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Tag: lorenzo kobe fazio

Vectronom, un sinuoso e sinestetico puzzle game musicale

Le campiture monocrome, acide, sgargianti. Il regolare vibrare, scotersi, agitarsi di cubi, parallelepipedi, piramidi. Il beat che scandisce il ritmo, disciplina e regola l’arrangiamento, ipnotizza il videogiocatore. Vectronom è quanto di più lisergico ci si possa immaginare, un quadro di Mondrian in costante fluire, un piano sequenza astratto di Nicolas Winding Refn, la traduzione, in forme e colori tangibili, di un concerto di Skrillex.

Sulle prime, nonostante un tutorial piuttosto esplicativo, ci si lascia sopraffare, confusi, smarriti, disorientati e quasi intimoriti da un’art design così razionalmente cacofonico, misuratissimo sul piano visivo, con linee nette e cromatismi contrastanti, caotico sotto il profilo prettamente sonoro, dove gli strumenti tendono a fagocitarsi tra loro, componendo motivi progressivamente sempre più complessi.

 

Vectronom screenshot 1

 

Se il cardine è la musica elettronica, Vectronom si spinge sino alla chiptune, all’ambient, alla goa trance per scoprire i limiti dell’utente, per sfidarlo a scoprire il meccanismo, il singolo suono che cela la soluzione dell’enigma di turno.

L’opera sinestetica di Ludopium, team di sviluppo con base operativa a Colonia, è difatti in tutto e per tutto un puzzle game, un intricato rompicapo in cui guidare un cubo verso l’uscita, evitando burroni, superando le trappole, eludendo altre forme geometriche il cui tocco vi costringerà anzitempo al game over.

Se l’abilità con il pad richiesta è estremamente limitata, è sufficiente armeggiare con la croce direzionale per compiere tutte le operazioni richieste, è fondamentale sviluppare il senso del ritmo, unico appiglio a cui aggrapparsi per svincolarsi dall’infinito susseguirsi di fallimenti a cui sarete destinati, eventualità che il più delle volte vi costringerà a ricominciare lo schema di turno da capo, fortunatamente un po’ più esperti, consapevoli di esservi avvicinati almeno di un passo al successo.

È certamente questione di provare e riprovare, sia perché sulle prime non è volutamente dato sapere come reagiranno gli oggetti e le forme geometriche che incontrerete per strada, sia perché alcune trappole sono inizialmente celate all’occhio.

Non è solo questione di pratica e materia grigia, comunque fondamentale per comprendere il funzionamento dei meccanismi che dovrete aggirare o sfruttare per raggiungere piattaforme sopraelevate o situate al di là di un burrone. Come anticipato, in Vectronom la musica è il principale strumento per sopravvivere. Solo muovendosi a ritmo anticiperete le mosse degli avversari, saboterete le trappole, verrete premiati con un punteggio soddisfacente alla fine del livello di turno.

 

Vectronom screenshot

 

L’intima connessione che lega beat, colori, forme geometriche e movimenti delle dita, induce il videogiocatore in un profondo stato di trance, una spirale ossessiva fatta di ultime partite in cui si finisce per vedere la musica e sentire sulla pelle i differenti cromatismi che dipingono le ambientazioni.

L’inspiegabile sinestesia di Vectronom è la più grande particolarità di un titolo che convince ulteriormente grazie ad un level design che si rinnova di continuo, costantemente rinvigorito da nuovi ostacoli e oggetti con cui interagire che variano la formula di partenza e propongono al videogiocatore sfide sempre nuove.

La piccola creatura di Ludopium è disponibile sia su PC che su Nintendo Switch. Per entrambe le versioni è consigliabile munirsi di un buon paio di cuffie e di giocare in un ambiente quanto più buio possibile. Correte il rischio di passare più tempo del dovuto davanti ai quadri digitali ed interattivi offerti da Vectronom, ma sarà un’esperienza che difficilmente dimenticherete.

 

Lorenzo “Kobe” Fazio

Gamification e musica, come imparare divertendosi con Syntorial

Con il termine gamification si intende comunemente l’utilizzo di principi e tecniche comuni nei giochi, applicate attraverso il game design, in contesti che di ludico, generalmente, hanno ben poco. Si tratta, insomma, di una strategia, ultimamente sempre più in voga, utile a rendere meno fastidioso e stressante lo svolgimento di precise attività, uno strumento a cui si affidano molte aziende per fidelizzare la clientela, quando non per motivare i propri dipendenti.

Uno dei tanti pregi della gamification è la sua applicabilità nei campi più disparati e tra questi c’è ovviamente la musica, la spesso noiosa, complicata ed ardua acquisizione di abilità e conoscenze necessarie per suonare degnamente uno strumento.

Joe Hanley, leader di Audible Genius, piccola software house statunitense, unendo le proprie competenze in qualità di insegnante, musicista e programmatore, ha ben pensato di dare vita a Syntorial, un software per PC che guida all’apprendimento dei rudimenti necessari per suonare il sintetizzatore, alternando lezioni teoriche con esercizi che non hanno nulla da invidiare ad un comune puzzle game.

Scaricato il software dal sito ufficiale, di cui esiste una versione di prova gratuita, ma il cui prezzo fissato per tutte le 199 lezioni è di 146,99 €, si verrà immediatamente introdotti ad un video che illustra le modalità di funzionamento del programma.

Avendo a che fare con un tutorial interattivo, come anticipato, il corso si avvierà con un filmato, utile ad apprendere i concetti espressi nella lezione di turno, sia essa interessata ad insegnare il lessico specifico o il significato e l’utilizzo delle icone e strumenti che compongono il sintetizzatore virtuale che occuperà costantemente la parte centrale dello schermo.

Una volta terminata la visione, si passerà immediatamente alla verifica pratica, veri e propri puzzle da risolvere, con tanto di valutazione e voto finale. A partire da un motivo preimpostato, vi verrà chiesto di riprodurlo, modificando indicatori ed effetti che compongono il sintetizzatore. Più i due suoni combaceranno, maggiore sarà il risultato ottenuto nell’esercizio.

Trattandosi di un software che ha tutte le intenzioni di incoraggiare lo spirito creativo degli aspiranti musicisti, nulla vieterà all’utente, durante i suoi molteplici tentativi, di salvare in qualsiasi istante una combinazione sonora particolarmente orecchiabile, da riutilizzare liberamente in un secondo momento.

Syntorial è un programma dalle grandi potenzialità, adatto ad un pubblico in linea teorica molto ampio. Essendo indirizzato principalmente a musicisti, è indispensabile possedere un minimo di dimestichezza con la materia in esame.

Al tempo stesso, tuttavia, ogni concetto è espresso in termini estremamente chiari e semplici, naturalmente solo in lingua inglese beninteso. A patto di possedere una tastiera USB da collegare al PC, praticamente imprescindibile per eseguire gli esercizi più complessi, e di saperla usare, con un po’ di buona volontà, persino un neofita potrebbe affidarsi a Syntorial per tentare la carriera di musicista di vaporwave, synthwave e generi affini.

Pratica, efficace, divertente, la creatura di Audible Genius è l’empirica dimostrazione di come la gamification funzioni anche in campo musicale e di quanto efficacemente veicoli l’apprendimento.

 

Lorenzo Kobe Fazio

Videogiochi in concerto, quando la colonna sonora merita un tour tutto per sé

Dai tempi dei tremolanti e cacofonici cinguettii a 8-bit, motivetti che in molti casi sono comunque riusciti a diventare intramontabili, brevi jingle che ossessivamente si ripetevano all’infinito nelle giovani menti di giovani videogiocatori, da quell’era ormai remota le colonne sonore dei videogiochi, soprattutto dal punto di vista puramente tecnologico, hanno fatto passi da gigante, arrivando a competere ad armi pari con quanto si produce solitamente per TV e cinema.

Se persino un grande artista del calibro di Gustavo Santaolalla, Oscar nel 2006 con I Segreti di Brokeback Mountain e di nuovo nel 2007 con Babel, è stato felicemente coinvolto nella realizzazione della soundtrack di The Last of Us, autentico capolavoro originariamente pubblicato su PlayStation 3 nel 2013, in attesa del sequel che lo vedrà nuovamente tra i protagonisti, significa che il medium anche sotto il profilo musicale ha raggiunto la piena maturità.

Con l’affermarsi di CD-ROM e DVD a formati riferimento, con il progressivo l’abbandono dei MIDI, comodi fintantoché c’erano restrittivi limiti di memoria da rispettare, team di sviluppo e compositori hanno potuto finalmente esprimere liberamente la loro creatività, arrivando al punto di confezionare temi e musiche d’accompagnamento indimenticabili, iconiche, significative tanto più quando accompagnano l’azione di un videogioco particolarmente riuscito ed ispirato.

Era questione di tempo insomma, il necessario per trasformare una generazione di ragazzini con la fissa per i videogiochi in adulti economicamente indipendenti, prima che a qualcuno venisse in mente di imbastire autentici concerti, con tanto di direttore e orchestra al seguito, che riproponessero alcuni di questi splendidi brani.

Eventi di questo tipo se ne organizzano diversi, già da qualche anno, un po’ ovunque nel mondo, Italia compresa. Non mancano iniziative meno ufficiali, con una scaletta che spazia in totale libertà da una saga all’altra. Ultimamente, tuttavia, stanno prendendo sempre più piede proposte monotematiche, sponsorizzate, organizzate e desiderate dagli stessi produttori dei videogiochi di riferimento.

Il caso più famoso, e di successo, è senza dubbio The Legend of Zelda: Symphony of the Goddesses, tour che ha fatto tappa anche nel Belpaese, che pesca a piene mani nella trentennale saga di Nintendo, non lesinando sul mescolare la musica a contributi video che contestualizzano ogni brano con il capitolo di riferimento.

Si tratta, naturalmente, di iniziative dal target estremamente ristretto, specifico, relativamente limitato. Il pieno apprezzamento del live, difatti, non può in alcun modo prescindere da quello che è il personale rapporto del singolo fruitore con l’opera da cui è ispirato.

Per quanto alcuni componimenti possano risultare piacevoli, e persino emozionanti, anche per il neofita, totalmente ignaro della provenienza di ciò che sta ascoltando, solo i fan e gli appassionati, ricordando il preciso istante in cui l’azione è accompagnata dal brano in esecuzione, può carpire appieno lo spirito che anima questa tipologia di concerti, sinceri tributi al videogioco stesso, quando non genuini album musicali di momenti nostalgici in cui crogiolarsi.

Oltre a Nintendo, anche il publisher nipponico Square-Enix, famoso per i suoi giochi di ruolo, è piuttosto attivo in questo senso. Dopo il successo mondiale di Distant World, tour dedicato alle musiche di Final Fantasy, e quello di Kingdom Hearts Orchestra – World Tour, il prossimo nove giugno, presso il Dolby Theatre di Los Angeles, debutterà il monografico Final Fantasy VII – A Symphonic Reunion, evento dedicato ad uno dei più famosi capitoli del brand di Square-Enix, occasione ideale anche per pubblicizzare l’ormai prossima uscita del remake del gioco del 1997, originariamente proposto sulla primissima PlayStation.

Iniziative del genere sono destinate a progredire negli anni, sia per frequenza con cui verranno proposte, sia per numero di artisti, publisher, organizzazioni coinvolte. L’ottimo riscontro dei tour organizzati negli anni scorsi, del resto, parla da solo.

 

Lorenzo “Kobe” Fazio