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Tag: la gabbia

La Gabbia “Madre Nostra” (You Can’t Records, 2019)

C’è un equilibrio perfetto tra rabbia e introspezione in Madre Nostra, primo LP de La Gabbia. Con otto pezzi che nell’insieme ricordano un giro sulle montagne russe, grazie all’alternanza tra un sound incendiario ed uno più tranquillo, la band bolognese riesce a scavare a fondo nella nostra natura e a metterci davanti agli occhi un’ampia gamma di sentimenti autentici, positivi o negativi che siano, ma tutti spaventosamente umani. 

Il giro di giostra inizia con Ilaria, dove è un risentimento senza filtri e quasi cattivo a fare da padrone. Il pezzo ricorda nello stile e nei suoni decisamente rock i due singoli pubblicati dalla band, Ho Bisogno e Violenza, dove troviamo anche una sorta di spiegazione a questi sentimenti più bassi e istintivi. “Violenza sei madre nostra, ma non ci hai mai riconosciuto”, ma, come con tutte le madri, arriva prima o poi la fase della ribellione nei suoi confronti.

Paradossalmente, in questo disco, la ribellione a “madre nostra” sembra proprio un abbandono a suoni più tranquilli e a testi che mantengono una certa tenerezza di fondo nonostante i ritmi ben scanditi delle chitarre o le esplosioni di batteria. È il caso di La Luna e i Falò, chiaro omaggio al romanzo di Cesare Pavese che ruota attorno alla necessità di mettere radici, oppure di Memorie di una Prostituta, il racconto molto sentito di una storia di dolore e riscatto. 

Più ci avviciniamo alla fine della corsa, più il disco fa emergere quella vulnerabilità che tendiamo a tenere nascosta. È un esempio Non Esisti, penultima traccia dell’album, che, inizialmente solo con voce e chitarra, ci racconta una storia d’amore tra due persone che si avvicinano senza raggiungersi mai. È quindi anche una storia di paure, di fughe e di rimorsi, perché la fine è inequivocabile: “non c’è più nessuno”, un grido triste che continua finché non sopraggiunge il silenzio. 

Quindi, dopo otto canzoni, cosa rimane alla fine di questo giro di giostra?

Forse la consapevolezza che non si può ridurre la natura umana ad un solo polo, solo al bianco o solo al nero. Non a caso, Madre Nostra è un melting pot, una scala di grigi.

Ma forse è un’altra consapevolezza che, soprattutto in questo periodo storico, vale la pena ribadire. La stessa espressa anche da Pavese quando nel suo romanzo scrive che “il sangue è rosso dappertutto”. 

Nel bene e nel male, facciamo tutti parte della stessa umanità.

 

La Gabbia

Madre Nostra

You Can’t Records, 2019

 

Francesca Di Salvatore

Aabu + La Gabbia @ Covo Club

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• Aabu + La Gabbia (Release Party) •

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+
SAFARI

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Covo Club (Bologna) // 02 Novembre 2019

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Sono i SAFARI, trio genovese attivo dal 2016, ad aprire questa data al Covo Club di Bologna. 30 minuti di alternative rock con testi in italiano e in inglese per presentarsi al pubblico bolognese.
Secondi in scaletta gli Aabu, band nata a Bologna nel 2010, che sceglie questa data per concludere il tour 2019. Tra i suoni potenti e a tratti malinconici, gli Aabu esprimono dal palco la loro passione e la forte emozione per un percorso che si sta per consolidare con un nuovo album in cantiere.
Arriva il momento de i La Gabbia che condividono con noi un nuovo inizio, l’uscita del loro ultimo album Madre Nostra. Anche loro bolognesi, si riaffermano tra il pubblico con i loro pezzi rock, pop rock e indie, che il frontman Michele Menichetti ci trasmette dritto al cuore con tutti i sentimenti che racchiudono.

 

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Foto: Luca Ortolani

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La Gabbia

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SAFARI

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Tutta l’umanità fuori da La Gabbia

Il vostro nuovo album Madre Nostra esce il 29 novembre, cosa volete trasmettere con questo disco?

Madre Nostra è a tutti gli effetti il primo disco, è la prima cosa matura che abbiamo fatto a seguito dell’EP di cui siamo soddisfattissimi.
In questo disco abbiamo fatto una scelta sonora precisa, più accurata nello stile, a differenza dell’EP che risulta più colorita e piena di sfumature.
Anche a livello tematico possiamo definire questo disco più “cattivo”, cosa non particolarmente presente nell’EP, in cui ci siamo mostrati più morbidi e meno aggressivi.
Si intitola così perché Madre Nostra è per noi l’umanità, perciò questo disco rappresenta il quadro distorto e pieno di sfumature di quella che è appunto l’umanità; si parlerà di cose bellissime ma anche di cose bruttissime.
Il disco comprende otto pezzi, di cui quattro super incendiari mentre gli altri quattro sono più introversi e riflessivi.

 

Siete un gruppo molto giovane ma avete già suonato in diversi festival tra cui il Frogstock e il MEI, in compagnia di grandi artisti della scena italiana. Quali consigli dareste a una giovane band che si sta per avvicinare al panorama musicale italiano?

Abbiamo avuto delle grandissime soddisfazioni che ci hanno aiutati a capire una cosa fondamentale che consiglierei a tutti: seppur sembri una banalità, è importante che nessuno debba mai pensare di allontanarsi dalla convinzione che quello che fa è di valore.
Questo è il consiglio che sentiamo di dare perché le soddisfazioni arrivano; noi senza nessun tipo di conoscenza, insistendo e credendo in quello che facciamo abbiamo raggiunto dei grandi traguardi, come ad esempio l’apertura di un concerto di Motta o dei Fast Animals And Slow Kids.

 

Molti artisti scelgono di fare dei featuring, voi cosa ne pensate? Ne fareste mai uno? Se si con chi?

Io personalmente ho già fatto un featuring con i Bytecore, una band della Basilicata.
Proprio questa occasione si è parlato con gli altri della questione dei featuring; sicuramente abbiamo tutti dei gruppi di riferimento della scena che ci piacciono: i Ministri, gli Afterhours. In particolare questi ultimi sarebbe un grande sogno.
Rispondendo con i piedi per terra invece sarebbe bello fare un featuring con Le capre a sonagli, che hanno delle sonorità molto interessanti, e con i Cara Calma.

 

C’è qualche rito che compiete prima di salire sul palco il giorno del concerto?

Credo che quello che facciamo sia il rito che vale un pò per tutti, ossia fuggire dalla stanza e andare a scrivere la scaletta. Questo rito appunto avviene sempre 10 minuti prima del concerto e ci ritroviamo in qualche tavolino remoto o nello sgabuzzino del locale. Questi minuti sono quelli più infuocati perché nello scrivere la scaletta ci insultiamo a vicenda. Nonostante questo non litighiamo, seppur non andiamo mai d’accordo, perché abbiamo capito che le cose più fighe nascono quando dalla diversità di gusti e pensieri di ognuno riusciamo a trovare un compromesso.

 

Giorgia Zamboni