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Tag: ministri

VEZ5_2022: Marta Massardo

A dicembre scorso, mentre pubblicavamo per il secondo anno di fila le personali top 5 della redazione e degli amici di VEZ, ci eravamo augurati come buon proposito per l’anno nuovo di tornare il prima possibile e in modo più normale possibile ad ascoltare la musica nel suo habitat naturale: sotto palco.
Nel 2022 tutto sommato possiamo dire di esserci riusciti, tra palazzetti di nuovo pieni e festival estivi senza né sedie né distanziamenti. Però ormai ci siamo affezionati a questo format-resoconto per tirare le somme, quindi ecco anche quest’anno le VEZ5 per i dischi del 2022.

 

Cara Calma Gossip!

Per me è passata un’eternità dall’inizio del 2022 e mi sembra di potermi separare dal mio corpo e osservare i miei primi mesi dell’anno da spettatrice esterna. Un periodo strano e determinante, che ho vissuto sulle note dei Cara Calma, una colonna sonora che si è presentata al tramonto del 2021 e mi accompagna ancora adesso. È stato come tornare ai miei quindici anni e camminare per le vie del centro con i My Chemical Romance nelle cuffie: un dolore velato e quasi romantico. Mi servono gli schiaffi in faccia, sempre. 

Traccia da non perdere: Consumarci

 

Balto Forse È Giusto Così

È nella mia lista per il percorso personale che ho affrontato da quando ho recensito l’album su queste pagine a oggi. Avevo scritto: “Poi i primi anni di lavoro irrompono con le loro difficoltà e ci chiediamo quando scompariranno l’angoscia e il senso di inadeguatezza […]” Adesso mi sento molto vicina alla risposta e capisco che le emozioni che vorrei mi stanno cercando e devo farmi trovare.

Traccia da non perdere: I tuoi vent’anni

 

Ministri Giuramenti

Non c’è molto da dire: finché uscirà un album dei Ministri, ci saranno altissime probabilità che io vi dica di ascoltarlo, perché la musica è anche uno strumento di lotta politica e sociale.

Traccia da non perdere: Numeri

 

Editors EBM

È un album che unisce diverse generazioni, eterno come lo stile degli Editors ed è una consapevolezza che si è consolidata dopo essere stata al loro concerto al Balena Festival di Genova. Quando ho bisogno di sentirmi a casa e riconoscermi anche nella totalizzante frenesia quotidiana, so che l’indie rock britannico mi accoglierà sempre.

Traccia da non perdere: Heart Attack

 

Elephant Brain Canzoni da Odiare

Lo ammetto: sono entrata in un loop tremendo da cui non riesco a uscire. Canto a squarciagola la scena rock alternativa italiana perché sono del segno dei gemelli, ho le fisse periodiche e non riesco a dosarmi. E perché vorrei urlare al mondo che c’è molto di meglio dell’aura snob dell’indie italiano del 2016 (altrimenti chiamata Completamente Sold Out dei Thegiornalisti), che non si addice più alla mia personalità. Chissà cosa si direbbero i miei “Spotify wrapped” degli ultimi anni se si potessero parlare tra di loro. Forse ho bisogno di essere salvata, ma è anche vero che il 2022 non mi ha completamente soddisfatta nelle novità musicali. A ogni modo, gli Elephant Brain sono davvero forti e sono di Perugia come i Fast Animals And Slow Kids: speriamo che porti fortuna.

Traccia da non perdere: Calamite

 

Marta Massardo

Prato a Tutta Birra 2022

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11 Maggio 2022

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Bengala Fire

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Manitoba

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14 Maggio 2022

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Cara Calma

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Ministri

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15 Maggio 2022

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ROS

[/vc_column_text][vc_empty_space][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Letizia Mugri e Aurora Ziani

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Ministri “Giuramenti” (Woodworm, 2022)

I Ministri – il gruppo rock di Davide “Divi” Autelitano, Federico Dragogna e Michele “Michelino” Esposito – sono tornati con il loro settimo album Giuramenti, a un anno dall’uscita dell’EP Cronaca Nera e Musica Leggera.
La band ha annunciato l’uscita su Instagram con una presa di posizione sociale e romantica: “Mentre il vinile sembra aver trovato un posto nella modernità (spesso su una mensola più che sul piatto di un giradischi, ma tant’è), nessuno sembra voler dare una seconda chance al povero CD – nonostante siano ancora tante le case e le auto predisposte per lui soltanto. Giuramenti, il nostro prossimo album, uscirà il 6 maggio anche in Compact Disc, e per giunta in una speciale edizione che includerà anche i quattro brani dell’EP Cronaca Nera e Musica Leggera uscito l’anno scorso.”

Quando i Ministri pubblicano qualcosa di nuovo io sono felice, ma ho anche paura, perché temo sempre che le nuove canzoni non mi piacciano come le precedenti: è come se mi ancorassi a uno stato di perfezione e volessi custodirlo, evitandogli un possibile confronto fatale. La musica, però, deve maturare, perché i Ministri sono una band politica ed è la loro necessità di raccontare le criticità sociali attuali a renderli meravigliosi. 

Partiamo con i primi due singoli estratti dalle nove tracce del disco: Numeri e Scatolette. Numeri è un invito a riprendersi la collettività in un mondo permeato dai dati, in cui sembra che le cifre stabiliscano cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Oggi più che mai “Scendi in strada a cercare qualcuno / Scendi in strada a cercare rumore”, perché non è troppo tardi per vivere liberamente. A proposito del secondo singolo, i Ministri affermano: “Scatolette, tra le ballate che abbiamo scritto, è una delle più amare, probabilmente perché parla della crisi di una delle cose che ci sono più care – la musica. Quella musica con cui abbiamo stretto un patto ancora ragazzi, quella musica che pareva un angolo di libertà e indipendenza in un mondo che si preoccupava solo di far cassa, quella musica che sembrava poterci salvare. Scatolette è anche una canzone su tutte le luci che si sono spente: biblioteche e discoteche per la prima volta unite in un lento declino di cui non riusciamo più a vedere l’inizio.” La voce di Divi canta il dolore di chi ama il proprio lavoro ed è costretto a fare sacrifici e farsi sfruttare per avere una piccola speranza: “Voi ci volete comprare / Noi ci vogliamo salvare / Ma ci volete davvero / Non ci farete del male”. Raccontando la crisi della cultura e dello spettacolo attraverso la loro esperienza, i Ministri confermano un dogma forse sottovalutato: il personale è politico.

Ma passiamo alle note dolenti, ovvero alle mie canzoni preferite dell’album: Vipere ed Esploratori. Probabilmente, vi chiederete che senso abbia definire “dolente” qualcosa che mi piace, ma credo che il tratto distintivo dei Ministri sia la loro capacità di farti male. È la sensazione che provi quando infili le cuffiette e ascolti un brano che senti tuo e ti vibra nella pancia, per poi espandersi e farti venire la pelle d’oca. Vipere si apre con il finto messaggio tranquillizzante “Non avrai più niente da temere / Tra le vipere del tuo cortile / Stanno dormendo / Sotto quel sasso” e racconta un sentimento di continua incertezza. Ci sono momenti di calma in cui ti prendi del tempo per respirare e goderti la vita che ti sembra normale, ma le vipere stanno solo dormendo, è una quiete apparente accompagnata da uno stato di allerta che non ti abbandona mai. Esploratori è una canzone che si adatta a tante persone, uno di quei brani dei Ministri che parlano di percorsi di vita e disillusione e che si modellano sulle nostre vite. “Ti volevi arrampicare / E trasformare il mondo insieme a lei / Ma il mondo finisce qui.”

Davanti al computer, digitando le lettere per raccontarvi cosa penso di Giuramenti, ho realizzato quanto sia strano, da ascoltatrice, avere paura di un nuovo album: non è forse un sentimento che ci si aspetta dai musicisti? Si è creato un senso di reciprocità e credo che sia l’apice della musica. Inoltre, non è sempre corretto considerare ogni album come un’entità a sé stante: Giuramenti fa parte di un discorso più ampio che i Ministri portano avanti dal 2006, fatto di arte politica o, come piace definirla a me, lotta cantata. È come leggere un libro in cui ci sono svariati capitoli e alcuni possono essere migliori di altri, ma è il loro insieme a rendere completa la storia. Quindi, nessuna delusione: le nuove canzoni mi piacciono come le precedenti.

 

Ministri

Giuramenti

Woodworm

 

Marta Massardo

Ministri @ Balena Festival

Arena del Mare (Genova) // 18 Luglio 2021

 

Due anni esatti prima del concerto dei Ministri (Davide “Divi” Autelitano, Federico Dragogna e Michele “Michelino” Esposito), io mi trovavo all’Arena del Mare. Ero in piedi e, con scarso successo, mi muovevo seguendo il ritmo delle canzoni dei Fast Animals and Slow Kids. All’epoca non potevo sapere che avremmo vissuto una pandemia e che avrei sentito la mancanza della calca, del caldo asfissiante e dei capelli ricci sudati che mi bagnano il collo fino a che non li lego.

I Ministri vengono da Milano e amano Genova, lo hanno voluto ricordare sul loro account di Instagram nei giorni precedenti al concerto che si è tenuto nell’ultima serata del Balena Festival. L’ansia dell’attesa era più forte che mai e ho ripassato le canzoni della scaletta: volevo essere pronta per il mio ritorno ai live. 

In apertura si è esibito Pablo America, che ha scaldato il pubblico agitando la sua imponente massa di capelli ricci, neri e crespi che sembravano perfetti per la sua personalità. Dopo aver cantato alcuni suoi brani, come Noi non siamo il punk, Ascoltavo i Nirvana e Arianna, è iniziata un’attesa di mezz’ora che si è conclusa con l’arrivo dei Ministri sul palco e Tempi Bui. “Veramente vivo in tempi bui”: un inizio azzeccato.

Da subito, ho percepito un senso di stranezza che mi ha accompagnato per tutto il concerto: le sedie e il distanziamento non si adattavano al rock dei Ministri. Come ha detto lo stesso Divi: “Voi siete obbligati a stare seduti e noi siamo obbligati a vedervi così”. Negli intermezzi erano di poche parole, ma perfette. Più volte ci hanno invitato a farci un applauso e ricordarci che, nonostante tutto, ci stavamo portando a casa un concerto e andava bene così. Percepivamo un profondo senso di gratitudine.

Anche sul palco, la band ha ribadito in più momenti il forte legame con Genova e ha ricordato le sofferenze che la città ha vissuto e provato a superare. Avevo cinque anni, ero in vacanza, riconoscevo le mie strade nelle immagini dei telegiornali e non capivo come mai avessi paura. “Venti anni esatti fa, qua a Genova, è stato sospeso lo stato di diritto e noi ci abbiamo scritto una canzone”. La Piazza è uno dei tanti brani da pelle d’oca dei Ministri, ma ascoltarla nei giorni di commemorazione dei fatti del G8 ha tutto un altro sapore.

Abbiamo “ballato” sulle note dell’ultimo EP Cronaca Nera e Musica Leggera e di altri brani come Comunque e Gli Alberi e ci siamo emozionati sul tributo a Franco Battiato con Alexander Platz. Faceva più caldo rispetto alle sere delle settimane precedenti e tra le facce sudate del pubblico, un ragazzo ha guardato il suo smart watch e ha urlato di aver fatto molto più movimento del solito. Ho guardato anche io il mio: finalmente qualcosa ricordava la normalità.

Uno dei momenti più significativi del concerto, è stato quando Divi è sceso dal palco e ha iniziato a cantare e suonare il basso girando tra il pubblico e guardandoci negli occhi, manifestando la voglia di tutto il gruppo di ricominciare a stare in mezzo alla gente. 

Anche la chiusura è stata azzeccata e tra qualche lacrima, abbiamo iniziato a intonare Una Palude insieme ai Ministri. “Non è un segreto che la terra sia una palude senza di te” è una delle frasi migliori per salutare il pubblico che è tornato ad assistere ai concerti. Quando il gruppo ha lasciato il palco si percepiva già la nostalgia e dalle sedie delle ultime file è partito un coro che cantava Abituarsi alla Fine (in una versione più da stadio), un brano che non era nella scaletta. Tutti speravamo che la band tornasse per un ultimo pezzo. 

Poi è arrivato il momento di lasciare l’Arena del Mare, con la consapevolezza che non ci abitueremo mai alla fine dei concerti, ma c’è un pensiero che mi ha consolato mentre raggiungevo il parcheggio con i capelli finalmente legati: quello che ci mancava sta tornando. 

 

Marta Massardo

Foto di Copertina (archivio): Simone Asciutti

I Ministri @ MIND_Festival

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• I Ministri •

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+

Alteria 

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Mind Festival (Monte Cosaro – MC) // 26 Luglio 2019

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Ormai da anni, il Mind Festival di Montecosaro è una certezza per i marchigiani (e non) amanti dei bei concerti e della musica live. L’edizione 2019 mi ha riservato due grandi sorprese per l’appuntamento del 26 luglio: prima, l’annuncio de I Ministri, che mi mancavano davvero troppo, per una delle quattro eccezionali date del tour estivo; poi, l’opening act di Alteria, con la quale, dopo quelle che sono state più di una recensione e di un’intervista, si è creato un legame speciale.

Sono arrivata presto venerdì. Ho respirato l’atmosfera familiare ma entusiasta delle grandi occasioni. Un’organizzazione impeccabile, la cura dei dettagli, il prato sconfinato e la possibilità di incontrare gli ospiti, tra soundcheck, birre e il profumo degli arrosticini. Il disco firmato da Alteria, il suo La vertigine prima di saltare, per vederla, poi, saltare sul palco accompagnata dalla band e dalle canzoni colorate, come lei, di energia, rinascita e rivincita.

Soltanto un breve frangente per il cambio strumenti e il compattarsi delle prime file che ecco entrare in scena Fede, Divi e Michelino Esposito, nelle giacche napoleoniche dai bottoni dorati, la loro seconda pelle.

A cavallo delle imponenti note di Mammut, il set scorre tra chitarre distorte, rullanti incazzati, sudore, pogo, mani e microfoni al cielo. Idioti è la fiamma che accende il primo circle pit al grido di “sono io quello normale”, mentre I soldi sono finiti è la dedica ai dodici anni di attività del gruppo e a tutti coloro che, da eroi dei nostri giorni, hanno ancora il coraggio di formarne uno, nonostante di soldi ne siano rimasti, appunto, davvero pochi.

Un’onda emotiva travolge chi, da sopra e da sotto il palco, vive la musica come ragione di esistenza, ago della bilancia nelle scelte, denuncia di ingiustizie, mappa di sentimenti.

I ragazzi del Mind Festival, i precedenti live nelle Marche e il ritrovato calore del pubblico sono omaggiati nell’introduzione di Se si prendono te, tratta dal disco Per un passato migliore.

Passato, presente e futuro che si intersecano in Un viaggio, titolo dell’ultimo singolo e manifesto di un’ardua missione, paragonata alla titanica impresa di indossare le giacche, nonostante e contro il caldo. Un bilancio provvisorio, registrato e donato ai fan.

La prima parte si chiude con Il bel canto, in versione chitarra e voce, in nome di una forma d’arte, quasi estinta, che nasce da accordi semplici e autentici, testimoni di un momento unico ed irripetibile.

L’istantanea di Divi che si avvicina e si appoggia a Fede, nella ricerca di un contatto umano. Trovarlo e farlo esplodere, poco dopo, nel tuffo dalla transenna per lo stage diving, tanto immancabile quanto atteso.

Gli amplificatori si riaccendono sui versi taglienti di Fidatevi e su Bevo, quella che – dalle parole del frontman bassista – è considerata una bella canzone de I Ministri ma che nel tempo si è responsabilizzata.

<<Abbiamo ancora due colpi >> – confessa Dragogna con il viso nascosto dai capelli fradici – <<Facciamo in modo che, tra il mare, le colline e i monti, l’odio e la rabbia si tramutino in abbracci e applausi. Come ha già fatto tutto lo staff del Mind, volendo ancora questi quattro coglioni che, in Italia, continuano a fare quella cosa strana che si chiama rock ‘n’ roll>>.

Diritto al tetto e Abituarsi alla fine incorniciano un concerto memorabile, suggellato dall’invito a non mollare. Tuttavia alla sensazione che lascia aver vissuto un live de I Ministri non ci si abitua mai: le luci spente e il guardarsi dentro, rispecchiandosi nelle loro canzoni. Processo liberatorio ma tormentato.

Un’emozione densa, piena, profonda che, per fortuna, una fine non ce l’ha.

 

SETLIST:

Mammut
Cronometrare la polvere
Comunque
idioti
I soldi sono finiti
Sabotaggi
Stare dove sono
Usami
Se si prendono te
Due dita nel cuore
Un viaggio
Una palude
Il bel canto

Fidatevi
Bevo
Diritto al tetto
Abituarsi alla fine[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Laura Faccenda

Foto: Giorgia Zamboni

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Grazie a Magellano Concerti

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Alteria

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