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Tag: margherita lambertini

ferrarasottolestelle 2021

Parco Massari (Ferrara) // 30 Giugno – 4 Luglio 2021

 

L’estate è appena iniziata, questa estate 2021 che si vuol scrollare di dosso un anno durissimo, per noi tutti e per la musica in particolare.

L’estate ferrarese, si sa, è rovente, spesso afosa, e gli appuntamenti dello storico festival ferrarasottolestelle, con le sue proposte live di altissima qualità, sono più rinfrescanti che mai.

Quest’anno la location è davvero suggestiva, all’interno di un fantastico giardino, il Parco Massari, cuore verde della città. È da qui, da questo cuore, che tutto ricomincia a pulsare, con più lentezza, quasi timidamente.

Seduti sul prato, connessi con la terra e col mondo, qualcuno ai margini accenna a qualche passo di danza…

 

FSLS 30 giugno Iosonouncane credit Sara Tosi 20
Iosonouncane (foto ©Sara Tosi)

 

La prima serata comincia con l’esibizione dei Vieri Cervelli Montel, che vengono accolti con un applauso, ma l’atmosfera è ancora tranquilla, finché non irrompe il fragore dell’incipit dell’album IRA di Iacopo Incani in arte Iosonouncane, un’esplosione di suoni, una lingua artefatta che diviene essa stessa pura sorprendente sonorità . Il pubblico, a terra, completamente avvolto da questa performance artistica, sembra trasportato in un mondo sconosciuto.

La serata seguente, apre il concerto il gruppo post-punk pesarese Soviet Soviet. Il dover stare seduti nelle proprie postazioni sul prato per rispettare le regole covid stavolta diviene una sensazione scomoda: fino ad un paio di estati fa questa musica ci avrebbe trascinati tutti sotto al palco a pogare e a saltarci addosso, ma adesso, noi tutti, stoici resistiamo…

 

Massimo Volume credit Riccardo Giori 3
Massimo Volume (foto ©Riccardo Giori)

 

Arrivano i Massimo Volume, una certezza nel panorama post-punk italiano, ed i fan li accolgono con molto calore, godendo come sempre delle liriche taglienti di Emidio Clementi e della sua band, che presentano il loro ultimo lavoro Il Nuotatore.

La terza serata è strana, in concomitanza si gioca la partita di Euro 2020 tra Italia e Belgio, ma il pubblico non ha dubbi e sceglie l’ottimo intrattenimento dal vivo che ci portano La rappresentante di Lista e prima, in apertura, una giovane band di origine padovana, i Post Nebbia.

 

la rappresentante di lista credit Riccardo Giori 3
La Rappresentante di Lista (foto ©Riccardo Giori)

 

Il duo di performer porta sul palco note e colori e tantissima fisicità, che viene trasmessa al pubblico attraverso un’atmosfera molto positiva, ed il pubblico reagisce battendo i piedi, cantando insieme, alla ricerca della ritualità collettiva che ancora manca. L’emozione è tanta ed alla fine si catalizza tutta in quella bandiera su cui viene scritta la parola “vita” con una bomboletta spray.

Nella quarta serata, il pubblico è diverso, è molto più giovane. Apre il concerto Generic Animal, e tutti cominciano subito a cantare, arriva Mecna ed esplode l’entusiasmo – tutti seduti a terra, ma le braccia si agitano, le torce dei telefoni si accendono, si canta: ecco il grande rito del live che ritorna!

 

Mecna credit Riccardo Giori 3
Mecna (foto ©Riccardo Giori)

 

Le emoticon della scenografia fanno l’occhiolino ad un pubblico di ragazzi emozionati che chiedono le loro canzoni preferite, e lui concede ovviamente anche il bis.

Alla fine, tutti se ne vanno in modo composto, mentre si odono i primi tuoni dell’imminente temporale.

La serata seguente, in cui avrebbe dovuto esibirsi Venerus, è stata purtroppo annullata a causa del maltempo.

Si conclude così questa edizione di ferrarasottolestelle, rinnovata ed originale, che ha avuto un ottimo successo di pubblico, che si è mostrato molto rispettoso delle regole e che ha potuto sperimentare un modo più rilassato di divertirsi, senza rinunciare alle emozioni, grazie alle proposte di artisti che incontrano i gusti di diverse fasce d’età e ad un’organizzazione impeccabile.

Confesso però che a me sono mancati un po’ i ciottoli di piazza Castello e i piedi doloranti a fine serata… Torneranno? Chissà…

 

Margherita Lambertini

Foto di copertina Riccardo Giori

OLTRE Festival 2021: le scelte di Amedeo Sole per andare davvero oltre

OLTRE Festival, inserito nel cartellone di iniziative estive promosso e coordinato dal Comune di Bologna, torna quest’anno con una rassegna di concerti ricca di generi e sonorità. Abbiamo avuto occasione di approfondire di più sul festival scambiando due chiacchiere con il suo direttore artistico Amedeo Sole.

 

OLTRE Festival: qual è il significato di questo nome?

“OLTRE Festival perché ha uno sguardo che vuole andare aldilà dei soliti confini, sia quelli musicali, attraversando diversi generi come trap, indie e pop, sia quelli urbani e sociali, portando la musica nella periferia bolognese.”

 

Mi parli della location, il Parco delle Caserme Rosse di Bologna: perché questa scelta?

“L’idea del festival è quella di poter portare la musica in luoghi meno conosciuti, che possono tornare ad essere parte vitale del tessuto urbano, sociale e culturale della città, come appunto il Parco delle Caserme Rosse.”

 

OLTRE Festival ha avuto uno stop di più di un anno, dovuto alla pandemia globale, ora si riprende con una rassegna di artisti freschi e gruppi di rivelazione come Psicologi e Ariete… ed anche con nomi già noti all’interno della scena musicale italiana, come Rkomi e Frah Quintale. A cosa punta facendo queste scelte? Esse dipendono anche dai suoi gusti personali?

“OLTRE ha avuto un anno di stop, ma non ci siamo mai fermati. Abbiamo organizzato un contest per i gruppi locali, OLTRE contest con dei giurati addetti ai settori, che permetterà quest’anno all’artista vincitrice Beatrice Dellacasa di esibirsi sul palco assieme agli headliner del festival. Nel frattempo abbiamo portato la nostra solidarietà ai lavoratori e lavoratrici dello spettacolo che sono stati fermi purtroppo per più di un anno, dedicandogli l’edizione che non c’è stata del 2020. Nel frattempo ho passato molto tempo a casa come tutti, ascoltando nuova musica e nuovi artisti, e qualcosa è stata inserita ad esempio all’interno nel Festival come Ariete. Le scelte artistiche sono dettate dal cuore oltre che dall’ascolto, artisti come Frah Quintale e Rkomi rappresentano in pieno l’immaginario e sono la perfetta soundtrack di OLTRE festival. Taxi Driver e Banzai sono tra gli album che ho più ascoltato nell’ultimo periodo e che hanno accompagnato questo periodo di ripartenza e voglia di tornare alla musica dal vivo.” 

 

Come si sente ora che si riprendono i festival, è fiducioso? Che aspettative ha risposto nel pubblico?

“Siamo molto contenti che si riparta col festival e che stiano ricominciando tutti gli spettacoli dal vivo dai concerti agli spettacoli teatrali. Tutto quel mondo che purtroppo si è bloccato per più di un anno sta riprendendo vita. Il riscontro che stiamo ottenendo dal pubblico è ottimo e le aspettative sono alte, le diverse date stanno esaurendo i biglietti e con le capienze attuali dovrebbero essere quasi tutte le giornate sold out. Speriamo che aumentino presto le capienze cosi da permettere a tantissima gente di venire ai concerti.”

 

Quali, secondo lei, potrebbero essere i riflessi positivi di questa edizione del Festival?

“Per riflessi positivi del festival ci aspettiamo che comunque siano tutti contenti di come andranno le varie giornate e i live. Stiamo già ragionando sull’edizione del prossimo anno che speriamo sarà senza misure restrittive covid e che invece quest’anno rispetteremo. Ci aspettiamo inoltre che OLTRE diventi sempre più un punto di riferimento per la scena musicale bolognese, per le sue diverse sonorità e per tutti quegli artisti emergenti che hanno voglia di suonare e di farsi conoscere al pubblico.”

 

Quali sono le modalità adottate in questo Festival per rispondere ai criteri imposti dai regolamenti anti-covid?

“Le modalità di ingresso al Festival sono in pieno rispetto di tutto il protocollo necessario per l’organizzazione dei concerti. Il regolamento prevede la misurazione della temperatura all’ingresso, l’utilizzo di mascherine per l’accesso al parco, le sedute distanziate e ci saranno poi dislocati in varie aree diversi distributori di igienizzante per le mani.”

 

Il festival propone altre attività culturali al di fuori della rassegna di concerti?

“Noi di OLTRE stiamo pensando anche ad una rassegna di artisti emergenti che si chiamerà Inoltre e la faremo in una nuova location della città in collaborazione con il club Millenium che si trova a Villa Spada dentro un parco storico, e che speriamo sarà attraversata da tutto il pubblico di OLTRE.”

 

Margherita Lambertini

Boston Manor “Glue” (Pure Noise Records, 2020)

I Boston Manor, quintetto di Blackpool formatosi nel 2013 ha già al suo attivo un EP Saudade (2015) e due album: Be Nothing (2016) e Welcome to the Neighbourhood (2018) sotto l’etichetta Pure Noise Records.

Sono una delle band britanniche che più di altre, con grande impulso creativo, affrontano temi forti, proponendosi al pubblico e ai fan come gruppo con “qualcosa da dire” come nell’ultimo album Glue: la colla ti invischia come una pervasiva angoscia, ma potrebbe essere invece la sostanza che ti tiene insieme, che ti ricompone.

Henry Cox, talentuoso e carismatico frontman, in tutta la sua discografia affronta un percorso di recovery da ciò che apparentemente sembrava averlo toccato solo marginalmente durante la sua infanzia trascorsa nell’attraente città di mare del Lancashire: all’età di dieci anni aveva assistito alla morte per suicidio di un uomo. Proprio nella sua città Cox ha sviluppato il suo percorso creativo cogliendone il background meno luccicante e più problematico.

In questo disco compie un ulteriore passo avanti e mette la sua esperienza a disposizione dei suoi fan e del suo pubblico. I temi che affronta sono importanti soprattutto nel nostro tempo: la mascolinità tossica, la salute mentale, il suicidio, le difficoltà di alcuni classi sociali dopo la Brexit.

Nei progetti precedenti queste tematiche erano già presenti, ma espresse attraverso metafore: in Glue diventa tutto più esplicito, diviene bisogno di condivisione, di non tenersi tutto dentro e mostrarsi con il cuore in mano.

Le sonorità dell’album hanno perso l’effervescenza del pop-punk e si sono orientate più verso il punk hardcore, generando uno stile più aggressivo e variabile con riff energici e suoni elettronici che sembrano arrivare dal futuro.    

Alcuni brani hanno un contenuto che si può definire politico, di denuncia, ed il rinnovato stile che Cox ci propone si fonde perfettamente con esso 

On A High Ledge, che inizia con Father, I think I’m different / I don’t like playing with the other boys / Father, I’m different / I like the way the flowers smell”, parla della mascolinità tossica insita nella cultura britannica e di come questa possa avere una responsabilità nell’importante numero di suicidi di giovani maschi. Ha un incipit lento con sonorità elettroniche che sembra prendere per mano e portare l’ascoltatore a riflettere sulla propria sensibilità. 

1’s & 0’s è una critica ad una generazione invecchiata che ha votato per la Brexit senza alcuna considerazione per il futuro dei giovani mentre Everything is Ordinary tratta dell’insensibilità diffusa e dell’ignavia del nostro tempo; entrambi sono brani squisitamente politici e di una straordinaria energia che fanno trattenere il fiato fino alla fine.

Ratking, con alcune reminescenze grunge che rimandano ai Soundgarden o agli Alice in Chains, è una metafora del forte individualismo: nel cercare di salvare solo noi stessi, senza collaborare, finiamo per distruggerci.

Glue è un album maturo con dei messaggi forti in quest’epoca così complessa: quello che auspica Henry Cox è una maggiore empatia, sarà forse una goccia nel mare ma rincuora sentire chi tende una mano ad una generazione in seria difficoltà.

 

Boston Manor

Glue

Pure Noise Records

 

Margherita Lambertini

Mavi Phoenix: the freedom of being pop

Questa intervista è disponibile in italiano qui

 

Mavi Phoenix, 22 years old from Linz, Austria, starts writing and producing songs in his bedroom since he was 11. At the moment, he is one of the most promising pop artists in Europe.

His debut album Boys Toys came out on April 3rd on LTT Records and it is a concept album that takes in and twists his inspirations in order to give back an original picture of himself through each song.

We interviewed Mavi to talk about the album and to learn more about the research his artistic course is based on.

 

Hi Mavi! Your new single 12 Inches has recently come out and it anticipates the release of your debut album Boys Toys: how does it feel to be an artist with his first full length album done? Are you excited about the release?

“It took me very long to release an album, so yeah I’m super excited for it. Also because it’s so personal, I mean you just mentioned 12 Inches which is the most personal track I’ve ever written, I feel like this is a very special record that will touch a lot of people’s lives.”

 

How would you describe the sound of your album? What are you aiming for, musically speaking? Are you satisfied with the final result?

“I’m never 100% satisfied with anything I do and I think that’s important for growth. But of course I love the album and I think it really fits my current situation. Also sound wise, there is a punk attitude on this record but it’s also very soft and emotional, then again it’s big and it’s pop. I think it’s a good mixture of everything I like.”

 

When did you start playing music and which channels did you prefer to share it with the world?

“I started writing songs when I was around 11 and also produced at that time, I actually started out as a producer. When I was 13 I uploaded a bunch of songs to MySpace. Then Soundcloud, Youtube…”

 

Your music mixes rap with pop and electronic music: is there any artist in particular that influenced you? If so, who specifically and how?

“I’ve mentioned him 100 times now and I’ll do it again: Tyler The Creator was a very big influence for years now for me, and also for my album Boys Toys. But I like so many artists and am influenced by so many. I’d say in particular for this record: Rage Against The Machine, N*E*R*D, The Black Eyed Peas… All bands that I’ve listened to since I’m very young.”

 

Now a more personal question, if you don’t mind, in regards to your coming out last Autumn: how do you feel this event changed your relationship with yourself and the perception of the world that surrounds you? Has it affected the relationship with your fans and the crowd at your concerts? How?

“Yes I think everything changed with this outing. Not for me personally, because I believe I’ve always been the same. But just to release this tension that’s been building up since years really affected my music and then again the relationship with my fans. They are incredibly supportive and like when I get personal and talk about real stuff. After my first concert after coming out people came up to me and told me how free and released I seem.”

 

Lastly, which are your plans for the future? Shall we expect your music to be influenced by these strange days of social distancing if not proper quarantine we are living?

“I’m taking this time off now to really concentrate on my transition but also on how I wanna continue musically in the next years. I’m producing more on my own since I can’t go to the studios with producers. Trying to make something good out of this really bad situation.”

 

Thank you for your time, we hope to see you live again soon!

 

Margherita Lambertini

Cover photo: Nils Müller

 

Thanks to Astarte

Mavi Phoenix: la libertà di essere pop

This interview in also available in English here

 

Mavi Phoenix, ventiduenne di Linz ma di ascendenze siriane, inizia a scrivere e produrre da quando aveva undici anni le prime canzoni nella sua cameretta. Attualmente è uno degli artisti pop più promettenti in Europa. 

Il 3 aprile 2020 è uscito, tramite etichetta LTT Records, l’album di debutto Boys Toys: un concept album che prende e stravolge le sue ispirazioni restituendoci ad ogni brano un’immagine originale di sé stesso.

Abbiamo intervistato Mavi per parlare dell’album e per conoscere la ricerca di sé che sta alla base del suo percorso artistico.

 

Ciao Mavi! Il tuo nuovo singolo 12 Inches è uscito da poco e ha anticipato la pubblicazione del tuo album di debutto Boys Toys: come ci si sente ad essere un artista con il primo album appena completato? Sei eccitato per l’uscita?

“Mi ci è voluto davvero tanto per pubblicare un album, quindi si, sono super eccitato. Anche perchè è così personale, mi spiego, hai appena citato 12 Inches che è la traccia più personale che abbia mai scritto; sento che è un album molto speciale che toccherà le vite di un sacco di persone.”

 

Come descriveresti il suono del tuo album? A cosa aspiri, musicalmente parlando? Sei soddisfatto del risultato finale?

“Non sono mai soddisfatto al 100% di nulla di quello che faccio e penso che sia importante per crescere. Ma ovviamente mi piace l’album e penso che calzi a pennello con la mia situazione attuale. Inoltre, musicalmente parlando, c’è un’attitudine punk in questo disco ma è anche spesso dolce ed emotivo, e di nuovo è grandioso ed è pop. Credo ci sia un giusto mix di tutto quello che mi piace.”

 

Quando hai iniziato a scrivere musica e quali canali hai prediletto per condividerla col mondo?

“Ho iniziato a scrivere canzoni quando avevo circa 11 anni e ho anche prodotto a quei tempi, anzi, in verità ho iniziato come produttore. A 13 anni ho caricato un po’ di canzoni su MySpace. E poi Soundcloud, Youtube…”

 

La tua musica mischia il rap col pop e con la musica elettronica: c’è un qualche artista in particolare che ti ha influenzato? Se si, chi nello specifico e come?

“L’ho nominato centinaia di volte e lo farò ancora: Tyler, The Creator è stata una grossa influenza per me per anni, e anche per il mio album Boys Toys. Ma mi piacciono tanti artisti e sono stato influenzato dal altrettanti. Direi in particolare per quest’album: Rage Against The Machine, N*E*R*D, The Black Eyed Peas… Tutti gruppi che ascolto da quand’ero molto giovane.”

 

Adesso una domanda più personale, se non ti dispiace, riguardo il tuo coming out lo scorso autunno: senti che questo evento abbia cambiato il rapporto con te stesso e la percezione del mondo che ti circonda? Ha influenzato il rapporto con i fan e con il pubblico ai tuoi concerti? Come?

“Si, penso che tutto sia cambiato con questo fare outing. Non per me personalmente, perchè credo di essere sempre stato lo stesso. Ma solo il fatto di lasciar andare la tensione che si era formata negli anni ha davvero influenzato la mia musica e di conseguenza il rapporto con i fan. I fan sono incredibilmente comprensivi e piace loro quando vado sul personale e racconto cose vere. Dopo il mio primo concerto dopo il mio coming out la gente è venuta da me per dirmi quanto sembravo libero e disteso.”

 

Infine, quali sono i tuoi piani per il futuro? Dovremo aspettarci che la tua musica venga influenzata da questi strani giorni che viviamo, tra distanze sociali se non addirittura di quarantena?

“Mi sto prendendo del tempo libero per ora per concentrarmi sulla mia transizione ma anche per pensare a come continuare musicalmente nei prossimi anni. Sto producendo di più da solo dato che non posso andare in studio con dei produttori. Sto cercando di tirar fuori qualcosa di buono da questa situazione.”

 

Grazie per il tuo tempo, speriamo di rivederti presto dal vivo!

 

Margherita Lambertini

Foto di copertina: Nils Müller

 

Grazie ad Astarte

Mecna @ Locomotiv Club

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• Mecna •

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Locomotiv Club (Bologna) // 21 Febbraio 2020

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1552435940801{margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_empty_space][vc_column_text]Corrado Grilli, in arte Mecna, è un rapper e cantautore italiano che negli ultimi dieci anni ha raccontato tramite i suoi testi una generazione. La sua musica è spesso definita come “romantica”, adatta ad un pubblico principalmente di ragazze, ma in realtà non è così: il pubblico del Locomotiv Club di Bologna stasera è particolarmente vario.

Una novità di questo tour rispetto ai precedenti è la presenza di una piccola band che lo accompagna durante il live, composta da Alessandro Cianci (chitarrista), Andrea Dissimile (batteria) e uno dei suoi produttori Marco Lvnar (tastiera e pc).
La scenografia è semplice ma suggestiva, con delle luci diffuse e una macchina per il fumo.

Il concerto inizia poco dopo le 22, partendo subito con Fuori dalla Città, un brano del suo ultimo album Neverland scritto in collaborazione con il produttore Sick Luke, accompagnato da giochi di luce blu e viola pazzeschi, scaldando così fin da subito il pubblico.

Nella scaletta si alternano brani nuovi e brani più vecchi: Laska, Lungomare Paranoia, Blue Karaoke e Disco Inverno. Non potevano mancare i classici come la trilogia dei trentuno (31/07, 31/08 e 31/09), brani a cui i fan sono affezionati e per cui si emozionano ogni volta che li canta.

Mecna inoltre ci rivela che il brano 71100 si riferisce alla città di Bologna, dicendo che la sente un po’ come se fosse casa sua e lo dedica a tutti noi presenti in sala.

A seguire, con Si Baciano Tutti invita tutte le coppie presenti a baciarsi e parte così il momento più romantico della serata. 

La chiusura del set principale arriva con Un Drink O Due, lui si avvicina sempre di più al bordo del palco cercando il contatto visivo ed emotivo con i fan e ripete il ritornello della canzone numerose volte.
Finita la canzone esce dal palco, ma il pubblico continua a cantare “come se, quando vuoi, se ti va, ci beviamo un drink o due…?” fino a quando non ritorna per fare gli ultimi due brani.

Il concerto si conclude con Pazzo di Te e Canzone in Lacrime e i ringraziamenti al pubblico lasciando il palco.

Corrado è sempre pazzesco nei suoi live, trasmette emozioni incredibili e uniche sempre, ci racconta storie e i suoni della sua musica ti trasportano altrove. 

E come lui stesso dice nel testo di Micidiale: “non importa quanta strada hai fatto, quanto hai sognato, in quanti ti hanno detto hai spaccato, riavvolgi e rifai da capo”.[/vc_column_text][vc_column_text]

Testo: Margherita Lambertini

Foto: Alessandra Cavicchi

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Grazie a Locomotiv Club

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Viaggio nell’Isola di Merio

Merio, classe 1988, inizia ad ascoltare hip hop nel 2005, poco dopo a scrivere testi e a fare freestyle. Ha cominciato il proprio percorso artistico nel duo Fratelli Quintale (assieme a Frah Quintale), con cui ottiene da subito ottimi riscontri grazie a performance live e a uscite come Weekend col Morto Mixtape.

Nel 2015, Merio e Frah decidono di separarsi per intraprendere delle carriere soliste. 

Merio pubblica diversi singoli e il 19 novembre 2019 esce Madame Putain, singolo che segna un cambiamento di stile musicale e l’inizio della sua collaborazione con l’etichetta Hokuto Empire. 

In occasione dell’uscita del nuovo singolo Isola gli abbiamo fatto qualche domanda per sapere di più sulla canzone e su come sta andando il suo progetto da solista.

 

Ciao Merio! Il 31 gennaio è uscito il tuo nuovo singolo Isola: come è nato e di cosa parla? 

“Diciamo che Isola fa parte di un capitolo composto da tre pezzi che sono Madame Putain, Isola ed il prossimo, che dovrà uscire tra un mesetto circa. In pratica ho voluto raccontare la mia ultima storia sentimentale ma al contrario, nel senso che Madame Putain parla della fine di questa relazione mentre Isola è come il ritorno a quel momento in cui ti accorgi che non ti trovi più bene con una persona e non riesci ancora a capirne il motivo, quindi è più l’espressione di una mia riflessione interiore. Questa considerazione era nata in una sera in cui mi ero ripromesso che avrei richiamato la mia ragazza il giorno seguente per raccontarle tutto ciò che mi ero minuziosamente studiato, ma poi, il giorno dopo, ho sentito in casa andare in loop questa base e questo fatto ha dato il via alla mia voglia di scrivere e mi sono scordato di tutto. In poche parole questo pezzo rappresenta un viaggio interiore che racconta di quel momento in cui nessuno dei due ha il coraggio di dirsi che la storia è finita.”

 

Nel brano racconti di un’inaspettata svolta. Ci sono state altre giornate in cui ti sei accorto che bastava poco: il sole, un evento inatteso per dimenticare tutti i propositi della sera prima? 

Si esattamente, nella canzone in particolare, quando dico “volevo chiamarti ma è spuntato il sole”, è ovviamente una metafora. Il sole può essere inteso sia come una bella notizia ricevuta, o conoscere una persona che ti piace e ti fa dimenticare un po’ tutto, oppure anche semplicemente una meravigliosa giornata di sole che dà una svolta al tuo umore e fa cambiare tutti i tuoi propositi.”

 

Dopo aver intrapreso il tuo percorso da solista, ti senti ancora influenzato dall’esperienza Fratelli Quintale con tuo fratello? 

“Sicuramente con mio fratello ho iniziato a fare musica quindi questa esperienza me la porterò sempre dietro. Sono molto cambiato rispetto ad alcuni anni fa e cerco di far crescere la mia musica insieme a me e alla gente che mi segue, perchè non mi piace fare sempre le stesse cose, diciamo che mi annoio facilmente ed ho sempre bisogno di nuovi stimoli.
Ad esempio rispetto al mio disco da solista Pezzi di Merio che è uscito nel 2018, i contenuti sono molto diversi e anche i prossimi singoli che pubblicherò in futuro avranno nuovi orizzonti. Sto attualmente creando una mia identità musicale a livello di suono ma senza forzarla, facendola venire fuori nel modo più naturale possibile e quindi lascio che le cose facciano il loro corso.”

 

Quali sono gli artisti che ascolti più spesso in questo periodo? 

“Non saprei darti una risposta ben definita in quanto ascolto praticamente qualsiasi cosa spaziando tra i vari generi dalla musica sudamericana, elettronica fino alla trap e vado a periodi a seconda del mio stato d’animo. Mi piace lasciarmi ispirare un po’ da tutto.”

 

Quali obiettivi hai per il tuo futuro? Hai in mente delle collaborazioni con altri cantanti?

“Collaborazioni per il momento ancora non lo so, sicuramente voglio fare qualcosa e ho alcune idee ma ancora niente di deciso. A breve usciranno altri singoli fino ad arrivare alla pubblicazione di un nuovo album.”

 

E per quanto riguarda i live?

“Per il momento siamo fermi, però sicuramente faremo qualche apertura ad alcuni festival questa estate anche se saranno comparse relativamente brevi.”

 

Margherita Lambertini

Mattia Mariano: storie sulle orme di Faber

Mattia Mariano, classe 1993 di Lecce, è cresciuto artisticamente col rap per poi passare ad un genere più cantautorale. Nel 2019 firma con la JEANS, uscendo con un nuovo progetto: Bombarolo.

Bombarolo è un breve concept EP che unisce sonorità attuali e passate, ispirato dalle opere di Fabrizio De André e in particolare dal personaggio del suo album Storia di un impiegato.

Mattia Mariano racconta la storia di un personaggio, PLAQO, che è il protagonista dei cinque brani che compongono il disco. 

Per conoscere meglio il suo percorso artistico gli abbiamo fatto qualche domanda, parlando del suo nuovo EP. Ecco cosa ci ha raccontato.

 

Ciao Mattia! Qual è stato il tuo percorso artistico finora e cosa ti ha spinto a passare dal rap ad un genere più cantautorale?

“Ho iniziato fare rap circa nel 2010 nelle gare di freestyle, quel concetto associativo del rap mi è sempre piaciuto.  Nel 2018 dopo aver cambiato vari gruppi, ho cominciato a ricercare una svolta e in questa fase particolare della mia vita mi sono ritrovato ad ascoltare molto Fabrizio De André e il cantautorato in generale. Quando poi ho ascoltato Storia di un impiegato (album del 1973) ho trovato quello che forse nel 2010 sentivo nel rap cioè quella “sana strafottenza” e quel senso di non innocuo.”

 

Il 14 gennaio è uscito il tuo primo EP Bombarolo: com’è nato e di cosa parla?

Il Bombarolo riprende la figura omonima di Fabrizio De André in Storia di un impiegato. Il mio EP è nato quasi per caso. Quel disco mi ha stregato completamente perché oltre che essere il primo concept album nella storia della musica italiana, lo trovo avanguardistico sotto tutti i punti di vista. Quando provavo a scrivere brani rap, non mi sentivo vero, sentivo una forza dura proprio nella scrittura perché la trap o il rap specie negli ultimi anni, ti costringe a scrivere in un determinato modo e ti vincola a determinati concetti, quindi avevo assolutamente bisogno di esprimermi in una maniera un po’ più complessa, perché è una musica che tende un po’ a semplificare. Mi sono ritrovato a voler riadattare De André alla trap.”

 

Quali sono gli artisti che hanno più influenzato la tua scrittura nella realizzazione di questo EP?

“Ho ascoltato tantissimo Fabrizio De André, Battiato soprattutto negli ultimi due anni, Caparezza. Anche Achille Lauro mi ha influenzato perché mi ritrovo nel suo vissuto e mi piace molto il suo tipo di scrittura: sebbene semplice è però efficace ed quello a cui ambisco.”

 

Nel brano La Ballata dei Dimenticati parli di un’umanità ferita o che cerca perdono per i propri sbagli, secondo te c’è una possibilità di riscatto per questi “dimenticati”?

“Il brano, essendo poi l’ultimo dell’EP, è più o meno la rappresentazione del Bombarolo, che dopo aver fatto un atto folle ha un momento di solitudine e dice “okay io adesso sono un dimenticato in questo momento sono al pari delle prostitute , sono al pari dei tossici e degli alcolizzati…”. Chiaramente il discorso dell’essere dimenticati, ripreso dall’idea dell’album di De André, è un concetto che mi piacerebbe allargare; penso che ogni persona abbia un motivo per sentirsi dimenticato e mi auguro semplicemente che chi si sente così ne prenda coscienza. Io credo che dal momento in cui se ne prende coscienza, il giorno dopo ci si può già sentire un po’ meglio di prima.”

 

Ci saranno dei live prossimamente?

“Certo, assieme alla mia etichetta discografica ci stiamo impegnando per avere la possibilità di poter fare qualche live in futuro.”

 

Cosa si prospetta nel tuo futuro, musicalmente parlando?

Ho già alcuni “brani dimenticati” scritti ma sto iniziando a creare nuovi brani. Rimarrò sempre sul genere più cantautorale e mi piacerebbe poter continuare a lavorare nel mondo della musica per molti anni.”

 

 

Margherita Lambertini