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Tag: murubutu

Claver Gold & Murubutu “Infernvm” (Glory Hole Records, 2020)

Ho recuperato un articolo che avevo letto da qualche parte anni fa di Umberto Galimberti, nel quale viene raccontato di quando il linguista Tullio De Mauro aveva svolto nel 1976 una ricerca per vedere quante parole, conoscesse al tempo un ginnasiale: 1600 circa. Ripeté il sondaggio vent’anni dopo e il risultato fu tra i 600 e i 700. Prosegue Galimberti dicendo che a parer suo al giorno d’oggi il numero potrebbe essere circa 300, se non meno. 

Sull’origine e sulla veridicità di questo studio vi sono pareri contrastanti, per cui non mi va di farne una sorta di assioma, ma di gran lunga più interessante è come prosegue Galimberti nell’articolo, ovvero “come ha evidenziato Heidegger, riusciamo a pensare limitatamente alle parole di cui disponiamo, perché non riusciamo ad avere pensieri a cui non corrisponde una parola. Le parole non sono strumenti per esprimere il pensiero, al contrario sono condizioni per poter pensare”.

Ora: il rap, per sua stessa natura, per definizione, non può esistere senza la parola. Magari senza musica, ma senza parole proprio no. E solitamente nei dischi rap di parole ce ne sono molte, i testi tendenzialmente lunghi, i risultati a volte opinabili, a volte no.

Non voglio attirarmi nemici (ok, anche io a volte non resisto dal buttarmi nella caciara), ma oggi è possibile imbattersi in “Giuro l’altra notte è stato bello / Non esci più dal mio cervello / Non basterebbe un solo anello / Tu vali più di ogni gioiello”, il cui autore non renderò noto, oppure in “E lui che avrebbe superato ed aspettato / Per millenni per poterla rivedere pure solo un giorno / E si sarebbe, da abbracciati, addormentato fra i capelli / Per potersene portare il suo profumo in sogno”.

È un discorso un po’ antipatico, lo ammetto, ed anche leggermente estemporaneo; voglio dire, esiste Messi ed esiste Candreva, ed entrambi appartengono alla stessa categoria lavorativa, ma un paragone così forte e smaccato mi aiuta nel trasmettere quanto sia maestosa e mirabile l’opera (che di questo si tratta) messa in scena da Claver Gold e Murubutu. Scrivo con la pressione di trovarmi di fronte a qualcosa di così vasto da essere incapace di abbracciarlo tutto, di non riuscire a darne giusto merito e rilievo, ma ormai siamo qui e da qualche parte bisogna pur cominciare. Dunque Daycol Orsini, Claver, e Alessio Mariani, Muru, dopo essersi già incontrati in maniera più o meno episodica in passato, hanno deciso di unire le forze per cimentarsi in una rilettura della prima cantica dell’immortale lascito di Dante Alighieri, la Commedia. 

Infernvm, così s’intitola, si sviluppa lungo undici tracce, dalla minacciosa Selva Oscura (con un ispiratissimo Vincenzo di Bonaventura) al Chiaro Mondo, costituita da soli sample a tema infernale riassemblati da Il Tenente.

È una discesa agli inferi che parte dall’Antinferno (con il contributo di Davide Shorty, che ricorderete in un X-Factor di qualche anno fa) e prosegue grazie all’anziano traghettatore delle anime “Spinge fiero il vecchio legno nell’oscurità”, Caronte. Qui Murubutu, da professore quale è nella realtà, mi costringe a riprendere il dizionario perché le mie reminiscenze liceale naufragano (sic) di fronte a “Ogni devoto qua ha il suo psicopompo / divinità ctonia della verità”.

È poi la volta di Minosse, col suo beat spiccatamente anni ’90 ed un utilizzo squisito dell’italiano che non può lasciare indifferenti. E d’altronde meglio non correre il rischio di risultare irrispettoso nel trattare temi così alti usando un linguaggio non altrettanto elevato. 

E quale argomento migliore se non l’amore, qui affidato a Paolo e Francesca, forse, insieme alla successiva Pier l’empireo del disco, per non cambiare campo semantico. Giuliano Palma fornisce il suo apporto nel ritornello, mentre i due battagliano a chi è più ispirato, Paolo piange mentre Francesca racconta “io che mi esprimerò solo piangendo / e tu parlerai di te come Ginevra”.

Pier ci sbatte in faccia la triste e dura realtà dei suicidi ed in Malebranche troviamo Murubutu a velocità siderale nella sua strofa a presentarci i barattieri; e poi Ulisse, con uno splendido arpeggio di chitarra e la narrazione tra Penelope che aspetta il marito che non farà ritorno: “Cantami o musa dell’Eroe di Grecia e le sue gesta / … / Che sfidò il fato fino all’ultima triste tempesta”.

La dolcezza con la quale una figura come Taide viene calata ai giorni nostri per parlare di prostituzione è commovente, difficile non empatizzare e non calarsi nei panni della protagonista, avvertirne la fatica.

I titoli di coda giungono con Lucifero, in un brano dalle tinte quasi dub, spruzzate di reggae qua e là, che mi portano all’uscita di questo disco con un mix di sensazioni contrastanti, difficili da elaborare: più avanzavo nell’ascolto, più mi addentravo nelle viscere dell’inferno, più provavo sincero stupore e ammirazione verso questi due eroi della parola, per la loro mirabile impresa. Al contempo mi maledicevo per aver sprecato troppo tempo al liceo e non aver seguito le lezioni ed essermene sempre bellamente fregato di mitologia, Dante, figure retoriche, per cui ora devo fare il doppio della fatica per mantenere il passo di Claver Gold e Murubutu. 

In effetti l’alternativa per non sentirmi inferiore c’era… come faceva quella dell’anello / gioiello?

P.S. Piccolo inciso (non del tutto) privo di polemica: anche in Caronte i suoni vanno da una parte all’altra, se la ascoltate con le cuffie… voi e il vostro 8D…)

 

Claver Gold & Murubutu

Infernvm

Glory Hole Records

 

 

Alberto Adustini

Tra rap e letteratura: Tenebra è la notte di Murubutu

Tenebra è la notte: ed altri racconti di buio e crepuscoli è il nuovo concept album di Murubutu.

Il titolo, che strizza l’occhio al capolavoro di Francis Ford Fitzgerald Tenera è la notte, ci fa capire in modo chiaro sia qual è il filo conduttore del cd che qual è la caratteristica principale di questo rapper intellettuale.

Murubutu è una mosca bianca nel panorama musicale internazionale e ci propone un nuovo modo di fare musica rap.

Dimenticatevi di quegli artisti arrabbiati che a suon di parolacce criticano la società. Ci troviamo di fronte ad un uomo che trae spunto per le sue canzoni dalla letteratura e dalla filosofia.

Tutti i brani che ci troviamo ad ascoltare nella sua nuova fatica sono un omaggio ai grandi narratori e pensatori del passato.

Il tema principale è la notte. E’ lei la regina dell’opera: quando il sole cede il passo alla luna il mondo cambia faccia. Le persone, la natura e le sensazioni mutano e tutto assume una nuova prospettiva.

E’ di notte che tutti diventiamo più fragili e ci lasciamo andare a considerazioni più profonde, è con il buio che mettiamo a nudo la nostra anima e affidiamo alla luna e alle stelle i nostri pensieri.

Murubutu, insegnante di filosofia e storia, è l’inventore di un nuovo genere musicale: il rap didattico. In un’epoca, come quella in cui viviamo, in cui sembra che la cultura e la musica, quella in grado di dire cose importanti, siano destinate a soccombere Murubutu è un faro nella notte.

Kafka, Dostoevskij e Wordsworth non solo incontrano il rap ma anche la mitologia greca e il cinema. Il rap di Murubutu non è una polemica asettica alla società ma arriva a toccare corde più profonde, più alte e va a fondersi con i testi che hanno fatto la storia della letteratura mondiale.

E’ una dimostrazione chiara di come la musica possa diventare uno strumento di crescita culturale in grado di rendere la letteratura accessibile a tutti.

Ogni canzone è una racconto (una storia d’amore, una riflessione sulla guerra, una lotta interiore) e ogni “favola” ci parla andando a toccare le corde giuste, quelle in grado di farci riflettere.

Murubuntu in questa sua missione non è da solo. Accanto a lui sono scese in campo alcune delle voci più riconoscibili e famose del panorama italiano come Caparezza, Willie Peyote, Dj West e Mezzosangue.

Musicalmente parlando si tratta di un rap impreziosito dall’incontro con altri generi musicali come il pop e persino il blues. Suoni caldi che si sposano alla perfezione con i testi che rimangono però sempre in primo piano.

Si tratta di uno storytebler incredibile. Wordsworth, la canzone a cui ha preso parte Caparezza, è un esempio emblematico di quante citazioni e di quante cose si possano dire in poco meno di 5 minuti.

Il beat martellante ti entra in testa e le voci dei cantanti ci guidano attraverso le sensazioni che il poeta prova osservando la luna, sentendosi piccolo, mentre vengono chiamati in giudizio altri personaggi come Vitruvio, Friedrich, Schelling, Artemide e Anubi.

Murubutu è un’artista che tutti, almeno una volta, dovrebbero ascoltare. Anche chi, come la sottoscritta, non ama il rap ne rimarrà stregato e si perderà nella profondità dei sui rap-conti.

L’album uscirà il primo febbraio e credetemi vale la pena ascoltarlo…magari quando cala la notte per godere appieno delle suggestioni che quei 16 pezzi vi regaleranno.

 

Tracklist

01. Nyx – Introduzione
02. Buio
03. La vita dopo la notte
04. L’uomo senza sonno
05. La stella e il marinaio
06. Wordsworth
07. La notte di San Lorenzo
08. Le notti bianche
09. Ancora buonanotte
10. Occhiali da luna
11. La notte di San Bartolomeo
12. Franz e Milena
13. Omega Man
14. Tenebra è la notte
15. Nyx – Conclusione

 

Laura Losi