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Tag: motta

Motta @ Villa Ada

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• Motta •

+

Erio

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Villa Ada (Roma) // 17 Giugno 2022

 

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Foto: Daniele L. Bianchi
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ERIO

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Motta | Lucio Corsi @ Pistoia Blues

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• Motta •

 

• Lucio Corsi •

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Pistoia Blues 2021

Pistoia // 10 Luglio 2021

 

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Lucio Corsi

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Motta @ Mamamia

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• Motta •

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@ Mamamia (Senigallia)  // 24 Agosto 2019

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<< Sono anni che sono in giro e queste saranno le ultime date di un tour che in realtà non si è mai fermato da almeno tre anni, come non si è mai fermata la mia voglia di cambiare idea sulle cose. Da quando sono partito è cambiato quasi tutto e un po’ come la vita una persona passa il tempo a viaggiare per tornare al punto di partenza. Per questo dopo questo tour mi fermerò per un po’. Per tornare bambino consapevole di tutto quello che è successo. L’esperienza di questi anni mi ha aiutato a capire questo, a cercare di essere adulto, forte e fragile nello stesso tempo e a capire quando il silenzio si fa musica. Ci vediamo in giro, sarà un tour bellissimo e faremo tanto rumore. Se no che gusto c’è >>.

Una promessa mantenuta, quella di Motta che, Sabato 24 agosto, in occasione dell’ultima data del Tra chi vince e chi perde tour, di rumore ne ha fatto tanto, e forte e intenso, sul palco del MAMAMIA di Senigallia. Una location che, per noi ragazzi marchigiani nati fra gli anni Ottanta e Novanta, ha sempre quel fascino malinconico delle serate adolescenziali, degli autobus organizzati con gli amici, dell’apertura estiva, del volume della sala rock, dall’alba che spunta sui finestrini in autostrada.
Ricordi che sembrano prendere forma, in note e parole, nel brano La fine dei vent’anni con cui l’artista pisano saluta il pubblico, pizzicando delicatamente le corde della sua chitarra. È l’album omonimo, uscito nel 2016, insieme a Vivere o Morire, del 2018, a scandire le tappe di un vero e proprio viaggio fatto di sogni, cambiamenti, chilometri in giro per l’Italia, perdite e conquiste. Un viaggio imprescindibile da due elementi: dietro di lui, la band, con la quale Motta confessa sempre di avere un legame fraterno; davanti a lui, i suoi fan.
<< Avete fatto bene a venire stasera >> – dichiara, dopo aver eseguito Quello che siamo diventati e Di quello che passa la felicità – << È stato un tour incredibile. Per l’ultima data, ho voglia di parlare un po’ con voi. Mi vedrete sorridere… Strano no? Anche la convinzione che Motta non sorride mai…È sbagliata… O meglio… È parzialmente sbagliata >>.
Alla performance interpretativa e vocale impeccabile, sempre più e contraddistinta da un’impronta cantautoriale matura, si alternano aneddoti e racconti che permettono di addentrarsi intimamente nella genesi e nei versi delle canzoni. Mio padre era comunista è il momento per sottolineare che non ci si dovrebbe mai vergognare di avere un pensiero di sinistra, anche in un periodo storico come questo. Chissà dove sarai si trasforma nella dimostrazione che alcune storie d’amore possono finire male ma possono anche finire malissimo. Prima o poi ci passerà riecheggia l’immagine di Francesco seduto alla batteria dei Pan del Diavolo, qualche anno fa: <<Stavo suonando con questo gruppo che probabilmente non conoscerete, quando mi sono messo una mano tra i capelli e ho pensato: “E se un giorno dovessi diventare pelato? È un’idea che mi ha sempre terrorizzato. Oggi, dopo tutto quello che è successo, dopo gli stravolgimenti, la musica che è diventata il mio lavoro e la pausa necessaria per scrivere un nuovo disco, sono più tranquillo però. Perché so che voi ci sareste comunque, anche se dovessi diventare pelato >>.
L’esperienza di Sanremo è rivissuta nell’introduzione di Dov’è l’Italia. Oltre all’invito a non scoraggiarsi e credere fermamente nei propri valori, dimostrandosi più intelligenti di determinati soggetti pur non sentendosi rappresentati, il brano presentato all’Ariston contiene una dichiarazione d’amore per i musicisti che lo accompagnano. <<Non ve l’ho detto mai, ragazzi…ma mi siete mancati un casino su quel palco >> – confida il cantante.
Non possiamo che dargli ragione. La coesione, l’intesa, l’empatia create grazie all’energia di Cesare Petulicchio alla batteria, il ritmo di Federico Camici al basso, la maestria di Giorgio Maria Condemi alla chitarra sono reagenti fondamentali nell’ “effetto Motta”. Le corde del violoncello di Carmine Iuvone e l’accompagnamento alle tastiere di Matteo Scanicchio sono stati il valore aggiunto negli arrangiamenti di questo tour, in equilibrio fra la dimensione del teatro e quella cinematografica da colonna sonora.
La prima parte è incorniciata dall’intimità delle luci soffuse e dei dolci accordi di Mi parli di te, dedica al padre e consiglio spassionato a tutti i presenti di non aspettare troppo a dire quello che si ha nel cuore. Il set finale è inaugurato da una perla inaspettata, Abbiamo vinto un’altra guerra (“questa non la facciamo mai”), per esplodere nei timpani di Roma stasera e nella psichedelia di Ed è quasi come essere felice.
È proprio con questo brano che si apriva il precedente tour di Motta e il suo ultimo lavoro in studio che contiene, nel titolo, il destino e la scelta suprema dell’uomo. Ed è in questa inversione tra inizio e fine che si rintraccia, secondo me, la nuova e cresciuta consapevolezza dell’artista, la capacità di rivivere un percorso osservandolo da angolature differenti, da punti di partenza e di arrivo mai uguali ma sempre intrisi di significato.
Una consapevolezza che porta con sé la promessa onesta ed estremamente umana di tornare solo quando avrà qualcosa di importante da dire e da scrivere. Una consapevolezza che colloca in una posizione precisa e previlegiata tutti quelli che si trovano tra chi vince e chi perde: in quello spazio, sopra e sotto il palco, c’è lui, ci siamo noi, ci sono tutti coloro che, grazie alla musica, condividono la propria solitudine e riescono, in qualche modo, a sentirsi meno soli. Insieme.

 

 

SETLIST:

La fine dei vent’anni

Quello che siamo diventati


Di quello che passa la felicità

Se continuiamo a correre

Mio padre era comunista

Vivere o morire

Sei bella davvero


Chissà dove sarai


Prima o poi ci passerà


Cambio la faccia


La nostra ultima canzone

Dov’è l’Italia
La prima volta


Fango (Criminal Jokers)

Mi parli di te

Abbiamo vinto un’altra guerra


Roma stasera


Ed è quasi come essere felice

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Laura Faccenda

Foto: Lucia Bolletta

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Motta @ OLTRE_Festival

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• Motta •

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Oltre Festival (Parco Caserme Rosse – Bologna) // 05 Luglio 2019

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Foto: Luca Ortolani

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LA LINE UP DI OLTRE FESTIVAL

La nuova arena della musica di Bologna

Dal 3 al 7 luglio nel Parco delle Caserme Rosse

 

Nasce a Bologna una nuova arena estiva dedicata alla musica: Oltre Festival, un invito a passare cinque giornate oltre le mura del centro, a esplorare generi e suoni, a scoprire artisti noti e meno noti che stanno lasciando il segno nel panorama artistico italiano.

 

Un Festival fresco non solo per la proposta musicale ma anche per la location: sarà, infatti, il Parco di Caserme Rosse, in Bolognina, ad ospitare la rassegna annunciata in occasione della presentazione del cartellone Bologna Estate 2019 promosso dal Comune di Bologna. Uo spazio periferico, dunque, che si trasformerà in uno dei luoghi più importanti della proposta culturale dell’estate bolognese.

 

Questi i nomi annunciati in attesa che vengano svelate le prossime sorprese:

 

Noyz Narcos, Rkomi, Ernia, Speranza, Franco 126, Mecna, Motta, Murubutu, Giorgio Canali e Rossofuoco, Clavdio, Margherita Vicario, Nostromo, Fosco 17, Massimo Pericolo, Irbis37, Dola.

 

I concerti saranno a pagamento nelle giornate del 3-4-5 luglio e gratuiti il 6 e il 7.

È già possibile acquistare i biglietti su www.boxerticket.it e www.ticketone.it e in tutti i punti vendita autorizzati.

OLTRE Festival è organizzato da Zamboni 53 Store, Millenium Club e Unipol Arena in collaborazione con Arci Bologna e il patrocinio del Comune di Bologna.

 

L’Ufficio Stampa

Marco Pignatiello | Arci Bologna

  1. 329 5434389 | [email protected]

Concerto per Genova

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• Concerto per Genova •

Genova (RDS Stadium) // 17 Novembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il 14 agosto 2018 è iniziato come un giorno tra tanti.

Mi alzo, doccia, colazione e mi preparo per andare al lavoro. Un lavoro di quelli che amo, quelli dove al centro di tutto c’è la musica. Tutto sommato, una bella giornata.

Ore 12:05

“Hai visto cos’è successo a Genova?”.

“No, che è successo?”.

“Meglio che accendi la tv”.

Esco dal bagno. E mi dirigo in salotto. Tv già accesa e il mio collega (Carlo Vergani, ndr) davanti allo schermo.

“Carlo metti il TG, Alessio mi ha detto che è successo qualcosa a Genova”.

“Ah lo so VEZ. Vieni a vedere”.

Questo è il mio primo ricordo di quel giorno.

Un giorno nel quale in un primo momento ho creduto che questa storia potesse essere un po’ come le tragedie successe a L’Aquila nel 2009 oppure come il terremoto dell’Emilia del 2012, per poi rendermi conto che con quel tipo di tragedie, questa non ha nulla a che vedere.

Questa, piuttosto, ricorda il disastro del Vajont del 1963. Un disastro prevenibile.

E se ci fosse qualcosa da dire riguardo al 14 agosto 2018 e al crollo del ponte Morandi, forse, gli abitanti e le vittime potrebbero dire la stessa cosa: tutto era prevedibile e previsto.

Sicuramente la morte di tutte quelle persone poteva essere evitata.

Quarantatré persone rimaste vittime dell’incuria e della mancanza di controllo (vittime ricordate qui, sull’articolo di Panorama)

E se L’Aquila e l’Emilia si sono rialzate, così farà anche Genova, ma con una consapevolezza in più: non ripetere più quell’errore e non abbassare mai la guardia, perché i cittadini in prima persona devono occuparsi e preoccuparsi del proprio territorio.

E così tra una fotografia e l’altra e il susseguirsi di artisti che noi di VEZ amiamo, riesco a parlare con il presentatore dell’evento che condivide con noi la rabbia e l’amarezza provata per l’avvenimento che poteva non accadere.

Incontro anche l’organizzazione il Ce.Sto, tra i promotori delle due serate.

Il Ce.Sto nasce più di 30 anni fa nel Centro Storico di Genova, come associazione di volontari laici e cristiani. E’ un contenitore che accoglie obiettivi educativi, creativi e culturali, fornendo percorsi e strumenti per valorizzare e rafforzare il potenziale di ciascuno.

Le attività dell’associazione si focalizzano su educazione minorile, accoglienza di famiglie straniere, integrazione sociale e attività culturali sul territorio con una particolare attenzione al lavoro di rete e alla figura del volontario, che gioca un ruolo fondamentale all’interno dell’Associazione.

Il Ce.Sto ci racconta l’attivismo che da qualche tempo impegna la popolazione e spiega anche il proprio impegno e volontà di creare consapevolezza nei cittadini, i primi interessati al benessere della propria città.

Attivismo in collaborazione con l’altro supporter e organizzatore di queste due serate, l’organizzazione Love What U Love che nasce a Genova nel 20015 e organizza serate di libera espressione e dove quello che ami non ha giudizio.

Live Music, Arte e tutti i nostri cuori al centro della scena allo scopo di creare una rete di artisti locali e non, appoggiandosi all’aiuto dei Giardini Luzzati che si sono mostrati entusiasti dell’idea.

E adesso non resta che rimboccarsi le maniche e fare il più possibile per imparare da quello che è successo, in questo caso per ricordarsi che la vita è una e che curarsi l’uno dell’altro significa vivere e sopravvivere.

Grazie quindi a questi artisti, Ex-Otago, Lo Stato Sociale, Canova, Motta, Willie Peyote, Rezophnic, Francesco Baccini, Era Serenase, Banana Joe, Jess e a tutti gli altri che il giorno dopo, domenica 18, hanno scaldato il palco dell’RDS Stadium di Genova.

 

18b   14b

12b   10b

7b   1b

5b   3b

 

Sono contenta di aver partecipato, qui come ad Amiche per l’Abruzzo il 21 giugno 2009, al Concerto per l’Emilia del 25 giugno 2012 e a Italia Loves Emilia del 22 settembre 2012.

Grazie, perché ancora una volta l’arte, la musica e le persone, più di ogni altra cosa sanno unirsi quando ce né più bisogno per mostrarci la via della solidarietà.

E che ci serva da monito, ogni giorno.

Grazie a This is Core per l’organizzazione assieme a Il Ce.Sto e Love What U Love.

Il contributo dei nostri biglietti andrà alle famiglie degli sfollati tramutandoli in buoni spesa e alle attività che sono state toccate sensibilmente dal crollo del ponte Morandi.

Per poter donare invece, l’IBAN di riferimento è del Dopolavoro Ferroviario su cui si appoggia il Comitato degli sfollati

Dopolavoro Ferroviario di Genova Pro Sfollati di Via Porro e Campasso

Numero: IT86Y03359016001000001 61754[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Sara Alice Ceccarelli

Foto: Alessio Bertelloni | Sara Alice Ceccarelli
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