben due volte nel 2021, una con il tour di fusion., l’altra per l’Italian Soul Summit, con Ainé e Serena Brancale. La cosa stupenda è che ormai ogni volta che vedo loro e il gruppo di strepitosi musicisti che li segue, mi sembra di ritrovare degli amici con cui condividere finalmente Musica di qualità. Una boccata d’aria fresca, ogni volta.

Traccia da non perdere: Non Respiro (ft. Amir Issaa)

 

Silk Sonic An Evening with Silk Sonic

Niente, che sono una rockettara di vecchia generazione ma ho le radici dove scorre prepotentemente il groove ormai l’avete capito (per la precisione, a Rimini sud, tra il fiume Conca e il Ventena).
An evening with Silk Sonic è quell’album che metti su quando hai bisogno di non pensare a nulla, ballare e lasciarti trasportare dalla musica.
Bruno Mars e Anderson .Paak sono un po’ come la coppia perfetta del varietà. Parte l’album e vieni subito catapultato a Chicago negli anni ’70, in un club fumoso, con 4 jazzisti sul palco mentre aspetti la star… e quando arriva, boom, parte lo spettacolo.
Black music, parti rappate su groove alla Kool & the Gang, sound alla Earth, Wind & Fire, George Clinton e Parliament/Funkadelic, Curtis Mayfield, un pizzico di Barry White, ballate, ironia, funky music. Ci sguazzo come Paperon de’ Paperoni nei dollaroni.
Da assumersi con un gin tonic in mano dopo una giornata di trituramento lavorativo (e non). Sculettamento assicurato.

Traccia da non perdere: Fly as Me

 

Allen Stone Apart

Il folletto del soul americano anni 2000 esce quest’anno con una raccolta acustica di alcuni tra i suoi pezzi più belli. Vocalmente pazzesco, come sempre. L’atmosfera è un po’ troppo… acustica, tanto, acustica. Ma, se la smaghita è dietro l’angolo (mi domando se fuori dalla Romagna questo termine sia comprensibile) penso subito a quella volta nel 2018, a Fort Lauderdale al Revolution Live… e sorrido. Uno dei concerti migliori della mia vita (e ne ho visti tanti).

Traccia da non perdere: Unaware

 

Honorable mentions 

Nu Genea Marechià – Cambia il nome, per ragioni socialmente ammirevoli, ma non cambia la qualità. Pezzo in linea con il precedente Nuova Napoli (consumato), una linea che mi fa impazzire. Non vedo l’ora esca il nuovo album.

Cory Wong & Dirty Loops Turbo – Ho il marito (musicista) in fissa, in macchina quando siamo insieme passa solo questo. Ma non mi lamento per niente, anzi! Cory Wong e Dirty Loops, una garanzia di goduria musicale.

Casino Royale Polaris – Al primo ascolto: però! Al secondo ascolto: meh? Album difficile, ma merita sicuramente altri ascolti più dedicati.

Jordan Rakei What we call life – Seguito, ancora più intimista, di Origin. Ricorda vagamente alcune dinamiche alla Thom Yorke. Ne scopro l’esistenza il 5 dicembre, niente male.

 

Isabella Monti

Sammaurock 2021

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Sammaurock 2021

Villa Torlonia (San Mauro Pascoli) // 30 Luglio 2021

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[/vc_column_text][vc_column_text]Dopo diciott’anni Sammaurock, l’evento musicale che dal 2004 accende di musica e creatività l’estate degli appassionati di concerti di tutta la Romagna, ha deciso di chiudere.

Lo ha fatto con una splendida ultima edizione venerdì 30 luglio 2021 sul palco della corte di Villa Torlonia Parco Poesia Pascoli: una vera e propria festa che ha celebrato la storia della manifestazione con una grandissima affluenza di pubblico, saldi punti fermi e sorprendenti novità.

Tra queste, la Stand Up Comedy che ha visto alternarsi Alessandro CiacciRaymond Solfanelli e Emanuele Tumolo per 45 minuti di monologhi dalle tematiche forti, che non ha risparmiato niente e nessuno e ha creato, come è consuetudine per questo tipo di comicità, divisione anche tra gli spettatori. Una scelta coraggiosa da parte dell’organizzazione.

Il posto d’onore della festa, ovviamente, è spettato alla regina musica.

La musica di Lorenzo Kruger, per esempio: il cantautore e fondatore dei Nobraino, che con la band ha incendiato non poche edizioni del Sammaurock lasciando ricordi indelebili nella storia del festival, è stato ospite con il suo pianoforte; tra le varie canzoni sono stati suonati anche i due singoli che faranno parte del suo primo disco solista in uscita in autunno, Il Calabrone e Con Me Low Fi.

La festa è importante e ce n’è per tutti i gusti. Per chi ama il sapore delle materie prime selezionate e di qualità, rigorosamente nostrane, ecco gli ingredienti di Funk Rimini: future funk, nu soul, hip hop e deep house, suoni allineati alle correnti Brainfeeder, che prendono forma attraverso synth d’annata, batterie elettroniche, basso, chitarra e una vocalità avvolgente in live magici ed esplosivi. Musicisti di razza che hanno lasciato a dir poco a bocca aperta il pubblico presente per la loro tecnica unita ad un gusto eccezionale.

Infine, un altro gradito ritorno sul palco del Sammaurock: gli Strikeballs. Una certezza per tutti gli appassionati di musica nella maniera più genuina e candida possibile: bravi musicisti che suonano bene buona musica. In particolare, brani swing, rockabilly, country e surf che si mescolano in un concentrato dal sapore californiano di fine anni ’50.

A chiudere le danze ci ha pensato il sottofondo musicale a cura di dj Stereo:fonica, da otto anni ormai dj ufficiale dell’evento.

Un grande successo che a fatto sì che a fine evento siano state tante le persone, sia tra il pubblico che tra lo staff che ancora credono e sperano di ritrovarsi a Villa Torlonia anche nel 2022.

Negli anni, sul palco della manifestazione si sono avvicendati cantautori e band emergenti di grande talento, molti dei quali hanno ottenuto grande successo a livello nazionale, tra cui: The Giornalisti, Colapesce, Cosmo, Ex-Otago, Landlord, Fadi, Roberto Dell’Era e Rodrigo d’Erasmo degli Afterhours, Gazebo Penguins, Maria Antonietta, Colombre e tantissimi altri.

Uno dei punti di forza della manifestazione è sempre stato anche l’ingresso libero che fin dalla prima edizione ha aiutato i ragazzi di Sammaurock a farsi conoscere, permettendo a chiunque di entrare e venire a contatto con gruppi indipendenti che anche dall’enorme talento.

“La nostra passione per la musica ci ha permesso in questi anni di andare a scovare veri e propri talenti che da lì a poco avrebbero avuto grande successo e di ricevere l’aiuto e il sostegno di tante attività del nostro paese che con grande entusiasmo ci hanno dato i fondi per organizzare ogni anno un’edizione sempre migliore” afferma Francesco Tognacci, presidente dell’associazione Sammaurock che con Davide Ponti e Mattia Emanuel Cesarini organizza l’evento dal 2004.

“Quando abbiamo iniziato, però, la musica era meno complicata di quanto lo sia diventato negli ultimi anni e soprattutto a livello personale, professionale e familiare ad oggi siamo molto più impegnati. Non vogliamo chiudere nessuna porta a priori, al momento, però, siamo molto stanchi e vogliamo goderci il grande successo di questa edizione 2021 senza pensare troppo al futuro. Vogliamo solo dire che l’enorme affetto e rispetto per la manifestazione che ci stanno arrivando in questi giorni da parte delle persone che ci seguono o collaborano con noi, non ci stanno lasciando indifferenti e li teniamo stretti. Al momento, chi era lì venerdì ha assistito all’ultima edizione di Sammauurock, poi non ricordo chi diceva che “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”.”

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Lorenzo Kruger

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Funk Rimini

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The Strikeballs

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Isabella Monti

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VEZ 2020: riflessioni di fine anno

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Il 2020 è stato un anno difficile per l’industria musicale: il Covid-19 ha condizionato la nostra vita da qualsiasi punto di vista.

Questo si prospettava un anno dalle grandi emozioni: doveva essere l’anno dei Pearl Jam a Imola, quello del gran ritorno dei Deftones a Bologna, sicuramente quello del ritorno del Boss Bruce Springsteen in Italia, i soliti grandi festival nazionali ed internazionali con nomi da leccarsi i baffi, invece è saltato tutto. Annullato e Riprogrammato sono state le due parole affiancate a quelli degli eventi. Sopravvivere e Reinventarsi invece sono state quelle cucite addosso agli addetti ai lavori, band e anche ai magazine di musica.

VEZ Magazine è nato principalmente come magazine fotografico ed è sempre contata tantissimo la qualità delle nostre immagini: negli anni passati quindi si è data sempre più importanza ai fotografi di live e ai loro contenuti, anche perché quasi ogni giorno c’erano concerti, eventi e materiale per galleries fotografiche.
A Marzo, quando abbiamo capito come si sarebbero messe le cose, non ci siamo dati per vinti e, sostenuti dai nostri giornalisti che si sono rimboccati le maniche, abbiamo spostato l’attenzione sui contenuti scritti per cercare di mantenere comunque vivo il magazine e continuare ad offrire la qualità a cui i nostri lettori sono stati abituati.
Alberto Adustini, Andrea Riscossa, Francesca Di Salvatore, Marta Annesi – il nostro quartetto delle meraviglie – insieme agli altri giornalisti, sono diventati i punti fermi di VEZ: grazie ai loro articoli, alle loro recensioni ed interviste, infatti, abbiamo comunque potuto apprezzare il meglio che questo 2020 poteva offrirci musicalmente parlando, in attesa di poter tornare sotto al palco ad imprimere in parole ed immagini le emozioni dei live.

Con l’avvicinarsi della fine di questo 2020 bisesto e decisamente funesto, abbiamo guardato indietro e per cercare di ricordarci com’era la musica prima della pandemia abbiamo fatto una selezione delle migliori immagini dei nostri fotografi, che fino a quando hanno potuto, si sono lanciati sotto palco ad immortalare i vostri cantanti preferiti.

Luca Ortolani

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Dall’alto, da sinistra a destra, foto di:

Editors – Elisa Hassert
Pubblico – Simone Asciutti
Max Gazzè – Siddharta Mancini
Melanie Martinez – Maria Laura Arturi
Soviet Soviet – Siddharta Mancini
Gazebo Penguins – Simone Asciutti
Big Thief – Francesca Garattoni
Zebrahead e pubblico – Luca Ortolani
Niccolò Fabi – Simone Margiotta
The Comet Is Coming – Siddharta Mancini
Kaiser Chiefs – Elisa Hassert
Gio Evan – Luca Ortolani
The Maine – Luca Ortolani
Milky Chance – Annalisa Fasano
Francesca Michielin – Luca Ortolani
Mecna – Alessandra Cavicchi
Calibro 35 – Isabella Monti[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Calibro 35 @ Acieloaperto

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• Calibro 35 •

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 Acieloaperto

Rocca Malatestiana (Cesena) // 01 Agosto 2020

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L’atmosfera è strana, diversa.
Siamo seduti e siamo pronti. Non possiamo stare vicini ma, dopo mesi di attesa, abbiamo un palco davanti.
È quasi irreale da quanto è bello.

22.00

Ci siamo. La platea è piena; sì, piena, perché il concerto è sold out e le distanze che ci separano sono riempite dalla voglia di ognuno di noi di tornare a vivere la tanto agognata dimensione live. Da fotografa di concerti ricomincio da qui perché, caso vuole, l’ultimo concerto fotografato prima del lockdown è stato proprio quello dei Calibro 35, al Locomotiv di Bologna, durante il primo tour del nuovo disco, Momentum, uscito per Record Kicks lo scorso gennaio.

Gabrielli e soci salgono sul palco e il film ha inizio.

Come se la puntina girasse sul 33 giri di Momentum, Glory-Fake-Nation sancisce l’inizio del nostro ritorno alla musica dal vivo e la batteria di Rondanini scandisce una marcia incalzante che ci guida alla scoperta di una scaletta pressoché perfetta.

Eccoci, Stan Lee fa il suo ingresso. Siamo in una Milano a mano armata soul, che strizza l’occhio alla modernità, ma anche un po’ ai ghetti di Brooklyn.
Il disco prosegue con la terza traccia, Death of Storytelling, sognante, vibrante, perfetta.

Continua l’inseguimento con lui, IL pezzo: SuperStudio. Forse il più amato di Decade (2018), arriva preciso e tagliente come il piombo di una calibro 9, per poi lasciare spazio al funk, quello puro, che ti entra dentro. Qui la sezione ritmica fa godere e, se non stai attento,quella sedia (che, diciamocelo, sta un po’ stretta) diventa il tuo dancefloor sulle note di CLBR35, che si specchia con il suo lato A e il funk-rock spaziale di Bandits, verso la fine della scaletta.  

Ma torniamo a noi e alle atmosfere un po’ noir di Automata e Tom Down, che ci trasportano in un romanzo di Raymond Chandler, dove l’investigatore privato dei romanzi hard-boiled degli anni ’30 sbircia attraverso la veneziana del suo ufficio, mentre in un vicolo lercio di China Town si sta consumando l’ennesimo, efferato, delitto.

A questo punto la macchina da presa torna negli anni ’70 e l’occhio di bue insegue un’auto spinta a folle velocità, in mirabolanti progressioni funk-jazz con botta e risposta tra il basso di Cavina e l’hammond di Gabrielli, che ci catapultano nei B-movies tanto amati da Tarantino. 

Dopo la godibilissima Thrust Force e Universe siamo a metà scaletta e l’atmosfera si fa fumosa. Come al cinema, siamo tutti incollati alla sedia, in attesa del colpo di scena… che arriva, eccome se arriva. 

Come? Con una chicca dall’ultimo album Momentum, Fail it till you make it, con quella batteria leggermente indietro che ti trascina, ti coinvolge e ti sconvolge, per poi incalzare e lasciare spazio all’assolo del sax di Gabrielli. Travolgente.

Non poteva che seguire 4×4 (sì, sono di parte, adoro questo pezzo); qui il protagonista del nostro film si muove come un gatto all’ombra dei lampioni di una città distopica, per poi precipitare nel vortice delle chitarre di Martellotta.

S.P.A.C.E. e il flauto traverso di quel genio di Gabrielli ci fanno tornare negli anni ’70; siamo ormai ai 3/4 della scaletta e Black Moon omaggia la meravigliosa luna che c’è in cielo questa sera, a far da cornice a questo concerto così tanto atteso dagli amanti del genere e dagli amanti della musica in generale perché, ragazzi, non so se fino a qui l’abbiate capito, ma stiamo parlando di Musica con la M maiuscola, grazie anche alla magistrale produzione ad opera di Tommaso Colliva.

Finalmente arriva lo space western di Bandits on Mars e noi balliamo, ormai inebriati dal funk che ha intriso ogni molecola del nostro corpo e, a seguire, il ritmo sincopato di Ungwana da S.P.A.C.E. (2015), il quinto album in studio del gruppo. 

Con One nation under a format, il cui titolo omaggia George Clinton e i suoi Funkadelic, e Trafelato, arriviamo alla fine di questo viaggio.

Ci manca un po’ Travelers, ma non gliene facciamo una colpa perché dopo i primi saluti arriva, come un regalo sotto l’albero, la Giulia che sfreccia in Bovisa, tra gli applausi e i sorrisi del pubblico. 

Titoli di coda, il film si chiude.

Il merch va a ruba e mi lascio soffiare sotto al naso l’ultima copia del vinile di Decade (argh!). 
Niente panico, c’è quella dolce musicassetta snobbata dai più, che mi chiama.
È mia e Gabrielli ci lascia il suo autografo sopra.

A quando il prossimo?

 

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Testo e Foto: Isabella Monti

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Calibro 35 @ Locomotiv Club

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• Calibro 35 •

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Locomotiv Club (Bologna) // 14 Febbraio 2020

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Foto: Isabella Monti

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